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Desiderare la genitorialità.Intervista a Emmanuella Ameruoso

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on . Postato in Le interviste di Psiconline® | Letto 3580 volte

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Desiderare la genitorialità fornisce uno spunto per un’indagine più specifica sul tema dell’infertilità di coppia ad eziologia psicogena e come manifestazione di esperienze legate allo sviluppo psicosessuale.

desiderare la genitorialitàEmmanuella Ameruoso, autrice di Desiderare la genitorialità. Il mondo interiorizzato nel disturbo dell'infertilità (Edizioni Psiconline, Collana Ricerche e Contributi in Psicologia) è psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, specialista in psicologia clinica, sessuologia e psicologia forense, già giudice onorario del Tribunale di Sorveglianza di Bari. È didatta in corsi di formazione clinica e sessuologica in ambito pubblico e privato e collabora con diversi portali web come consulente sessuologo ed editor.

La sua esperienza include la collaborazione professionale con vari consultori nei progetti di educazione alla salute, con associazioni private in qualità di tutore e supervisore di studenti universitari e in attività di sostegno psicologico e cura dell’individuo, della coppia e dell’età dello sviluppo.

Ha svolto per diversi anni il ruolo di Consulente Psicologo presso la Commissione Speciale in materia d’Infanzia e di Minori del Senato della Repubblica e nel settore dell’Adozione nazionale presso la Asl di Roma.

È autrice di diverse pubblicazioni in ambito sessuologico e criminologico e attualmente svolge attività di consulente tecnico di parte in ambito civile e penale e lavora come libero professionista a Roma e Bari.

Incontriamo la Dott.ssa Ameruoso prima della pausa estiva, per analizzare meglio i contenuti di Desiderare la genitorialità.

Parliamo della difficoltà a concepire riscontrata in molte coppie, non legata a patologie identificabili e della possibilità di valutare in questi casi un disturbo dell’infertilità psicogena.

Perché scrivere questo volume?

L’idea di questo libro nasce da una curiosità sorta durante il percorso di studi universitario. Si parlava in maniera abbastanza sporadica dell’infertilità relativa al partner cosa che mi spinse ad approfondirne le cause. Nello specifico, se due partner di una coppia non riuscivano ad avere figli dopo almeno due anni di tentativi falliti si separavano, costituendo un nuovo nucleo familiare, la gravidanza si realizzava. Un po’ come avviene per le coppie che dopo un’adozione riescono ad avere un figlio naturalmente!
Era quindi evidente che proprio la relazione fosse disfunzionale e che la difficoltà a concepire non fosse legata a condizioni mediche identificabili ma a qualcosa che la scienza empirica ha approfondito marginalmente.
L’argomento mi interessò molto e da lì cominciai ad analizzare la tematica in maniera più specifica attraverso la raccolta di materiale bibliografico ed esperienze di coppie che, invece, avendo inseguito la genitorialità con metodi naturali e poi con la PMA, hanno optato per l’adozione. I coniugi intervistati presentavano problematiche d’infertilità primaria e/o secondaria.

Quali novità propone?

La possibilità di valutare il disturbo dell’infertilità psicogena considerando il nesso di causalità tra la collusione intra relazionale e l’incapacità a procreare permette di intervenire sui fattori predisponenti fornendo alle coppie un nuovo modo di percepire se stessi e il rapporto, contenitore nel quale è riversato, comunque, inconsciamente un insieme di fattori legati alla propria storia personale e al vissuto genitoriale.

Perché nel libro lei afferma che l’esordio della genitorialità avviene nel periodo adolescenziale?

Lo sviluppo sessuale e la maturità psico-cognitiva caratteristici del periodo dell’adolescenza permettono ai ragazzi di acquisire una consapevolezza rispetto alla propria capacità generativa. È facile che essi utilizzino la propria sessualità e il proprio corpo per attivare il processo di differenziazione e di autonomia rispetto alle figure genitoriali e, per questo, molte ragazze “desiderano una gravidanza” poiché ciò permetterebbe loro di “trionfare” sulla figura materna vissuta come rivale, affermando la propria individualità e la propria femminilità. Inoltre, è in tale processo di crescita che emerge la fantasia degli adolescenti sulla “opportunità” di divenire genitori e dalla quale scaturiscono le paure, le difficoltà e le rappresentazioni mentali rispetto a questo evento. La conquista e la scoperta della sessualità li proiettano verso una dimensione adulta, anche se non hanno portato a termine il processo evolutivo.

L’adolescenza rappresenta un periodo di definizione della propria identità: è sempre stato così? È dappertutto così?

Più che di definizione parlerei di ri-definizione della propria identità poiché nuove trasformazioni sul piano della personalità tendono a integrarsi a quelle già acquisite. In linea di massima ogni collettività attribuisce all’adolescenza delle proprie peculiarità. In occidente, ma già notiamo una notevole differenza tra il nord e il sud dell’Europa, è considerato un periodo “critico” poiché di passaggio e questo dipende soprattutto dall’ambiente in cui si vive. Molto spesso gli adolescenti sono messi in crisi semplicemente dalla cultura di appartenenza perché la crescita è comunque un percorso naturale. Infatti, in alcune realtà sociali attuali (e remote) l’accesso all’età adulta è (ed è stato) lineare e per certi versi repentino, per cui i ragazzi lo vivono con più disinvoltura.

Quando si parla di crisi in età adolescenziale, a cosa ci si riferisce? Quali conseguenze può avere in futuro?

La crisi adolescenziale ha diverse sfaccettature. Per alcuni questa dimensione non è vissuta in modo critico o disagevole mentre per altri il processo di separazione-individuazione dalle figure genitoriali, le modificazioni corporee, il confronto con i coetanei rappresenta un momento particolare e il malessere è una conseguenza quasi immediata. Gli aspetti prevalenti di tale percorso sono connessi alla dimensione fisiologica ma anche, e soprattutto, psicologica. È in tale momento che l’adolescente comincia a conoscersi più a fondo e a vivere una situazione più specifica rispetto all’affermazione della propria identità. Soggetti con contesti problematici e difficoltosi, esperienze traumatiche e una maggiore sensibilità in merito a tali cambiamenti possono vivere il momento con diversa intensità. E tali condizionamenti tendono a interferire con la crescita e inevitabilmente con l’aspetto genitoriale e procreativo.

ameruoso1Ci sono delle cause specifiche che collegano l’esperienza adolescenziale al disturbo dell’infertilità?

Sì. Nel testo approfondisco proprio quest’aspetto cercando di analizzare le esperienze che influenzano la formazione del disturbo: un vissuto legato alla prima esperienza sessuale, una storia familiare traumatica che ha riguardato la nascita o la morte di un bambino (parto traumatico, violenze sessuali, un aborto spontaneo, un’interruzione di gravidanza o una fantasia familiare tramandata tra donne di diversa generazione) possono essere fattori prodromici alla manifestazione dell’IP.
L’identificazione col proprio genere sessuale, cui aderisce la capacità generativa, e l’assunzione di un ruolo, tramite cui si esplica la propria genitorialità, che riaffiorano e si rendono manifesti specificamente in adolescenza, possono essere compromessi da tali fattori e sfociare nel disturbo.

Cosa s’intende per collusione?

La collusione è un patto inconscio che si realizza tra due partner portatori di una propria storia personale. Ognuno affida all’altro parti di sé che non accetta e di cui vorrebbe “disfarsi”. È così che il compagno diventa un “complice” accettando questo “reciproco accordo” e per certi versi disfunzionale.

Quali sono gli aspetti collusivi della coppia?

Dicks parla proprio di “incastro inconscio” cioè, per usare una metafora, due pezzi dello stesso puzzle che s’intersecano perfettamente e che manifestano di conseguenza un disturbo di cui entrambi gli elementi sono portatori. La collusione si rende palese a livello del genere e del ruolo sessuale nei quali gli adulti s’identificano e pertanto è in essi che va ricercata la causa dell’impedimento alla procreazione.

Sono numerose le coppie nelle quali si riscontra un’origine psicologica dell’infertilità?

Sì, sono innumerevoli e molte delle quali ricorrono alla fecondazione assistita o all’adozione per realizzare il desiderio di avere un figlio. La componente psicologica ha una rilevanza apprezzabile nella generatività poiché determina a livello fisiologico delle modificazioni ormonali che inducono un’inibizione della fecondità.

Come s’individua questo tipo di problema quando si analizzano le cause dell’infertilità?

Innanzitutto si esclude l’origine di tipo organica e poi, attraverso un’anamnesi specifica rivolta a ogni singolo partner e una serie di colloqui mirati ad indagare le possibili cause di matrice psicologica (e/o traumatica) si identifica l’origine del emotivo e quindi l’insorgere del sintomo.

Come s’interviene?

La terapia psicosessuologica permette di intervenire sulle aree deficitarie e conflittuali che ostacolano, o ancor peggio inibiscono, la procreazione.
Lavorando sulle dinamiche inconsce interne alla coppia, basate prevalentemente su una proiezione reciproca di esperienze e vissuti singolari, si ristrutturano i rapporti con e tra le figure di riferimento interiorizzate (la propria relazione con i genitori, il rapporto tra i due genitori, l’identificazione di sé nel ruolo genitoriale) che riversate inconsapevolmente sul partner, tendono a generare la collusione. Inoltre, si sostengono i soggetti nella rielaborazione del lutto conseguente alla diagnosi d’infertilità, di eventuali esperienze traumatiche pregresse, anche riferite al periodo dell’adolescenza, agendo inevitabilmente sulla capacità procreativa e sulla genitorialità entrambe legate, come più volte sottolineato, all’identità e al ruolo di genere.
Il tentativo dell’opera è quindi quello di voler fornire un’ottica interpretativa più ampia delle cause che sono all’origine dell’infertilità non rese esplicite e chiare dalle diagnosi mediche. Offrire una nuova speranza alle coppie per poter coronare il desiderio di essere genitore non è altro che la possibile conclusione di un ciclo naturale di vita a cui tutti, o la maggior parte, aspirano!

 

(intervista a cura di Arianna Ciamarone)

 

 

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