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  1. Ciao, avrei bisogno di parlare con qualcuno. Ho 28 anni e prima che iniziasse il covid ero in terapia da uno psicoterapeuta per svariati problemi, tra cui ansia e depressione. Con l'arrivo del covid ho interrotto le sedute per paura del contagio... Praticamente ho passato gli ultimi due anni senza terapia, quasi del tutto chiuso in casa (vivo ancora a casa dei miei genitori). All'inizio questa cosa ha fatto precipitare ancora di piú il mio umore e mi sono trascurato ancor piú di prima, ora però voglio rimettermi in sesto e riprendere in mano la mia vita. Una delle cose che dovrei fare subito per ripartire è riprendere le sedute con la mia psicologa, solo che ho ancora paura di essere contagiato dal covid. O meglio, la paura di ammalarmi io stesso adesso riesco a tollerarla e ad accettare il rischio che potrei ammalarmi, ma continuo a pensare che potrei portare il covid ai miei genitori, e questo mi blocca. Ho scritto qui sperando che mi desse una mano a schiarirmi le idee, perchè non posso continuare a rimanere fermo nella depressione. E poi mi farebbe bene parlare di tutte le altre questioni che mi hanno portato in terapia la prima volta, dato che non parlo mai con nessuno. Qualcuno è interessato ad ascoltare? P.S.: non so se su questo forum scrivono anche psicologi, nel caso ci fossero e volessero offrire spunti, fate pure.
  2. Gustab von Aschenbach

    efebofilia

    Buongiorno. Sono un ragazzo di 25 anni. E' molto difficile per me affrontare questo argomento, ma sono determinato ad affrontare una volta per tutte i mie problemi psicologici. Soffro di un disturbo della sessualità, a cui si legano ulteriori diverse condizioni di disagio. Sono attratto da ragazzi (maschi, molto più raramente femmine) adolescenti, di età variabile tra i 12-13 e 18 anni circa. Ci tengo a sottolineare che non ho MAI abusato, in qualsivoglia maniera, di un minorenne, ne ho mai fatto advances o tentato un approccio con uno di loro (sia per il mio senso etico che per le conseguenze legali di cui sono ben a conoscenza). La mia attrazione non è solamente fisica ma si tratta di vera e propria infatuazione (l'ultima volta mi sono innamorato di un quattordicenne a cui ho dato alcune ore di ripetizione). Immagino si possa definire come efebofilia o sindrome di lolita orientata verso i maschi ma non sono sicuro di come vada inquadrato clinicamente il problema. Questa situazione si protrae da moltissimo tempo (dall'inizio della pubertà direi). Immagino che il disturbo si possa ricondurre a un blocco psicologico che mi tiene legato all'adolescenza e a una sorta di omosessualità repressa (mi sento molto affine al personaggio del conte von Aschenbach della Morte a Venezia di Mann). Inutile dire che tutto ciò conduce ad una condizione di estremo disagio che condiziona la mia quotidianità e la mia vita. Fino a poco tempo fa frequentavo l'università, e il carico di studio e lavoro mi distraeva da questo problema. Ora che mi sono appena laureato la situazione è peggiorata, faccio fatica a immaginare il mio futuro e a indirizzare le mie scelte professionali. Dall'esterno appaio comunque come una persona normale: ho numerosi amici e amiche, esco spesso, faccio sport, ecc. Insomma mi comporto in maniera decisamente "comune". Ciò nonostante, non ho mai avuto un rapporto sessuale con una donna o un uomo (visto che difficilmente sono attratto da individui della mia età). Vorrei rivolgermi ad uno specialista per tentare di risolvere una volta per tutte questa situazione. Chiedo quindi gentilmente: 1) Esiste una casistica nota di casi simili? 2) Pensate che questo tipo di disturbo possa essere curato o comunque corretto? 3) In caso di risposta affermativa, a quale specialista mi consigliate di rivolgermi? Esiste una scuola di psicoterapia che mi potrebbe risultare utile più di altre? Ringrazio molto per le risposte e l'aiuto che mi vorrete fornire. G.
  3. Salve a tutti, sono nuovo del forum ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. Mi chiamo N, non voglio dire il mio nome ma solo l'iniziale, ed ho 19 anni. Sono della Basilicata e sono al 2° anno di scienze geologiche, sono molto empatico e cerco sempre di aiutare chi ha bisogno forse perché così mi distraggo dai miei problemi. Da quel che posso ricordarmi i miei problemi con me stesso sono iniziati fine 3 media e tutt'ora sono con me. Stanno prendendo il sopravvento su di me, mi stanno schiacciando. I problemi che ho sono legati alla mia autostima e fiducia in me stesso, per farla breve mi odio, mi faccio schifo, mi sento inutile e sempre a disagio. Odio i posti con tante persone perché sapendo di fare schifo mi sentirei a disagio e starei male. In 3° superiore per l'intera estate non uscii mai di casa, nemmeno con i miei genitori a fare spesa, nulla; sempre chiuso in casa facendo finta che tutto andasse bene. Non ho più amici e quelle poche " amiche ", le quali se ne andranno come tutti, mi dicono che sbaglio a pensare cose del genere e che non sono vere. Come fai a credere a ciò se tutto il mondo ti dimostra di avere ragione su te stesso ? So di persone che lo pensano senza avermelo mai detto in faccia ed altre che me lo hanno detto in faccia. Sono innamorato di una ragazza da 2 anni e per ben 4 volte mi ha fatto soffrire prendendomi in giro ed io sono sempre tornato perché la amo ? perché sono stupido ? Non lo so. Avevamo iniziato a parlare e lei mi ha detto che voleva provare a stare insieme e parlavamo di uscire, vederci film insieme, voleva le mie magliette dato che entrambi ascoltiamo metal e rock, era tutto così bello e per me era stupendo. Dopo tutto quello che ho sopportato, dopo tutte le volte che l'ho aiutata con il suo ex che non l'amava ma voleva solo portarla al letto, dopo tutte le volte che l'ho aiutata e sostenuta con i suoi problemi finalmente ci ero riuscito. Ieri stavamo parlando, nel pomeriggio inizia a non rispondermi più e la sera mi arriva un messaggio dal suo ex che mi dice alcune cose e poi quando ho chiesto a lei mi dice già sai e quando le chiedo una spiegazione mi blocca e mi dice che non vuole più sentirmi. Ma cosa ho fatto di tanto cattivo da meritarmi tutto questo ? Ho solo sopportato delusioni da amici e ragazze, ho solo problemi con me stesso che tante volte mi hanno portato a volerla far finita, ho solo subito sofferenze e dolori come la perdita di uno dei miei migliori amici a soli 18 anni. Come si fa a capire se si è in depressione ? Alcuni amici mi hanno consigliato di andare da uno psicologo ma non voglio andarci e non so il motivo. Perché ho paura di cosa mi avrebbe potuto dire o altro ? Non lo so. C'è qualcuno che è nella mia stessa situazione o qualcuno che c'è passato e l'ha superata ? Vi prego di aiutarmi e darmi consigli, ne ho bisogno perché sono al limite e mi sto arrendendo. Scusate per il poema ma mi sono anche trattenuto. Grazie mille a tutti.
  4. Ciao a tutti. Scrivo su questo forum per parlare un po' di me visto che sono completamente solo e non ho nessuno con cui aprirmi pienamente a parte lo psicologo per un ora ogni due settimane (una quando va bene). Ho 28 anni, vado per i 29, e sono depresso da un 5-6 anni. Fino ai 22 anni la mia vita andava bene, ero un ragazzo semplice che tutti ammiravano, non ho mai avuto nulla dalla vita, ne fidanzate ne altro mi dedicavo solo allo studio e ai miei doveri. E tutto sommato per quegli anni mi stava bene, anche perché pensavo solo a costruirmi un futuro e a rimandare i piaceri al dopo. Mi sono quindi laureato col massimo dei voti alla triennale di ingegneria, quando già da quei momenti le cose iniziarono lentamente a disgregarsi. Iniziarono fortissime liti a casa mia con mio padre entrato in una fortissima crisi. Non era mai stato un padre modello ma sempre scorbutico e dalla lite facile, ma le liti di quel periodo sembravano ultra eccessive anche per chi come me e mia madre (sono figlio unico) eravamo già abituate a conoscerlo. Rompeva tutto, mobili e oggetti, era inarrestabile, una ira senza fine. Per ben 2 volte abbiamo dovuto chiamare i carabinieri, cosa che lui non ci ha mai perdonato. Dopo un episodio di violenza a mia madre in mia assenza (io ero fuori sede per l'università in una città vicino) scappo di casa per evitare l'ennesimo incontro coi carabinieri, e da lì non ci ha rimesso più piede. I miei rapporti con lui all'inizio furono quasi normali, era come se ce l'avesse solo con mia madre, ma col tempo si sono incrinati sempre di più. Ha iniziato a ricattarmi dicendo di volermi rovinare la vita, distruggerci economicamente. E lo sta facendo. L'ultima volta che sono riuscito a vederlo ha fatto finta di non riconoscermi. Io non gli ho mai fatto nulla, se non il fatto che studiavo come un mulo e lo rendevo un padre orgoglioso. In tutti questi anni non sono mai riuscito a completare gli studi della specialistica, sono 5 anni fuori corso e mi sono completamente rovinato la carriera. Una intera vita dove sono stato vittima di bullismo e cyberbullismo che non vi sto a spiegare. Amici che non si sono rivelati tali, ma solo gente che mi invidiava e che ha goduto sotto sotto delle mie sofferenze. Non ho mai avuto una fidanzata, esperienze sessuali di alcun tipo, e rimpiango da morire di aver perso i ventanni, preso da problemi più grandi di me. Vorrei riviverli, vorrei vivere la spensieratezza, l'idea che c'è tanto futuro da vivere. Invece mi sento un fallito, un non più giovane di quasi 30 anni che poteva essere un ottimo elemento ma che è solo un bamboccione fuori corso, o uno sfigato come direbbe Michael Martone. Uno che non ha avuto nessuna gioia dalla vita e che si vede invecchiare, perdere i capelli, senza più una famiglia, solo con una madre depressa come lui e che non ho la forza di rialzarmi. Ve lo dico sul serio, non è un estremizzazione, io vorrei morire. Non ho nulla per cui vivere, non voglio vivere una vita con tutti questi scheletri del passato. Non la voglio. Ci tengo a me stesso, avevo dei sogni e sinceramente non ho alcuna intenzione di andare avanti in quanto non credo proprio in nulla, che nulla possa cambiare. E se mai lo farà resterà comunque un grande dolore che sinceramente non ne reggerei il peso. Forse solo una terapia farmacologica potente potrebbe aiutarmi, ma purtroppo ho provato gli ssri (Zoloft) ma mi ha creato impotenza.
  5. Buongiorno, da quando, da qualche mese, al lavoro, sto seguendo un nuovo progetto, la mia vita è diventata un incubo. In questo progetto non ho creduto nemmeno un istante fin dall'inizio, perchè si tratta di un progetto che ho ereditato da 2 persone dimissionarie. Il progetto prevede la realizzazione di cose che secondo me sono fuori portata in un tempo decisamente troppo stretto. E, anche qualora ci fosse più tempo, penso che le idee alla base del progetto siano fallimentari. Purtroppo non si possono cambiare le basi del progetto perchè ormai è stato concordato così con il cliente, ma penso che così non potrà mai funzionare, men che meno per le date in cui è stato concordato. Il progetto sta già costando di più di quanto inizialmente preventivato e non vedo come la situazione possa migliorare. Ho già provato a spiegare la cosa ai miei superiori ma sembra che non mi diano retta. Mi viene detto che il progetto oramai è concordato e pertanto deve essere portato a termine. In più mi viene chiesto di fornire una previsione dei tempi di realizzazione ma, secondo me non sono fornibili, in quanto ci sono proprio delle lacune incolmabili. Ho una paura incredibile di quello che potrà succedere e delle ripercussioni. Vivo malissimo ogni giorno, in preda a fortissima ansia e depressione. Non so cosa fare, sto malissimo.
  6. Fenix

    Ho bisogno di aiuto

    Salve a tutti. Mi trovo in un momento difficile della mia vita e ho pensato che confrontarmi con qualcuno mi potrebbe aiutare. Ho 26 anni e ho passato gli ultimi 3 anni a casa senza studiare nè lavorare. Gradualmente ho ridotto le mie interazioni sociali al minimo, e ultimamente non esco quasi proprio mai. La mia vita è stata un lento declino. Soffro d'ansia da quando ero molto piccolo, e la situazione è peggiorata molto poi a 14 anni in seguito a un'esperienza traumatica,che mi ha generato una depressione. Finite le scuole superiori mi sono iscritto all'università, ho fatto due anni con molta fatica, e poi non so neanche perchè ho smesso gradualmente di frequentarla e non ci sono più andato... Le relazioni che avevo le ho quasi tutte interrotte. In pratica mi sono rovinato la vita da solo. Scrivo qui perchè veramente sono stufo di stare così, è il momento di dire basta e affrontare la situazione una volta per tutte. Parlare con altre persone della mia vita mi aiuta a uscire per un pò dalla mia testa e tornare nella realtà. Nelle vita ho perso così tante cose belle per non si sa bene per quale motivo. Grazie a chi risponderà e mi aiutare a fare chiarezza o perlomeno a parlare un pò.
  7. Ciao a tutti, mi chiamo Arianna e ho 22 anni. E' da molti anni ormai che soffro di depressione e ultimamente sto pensando al suicidio come unica soluzione. L'unica cosa che mi sta frenando è il fatto di non riuscire a trovare un metodo efficace e indolore. La mia vita è un fallimento totale.
  8. Sono una paziente oncologica. Ho un cancro raro, difficile da trattare che sembra rispondere sempre peggio a ogni trattamento. Ho quindi preso la decisione di attendere i risultati nuove sperimentazioni nella speranza che riescano a trovare delle nuove cure che stanno sperimentando proprio in questo momento. Sembrano positive, nel caso lo fossero potrebbero entrare in profilassi nel giro di quello che spero sia un tempo relativamente breve e che mi trovi ancora in vita. Onestamente? non ho altissime speranze. Sono relativamente giovane, ho 42 anni, e sono sempre stata positiva e piena di vita e voglia di fare. Ho anche preso spunto da questo grosso problema con cui ho iniziato ad avere a che fare 12 anni fa, per fare scelte che fossero migliori per me. Per decidere meglio della mia vita, seguire i miei desideri e cambiare tante cose. Ma ultimamente mi sto arrendendo all'ansia e alla depressione. La situazione del covid19 non aiuta. Avrei dovuto raggiungere il mio fidanzato il 15 marzo, è americano e abbiamo una relazione a distanza da 4 anni. Anche se, alla fine, abbiamo vissuto insieme quasi due anni, facendo avanti e indietro fra america e italia. Ovviamente tutte le frontiere sono chiuse e niente. Io sono bloccata qui, nemmeno a casa mia, ma da mia madre. Avendo metastasi polmonari sono un paziente a rischio e non posso uscire nemmeno per fare la spesa. Quindi mi ospita lei fino a che i medici mi diranno come muovermi. Sto già prendendo antidepressivi da circa un anno, quando ho avuto un episodio di depressione maggiore in seguito all'ennesimo trattamento che non solo è andato male e mi ha fatto soffrire moltissimo, ma ha peggiorato la situazione. Uso brintellix (mezza compressa perchè sono molto sensibile ai medicinali) . In piu' ho avuto attacchi d'ansia piuttosto pesanti, sempre in quel periodo, che cerco di tenere sotto controllo con ansiolin quando ne sento il bisogno (cercando di non abusarne) Ultimamente stavo arrivando vicino ad un altro episodio di depressione maggiore. Un mese fa ho iniziato ad avere forti attacchi di ansia, a non avere energie, a non riuscire ad alzarmi dal letto e ad avere pensieri costanti di morte. Non solo paura di morire, ma l'idea di essere inutile e soltanto un peso e che la mia morte avrebbe liberato i miei cari dalla persona che sono diventata e che, onestamente, non riconosco, non amo e non voglio essere piu'. Ho cercato aiuto e da tre settimane mi segue via skype una psicologa del reparto oncologico. Mi sta lentamente aiutando. Ma ieri notte mi sono spaventata perche' ho avuto un attacco di ansia mentre dormivo. O almeno SPERO lo fosse. Mi spiego: di solito i miei attacchi di ansia si presentano prima di tutto con fame d'aria. Iperventilazione. Mi sembra di soffocare, comincio a fare respiri profondi fino a che non trovo quello giusto, che mi da' sollievo per un po' per poi ricominciare. Poi tachicardia, opressione al petto e debolezza del tipo che si sente prima di svenire. Spesso prendere dell'ansiolin (o valium) serve a calmarmi, a volte la sensazione va e viene per tutta la giornata. Negli ultimi mesi, da quando e' scoppiato il coronavirus e sapevo che la situazione sarebbe diventata complicata per me, ho avuto sempre piu' attacchi di ansia, sempre piu' spesso. Gli unici momenti nei quali sono libera di sicuro sono quando faccio esercizio leggero (immagino per la regolazione della respirazione) o dormo. Ieri notte pero' mentre sognavo ho avuto mancanza di aria. Non mi sono svegliata, sono riuscita a respirare dopo pochi istanti, ma mi sono spaventata moltissimo quando mi sono svegliata perche' non so se sia possibile avere un attacco di ansia mentre si dorme o se fosse altro, cioe' un problema respiratorio fisico. Avete esperienze a riguardo? vi e' mai capitato di avere un attacco di ansia nel sonno e senza svegliarvi? Martedi' ne parlero' con la psicologa, ma se nel frattempo qualcuno avesse esperienze da condividere mi aiuterebbe molto. Grazie mille
  9. Io non ne posso più, giuro che se solo avessi un po' di coraggio in questo stesso istante mi ucciderei. Sono 8 anni che soffro di binge eating e da 4 di bulimia, ho consultato diversi specialisti e ora sono in terapia con una dottoressa con cui non riesco a comunicare, ad aprirmi (forse anche perché la conosco da poco). Con la dottoressa di prima mi trovavo benissimo, ma mia mamma mi ha spinto a cambiare perché vedeva solo peggioramenti, ed effettivamente era così. Io peggioro di giorno in giorno, non riesco più a controllarmi, non riesco più a vivere. Ci sono delle giornate in cui riesco a soffocare la mia sofferenza con il cibo, ma altre volte soffro così tanto che la mia mente si oscura e non riesco più a trovare alcuna ragione per continuare a provarci. Circa 3 anni fa, quando avevo 15 anni, mia sorella è entrata in depressione e dal quel momento la mia vita è cambiata del tutto. Mio padre l'ha presa malissimo e non l'ha mai supportata come avrebbe dovuto, mia mamma ha perso un quarto di vita per starle vicino, e per me tornare a casa diventò sempre più un incubo. Ho iniziato a non uscire, a non parlare con nessuno, a non mangiare , a vomitare tutti i giorni... e poi a mangiare, mangiare,mangiare fino a sentirmi male. Mangio e vomito,vomito e mangio, a volte vivo solo di questo. Non riesco a parlarne con le mie "amiche" perché non mi fido di loro e me ne pentirei, anche perché io mi pento di tutto quello che faccio. Ho un'autostima bassissima, se non quasi inesistente, ma non a livello estetico ma proprio nei miei confronti a livello umano. Mi considero pari a 0 e non riesco a cambiare questa percezione di me. Tutte le volte che qualche ragazzo mi è andato appresso non ho mai retto il gioco perché non ho mai pensato veramente che qualcuno potesse interessarsi a me, ho perso tante di quelle occasione e stesso ora non mi azzarderei mai a frequentare qualcuno perché quel qualcuno potrebbe trovare di meglio. Io non ne posso più, ora sto malissimo e non riesco a far nulla, neanche ad uscire di casa. Vorrei fare qualche stronzata per essere ricoverata in ospedale ma mia mamma ne morirebbe, già lo so. Non so perché sono qui, è da anni che ascolto sempre le stesse parole di conforto e so come dovrei comportarmi nella mia situazione, ma non ci riesco. È un loop da cui non riesco a uscire. Vorrei poter addormentarmi e non risvegliarmi più.
  10. Nhero

    Non ho amici e sono stanco

    Ciao mi presento, ho 20 anni e non ho amici e non esco da circa 5 anni. Non sono andato mai d'accordo con i miei genitori o parenti, i quali mi hanno sempre considerato negativamente senza alcun motivo ed anzichè aiutarmi hanno preferito vedermi morire. Questa situazione mi sta consumando mano a mano che il tempo passa e non so per quanto tempo ancora posso andare avanti quindi vi scrivo per chiedervi consigli sia in generale sia su alcuni miei dubbi. Ero considerato un genio a scuola, tutti 10 con il minimo sforzo, ma da quando ho perso gli amici poichè si rivelarono dei falsi ipocriti, ho cominciato ad andare male a scuola, a 17 anni rischiai persino di essere bocciato. Non ho mai avuto problemi coi voti, sono riuscito sempre a mantenerli sulla sufficienza, ma comunque mi faceva star male sapere che il mio potenziale era altro. Adesso ho abbandonato l'Università perchè la mia situazione non mi permette di concentrarmi sullo studio, l'unica cosa che riesco a fare è bingiare video su video su YouTube per tutta la giornata. anche se non mi interessano. Adesso ho scaricato un app blocker per ridurre la mia dipendenza, e magari occupare il tempo leggendo libri o per lo meno imparare qualcosa anzichè letteralmente buttarlo come ho fatto per tanto tempo, ma sarebbe solo addolcire la pillola. Adesso stavo pensando se cercare lavoro o magari riprovare l'Università, il problema è sempre lo stesso però, ed allo stesso tempo non voglio finire sfruttato da qualcun altro per una misera paga e 12 ore al giorno di schiavitù. Sono davvero in un vicolo cieco, non so come migliorare la mia situazione, non so che carriera intraprendere... Il lavoro dei miei sogni richiederebbe una laurea a pieni voti e so di averne le capacità, ma solo se in uno stato mentale ottimale, altrimenti sarebbe fatica sprecata. Esco di casa solo per fare sport 3 volte a settimana, per il resto del tempo rimango chiuso in casa a morire dentro, anche perchè a me piace(rebbe) molto uscire e fare le classiche stronzate che si fanno alla mia età. La cosa peggiore è che sono considerato simpatico, quindi non so quale sia il problema, non sono brutto ma neanche bello, sono una persona che dà anche senza ricevere nulla in cambio (ed è sempre andata così, la gente sa solo approfittarne). eppure niente. Secondo voi cosa dovrei fare??
  11. . Buongiorno a tutti, scrivo qui perché mi sento terribilmente sola e depressa. In breve vi racconto, esco da pochi giorni da una convivenza bellissima, abbiamo avuto due bambini,di 5 e 2 anni,veniamo da famiglie completamente diverse, la sua è quasi come quella della mulino bianco per intenderci, la mia tutto il contrario... Ognuno per i cavoli suoi, se con i miei fratelli o mia madre non ci sentiamo per mesi non le cambia nulla. Da circa due anni, le cose tra me e il mio ex compagno si erano incrinate, litigavamo di continuo per tutto e io so bene che lui ha alzato un muro perché non mi sono mai realmente del tutto adattata al suo stile di vita per quanto fosse molto meglio del mio... Ma per tanti versi sono scesa a compromessi e l'ho comunque sempre amato. Ogni volta che litigavamo mi diceva di andar via e dopo mesi l'ho finalmente accontentato... E sono tornata da mia madre.... Che come prima cosa ha chiamato lui senza dirmi nulla per informarsi e perdirgli chiaro che deve darmi tutto ciò che mi spetta. Magari io avrei parlato di altro piuttosto che di soldi visto che mi ha vista arrivare col cuore a pezzi....ma comunque ora il problema è che io e lei non siamo mai andate d'accordo, litighiamo in continuazione, vive nel disordine e nello sporco, nonostante sappia che ora in giro per casa sua ha anche due bambini piccoli! Sta tutto il tempo al telefono... Io non posso stare dietro tutti.... Pulendo tutto e occuparmi dei piccoli, lasituaxione è insostenibile... Questo mese tra l'altro ho pure perso il lavoro.... E anche potendomi pagare un affitto non potrei lavorare perché il piccolo ha 2 anni e il nido costa troppo così come le babysitter..... Sono disperata, in tutto questo il mio ex dove caxx è???? Io mai avrei potuto mandarlo al macello in questo modo, si prende i bambini qualche gg a serlttimana, va a mare dai suoi.... E non pensa al resto? Dopo tanti anni oltre a tanti errori ho fatto anche tante cose per la nostra famiglia e ora vivo nel totale abbandono e in condizioni terribili.... Purtroppo oltre ad amarlo ancora da morire, vorrei una famiglia unita soprattutto per i miei figli.... Datemi dei consigli, non ho amici, non ho parenti.... Sono sola in un momento atroce della mia vita...
  12. Akedio

    Depressione cronica

    Salve a tutti! Ho 32 anni e da circa 7 soffro di disturbi depressivi conclamati.Credo che la depressione e il male di vivere siano sempre stati radicati in me. Sono stato seguito da 4 diversi terapeuti e ho cambiato non so quanti psichiatri e relative terapie farmacologiche. Risultato? il nulla. I farmaci mi hanno causato un sacco di effetti collaterali, senza mai darmi una minima di sollievo. E faccio quindi la prima domanda. A parte le scale di Hamilton o altri strumenti di anamnesi e di verifica che scientificamente lasciano il tempo che trovano, quali sono i riscontri oggettivi relativi all'utilità di questi prodotti? Non vengono fatti esami di alcun tipo per capire se la recaptazione di serotonina ecc siano migliorati prima e dopo. A questo punto la validazione scientifica relativa all'impiego di benzodiazepine e serotoninergici vari, in che cosa consiste? Altro aspetto drammatico (lo è stato per le mie finanze) è la psicoterapia. Le sedute (ne avrò fatte a centinaia, ripeto con diversi "professionisti" privati e pubblici) sono più o meno tutte uguali. Ti fanno parlare, ad ogni seduta dici come ti senti, poi chiedono i soldi e ci si vede la settimana prossima. In rare occasioni ho ricevuto consigli del tipo: "provi ad uscire con qualche amico!", "Cerchi di sorridere di più", "Cerchi un lavoro che le piace"... Ora, premesso che ho provato con tutte le forze a tirarmi fuori dal gorgo di inerzia e tristezza in cui ti spinge la depressione, e premesso che non è mai servito a una mazza fare aperitivi, uscire dal mio guscio ecc, trovate moralmente giusto che una persona percepisca 70 euro l ora per offrire un servizio di questo tipo? Qual è l'inferenza logica che dovrebbe sottendere il passaggio da queste terapie alla guarigione?
  13. Ho 27 anni e non ne posso più di niente. Non ho amici, se non qualcuno su internet. Mi è rimasta solo mia madre. Ho perso il lavoro, l'unico che mi sono trovata da quando a 16 anni ho dovuto lasciare la scuola perché non potevamo più pagarla, una settimana fa. Non ho una relazione da una vita, letteralmente. Non ho nessuno con cui parlare. Ho l'ansia 24 ore su 24. Mi faccio talmente schifo che non faccio altro che mangiare e sono diventata obesa. Anni fa mi autolesionavo, ho smesso anche di fare quello perché non avevo più la forza di fare niente. Penso alla vita, e penso che non ho voglia di vivere per altri 50/60 anni. Mi sale proprio lo schifo. Passo le giornate a pensare a come potrei ammazzarmi, a come fare, quando farlo. Penso che voglio morire. Lo voglio proprio. Sono sola. Completamente sola.
  14. Salve, sono qui perché sento il bisogno di confrontarmi con qualcuno che non mi guardi come si guarda un cucciolo bagnato e tremante, o peggio, come un relitto umano...ho 31 anni e penso che la mia vita sia finita...lotto con la depressione da quando ho 18 anni(età in cui ho iniziato a prendere antidepressivi ma che ho scelto di sospendere quasi un anno fa) in questo tempo ho avuto brevi momenti di serenità cui seguivano, peró, periodi di profondo malessere e frustrazione..sono sempre stata una persona molto sola, perchè le volte che provavo ad avvicinarmi a qualcuno puntualmente venivo delusa e ferita e questo, col tempo, mi ha spinto a chiudermi sempre di più in me stessa fino ad isolarmi completamente.Attualmente non riesco quasi ad uscire di casa perché non riesco a stare in mezzo alla gente...Da Novembre frequento un bravo psicoanalista che mi sta aiutando molto, anche se per me é molto difficile aprirmi con lui. Le cose sembravano andare meglio(avevo anche ripreso a studiare per prendere una laurea specialistica) ma senza accorgermene sono piano piano risprofondata del baratro della disperazione, non riesco a vedere una via d'uscita ed ho paura che la mia vita non possa più cambiare. Ringrazio in anticipo chi vorrà confrontarsi con me o raccontarmi la sua esperienza.
  15. Ciao a tutti, ho un disturbo di ansia grave che condiziona tutta la mia vita da più dieci anni ormai (ho 26 anni). Non riesco a fare niente in tranquillità, questo mi porta a stare male: non riesco a portare a termine niente (università, lavori..). Ho appena iniziato un nuovo lavoro e vorrei abbandonare tutto. Domani dovrebbe essere il mio secondo giorno e vorrei solo scappare via da tutti e non presentarmi. Non darò un futuro né a me stessa né al mio fidanzato così facendo. Io non ce la faccio più. Così non si riesce a vivere, al massimo si sopravvive.
  16. Ciao a tutti. Mi presento, sono Michela e ho 29 anni. Sono in carrozzina dalla nascita. Vorrei raccontare la mia esperienza e mi piacerebbe capire se esiste un modo per uscire dalla mia situazione e vivere davvero.... Io non ho mai vissuto bene la mia disabilità. Bullismo ed emarginazione sono state alla base della mia vita scolastica in infanzia e adolescenza. Mi considero una persona molto sensibile, facilmente impressionabile, psicologicamente debole anche se dall'esterno posso dare l'idea di essere una "persona forte". Dopo il diploma al liceo, ho iniziato a vivere un periodo molto buio in cui questa mia debolezza interiore si è fatta particolarmente sentire. Dovevo affrontare la vita adulta e non mi sentivo pronta. La vita universitaria era un inferno, anche a causa del fatto che la mia scelta è stata fatta abbastanza "a caso" e non era esattamente la strada per me. Ben presto mi sono ritrovata dentro il tunnel della depressione e dell'anoressia nervosa. Oggi, dopo quasi un decennio di battaglie contro me stessa, posso dire di essere quasi uscita da questo tunnel buio, in parte grazie alla psicoterapia, in parte grazie al fatto che ho iniziato a seguire delle passioni che avevo sempre trascurato (in particolare il canto). Eppure, non posso dire di essere felice. Mi ero illusa che stando meglio psicologicamente sarei riuscita a farmi degli amici, a vivere più intensamente, a fare esperienze. Invece non è stato così, e non riesco a capire dove ho sbagliato. Certo non sono esattamente un animale sociale, non amo i luoghi affollati, prima di uscire di casa mi faccio mille paranoie soprattutto legate alla presenza di barriere architettoniche (purtroppo sono paranoie ben fondate). Insomma uscire è un po' una fatica per me, ma non posso neanche dire di essere un riccio chiuso in sé stesso. La compagnia mi piace, se con le persone giuste e nei luoghi giusti. So aprirmi e donarmi agli altri. Mi sforzo di fare nuove esperienze e provare cose nuove, anche se non sempre i tentativi vanno a buon fine. Ma nonostante questo non sono riuscita a creare dei legami così forti con le persone da poterli chiamare "amici", nel vero senso della parola, di quelli con cui usciresti anche ogni sera, di quelli che ti cercano al bisogno e tu cerchi loro. La mia psicologa dà la colpa al fatto che alla mia età le persone non cercano amicizie, ma pensano più che altro a "sistemarsi" (convivenza, matrimonio, figli...). Ne parliamo spesso, ma lei non sembra avere molto altro da dirmi sull'argomento Io non so più dove sbattere la testa. Forse passo troppo tempo al pc, motivo per cui mi sono cancellata dai social network. Mi sento una conchiglia vuota e vorrei tanto creare delle relazioni solide, perché solo così penso che la vita sia degna di essere vissuta. Spero di non essermi dilungata troppo e ringrazio chiunque vorrà leggere il mio post.
  17. Cavallo

    L ultima spiaggia

    Credo che un po' tutti si passa dei brutti momenti ma è bastato un passo falso per me per buttare tutto nel cesso. Mi ritrovo sulla soglia dei 50 senza aver concluso nulla niente figli ne una ragazza gli amici andati anche loro con i problemi che ne conseguono solo i genitori mi rimangono e mi capiscono e alla loro età fanno i salti mortali per me ma non posso aspettarmi che campino in eterno, non so a quale Santo girarmi la tristezza e la depressione si fanno ogni giorno più pesanti ed insopportabili mi ritrovo a fissare il muro e a pensare quasi tutto il giorno agli sbagli fatti in passato e alle occasioni perdute incapace di reagire, spesso mi assalgono pensieri funesti ai quali mi sottraggo un po per paura e un po' per amore dei miei. Mi sento sospeso in un limbo consapevole che nessuno verrà a tirarmi fuori dai guai, le poche volte che esco e vedo le famiglie coi figli contenti che si divertono la cosa si aggrava ancora di più con attacchi di panico e non vedo l ora di rintanarmi nella mia solitudine.
  18. Gioele

    psicosi

    Negli anni dell'università sognavo sempre di avere un'altra donna. Non che non mi andasse bene quella che avevo, ma mi sentivo meno uomo per non aver avuto altre esperienze. Sapevo che prima o poi mi sarebbe successo di innamorarmi di un'altra. E infatti è successo nel 2012 e lei la conosceva. Mi innamorati segretamente di questa francese a un master che avevo deciso di fare con la mia ragazza di allora. Scelsi di rivelare i miei sentimenti solo l'ultimo giorno per mezzo di una lettera che consegnai a questa donna prima che partisse. In quel periodo bevevo spesso in modo esagerato e poi fumavo marijuana per aumentare l'effetto dell'alcool. Quella donna mi scrisse che non provava niente per me, ma io non accettai mai la verità e restavo convinto dentro di me che lei mi amava, ma per molti motivi psicologici non riusciva ad ammettere a sé stessa questo fatto. Successivamente, dopo che la mia ragazza se ne fu andata, vissi per un periodo di sei mesi da solo in una grande casa della riviera ligure. C'era qualcosa che non andava. Semplicemente la mia vita era ferma al palo. I miei colleghi erano andati avanti. Dopo il master avevano trovato un lavoro oppure lo stavano cercando, mentre io ero completamente assorbito dalla mia storia immaginaria con quella ragazza di cui mi ero innamorato. Un giorno ero da solo in casa ed ebbi un attacco di panico. Era come se stessi per morire. Avevo già capito che questo mi succedeva a causa del mio isolamento. Uscii subito in strada per cercare qualcuno con cui parlare e mi passò. Un'altra volta, sempre da solo cominciai a sentire la testa che mi girava, forse persi i sensi e poi chiamai un'ambulanza, ma non notarono nulla di strano e mi fecero tornare a casa. Il vero e proprio episodio psicotico lo ebbi sei mesi più tardi. Ero ancora una volta da solo e all'improvviso sentii chiaramente che sarei morto tra poco. Mi prese una grande angoscia. Mi aggiravo per la mia stanza osservando tutte le mie cose e non volevo assolutamente morire. Cominciai a scrivere le mie ultime volontà, poi pensai che non sarei morto, ma che mi avrebbero amputato braccia e gambe, che ero gravemente malato. Pensieri angoscianti si succedevano rapidamente. Ero posseduto da un demonio, avevo commesso un grave peccato e una grave offesa contro Dio e l'unico modo per uscire da quel vicolo cieco era togliermi la vita. Non riuscivo a pensare ad altro che a questo: “voglio ammazzarmi”, tiravo delle testate sul pavimento, poi andai in bagno e presi tutti i farmaci che trovai e mi sdraiai sul divano aspettando la morte, ma la morte non arrivava. Decisi di chiamare un ambulanza. Questa volta chiamarono una psichiatra che mi propose di farmi ricoverare dato che avevo tentato il suicidio. Stranamente appena entrai in ospedale tutta l'angoscia era svanita, mi sentivo tranquillo e infondo capivo che quello che stavo provando era solo il risultato di pensieri assurdi che avevo sul mio conto. Iniziarono a darmi questa pillola, senza neanche dirmi come si chiamava. Nel giro di pochi giorni ero diventato apatico, privo di interessi, tutto il mio mondo fantastico era sparito e al posto di questo c'era una realtà che non era più la mia, non era una realtà condivisa. Dentro di me c'era il vuoto. Non ero più in grado di disegnare o di scrivere, cose che mi erano sempre piaciute moltissimo ed erano un modo che avevo per esplorare la mia interiorità, cosa che ho sempre trovato divertente. Dimesso dall'ospedale cominciò l'inferno. Non avevo niente da fare. Non facevo più l'università, non avevo un lavoro ed ero circondato di persone che mi ritenevano malato. Le giornate non finivano mai. Stavo sul letto e passavo il tempo a fumare e a leggere informazioni su internet sulla psicosi. Non c'era nessuno con cui mi interessasse stare e un tratto della mia personalità si era accentuato: l'insofferenza. Non riuscivo a stare per più di mezz'ora con qualcuno senza provare un forte disagio, ma anche quando ero solo non andava meglio. Nessuno mi ha spiegato che cosa mi abbia portato a manifestare uno scompenso psicotico. Era solo un problema chimico, non aveva niente a che fare con la mia anima o con il mio vissuto. Dopo qualche tempo sono andato a fare volontariato in campagna e anche se non provavo nessun piacere ero impegnato per almeno metà della giornata, l'altra metà la impegnavo a fissare il soffitto ad ascoltare musica cristiana. Poi mi sono iscritto di nuovo all'università, questa volta a Roma. Ho continuato a prendere il farmaco per un anno, poi ho deciso di diminuirlo e infine di sospenderlo, senza dire niente al mio psichiatra, le cose sono andate avanti senza cambiamenti fino al giorno in cui ho iniziato a sentirmi di nuovo strano, avevo problemi a dormire e la mia mente era confusa. Ricordo semplicemente che ero triste e angosciato, ma non ricordo il motivo, sentivo una forte spinta ad uscire e a parlare con le persone ed è quello che ho feci, ma c'era una componente ossessiva in tutto questo, sentivo che mi sarebbe successo qualcosa di brutto se non l'avessi fatto. Mi sentivo l'anima in pezzi. Nonostante ciò ho deciso di partire comunque per Israele dove avevo programmato una vacanza studio-lavoro in un kibbutz. In Israele non mi trovavo bene, i supervisori mi avevano preso in antipatia perché ero svogliato sul lavoro e non avevo relazioni significative con nessun altro volontario. Cercai di mettermi a lavorare di buona lena, ma la loro opinione sul mio conto non cambiava. Una notte non riuscii a dormire fino alla mattina e dimenticai di andare a lavoro. I direttori del kibbutz si dimostrarono subito molto aggressivi nei miei confronti, volevano un incontro per chiarire i miei obblighi e doveri nei confronti dell'amministrazione, in quell'occasione reagii in maniera violenta urlando che dovevano lasciarmi in pace e che poteva succedere di non presentarsi a lavoro. Decisi di andarmene, ma ero molto confuso e non sapevo cosa fare e dove andare, per cui tornai lì. Una notte mi prese un attacco di follia e mentre tutti dormivano me ne andai in giro a fare danni alla struttura. Ruppi delle vetrate, sfasciai una porta e ruppi una macchina agricola. Il giorno dopo chiamarono la polizia, ma dopo qualche ora mi rilasciarono, passai ancora una giornata sulla spiaggia prima di decidere di tornare al kibbutz completamente nudo. Arrivato lì mi misi a gridare contro tutti che erano dei demoni maledetti e che io portavo la croce di Cristo nella carne. Questa volta la polizia non mi rilasciò. Ora, tornato a Roma ho ripreso a prendere il farmaco (Risperdal 2mg), ma la mia vita è vuota. E' vero che ho avuto un'esperienza strana, probabilmente sarei stato da TSO, ma ho vissuto anche momenti intensi, carichi di passione e nel periodo in cui non ho preso i farmaci ho scritto e disegnato molto. Ora non so più cosa fare, sono tornato a fissare il soffitto per ore e il tempo non mi passa mai. A volte penso che la mia malattia sia una sorte migliore per me rispetto a prendere il farmaco. Sono tra l'incudine e il martello, per quanto tempo dovrò prendere questo farmaco? La mia fantasia, perfino le mie idee strane su me stesso e su Dio sono parte di me, sono il mio mondo interiore, non posso convivere con un farmaco che mi depriva della mia identità. Voi cosa ne pensate?
  19. salve, ho un problema con l'alimentazione, ormai da troppi anni, io ne ho più di 40. ormai non so più come uscirne, pensavo tempo fa di essere guarito invece sono sprofondato. ammetto che provo enorme vergogna per questa mia debolezza, perchè tutti mi vedono come un uomo forte, in virtù anche del lavoro che svolgo. eppure questo problema della bulimia esula da tutto. sono qui per sfogarmi, chiedere aiuto, consigli, avere un confronto, con la paura cmq di essere giudicato
  20. Buonasera a tutti! Mi chiamo Gino, ho 25 anni e volevo farvi partecipe del vuoto che ho dentro. Inizio dal presupposto che sono cosciente del fatto che ciò che mi succede, non è il male assoluto, ma mi ritrovo senza voglia di affrontare il domani. Il mio tunnel è iniziato pressappoco un anno e mezzo fa, dopo essere stato licenziato (con giusta causa a detta dell'azienda, io non sono mai riuscito a sapere il perché) da il mio posto di lavoro fisso. Era un ambiente che con un po' di pazienza ero riuscito a modellarmi e mi ero circondato da persone piacevoli, e nel giro di 24 ore mi sono ritrovato con un cancello chiuso alle spalle. Ad aspettarmi fuori da quella azienda c'era la mia fidanzata, il mio primo vero amore, una storia che era già al terzo anno di vita. Una storia purtroppo malata, a causa di un mio tradimento fatto quando ero ubriaco (neanche troppo) e scoperto da lei, che non è mai più riuscita a perdonarmi. Anzi, a sua volta lei mi ha tradito, e solo lì ho capito cosa le avevo fatto provare. In questo tempo, io mi sono dato da fare per cercare un nuovo lavoro e l'ho trovato..molto difficile e pieno di nuove insidie, ma soddisfatto mi ero messo a "full", diciamo anche per non pensare al licenziamento. E più che altro per non pensare ad una situazione famigliare che vede un padre violento e malato (forse da tso) ed una madre soggiogata a questa situazione in preda anche lei ad una depressione. È qui che inizio a drogarmi, prima come una piccola evasione, poi come vera e propria forma di divertimento, poi come unico pensiero giorno e notte. Weekend passati interamente senza dormire, prelevando e spendendo molti dei miei soldi, e gli altri che spendevo li spendevo in regali o vacanze per cercare di aver dei bei momenti con la mia ragazza, anche se passato il momento di gioia magari per una settimana al mare, tornavano i dubbi e le tristezze derivati da quel tradimento, dopo che avevamo già fatto dei piani per convivere. Arriva novembre, il mio lavoro mi obbliga ad andare in trasferta e sono giorni difficili, litigo con tutti, fidanzata, genitori al telefono, colleghi. Esasperato mi chiudo in hotel e cerco qualche amico per chattare, e trovo una mia lontana amica che mi chiede il perché fossi ancora sveglio. In breve, passai tutta la notte a spiegarle cosa non andava in me, nella mia relazione, nel mio lavoro, nel mio tutto. Mi disse che voleva vedermi per parlarmi quando fossi tornato. Lei, bellissima, e affascinante.. non sono resistito, non siamo resistiti e abbiamo iniziato a frequentarci. Non pensavo, non ero neanche felice e non volevo prendermi Delle responsabilità. Ho lasciato che la mia ragazza scoprisse e senza neanche dire nulla, ho lasciato che le cose morissero così e non sape5e quanto me ne pento. Da lì ho continuato quella relazione, che si è rivelata poi un disastro, e poi altre, tutte una peggio dell'altra. Nel frattempo il mio rapporto con le dipendenze è peggiorato ancora, spendo più di quanto guadagno, chiedo prestiti a tutti e ho pure preso qualche soldo dai miei, e sono stato anche beccato. Il lavoro va sempre peggio, con contratti sempre più ridicoli, paghe misere e nessuna prospettiva mentre vedo i miei amici che hanno già le loro strade ben delineate. Così mi ritrovo ora, dopo un incidente i cui mi sono fratturato i piedi e olnon mi ricordo neanche come ho fatto, da quanto ubriaco o fatto fossi, con una dipendenza forte fortissima e con persone accanto a me che non mi aiutano ad uscirne, anzi, forse sono loro che mi ci ributtano dentro senza farlo apposta. Ormai vivo fuori casa, mi vergogno a farmi vedere in condizioni pietose o mi vergogno solo a parlare dei miei problemi. Le mie relazioni o amicizie sono così superficiali che non ho veramente nessuno a cui confidarmi, ho paura del domani, ho apatia, ho voglia di farla finita anche se razionalmente so che c'è molto peggio. Ma mi accorgo che non sono fatto per resistere, cedo facilmente alla prima difficoltà. Mi sono ispirato così tanto a furia di bugie, a volte senza neanche un fine, e la esistenza è tutta una grande presa in giro. In casa non posso parlare dei miei problemi, gli altri non devono sapere dei miei problemi in casa, sono pieno di debiti e non neanche un xxxx di hobby, se non quello di distruggermi. Quindi ora sono a letto, non posso neanche muovermi e mi chiedo cosa farò quando tornerò a lavorare, chissà per quanto poi, per fare cosa e come affrontare i mesi che verranno. Niente mi rende felice ormai da 1 anno e mezzo, e vivo di un senso d'apatia e tristezza, a volte non mi alzerei più dal letto. Ho sviluppato una forte tolleranza agli antidepressivi ormai, quindi non ho neanche quella opzione, e lo psicologo non me lo posso più permettere e comunque dovrei nasconderlo ai miei, per evidenti problemi che loro non accettano la mia condizione. Finito questo papiro, che voleva essere solo uno sfogo, mi piacerebbe sapere se qualcuno si ritrova nella mia stupida condizione, e cosa farebbe al mio posto.
  21. Buonasera dottori mi chiamo Federico e sono un ragazzo di 24 anni, vi racconto in breve la storia della mia vita: sono nato prematuro di 7 mesi nel 1993 dopo una gravidanza difficile alla fine è andato tutto bene (a mia madre avevano detto che non poteva avere figli), purtroppo sono figlio unico mi sarebbe piaciuto avere un fratello o una sorella (magari entrambi). Nel 1995 è venuto a mancare mio nonno (il padre di mia madre) avendo neanche due anni non me lo ricordo. Nel 1998 a mia madre hanno diagnosticato un tumore maligno all'intestino, operata d'urgenza alla fine per fortuna si è risolto tutto nel migliore dei modi (avendo 5 anni non me lo ricordo benissimo quel periodo sicuramente bruttissimo). Nel 2003 durante una vancaza in Tunisia mia madre si è sentita male accusando forte mal di testa e vertigini (io di quella vacanza mi ricordo io da solo con mia madre nel letto del hotel con un asciugamano dietro alla testa che piangeva dai dolori, questa cosa infatti mi ha segnato moltissimo, infatti da quella vacanza negli anni successivi tutte le mattine mia madre si svegliava alle sei di mattina per andare a lavorare, io mi svegliavo insieme a lei per poterla salutare, poi mi mettevo davanti al telefono ed aspettavo una sua telefonata che fosse arrivata a lavoro e che non gli fosse successo niente. Nel 2005 ho traslocato casa e dalla campagna di siamo trasferiti al paese, avendo le scuole vicino casa la mattina mia madre andava a lavororare con mio padre e questa cosa mi tranquillizzava molto (però aspettavo sempre una sua telefonata appena arrivava, altrimenti non andavo a scuola tranquillo). Nel 2006 durante la terza media ho avuto la sfortuna di avere una professoressa con cui non mi trovavo molto bene (infatti ogni volta che in classe c'era lei io o piangevo oppure preso dal panico mi dovevo far venire a prendere da mia nonna perchè a stare in classe insieme a quella persona non ci riuscivo) infatti a fine anno mi ha bocciato, tutto questo mi ha provocato molta ansia (infatti la sera prendevo alcune gocce di valeriana solo al pensiero che la mattina dovevo andare a scuola e poi per un periodo accusavo forte mal di stomaco) Nel 2010 una mattina mi sono svegliato preso da un attacco da panico, dolori al petto e tachicardia (sicuro di avere un infarto) mi sono fatto portare al pronto soccorso, dopo controlli al cuore mi hanno detto che ero sanissimo, questa cosa si è ripetuta per vari mesi e dopo prove dello sforzo, lastre toraciche ed elettrocardiogramma mi sono convinto che stavo bene, mi sono fidanzato forse non ci ho più pensato ed è passato tutto (tranne qualche extrasistole ogni tanto). Nel 2013 ho avuto una brutta esperienza con problemi che vanno avanti ancora oggi in tribunale. Arriviamo a due mesi fa il mio problema inizia con una forte diarrea, bruciore retrosternale (dietro la scapola sinistra) e perdita di peso sono andato a cercare i sintomi su internet (mi sono uscite le peggio malattie) preso dal panico ho iniziato ad avere risvegli con tremori notturni, crampi allo stomaco, bocca impastata e lingua bianca e varie fissazioni (mi pesavo 10 volte al giorno, controllavo con una lampadina il colore delle feci, mi specchiavo sempre per vedere il colore della lingua ecc) vista questa situazione sono andato dal mio medico che mi ha prescritto una pasticca al mattino di Omepranzolo per lo stomaco (secondo lui forse una gastrite), 10 gocce di Ansioten prima di cena per stare più calmo e una pasticca di Circadin (melatonina) per riuscire a dormire, dopo alcuni giorni sono partito con i miei amici per capodanno e vedendo che i sintomi erano migliorati ho smesso di prendere questi medicinali. Tornato dalle vacanze per circa dieci giorni sono stato benissimo, fino ad una mattina quando ho iniziato a risentire bocca amara e lingua bianca, bruciore restrosternale, eruttazioni frequenti, feci molle, flatulenze maleodoranti (uovo sodo), crampi alla bocca dello stomaco e tremori notturni, a questo punto ho fatto le analisi del sangue e delle urine (entrambe perfette, tranne un valore l'alfa amilasi alta, valore che ho sempre avuto alto e il dottore mi ha detto che dipende dalla saliva) a questo punto sono andato a fare una visita da un gastroenterologo che dopo una visita accurata mi ha prescritto una pasticca di Debrum ogni pomeriggio per un mese (secondo lui si trattava di colon irritabile e un po di ansia) dopo due settimane di cura stavo benissimo ero completamente rinato, mi sembrava di essere ritornato ad un mese prima quando ancora non era successo niente. Però purtroppo un'altra mattina ho iniziato a risentire la sensazione di bocca impastata (dentro di me mi sono detto speriamo che non ricomincia tutto da capo, eppure sto prendendo il Debrum e sta andando tutto bene) come non detto ho iniziato a risentire nuovamente il bruciore restrosternale, quella stessa mattina sono dovuto correre al bagno a defecare (sicuramente causato dall'agitazione che mi stava prendendo) poi per il resto della giornata sono stato bene, arrivata la notte sono ritornati i tremori notturni, ma questa volta è ancora peggio perchè ho iniziato a svegliarmi 2/3 volte a notte (facendo sogni strani e incubi, crampi forti alla bocca dello stomaco, bocca impastata la notte e la mattina quando mi alzo dal letto, sto per ore in dormi-veglia non riusciendo a dormire avendo pensieri brutti e negativi) questa situazione va avanti ancora oggi a distanza di una settimana, a questo punto a iniziato a riprendere l'Omepranzolo al mattino, le gocce di Ansioten e il Circadin prima di dormire sperando che la situazione si risolvi come è gia successo. Voi cosa ne pensate di questa situazione?
  22. Buonasera a tutti mi chiamo Amalia ho 41 anni scrivo in questo forum perché ho bisogno che i miei pensieri escano dalla mia mente , che in qualche modo qualcuno sappia che io esisto e non sono solo una delle tante persone che si muovono sul pianeta... questa è una di quelle sere dove la mia solitudine è affamata è sta quasi per inghiottirmi... la mia storia ha dei momenti cardine che forse spiegano perché sono qui a raccontarvi di me...sorella minore di 2 fratelli quasi coetanei tra loro ( legatissimi) quindi una quasi figlia unica alla costante ricerca di essere accettata ma troppo piccola sempre per esserlo, chiusa nel mio mondo di emulazione ad 11 anni un amico dei miei fratelli mi molesta, confusa e non creduta dalla mia famiglia ( pensavano che fosse una bugia per avere attenzioni) ingerisco un flacone intero di sonniferi di mio padre...ricordo ancora il mio risveglio in ospedale ,l’odore dei farmaci le voci dei medici e lo sguardo dei miei dietro il vetro un misto di paura e delusione...quell’episodio fu la prima lesione sulla mia anima. dopo pochi anni passati in continui conflitti familiari alcuni sfociati in veri atti di controllo aggressivo con cambi di scuola a metà anno scolastico, allontanamento da amicizie non gradite,uscite sorvegliate e tanto altro ancora, mio Fratello Maggiore muore all’eta Di 23 anni con un emobolia polmonare (io ne avevo 16). È inutile dire cosa fu quel momento per una ragazzina di 16 anni già con tanti problemi, l’altro mio fratello dal dolore decise di partire ed andare a vivere in America lasciandomi in balia del dolore dei miei ed il mio senso di colpa per non essere morta io alimentato dalle aggressioni verbali di mia madre che in più occasioni mi ha gridato in faccia che avrebbe preferito che fossi morta io e non lui...dopo tre anni passati a concedermi sessualmente a tanti ragazzi perché non riuscivo a dire di no rimasi incinta...decisi di abortire e quella decisione mi tormenta ancora oggi...a 20 l’età dei sogni delle speranze ho intrapreso un percorso di crescita personale , ho scelto contro il volere dei miei genitori di fare restauro , mi sono innamorata ed ho trovato tanti amici... ma purtroppo la depressione eri lì pronta ad esplodere in qualsiasi momento e così è stato, la mia fragilità era troppo prorompente ed ha rovinato gli anni più belli con profonde crisi dove non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, periodi di forte paranoia, crisi di nervi che mi vergogno anche solo ricordare...il mio primo ed unico grande amore non ha retto a tutto questo e tanto meno il mio percorso lavorativo.. dei tanti amici solo pochi erano rimasti... affacciata ai 30 anni le cose sembravano essere migliorate, avevo ormai le mie emozioni sotto controllo , le mie relazioni erano più equilibrate, i pochi amici che erano rimasti erano accanto a me ed anche il lavoro e la famiglia sembravano aver trovato il loro giusto tassello, ma quando mi ero rilassata e proiettata verso un futuro con mille opportunità ecco che il destino si accanisce ancora una volta, il mio papà si ammala di cancro. 5 anni di sofferenze ,dove io me ne sono presa cura in tutto e per tutto perché mia madre non riusciva nemmeno a dormigli accanto, annullando la mia vita, addandonando la mia strada perdendomi nel nulla...dopo un anno dalla morte di mio padre ho scoperto di essere in meno pausa precoce all’eta Di 36 anni e l’ultimo dei miei sogni al quale mi appigliavo per non essere inghiottita dalla depressione si è infranto rompendo la mia anima per sempre... dopo questo ennesimo schiaffo mi sono chiusa totalmente alla vita... sono una persona piacevole, piena di interessi un artista anche piacevole esteticamente ma purtroppo io non esisto più, ho troppa paura di soffrire ancora... ho fatto un epurazione di amicizie me ne sono rimaste 2 forse tre ma ho paura che mi possano far soffrire anche loro... ho decisio di lasciare anche il mio lavoro di restauro per dedicarmi ad una piccola attività artigianale che mi isola ancor di più e non mi da una stabilità economica...è dal 2011 che non ho una relazione, non so più cosa significa una carezza, un bacio... ed ho paura una paura tremenda di morire sola... oggi quell’unica amica che sento più spesso mi ha detto di essere incinta... è questa notizia mi ha fatto sprofondare... mi sono sentita così vile a fingere gioia per lei quando il mio cuore annegava nel buio dello sconforto... perché ho pensato che quell’unica persona che ancora sa che esisto Non avrebbe pensato più a me povera amica sfortunata... non voglio più essere sola ma non so come fare, non so più cosa significa essere innamorati e amare... voglio disperatamente che qualcuno mi ami , che qualcuno sappia che esisto....
  23. Mi presento, sono un ragazzo semplice, studio, ho 21 anni e sono anni che soffro di depressione. Sono al secondo anno di università di informatica, non ho amici da anni, sono solo. Non esco da non ricordo nemmeno più quanto, se non in famiglia per andare dai nonni o per andare in chiesa dove faccio parte del coro suonando la chitarra ma di cui non mi sono mai sentito parte integrante se non agli albori quando entrai a far parte di tutto ciò insieme ad un amico, forse l'unico che abbia mai avuto, e di cui non so più nulla. Non c'è la faccio più, sono mesi che penso e ripenso a come farla finita, a quale sia il metodo meno doloroso, è straziante dover sopportare tutte queste pressioni, il non avere amici, il non avere una ragazza, vivere in una città in cui o sei forte oppure ti schiacciano come una mosca.. Non ho mai fumato/bevuto, sono un ragazzo semplice come ho detto ma è questa semplicità che mi rende ciò che sono ora, solo. Non ho passioni particolari, non mi piace il calcio, mi piacciono i videogiochi, non ho più la voglia di studiare costantemente, passo più del dovuto a non far nulla, a fare tutto ciò che mi possa tenere distratto dai miei reali doveri. Non mi sento appagato in nessun modo neanche facendo quello che un tempo mi piaceva fare.. Non c'è un solo motivo per cui non debba finirla qui, ora. Nessuno nella mia vita si è accorto di quanto stia male, solo perché fingo di star bene, di essere un ragazzo "normale", ma in realtà provo tante di quelle emozioni ogni giorno che vorrei esplodere. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, non lo farò mai, preferirei morire piuttosto. Mia sorella sta per sposarsi, io invece sono un ragazzo solo, senza un amico, non ho una carriera universitaria ottimale, anzi, da cancellare oserei dire, non ho nulla qui, in questa vita. Perché dovrei continuare..
  24. Carsit

    Dubbi sul mio comportamento

    Buongiorno a tutti. Sono un ragazzo di ventisei anni che fra non molto - manca una manciatina di esami - dovrei finire la laurea triennale. Questo grosso ritardo è stato ottenuto in egual misura da una errata scelta di facoltà nei primi due anni nonché dei problemi di salute che mi hanno limitato non poco. La mia asma, per farla breve, è di tipo intrinseco perché scaturita - in maniera cronica - da una leggera compressione di una porzione di polmone a seguito di una operazione di scoliosi. Volevo chiedere, in particolare alle persone affette da depressione o disturbi simili, ambito in cui sono piuttosto ignorante, se i miei sintomi e le mie reazioni possano essere ascrivibili a qualche disturbo particolare. MI capita di fare esercizi respiratori (a casa) per 1-2-3 ore a giorno, magari immobilizzato a letto e con poca motivazione nello studiare o vedere altri membri della mia famiglia; inoltre mi sono reso conto, qua mi tocca esser sincero, che alcune volte ho paccato il mio giro di amicizie perché accampavo scuse sulle mie condizioni di salute (alle volte non stavo bene, ma in alcuni casi non ero proprio invogliato a uscire). Più volte mi è capitato di rimanere in fissa, sdraiato sul letto, e pensare agli anni "buttati" nell'università nel tentativo, tanto caparbio quanto stupido, di proseguire e cercare di chiudere il percorso. Mi sono reso conto di aver sviluppato una sorta di autodifesa contro pericoli e stimoli esterni, adottando un comportamento rinunciatario e piuttosto pessimista rispetto al carattere allegro che mostro in compagnia/pubblico; e mi è difficile accettare, pur facendolo ora in questo spazio, che dovrò convivere l'intera vita con una patologia che mi limita a livello di ore da dedicarle (gli esercizi respiratori, come detto prima) e che mi costringe, quotidianamente, a partire con un gap fisico/mentale che svuota la mia persona di motivazioni e voglia di riaffrontare la vita con il giusto piglio. Passo giorni senza riuscire a studiare con efficienza né coltivare rapporti d'amicizia con costanza. Ora non capisco se la mia mancanza di motivazione nello studio sia da imputare all'asma o se l'asma - con annessi disturbi psicologici - abbia giocato un ruolo tremendo in questo ampio lasso di tempo. Volevo sapere cosa ne pensate di questo breve quadretto ed eventuali suggerimenti. Mi rendo conto di star vivendo molto male, ma non riesco più a dare una svolta alla mia vita.
  25. Buongiorno a tutti, per l'ennesima volta neanche stanotte ho dormito e ho deciso di scrivere qua per liberarmi di un peso. Ho bisogno di essere me stesso fino in fondo con qualcuno che non mi conosce e non mi giudica. Mi sono messo con quella che al momento è la mia ex a maggio, dopo un paio di mesi di uscite e dopo essere stato rifiutato una prima volta; ma poi lei è tornata, dicendomi che era stata cieca a non accorgersi che ero quello giusto per lei, così ci siamo messi insieme. Tuttavia dopo un mese bellissimo insieme, senza dubbio il più bello della mia vita, lei aveva già cominciato a dirmi che aveva dei dubbi, che si era buttata troppo presto, che eravamo troppo diversi per stare insieme, ma nel giro di due settimane era passato tutto; diceva di essere davvero innamorata di me e che aveva fatto bene a buttarsi. Le cose però non sono mai andate benissimo, a parte il primo mese. Lei si è sempre messa un sacco di problemi, molti dei quali originano dai suoi genitori ai quali non va bene niente di lei. Questo si è riflesso su di me: qualunque cosa io facessi o dicessi, lei lo interpretava come se neanche a me andasse bene. Così ha ricominciato a dirmi che eravamo troppo diversi, che io sarei stato meglio con un'altra più simile a me, che da single non aveva tutti questi pensieri e quindi voleva lasciarmi. Tuttavia, ad ogni litigio, rimanevamo senza sentirci per qualche ora e già le mancavo; ci riappacificavamo e le cose andavano un pochino meglio. Finché lei non ha conosciuto un altro ragazzo in uno stage scolastico a settembre (dannata scuola, fare gli stage a settembre!). Una volta ci è andata in tabaccheria per farsi una ricarica, e me l'ha detto come se mi avesse appena tradito. Le ho detto di non preoccuparsi, che non era successo niente, ma lei continuava a sentirsi in colpa. Le ho detto che forse avrebbe fatto meglio a non sentirlo più, così si sarebbe sentita meglio; lei era d'accordo ma questo "non sentirsi più" sarà durato forse due ore. Nel frattempo noi continuiamo a litigare, mi chiede una pausa, non vuole più sentire nessuno dei due. A quel punto io ero veramente arrabbiato, perché tutto questo era nato dal niente ed erano mesi che litigavamo per cose che non stavano né in cielo né in terra, quindi ho acconsentito; al che lei mi ha detto "sai cosa? Facciamo che non ci sentiamo proprio più", e mi ha bloccato su WhatsApp. Allora io le ho mandato un SMS dicendole "grazie di avermi bloccato. Addio"; dopo un'ora mi scrive dicendomi "scusa, non so cosa mi è preso, quando ho letto quel messaggio d'addio sono crollata, non posso vivere senza di te". Felice che lei lo pensasse nuovamente, le chiedo se vuole continuare e mi dice di sì, e che avrebbe smesso di parlare con l'altro ragazzo. Cosa che evidentemente non è successa; soltanto due giorni dopo il tipo le ha chiesto di vedersi e lei ha acconsentito. E non è tutto: se l'è portata a casa e si sono baciati. La sera mi scrive distrutta. "Sto facendo solo delle xxxxxxx in questo periodo". Le chiedo cos'è successo e, non senza qualche difficoltà nel tirarglielo fuori, mi racconta tutto, giurandomi però che mi ama, che non prova nulla per lui e che avrebbe smesso immediatamente di sentirlo. Giuramento durato due giorni: "Non sono più confusa, ho deciso che sto meglio con lui. Addio". Lì è cominciata la mia disperazione. Mi ero detto che non l'avrei cercata, sapendo che avrebbe cambiato idea; non ce l'ho fatta, le ho scritto il giorno dopo ma lei era tutta un'altra persona, come se non fossimo mai stati insieme. Le ho scritto nuovamente il giorno dopo dicendole che ero in lacrime, che ero pronto a tutto perché la nostra relazione funzionasse ancora; ero sicuro che mi stesse pensando, ma a quanto pare non era così, perché mi ha liquidato con un "non ti dimenticherò mai perché ti ho voluto molto bene ma ora è finita e non si torna indietro". Decido di tentare il tutto e per tutto un'ultima volta: due giorni fa le mando una lettera in cui le ricordo i momenti belli e tutte le cose che abbiamo fatto insieme (nonostante lei dicesse sempre che con me non si usciva mai, siamo andati al mare, a 200 km da qui, tre volte in tre mesi, in montagna due e perfino in un outlet a 120 km altre tre volte). Lei mi dice di non rompere, che sta con un altro e che devo dimenticarla, e con un tocco di classe termina la discussione dicendo che sarà sempre più felice di me e che io sono solo uno sfigato che non troverà mai nessun'altra. Sono a pezzi. La notte non dormo più perché so che una ragazza come lei non la troverò mai più. Tutti i nostri problemi sono nati dalle "fisime" che lei si fa, e che io ho sempre cercato, invano, di farle passare. Ora che sta con un altro ragazzo probabilmente sta bene perché sente di avere "cambiato qualcosa", ma sono sicuro che presto tornerà a stare di nuovo male e questo mi fa solo stare peggio. Se tornasse probabimente la accetterei, ma ho paura che continueremmo a litigare come abbiamo sempre fatto e ci starei ancora male. Il peggio è che la amo ancora nonostante tutto, e non credo che sarò mai più in grado di frequentare una ragazza che non sia lei. Piango ogni giorno, cosa che non mi è mai successa negli ultimi anni nonostante tantissime delusioni con altre ragazze che però non erano lei. Non so che fare, ho bisogno di aiuto o finirò seriamente in depressione...

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