Allora... Innanzitutto grazie per avermi risposto. Ho 17 anni e riguardo il rapporto con i miei genitori ...beh.. Mi rivolgo maggiormente a mio padre o mia sorella (che ha 15 anni più di me), mia mamma spesso è insopportabile e non si vuole curare, ma ultimamente credo che stia un po' meglio con sé stessa. Da bambina la situazione familiare era SEMPRE caratterizzata da litigi, anche violenti e mia mamma più di una volta ha tentato il suicidio e i suoi deliri sono stampati nella mia mente tanto che, se anche credo di non esserne rimasta traumatizzata tanto, quando ci penso in alcuni momenti scoppio a piangere e ho paura di quanto possa essere genetica questa cosa... Ho praticamente paura che soffrirò cronicamente, che l'ansia anche per me diventi invalidante per tutta la vita. La differenza è che mia mamma assolutamente non capisce che ha un problema e c'è bisogno di agire, mentre io si e se faccio stare male le persone a me vicine esplodo dal dolore. Sono particolarmente emotiva e ciò mi crea disagio enorme e penso che l'autolesionismo che praticavo e a cui tuttora penso (anche se di meno e ho più controllo della rabbia) sia dovuto al fatto di non riuscire ad essere importante per gli altri, di non essere abbastanza. (del tipo mi sta capitando che questa mia amica da cui sono attratta -forse perché è un carattere forte e una sorta di modello- è arrabbiata con me spesso e dice che io mi sento superiore, quindi non riesco a tollerare che io la faccio arrabbiare, non voglio essere così e mi odio). Sono abbastanza introversa e spesso me ne sto per i fatti miei se non trovo qualcuno di interessante con cui parlare; non mi sento superiore, solamente i pettegolezzi e discorsi stupidi mi annoiano. A scuola (liceo scientifico haahaha che non si vede da come sto scrivendo uno schifo ahhah) sono molto competitiva, ma cerco sempre di avere un buon rapporto con tutti. Prima ero sempre quella che ascoltava tutti e mi piaceva sentirmi utile però poi vedevo che finivo per essere solo un'automa, servivo agli altri perché sempre disponibile; quindi piano piano sono caduta sempre più in depressione e ho iniziato a fare tante assenze a scuola da ottobre e adesso ci sto andando non voglio essere bocciata, non sapevo più dove sedermi quella volta che andavo; la mia compagna di banco e amica era particolarmente legata a me e anch'io e all'improvviso l'amicizia è finita e lei ha legato con un'altra e io ci sto davvero male e non mi passerà mai, poi lei è cambiata, non la riconosco più, è invidiosa e presuntuosa di tutti e su tutto, e sembra mi odia. Riguardo invece a "l'intimità col sangue" capisco che a primo impatto è una cosa un po' forte e soprattutto folle da sentire. Da quando iniziai a tagliarmi vedo il sangue in altro modo: "sangue = emozioni" e quindi mi attrae fortemente e ho sempre avuto la fantasia di condividerlo col mio ragazzo. Mi sa che sono borderline... Cmq lui con il tempo mi ha conosciuto meglio e non gli faceva così tanto senso, ovviamente non voleva lo facessi, ma almeno non la considerava assurda dato che gli spiegavo perché lo facevo e sa che sono intelligente e amo la tranquillità e il controllo; anche se non ha mai voluto realizzare queste mie fantasie (a stento supportava i miei morsi affettuosi ma un po' violenti) e io mai ho insistito tanto, ne ero innamorata e dipendente e il distacco è stato brutto (non riesco ad immaginare di permettere ad un'altra persona di farmi conoscere così tanto). All'inizio vedevo il sangue troppo come sfogo di rabbia (ho un bel po' di cicatrici, solo due amici lo sanno e quindi x nascondere ancora mi limito con il movimento del braccio sinistro dove l'ultimo taglio fu abbastanza profondo) ma adesso più come un qualcosa di intimo non so (mi eccita)...sarò una sorta di feticista(?) ...vabbè che le etichette non servono a molto; fatto sta che mi crea disagio, una specie di desiderio irrealizzabile e soprattutto sbagliato, non voglio rovinarmi il corpo. Ho iniziato a giocare a pallavolo per distrarmi e sfogarmi, ma pure è un peso stare attenta a non mostrare troppo questo stupido maledetto braccio. Vorrei risolvere il problema dell'ansia, io ci andrei anche dallo psicoterapeuta (uno bravo però) perché credo sarebbe un'esperienza interessante per tutti, ma cosa dico a mio padre?? Cioè lui è un po' all'antica, anche se è sensibile e romantico e cerca di ascoltarmi; non so proprio da dove iniziare, ha grandi aspettative in me e mi considera molto capace, interpreterebbe la cosa come un segno di debolezza.... non voglio rattristarlo