Luz

Ciao Pigui, ti ringrazio per aver risposto e credo tu abbia ragione: mettersi (di nuovo) in gioco è forse tutto ciò che devo fare. Il fatto è che non riesco più a capire cosa mi renda felice e cosa no. Mi spiego meglio: ho studiato una vita, credendo di voler fare un lavoro che avesse a che fare con la legge ma, una volta laureatomi, alla prova dei fatti, ho iniziato a dubitare delle scelte fatte sino ad allora per due ragioni. In primo luogo, non mi sentivo per nulla “felice”. In secondo luogo, nonostante abbia sempre cercato di nasconderlo a me stesso, mi sono reso conto di essere una persona piuttosto ansiosa ed emotiva e per nulla incline alla lite (ed ecco che, ad esempio, ho lasciato la pratica forense per questo motivo e non, tanto, come la maggior parte dei praticanti avvocati, per motivi di denaro che pure non ricevevo per nulla). Tutto ciò mi ha portato a: 1) perdere interesse per i miei studi; 2) cambiare totalmente lavoro (poi perso); 3) perdere i contatti con diverse persone con le quali avevo condiviso interessi ed esperienze; 4) iniziare a credere che la felicità si raggiunga non tanto ponendosi obiettivi, quanto appagando quegli aspetti della vita che ho sempre trascuravo quasi del tutto (l'amore, la serenità, eccetera). Eppure, nonostante questi cambiamenti e queste nuove consapevolezze, non riesco a non pensare a tutti gli sforzi fatti nell'inseguire quegli obiettivi che, pur creandomi ansia, insicurezza ed infelicità (e pur forse inadeguati alla mia indole), mi davano la forza di andare avanti. Sono una “causa persa”, lo so. Grazie se vorrai rispondermi nuovamente e spero che anche tu possa risolvere i tuoi problemi. Ciao!

Ciao, sono un nuovo utente del forum. Ho 28 anni, sono laureato in giurisprudenza ormai da due anni e vivo ancora con i miei genitori anche perchè, ormai da qualche mese, non riesco a trovare una nuova occupazione (ma non è questo il motivo per il quale scrivo, anche se peggiora sicuramente la mia situazione). Purtroppo ho una scarsissima autostima nonostante parenti ed amici mi considerino un ragazzo forte ed affidabile. Da qualche anno soffro di attacchi di panico durante la notte (paralisi del sonno), i quali mi causano anche insonnia. L'ansia, tuttavia, non è nuova nella mia vita: sin da quando ero adolescente (o forse anche prima) si è manifestata come iperidrosi palmare. L'ansia (unita all'iperidrosi), nonchè la paura immotivata di non essere mai totalmente all'altezza delle sfide quotidiane, hanno condizionato tutta la mia esistenza: potete immaginare cosa significhi per un giovane ragazzo cercare di evitare (o comunque ridurre al miniimo) tutte le attività che implichino il contatto fisico (sport, sesso, eccetera) o che comunque mi creino particolare tensione (l'inizio di un nuovo lavoro, la gestione di determinati rapporti interpersonali, eccetera). Sono giunto addirittura a rifiutare diverse buone occasioni (di lavoro, amorose o di altro tipo) a causa di questi problemi. Mi piacerebbe molto risolvere questa penosa situazione che, oramai, è per me divenuta insopportabile: ogni giorno non faccio altro che pensare alle occasioni sprecate (che non torneranno più) e al futuro che non vedo per nulla roseo. Questi pensieri "intrusivi", peraltro, aggravano ulteriormente la situazione, dal momento che non mi consentono di prendere serenamente decisioni sul da farsi, nè tantomeno mi permettono di godermi il presente (lasciandomi andare a tutte quelle piccole cose che, probabilmente, rendono la vita degna d'esser vissuta). Insomma, mi sento davvero in "crisi" (nonostante abbia già cercato, con scarso successo, l'aiuto di una psicoterapeuta) e per questo mi piacerebbe avere consigli da qualcuno che si sia trovato in una situazione simile alla mia. Saluti.