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Trovato 12 risultati

  1. Mi chiedevo se è normale non aver avuto un'amica del cuore. Mi spiego meglio: Mi definisco una ragazza estroversa, forte. Eppure da quando sono piccola ho avuto un'amichetta del cuore all'asilo che poi è andata dissolvendosi (percorsi e scuole diverse, e qualche delusione) e poi basta; dalle elementari in poi ho avuto al massimo una singola persona accanto, che vedevo tutti i giorni, e con cui avevo la tendenza di vivere in simbiosi. Se la cosa non era ricambiata soffrivo moltissimo, come quasi un rapporto di coppia portato all'esasperazione. C'è da dire che mio padre è sempre stato assente e più o meno da quando ho 4/5 anni (quando è nato mio fratello) mia madre ha smesso di abbracciarmi o dimostrarmi alcunché di affettuoso. Avevo problemi di violenza domestica in famiglia (riguardava i miei genitori). Con gli altri compagni di classe avevo un rapporto sempre distaccato, non so per quale motivo. Con alcuni avevo una specie di rigetto spontaneo, con altri legavo ma in modo eccessivo, al punto che se non ricevevo la telefonata quotidiana non sapevo che fare della mia giornata. E a un certo punto mi sono resa conto di essere davvero tanto sola. L'apice è giunto quando alle medie ho iniziato pallavolo ed ero davvero appassionata, tanto che l'allenatore mi ha spostato nelle squadre più grandi (under 16). Mi sentivo però fortemente inadeguata a livello sociale (un ambito che mi è sempre stato caro: mi dicevo che loro erano più grandi e non avrei potuto mai essere davvero una loro amica), e un giorno durante l'allenamento non ho capito un esercizio e ho pianto, suscitando l'apprensione di tutte. Nonostante questo fosse un errore umano e perfettamente normale, mi sono talmente vergognata che ho deciso di non tornare più in palestra. Dopo aver realizzato l'opportunità persa e lo spreco di potenzialità che mi ero inflitta, ho fatto un lungo lavoro su me stessa, ma c'è sempre qualcosa che non torna. Con le amicizie ho provato di tutto, quasi come fossero esperimenti (facevo attenzione alle cause e conseguenze delle azioni, ma chiaramente ero anche davvero tanto affezionata): le amicizie maschili sono sempre finite con l'interesse di lui nei miei confronti, io ci cascavo, ci finivo pure a letto e me ne vergognavo, e in ogni caso loro sparivano. I pensieri erano del tipo "sono davvero solo un pezzo di carne?". Le amicizie femminili non sono andate diversamente perché ho scoperto con l'adolescenza che ero attratta anche dalle ragazze, quindi finivo per innamorarmene e anche se me lo tenevo per me, l'amicizia inevitabilmente non era più piacevole, pura e semplice. Non ho avuto problemi nel trovare partner, ne ho avuti molti/e e ho sempre frequentato le loro amicizie, che poi ho inevitabilmente perso quando le relazioni sono terminate - rimanendoci sempre molto male. I pensieri erano del tipo "sono davvero soltanto la ragazza di...., dopo tutte le uscite e le risate e le avventure, resto sempre una esterna?", "non hanno trovato nulla di interessante in me?". Sono sempre rimasta una "nomade sociale" fin quando non ho conosciuto una ragazza all'università con cui ho legato molto, e da cui non sono attratta sentimentalmente né sessualmente. Ma prende sistematicamente le distanze, un po' perché è anaffettiva, un po' per motivi che in effetti mi dice schiettamente, per cui abbiamo trovato la nostra dimensione: io chiedo scusa o faccio valere le mie opinioni, stessa cosa fa lei, e ci vogliamo bene a prescindere. Però non mi sento lo stesso al sicuro. Non la stimo. Come dire, so che non c'è quando ho davvero bisogno di lei. Ascoltando opinioni e storie di persone vicino a me, una volta mi è capitato di sentire "con la mia migliore amica è così, sappiamo entrambe che qualsiasi percorso prenderemo, noi finiremo da vecchie sedute a un tavolo insieme a giocare a carte". Ecco, io non ho un'amicizia così, e non ne ho in generale neanche di particolarmente durature o significative: quando sono in giro, in un posto bello che vorrei condividere, non c'è l'amica a cui penso e dico: wow, mi manchi. Attualmente non mi sento "la compagnia preferita" di nessuno. Ma la cosa che mi fa paura è che sento di averne bisogno, nonostante non abbia problemi a passare del tempo da sola. Ho letto che un problema diventa tale quando potrebbe influenzare la nostra vita quotidiana: Adesso sono reduce di un trasferimento in una nuova città (periferia), e instaurare nuove amicizie mi è davvero molto difficile nonostante i miei continui tentativi di parlare con qualcuno, anche a caso. Non vanno mai oltre quella domanda che ho posto o quell'osservazione che ho fatto. Sono domande che mi sono posta solo io? Sono dubbi inutili, paranoie, c'è qualcosa che posso fare? Ogni consiglio è ben accetto.
  2. Il mio ragazzo mi ha lasciata 1 mese fa perché diceva di non amarmi piu e di non provare piu i sentimenti di prima e che con me stava male ma non sapeva il motivo e che senza di me stava bene, ma che comunque gli rimane l'attrazione fisica per me e che comunque potevamo rimanere in buoni rapporti, uscire e sentirci. Un mese prima di lasciarmi gli erano venuti dei dubbi su ciò che provava per me a causa mia, parlai con una mia amica della mia relazione con lui e mi disse che eravamo incompatibili con poco dialogo, la sera stessa ne parlai con lui e mi disse che a lui non creava nessun problema ste cose, poi il giorno dopo sono andata a casa sua e non l'ho calcolato per l'intera giornata stando al telefono perché ero arrabbiata con lui, e nel frattempo lui mi accarezzava, poi la sera mi scrisse che forse la mia amica aveva ragione e non era più sicuro di amarmi perché non sapeva cosa significasse innamorarsi. Da quel momento in poi mi sono chiusa in me stessa perché ci stavo molto male, ci vedevamo solo 1 volta alla settimana a causa del lavoro, e solo per 2/3 ore dove andavo sempre a casa sua e facevamo sempre le stesse cose, facevamo sesso e poi mi riportava a casa. Quando mi ha lasciata abbiamo avuto un rapporto sessuale. La sera che mi ha lasciata abbiamo litigato perché gli ho detto che ha fatto bene a lasciarmi dato che volevo farlo io e che volevo rimpiazzarlo con qualcuno in discoteca per dimenticarmi di lui dato che la nostra relazione era ormai morta. Lui mi ha risposto dicendo che non voleva avere una donna che troieggiava in discoteca. Poi il giorno dopo gli ho scritto di quanto stessi male ecc ma lui diceva che non mi credeva, e l'ho assillato per una settimana intera, gli chiedevo di vederci ma mi evitava dicendo che non sapeva quando poteva, allora gli ho detto che dovevo parlargli urgentemente e volevo andare sotto casa sua, mi ha chiesto il motivo di tanta fretta ma io gli ho detto che non lo so, allora mi ha risposto in modo scazzato dicendo che non voleva perdere tempo e di dirgli il motivo, gli ho detto che volevo parlare e ha accettato di vedermi in un posto. Quando ci siamo visti era tutto freddo e io mi sono messa a piangere parlandogli di quanto stessi male di tornare con me ecc lui non ne voleva sapere e molto spesso sbuffava perché non sapeva cosa dire, e mi disse che senza di me stava bene. Poi mi ha detto che potevamo continuare ad uscire per vedere come andava, ho provato a dargli un bacio a stampo sulla bocca ma si è subito girato, poi ho provato di nuovo, sono riuscita ma lui è rimasto impassibile. In chat gli ho chiesto di vederci il weekend successivo e mi ha detto che non c'erano problemi, qualche giorno dopo ho chiesto la riconferma e mi ha detto che non era sicuro al 100% che poteva, allora ho iniziato ad assillarlo dicendo che potevo accompgnarlo dove voleva che non volevo più trascurarlo, e lui mi djsse che dovevo capire che non stavamo più insieme e che sta situazione era ridicola e che stava iniziando a stressarlo. Poi gli dissi che che ero uscita con una e mi disse "boh mi fai i pipponi su quanto stai male e ti dispiace e poi dopo una settimana esci gia con un altro io non so che pensare. Qualche giorno dopo mi conferma per vederci domenica, però poi si è ammalato, allora gli ho chiesto di vederci il weekend successivo, ma lui mi ha proposto di vederci in settimana (cosa che non ha mai proposto nemmeno quando stavamo insieme perché va a lavoro alle 6 e ritorna alle 21 a casa quindi è come se fosse un sacrificio), e da lì ho incominciato un po' a distaccarmi, nel senso che non lo assillavo più nel tornare insieme e non gli parlavo più di noi due, nella settimana aveva ancoea la febbre allora gli ho detto che se preferiva potevamo rimandare, ma lui non ha voluto rimandare, ma alla fine non ci siamo visti perché tornava troppo tardi, allora mi ha chiesto di vederci Sabato 25. Il giorno prima di vederci per la prima volta mi desse lui il buongiorno, quando ci siamo visti inizialmente era freddo, Poi ci siamo seduti e abbiamo iniziato a parlare, si è aperto e abbiamo riso e scherzato, poi ad un certo punto così dal nulla mi accarezza la guancia, e poi ci siamo alzati e mi ha teso la mano e gliel'ho data e abbiamo fatto un tratto mano nella mano, poi si è messo le mani in tasca per il freddo, e allora abbiamo camminato a bracetto, poi arrivati in metro per salutarci ci siamo guardati un attimo negli occhi e abbiamo riso dandoci un bacio sulla guancia, poi ci siamo riguardati negli occhi e ho provato a dargli un bacio a stampo e ha ricambiato non rifiutando e mi ha sorriso, poi ce lo siamo dati per una seconda volta e mi ha sorriso, e infine mi ha detto sorridendo "ci vediamo settimana prossima?" Poi però in chat era ancora freddo. 3 Settimane fa gli chiesi quando potevamo vederci e mi ha detto che in quel weekend che avevamo programmato di vederci non poteva più perché doveva traslocare nella nuova casa a Monza (prima abitava a Milano e pure io) allora gli ho detto se potevo portargli la cena a casa dopo lavoro ma si è inventato una scusa, allora gli ho chiesto del weekend successivo ma mi ha detto che parte, poi ho chiesto dj quello successivo ancora e mi ha detto che se trovava un buco potevamo vederci questo weekend, gli ho chiesto per due volte che se non voleva vedermi poteva dirmelo, ma non rispondeva a quella domanda o cambiava discorso. il giorno successivo gli ho detto che so che vuole stare da solo e che non pretendo nulla e che vorrei solo che ci continuassimo a frequentare per vedere come vanno le cose tra me e lui e lui ha accettato. Qualche giorno dopo mi disse che in vacanza non si portava il telefono allora gli ho chiesto come faceva in caso di urgenza e mi ha risposto dicendo che se muore sa morire da solo, e gli ho risposto "allora buona fortuna e condoglianze" non mi ha più risposto gli ho scritto altri messaggi ma non ha risposto. gli ho scritto 3 giorni dopo e mi ha risposto. 2 giorni fa gli ho scritto se volesse questo weekend andare ad una mostra e ha risposto "non lo so, non ho molta voglia", allora gli ho proposto di andarci a fare solo un giro a Monza e che cosi mi faceva vedere la nuova casa, ha visualizzato ma non ha risposto, gli scrivo il giorno successivo dicendogli che non volevo insistere e se voleva vedermi o no, e mi ha detto "mi pareva di avertelo già detto che non ne ho molta voglia". Gli ho scritto che pensavo si riferisse alla mostra e che non capivo perché mi avesse chiesto di rivederci se poi non ne aveva voglia, ha visualizzato e non ha risposto. Io non so più che fare, mi dice che gli va bene continuare a vederci e poi mi dice che non ne ha molta voglia, avevo intenzione di scrivergli in mezzo a questa settimana per chiedergli se potevo visitare la sua nuova casa il 23 ma non so se vada bene come cosa. Il fatto è che lui il 24 dicembre parte per la sua città natale e ritorna il 7 gennaio, quindi se non lo vedo in sti due weekend non lo vedo fino al 7, e sono praticamente 2 mesi che non ci vediamo, e ho paura che si allontani sempre di più
  3. Ciao a tutti, vi scrivo perchè ho gran bisogno di confrontarmi con persone che possano aver vissuto situazioni simili alla mia. Sono una ragazza di 25 anni e mi sono trasferita lontana da casa circa tre anni fa per concludere gli studi e per scappare da una situazione familiare instabile, essendomi dovuta occupare sin dai nove anni di età di mia madre e di una sorella piccola a seguito delll'abbandono di un padre violento. Il trasferimento ha fatto scattare in me tutto quello che avevo represso durante l'infanzia e l'adolescenza, evidenziando un'acuta tendenza all'autodistruzione, soprattutto nell'ambito della sessualità. Mi sono rivolta ad uno studio di psicologia per intraprendere un percorso conclusosi con successo un anno fa, durante il quale è emerso il mio disturbo bipolare. Le dottoresse che mi hanno seguita mi avevano dato gli strumenti per tollerare successive ricadute, in particolare dovute a stress o cambiamenti, cosa che sto sperimentando nell'ultimo periodo, dal momento che sono al termine degli studi e ho delle scadenze strette da rispettare. Quello che mi capita e di avere delle giornate in cui non riesco a reagire agli stimoli esterni, ho bisogno di fermarmi, ma non riesco a svagarmi dal momento che mi sento in colpa, quindi, semplicemente, galleggio, per poi riprendere il giorno successivo sperimentando ogni volta qualcosa di diverso per reagire e portare a termine quello che sto facendo. Il problema è che la persona di cui sono innamorata e con cui convivo da diversi mesi risente di questi miei momenti di "giù", e, se nel vivo delle mie crisi riesce ad essere dolce e compresivo, successivamente si incupisce e mette in dubbio la nostra capacità di sopravvivere nel lungo periodo, perchè non sa cosa aspettarsi da me, da questi sbalzi improvvisi e ritiene difficile fare dei piani con me, cosa che mi fa soffrire terribilmente e aggiunge ansia all'ansia . Anche lui viene da una situazione familiare particolare, per diversi aspetti simili alla mia e alcune volte è capitato che avesse anche lui degli episodi depressivi, in particolare dettati dal bisogno di isolamento e solitudine (è una persona che "si basta", ha la tendenza a ricercare la sua soddisfazione in attività in cui si butta a capofitto). Sento che se fossi da sola riuscirei a gestire i miei momenti umorali, quello che mi chiedo è che strategia mettere in atto per rendere questa cosa più accettabile per lui e permetterci di andare oltre.
  4. Ho sempre avuto, per quanto mi ricordo, le mie particolarità nel comunicare e nel relazionarmi. A parte che con gli amici fidati, la ragazza e i famigliari, con le altre persone ho un comportamento formale e distaccato, fintanto che non ci si conosce un po, e tutto cio questo viene recepito in modo negativo. E questo non mi porta vantaggi specie nel lavoro dove devo essere in contatto con gente di tutti i tipi e con i colleghi. Le scene mute che colleziono sono innumerevoli e non riesco facilmente ad afferrare l'occasione per fare una battuta e a volte anche per tirare avanti una chiacchierata, per non parlare di iniziarne una. La situazione mi causa disagio e le esperienze per me dolorose si moltiplicano e sto pensando seriamemte a una psicoterapia.Sarebbe in questo caso una soluzione?
  5. Ho 24 anni e fino ad oggi, tutte le mie relazioni, non sono mai andate oltre il mese o poco più.. Ma partiamo dal principio.. A causa di un mio problema psicologico che mi causava molta ansia e tanta altra sofferenza, non avevo più una vita sociale. Di conseguenza, quando ero più piccolo, ossia da quando avevo 17 in su, desideravo tantissimo avere una ragazza con cui parlare, confidarmi e sfogarmi. Inoltre, desideravo tantissimo ricevere da questa ragazza affetto, comprensione, consolazione, eccetera. Non cercavo nulla di particolare in una ragazza, mi bastava che mi volesse bene. Ma ogni volta che ne conoscevo una e iniziava a nascere qualcosa, per un motivo o per un altro, la ragazza mi mollava.. E allora io soffrivo come un cane... Tutto ciò è successo tantissime volte. Ma crescendo, le cose sono cambiate.. Innanzitutto, non mi accontento più della prima ragazza che conosco. Devo trovarla interessante anche dal punto di vista caratteriale, dal punto di vista interiore. Deve essere un po' come me: intelligente, acculturata, seguire hobby e passioni... Ma credo che questo sia normalissimo. Il problema è che non riesco ad affezionarmi.. Forse perché talmente ho sofferto a causa delle ragazze, che come reazione, il mio corpo ha avuto la reazione di "chiudersi" emotivamente. Però è anche vero che ad Ottobre scorso, conobbi una ragazza che era riuscita a "prendermi" in un modo pazzesco. Ero praticamente "drogato" di lei! La sognavo la notte. Inoltre, per lei feci anche cose che non ho mai fatto per nessun'altra ragazza. E dopo avermi fatto capire che stava nascendo qualcosa, mi ha liquidato dicendomi che si era fatto risentire il suo ex... Dopo questa esperienza, non sono più riuscito a legarmi ad nessun'altra ragazza. Ce un'altra cosa da dire.. Da quando avevo circa 17 anni, faccio uso costante di video porno online. Ed ho pensato che magari la causa del non riuscire ad affezionarmi ad alcuna ragazza, desiderandola solamente a livello sessuale, sia proprio la dipendenza dal porno. È vero che quando faccio un uso intensivo di video porno, vedo tutte le ragazze come un oggetto sessuale. Desidero solamente farle quello che mi piace guardare nei video porno. Ad esempio, quando io vado in un sito porno, guardo sempre video di ragazze lesbiche, in cui, una ragazza appoggia il suo sedere sulla faccia dell'altra ragazza. E con movimenti eccitanti, si fa leccare le parti genitali e il sedere. Oppure guardo video in cui una ragazza sputa in faccia all'altra. Ovviamente, a questi generi di video, ci sono arrivato dopo anni di uso. Prima guardavo i generi che possono definirsi "normali". A tal proposito, voglio aprire una piccola parentesi.. Voi (per chi guarda del porno), che genere guardate? No, perché io non credo che sia tanto normale il fatto che mi piaccia guardare questo genere di video. Però è anche vero che se questo genere di video esiste, evidentemente io non sono il solo a cui piacciono. Chiusa questa parentesi, quando guardo questi video, capita che ci sono donne che somigliano a ragazze che conosco e/o vedo realmente.. E allora immagino che nel video siano loro. Attualmente sono fidanzato da circa un mese. Questa ragazza è molto gentile, generosa e affettuosa, ma io non provo nulla.. A volte sembra che dentro me stia nascendo un sentimento nei suoi confronti.. Ma poi, magari, abbiamo una discussione e passa tutto.. Pensate che ultimamente, mentre guardavo del porno, mi è capitato di vedere donne che le somigliavano.. E allora, come per le altre volte, ho pensato che fosse lei insieme ad un'altra ragazza.. In passato, mi è capitato che vedendo una ragazza, questa mi è piaciuta. Mi ci sono fidanzato, ma alla fine non ho provato nulla, solo attrazione sessuale e alla fine l'ho lasciata. C'è una ragazza che mi piace da circa un paio di anni, ma con cui non ho confidenza. Ipotizzando lontanamente che riuscirei a conoscerla e successivamente frequentarla, il mio timore è che alla fine, sarà come le altre... Solo attrazione fisica. Alla fine mi stancherò e nel giro di un mese la lascerò. Secondo voi, il sesso incide negativamente sulle relazioni? Cosa mi consigliate di fare? Lamia è una forte dipendenza. Qualche volta ho provato a smettere. Ricordo che l'ultima volta che ci provai, eliminai anche tutti i video dai preferiti. Fu proprio quando mi sebtivo con quella ragazza di cui ero molto preso. Ma considerando com'è andata a finire la storia, alla fine ho ripreso...
  6. Ciao, sono una ragazza di 19 anni, vado all'università e ho una vita abbastanza normale e tranquilla, ho degli amici (nonostante a volte abbia dei dubbi sulla loro lealtà, dovuti al vizio che ho di "complessarmi" su tutto)...ma il motivo per cui sto scrivendo qui è un altro. In 19 anni non ho mai avuto una relazione. Ok, molti potrete pensare che non sarà poi la fine del mondo e a volte lo penso anche io, ma poi mi rendo conto in che società viviamo e mi sento tremendamente fuori luogo. Non riesco a distogliermi dal pensiero di una relazione, anche se vorrei. Non ho mai baciato un ragazzo, tranne una volta un tizio che non conoscevo in discoteca, e ovviamente non ho mai avuto rapporti. La cosa mi fa molta rabbia, perché io non reputo di avere qualcosa in meno rispetto alle altre ragazze, non credo di essere nemmeno tanto brutta né antipatica. Eppure, non riesco a trovare la persona giusta. Qualcuno è stato interessato, ma io l'ho sempre respinto, non so perché, magari per paura. Perché da un lato ho una paura tremenda dell'intimità. Ho pensieri ricorrenti legati al sesso, ma da un lato mi terrorizzano, e non riesco ad immaginarmi in un rapporto. La cosa mi scombussola un po' perché mi porta anche a sentirmi spesso tremendamente in imbarazzo quando parlo con un ragazzo in qualsiasi circostanza e , a maggior ragione, quando siamo soli. Non riesco a non immaginare quasi ogni elemento di sesso maschile (ovviamente piú o meno della mia età) che incontro come un potenziale partner, e comunque mi sento a disagio anche con gli adulti maschi, mi sento molto più tranquilla con le donne. non capisco da dove derivi questo mio problema, non mi sembra di aver subito traumi da piccola, comunque la cosa mi fa stare abbastanza male perché, oltre a sentirmi "diversa" adesso, ho paura che questo mio imbarazzo e questa paura mi precludano in futuro di avere una relazione, e già mi sento quasi fuori tempo massimo...cosa posso fare? Secondo voi, da cosa potrebbe derivare questa sorta di disagio? Grazie a chi leggerà
  7. Salve a tutti Mi presento, mi chiamo Francesco Minelli e sono psicologo e psicoterapeuta e lavoro a Roma. Mi sono specializzato in Psicoterapia Psicodinamica e mi occupo prevalentemente di problematiche relazionali, solitudine e problemi di autostima. Mi interessa principalmente fornire il mio aiuto come professionista riguardo queste tematiche e confrontarmi con voi. Se qualcuno ha problematiche che vuole discutere privatamente può anche contattarmi in privato. Un saluto
  8. Buongiorno a tutti, vi scrivo per avere pareri riguardo agli eventi che ho vissuto e che stanno manifestandosi nella mia vita ed in quella della mia compagna. Sono un ragazzo di 33 anni, molto estroverso e sicuro di se. Ho diverse aziende ed ho iniziato a lavorare ed a creare imprese quando avevo solo 23 anni. Provengo da una famiglia inizialmente benestante e decaduta economicamente negli anni, fino a situazioni economiche molto complesse ( padre senza lavoro, vita con la sola pensione della madre etc. proprio quando la mia ex mi aveva lasciato ed io non avevo ne lavoro ne soldi). Ho avuto volontà e coraggio ed anche contro i dettami della famiglia sono riuscito a creare un mio piccolo impero. Oggi posso definirmi un uomo arrivato e completo sotto il profilo personale e professionale, adoro gli animali e sono molto empatico con la maggior parte delle persone, tuttavia ho anche dei difetti importanti, come un discreto egoismo ( di cui spesso faccio fatica ad accorgermi ) ed un elevata considerazione di me, nonostante questo ed al di la del mezzo con cui vi sto comunicando che può decisamente fuorviare, non sono quasi mai considerato arrogante, saccente o spocchioso, al contrario tutti mi considerano troppo buono. Come precedentemente accennato, in passato ho avuto una relazione per me molto importante terminata contro la mia volontà per cessato amore della mia ex ragazza ( 2004 ) Ad oggi mi trovo in una situazione complessa, circa 10 anni fa una ragazza allora poco più che ventenne amica di amici , provò ad approcciarsi ed a proporsi a me come mia possibile compagna, ma io la rifiutai poiché ritenevo di essere ancora innamorato della mia ex e non vedendo o provavo per lei quelle sensazioni che hanno sempre accompagnato la mia vita amorosa, ( anche con altre ragazze precedenti alla mia ex, ho avuto numerose storielle e storie antecedenti fin dalle scuole medie). Con quella che chiamerò la mia “attuale compagna” Dopo un anno di frequentazioni come “amici” senza alcuno scambio di effusioni o affetto amoroso, mi trovai a lei molto affezionato e forse per non voler farla soffrire e per dare sollievo anche a me, provato da anni di fatiche per un amore ormai non più corrisposto, accettai di fidanzarmici. La verità è che con lei non provavo grande attrazione fisica ( al contrario lei per me ne provava molta ) ma io con lei stavo bene, avevo un senso di serenità e pace interiore molto ampio ed accogliente, la vedevo come la compagna sicura e sempre presente, che mai mi avrebbe abbandonato. Era la fine del 2007, ed io per un motivo o per l’altro mi iniziai ad affezionare a questa ragazza, per lei ero il primo ragazzo, un amore grande, per cui piangeva sempre, si disperava e mi cercava in continuazione, io ero il suo mondo . Dalla mia parte io spesso tentavo di mettere fine alla relazione che non pensavo potesse essere corretta per me, per via di provenienze sociali diverse e visioni distanti, la sua famiglia è di tipo “contadino” mentre la mia fortemente “cittadina”. Gli anni passarono ma io non mi sentivo innamorato di questa persona ed in diverse occasioni, anche per la mia bramosia sessuale, la tradivo sessualmente ( senza farlo sapere a lei o a conoscenti per non ferirla ) e cosi ho continuato per anni, fino ad oggi. Devo dire che quello che per la società è definito “tradimento” per me lo era semplicemente a livello sessuale e da uomo, sono certo di non aver mai avuto alcun coinvolgimento emotivo con le persone a cui mi accompagnavo per le attività sessuali. Provavo semplicemente piacere a stare con loro, ad uscirci a divertimi a letto con loro, ma mai avrei pensato di lasciare lei per una delle mie avventure occasionali. Le cose sono proseguite con bellissimi momenti e momenti più o meno bui ( soprattutto per me che non mi sentivo soddisfatto dalla mia compagna ) fino al mese di Aprile del 2012. Nel mese di Febbraio dello stesso anno , decisi che era il momento di realizzare uno dei miei più grandi sogni ; avere un cane tutto per me. Cercai quindi un allevamento e per pura casualità e propensione alla tenerezza di quella razza, scelsi un Labrador cioccolato, chiamai emozionato la mia lei e le dissi che c’erano dei cuccioli appena nati in un allevamento non lontano dalle nostre abitazioni, il pomeriggio stesso andammo a vederli. Io mi innamorai subito del cucciolino di appena 2 giorni, le mi seguiva nell’allevamento ma non era entusiasta quanto me, anche se era contenta. Decisi di prenderlo, al ritorno fantasticavamo insieme e cercavamo un nome da dare a questo cucciolo, il nome me lo consiglio lei e quello gli venne dato. Dopo qualche mese arrivò il cane e come sapevo divenne un impegno importante e in certi casi limitante, poiché era strettamente dipendente da me ( ai tempi vivevo in famiglia ed i miei genitori erano contrari ad avere animali, mia madre aveva anche paura ) Dovetti quindi provvedere io al cucciolo in tutto e per tutto, dal portarlo fuori al pulire deiezioni alle 6 del mattino. Per lui ho rinunciato a molte uscite, ho chiesto ad amici di posticipare cene, ho evitato gite fuori porta per non lasciarlo solo, insomma è stato un grosso impegno, per me completamente ripagato dall’amore incondizionato e da un legale speciale, la mia lei al contrario iniziava a rabbuiarsi pesantemente. Nel mese di Novembre del 2012 dopo aver parlato con la mia attuale compagna decidemmo di andare a convivere ( con cane al seguito ) , io quale mente attiva e trascinante della coppia, cercai e trovai una casa adatta a noi, vicina ai suoi genitori e dai miei ( i miei genitori gestiscono il cane dalla mattina alla sera quando sono al lavoro e con il tempo si sono rianimati e sono diventate due persone migliori grazie a questo cane). Noi avevamo il cane solo nel weekend ed a volte nemmeno quello l'unica cosa è che la sera dormiva con noi. Lei prese visione della casa e disse che andava bene, era contenta e insieme ai suoi genitori si prodigo per la sua sistemazione ( con me ovviamente ) dopo poco la casa era pronta e noi entrammo. Lei tentava di imporsi con scelte sue ed io stupidamente per via del mio carattere fortemente dominante non le permettevo sempre di compiere le sue scelte, anche banali poiché volevo sempre che lei si elevasse socialmente ed “esteticamente”. Quindi le tarpai un po’ le ali, lei dal canto suo non accettava il cane in alcun modo, spalleggiata dalla madre ( che aveva un cane legato alla catena fuori casa da oltre 15 anni ) diceva con arroganza e prepotenza che i cani devono stare in giardino, la cosa non mi andò giù poiché ormai per me “il cane era come un figlio”. Meno di una settimana dopo l’inizio della convivenza lei si fece venire un attacco isterico/asmatico poiché diceva che il cane puzzava e non doveva dormire con noi in stanza ( il cane aveva la sua cuccia e non saliva assolutamente sul letto ) stava a debita distanza da lei perché capiva che lei non lo voleva. A seguito di questo evento io decisi di interrompere la convivenza e le chiesi se non fosse in grado di gestire la cosa di allontanarsi dalla casa e da me. Lei il giorno dopo con i genitori al seguito e senza parlare con me prese tutte le sue cose in mia assenza e se ne andò a casa da mamma e papà. Io rimasi a vivere in quella casa solo ( con il mio cane ) per quasi 4 anni, non smettemmo di stare insieme e frequentarci ma qualcosa era cambiato. Passarono quasi 4 anni “normalmente” stavamo insieme, vacanze insieme, ci sentivamo poco in settimana , messaggini e una chiamata la sera etc. Nel frattempo l’azienda per cui lavorava ( e per cui non era contenta di lavorare ) la lascio a casa, io le offrii diversi lavori ma lei non volle poiché per raggiungerli avrebbe dovuto usare il treno ( lei è laureata con il massimo dei voti ed ha una preparazione accademica veramente ottima ) cerco per pochi mesi e non trovando nessun lavoro “dietro casa” decise di prendere la disoccupazione ( a 27 anni ) ed attendere tempi migliori. Resto quindi a casa per 1 anno e mezzo, senza mai voler riprovare a convivere con me ma stando a contatto con i genitori 7/7 24h giorno conducendo una vita da 70 enne ( età dei suoi ). Non era comunque completamente scontenta ne di noi ne della sua vita, ma io vedevo che iniziava piano piano come a spegnersi ed ad essere sempre più chiusa in se stessa. Fino all’inizio dello scorso anno quando sulla scia della sua volontà decise che voleva provare a fare l’imprenditrice anche lei. Anche se inizialmente titubante poiché conoscevo ( o pensavo di conoscere ) il suo carattere accettai di aiutarla nell’inizio dell attività senza però farla io per lei , poiché questa era la sua richiesta. Dopo pochi mesi inizio a rabbuiarsi sempre più, aveva messo in piedi un ottima macchina da business ma non riusciva a spingerla e si fermava ad ogni ostacolo senza nemmeno tentare di superarlo ( solo con la mia presenza o la delega a qualche mio dipendente c’erano segnali di vita aziendale ) altrimenti stava a fissarsi su particolari irrilevanti adducendo a volontà di perfezione che non la facevano andare da nessuna parte. Nel mese di agosto del 2015 mi confesso di non riuscire a dare un senso alla sua vita ( mi senti un deficiente, uno che non era riuscito ad aiutare la sua donna ) le dissi che c’ero io… che le sarei sempre stato accanto e che qualsiasi fosse stata la sua scelta io l’avrei supportata, anche se avesse voluto chiudere e provare a cercare di nuovo un lavoro dipendente. Durante l’anno scorso per farla svagare e per tirarla su di morare arrivai a farle fare 8 viaggi vacanza, due crociere , grandi hotel , volli che provasse cose nuove , che aprisse la mente e crescesse accettando il mondo ed il diverso, volevo fare tutto quello che potesse farla stare meglio, non ebbi successo mi sbagliavo. Per riuscire a tirarla su di morale, pensando si trattasse anche del lavoro che non aveva, decisi di farle fare un part time in una delle mie aziende e la portavo personalmente in auto da casa all’ufficio, era bravissima, veramente professionale e preparata, se gli veniva detto cosa fare lo faceva benissimo. Solo che le dissi anche che non avrei voluto sempre che restasse a lavorare da me perché per la sua indipendenza ( anche economica e personale ) sarebbe stato meglio se avesse considerato il lavoro che le offrivo io come un tampone bello ma a scadenza di quando avrebbe trovato un lavoro suo. Inutile dire che non cerco nulla per tutti e 4 i mesi che la feci stare nell’azienda, veniva 3 giorni a settimana come da accordi e gli altri due giorni andava in palestra e poi tornava a casa dai suoi Lei continuava la sua discesa e io non capivo come aiutarla, le dissi di affrontare il discorso con uno specialista per non arrivare a condizioni depressive più gravi ma lei non mi prese in considerazione. Le chiesi allora di riprovare a vivere con me. Lei accetto e piano piano ( veniva qualche giorno alla settimana con uno zainetto con dentro le sue cose e non si lavava mai li ) la cosa andò avanti fino a novembre quando inizio a manifestare stati di irrequietudine , voleva uscire con amiche e cercando distrazioni fuori dalla coppia, ed iniziando ad addurre il suo malessere a scarsa autostima ( vero probabilmente ) ma cercandola grazie alle potenziali attenzioni ricevute da altri uomini ( questo trascinata da un “amica “ molto ballerina con il marito ) Alla fine di dicembre scoppio e disse che lei non riusciva a vivere in quella casa che era troppo legata ai ricordi negativi etc. Io sentendomi in colpa e capendo di poterla perdere, iniziai a cercare la un'altra casa e questa volta la feci scegliere a lei. Trovo una casa meravigliosa , un bellissimo appartamento milionario con terrazze sospese e cucine ( la sua grande passione ) bellissime. In quella casa il cane promisi non sarebbe mai entrato nei bagni ne avrebbe bevuto dal bidè ( suo grande piacere ) ne sarebbe stato a dormire nella nostra camera matrimoniale. Mi impegnai inoltre , nonostante io lavorassi molto ad aiutarla in casa ed a fare la spesa con lei insomma a fare tutto ( naturalmente lei economicamente non aveva alcun peso, sceglieva e tutto veniva saldato da me , dalla spesa alle bollette , ogni cosa ). Dopo aver arredato ed attrezzato la casa insieme, condividendo, lasciando a lei la scelta e la decisione, riuscì a stare in quella casa per 1 mese e qualche giorno, alla fine della scorsa settimana dopo un cinema. Notavo che nonostante i suoi sforzi ( coadiuvati sempre dai genitori che era sempre presenti, hanno fatto più lavori loro di lei ) non portava i vestiti nella casa e non si lavava li, preferiva tornare sempre a casa dai suoi. Quando la chiamavo la sentivo sempre in quella casa e mai nella nostra, mai a sistemare qualcosa o a pensare e progettare qualcosa per noi, la cosa mi rattristava pesantemente ed avvertivo un profondo senso d’ansia nel pensare di tornare a casa la sera e vederla sul divano con una coperta sulle spalle a giocare al solitario. Sapevo che quando sarei entrato non avrebbe quasi salutato, non avrebbe nemmeno guardato mio cane e avrebbe comunicato solo se “interrogata”. Vedevo inoltre che non voleva essere abbracciata, che a letto ormai non c’erano più rapporti di alcun tipo e che non cercava mai un bacio una carezza. Voleva solo non fare nulla, stare li in un suo limbo. La scorsa settimana siamo stati al cinema, durante il tragitto non ho resistito e dopo la millesima volta in cui tentavo di tirarla su e lei rispondeva a monosillabi, sono sbottato e le ho detto che la prima ad aiutarsi deve essere lei perché nessuno può dare la volontà alle persone ( nemmeno io nella sua visione di me come quasi onnipotente ) lei si mise come sempre a piangere, io le dissi che mi dispiaceva e che anche io a volte cedo, ma pochi secondi dopo mi sentivo già in colpa e le tentai di prendere la mano… Inutile dire che non volle , guardammo il film, tornammo a casa e come sempre la vidi iniziare a mettere le sue poche cosi portate nella nostra casa in dei sacchetti, mando un sms alla madre con scritto che tornava, io non volevo le chiesi di resistere di vincere e di vincersi, ma lei piangeva e diceva che se restava li sarebbe impazzita ed avrebbe ucciso il mio cane…. Io non sapevo più che fare la vedevo stare male, stavo male anche io non riuscivo a risolvere ma le chiesi comunque di restare , le ho detto che tutto può essere risolto ( questa è la mia visione ovviamente ) lei non ascolto ragioni mi diede un forte abbraccio un bacio sulla guancia, io ero pietrificato non ci credevo che un'altra volta dopo tutto quello che avevo fatto e che avevamo fatto lei se ne andasse cosi…. e invece, se ne andò nel cuore della notte. Da allora sono passati 6 giorni, il giorno dopo le scrissi per sapere se stava bene e parlai con i genitori per dirgli di stargli vicino ( ma non troppo ) di non preparare sempre la cena, di non rifare il letto, di spiegargli che la vita è dura e che nonostante lei non abbia mai avuto un problema reale fino ad ora… prima o poi bisognerà crescere ed affrontare le avversità. Lei mi ha mandato un solo sms con scritto che sta bene , le spiace farmi soffrire ma vuole stare da sola per qualche giorno. Io da allora non le ho più scritto, sono di umore ballerino ma vado avanti come sempre, come devo per me e per chi mi sta intorno. A volte mi scopro sollevato , però poi la penso senza di me nel mondo e mi preoccupo, mi dispiaccio mi deprimo e sento un nodo allo stomaco. Non so se concepisco l’amore come gli altri, so che per me c’è un'unica certezza e io ci sono sempre in qualsiasi condizione, questo per me è amore. Io non cedo mai. Solo che questa volta la decisione l’ha presa lei, e non posso farla tornare per poi farle ripatire tutto e stare male anche io, credo che debba affrontare un percorso personale per stare bene con se stessa, e forse aimè in quel percorso io non ci sono. Non so se tornerà, so che se lo farà dovrà essere piu adulta, ma credo anche che cambiare a 30 anni non sia cosi immediato e facile. Grazie per chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui, chiedo scusa per gli errori e la confusione, ma non voglio ricorreggere questo documento volutamente per dar meglio la prova di come sono ora.
  9. Buonasera a tutti... Volevo portare alla vostra attenzione il mio problema, con la speranza di trovare dei validi consigli o qualche aiuto. Parto parlando del problema principale, ovvero il fatto che da bambina ho aimè subito ripetuti abusi sessuali dall'età di 8 anni fino ai 10 da mio nonno (ora ne parlo con disinvoltura ma non è così facile affrontare la cosa). Come potrete immaginare questo fatto è stato devastante per me, soprattutto il non riuscire a parlarne con nessuno, il sentirmi sporca, colpevole e non compresa. Anche a distanza di anni, quando ho tentato di parlarne con dei parenti (mia sorella in particolare), sono stata trattata come fossi io la carnefice e lui la vittima, perchè "era fatto così, un pò pervertito" (premetto che non ho mai raccontato i particolari). Purtroppo la mia famiglia non è stata d'aiuto a priori, perchè sono cresciuta in un contesto in cui il sesso era un tabù, un "peccato". Inoltre mio padre è sempre stato molto maschilista ed ha sempre chiamato le donne "cagne in calore" (comprese noi figlie) ed attribuendo altri aggettivi sempre inerenti alla "facilità ormonale" delle donne (es. "le donne ragionano con l'utero", "le donne sono tutte pu***ne" etc.). Questo mio passato disastroso ha portato le sue conseguenze sgradevoli nella mia vita. Oltre ad aver avuto periodi intensi di bulimia e/o di depressione (di cui tuttora soffro), naturalmente anche le relazioni con gli uomini sono state molto complicate. Ho sempre creduto che l'unico interesse per gli uomini con cui stavo fosse il mio corpo (seppur io lo trovi orribile) ed ho sempre cercato di "accontentarli" facendo sesso con loro, pur non provando io stessa quasi niente nel rapporto (il primo orgasmo l'ho avuto all'età di 20 anni, dopo anni di ripetuti rapporti sessuali, dai 16 anni in poi, ed anche dopo quello non sono stati mai molto frequenti) ed ogni volta, al termine di un rapporto sessuale, piangevo di nascosto. Solo negli ultimi anni (ora ne ho 28) ho cominciato a provare piacere e a non piangere, trovando compagni in grado di farmi capire che di me apprezzavano qualità che andavano oltre il corpo. Ultimamente però il trauma si è risvegliato tutto insieme per un brutto episodio (che per tutti voi sembrerà probabilmente banale o "normale") scaturito dal mio attuale compagno. Faccio una breve descrizione del mio ragazzo; io sono la sua prima donna (è più piccolo di me, ha 22 anni attualmente e stiamo insieme da un anno e mezzo) e con me ha fatto tutte le sue prime esperienze. Questa cosa naturalmente mi ha attirata verso di lui, sicuramente perchè in questa sua inesperienza ci rivedevo la "purezza" che io purtroppo avevo perso troppo presto. Inoltre a detta di tutti i nostri amici comuni, lui non si era mai interessato alle donne e anzi diceva di poterne fare a meno (infatti mi chiedono come io abbia fatto a fargli cambiare idea), ed in effetti questa cosa l'avevo notata da me, soprattutto perchè a differenza di molti "maschi" che conosco, quando una bella ragazza passava lui non si voltava a guardare, anzi, a volte distoglieva anche lo sguardo (è molto timido, soprattutto con le donne). Quando poi ci siamo messi insieme, il suo ammettere di non aver mai avuto una donna perchè "non ne aveva avuto occasione" (quindi non per scelta) e lo scoprire che anche lui aveva guardato film pornografici o simili, non dico distrusse l'immagine santa che io avevo di lui, ma mi ci fece restare molto male. Sapevo e so che la pornografia per un uomo è una cosa normale, ma mi disgusta, soprattutto quando si parla di pornografia violenta o volgare. Parlandone con lui questa cosa uscì fuori (ovvero il fatto che la trovo una cosa piuttosto ripugnante), quindi in sua difesa mentì, dicendomi che da quando stava con me non faceva più uso di queste cose (copione che poi ho visto essere piuttosto comune in queste situazioni) ed io come un'ingenua, non so nemmeno io come in verità, ci credetti. Volevo che restasse più puro che mai ai miei occhi. Fu un errore madornale. Dopo un anno e tre mesi di relazione è successo il patatrac. Ero a casa sua per aiutarlo a studiare e lui, come suo solito, mi stava lasciando utilizzare il suo computer per scaricare delle slide sull'argomento (un'altra cosa che mi ha sempre fatto fidare di lui è proprio il fatto che mi facesse tranquillamente vedere tutto se volevo, cellulare, messaggi, computer... cosa che io non facevo perchè non ne sentivo il bisogno fidandomi ciecamente. Per la prima volta nella mia vita fidandomi così tanto, tralaltro...). Scaricate le slide sono andata a guardare nella cartella "download" per prelevarle (nel frattempo lui era li presente con me) e lì ho visto ciò che non avrei mai voluto vedere; due foto erotiche. Specifico l'aspetto "erotiche", che lo ha salvato da una parte, perchè come poi mi ha confermato anche lui, mi ha fatto comprendere che la violenza dei porno e la volgarità non lo attiravano, ma preferiva una foto che fosse bella anche a livello di fotografia stessa, e questo sicuramente non lo ha reso un santo ma sicuramente più accettabile ai miei occhi di persona che ha subito una violenza sessuale e che trova schifosa la violenza di quel genere. All'inizio non mi sono nemmeno resa conto, nel senso che era una cosa talmente inaspettata per me che nemmeno la concepivo come quello che era in realtà. Solo dopo qualche minuto ho capito che erano foto che lui aveva utilizzato per masturbarsi. Il mondo mi è totalmente crollato addosso. E' stato come vedere di fronte a me un angelo trasformarsi in un mostro deforme. Lui ovviamente ha cominciato a tartagliare scuse, del tipo "sono quelle cose che si scaricano da sole" (che effettivamente era anche vero perchè lui non si era reso conto si fossero scaricate, altrimenti il pc non me lo avrebbe nemmeno fatto usare) e altre cose del genere, ma si vedeva benissimo che stava mentendo. Il suo volto bianco non poteva mentire più di tanto. Non sto a raccontare tutto quello che è successo in quella serata terribile, ma la delusione ed il dolore per me sono stati fortissimi al punto che inizialmente mi faceva ribrezzo anche che mi sfiorasse. Mi disse che da quando stava con me era veramente accaduto di rado, e che era accaduto in momenti in cui io stavo male o ero troppo stanca per avere rapporti (li abbiamo quasi tutti i giorni perchè praticamente conviviamo), ma la cosa non mi fece comunque cambiare atteggiamento. Il fatto che avesse usato altre donne, tralaltro così lontane in canoni di bellezza da come sono fatta io (che poi, come ho già detto, mi reputo bruttissima, anche se comunque sembro piacere abbastanza dato che ho sempre avuto dei "pretendenti"), mi faceva (e mi fa) sentire malissimo. Ho comunque continuato ad andare avanti con lui come nulla fosse successo, fra momenti di crisi, attacchi di rabbia, momenti di autolesionismo, nausea e vomito ed altre cose, e questa "sopportazione" è durata fino a qualche giorno fa, in cui ho deciso, non facendocela più, di prendermi una pausa con lui. Io amo moltissimo questo ragazzo e non voglio perderlo per un problema che è fondamentalmente mio. Si, lui ha sbagliato a mentirmi e sbaglia nel suo modo di nascondersi al mondo, ed anche a me, facendo credere a chiunque che lui sia esente da impulsi sessuali comuni, ma io so benissimo che la mia reazione, il dolore forte che ancora provo nonostante siano passati più di due mesi da questo avvenimento, sono legati soprattutto alle brutte esperienze del mio passato e alla mia poca autostima, scaturita in parte anche da quelle esperienze. Gli ho chiesto questa pausa perchè ho bisogno di affrontare FINALMENTE (dopo anni in cui sono fuggita dal problema) questo mio disagio e di tornare da lui più consapevole di me stessa e in uno stato in cui io possa accettare quello che ha fatto (e che sicuramente rifarà essendo uomo, anche se lui mi ha promesso il contrario, ma ormai non mi fido più e in ogni caso NON VOGLIO che trattenga qualcosa che gli serve per stare bene e che è naturale per lui come per tutti). Il problema ora è che non so da dove partire. Vado già da una psicologa con cui da poco ho tirato fuori questo mio trauma, ma io ho bisogno di una vera e propria terapia, non solo di parlare. Qualsiasi consiglio in questo momento è prezioso per me. La lontananza da lui mi fa stare molto male (come so per certo anche a lui), ma allo stesso tempo credo sia necessaria. I momenti in cui lo aggredivo erano diminuiti molto rispetto al primo mese, ma continuavano ad esserci. Non c'è un giorno in cui non ho una crisi di pianto per quanto è successo. Non voglio tornare precocemente a vederlo senza aver risolto questo problema perchè so che questo mio male manderebbe tutto in frantumi come già aveva cominciato a fare. Spero possiate aiutarmi, grazie.
  10. Salve a tutti, mi sono appena iscritta per raccontarvi la mia esperienza e per avere qualche consiglio... Mi sono appena lasciata da una bellissima storia durata 4 intensissimi anni. Non posso negarlo: sto davvero male. Siamo andati a convivere dopo 2 anni che stavamo insieme, parlavamo di matrimonio e lui stesso diceva di voler condividere il resto della sua vita con me. Io ci credevo con tutta me stessa, solitamente sono una tipa con i piedi per terra ma come potevo non fidarmi di lui? Poi arriva QUEL giorno, inaspettato, terribile. Erano due settimane che lo sentivo distante, annoiato, freddo... pensavo che fossero problemi al lavoro (dato che lavora tantissimo e spesso è stressato) così ho deciso di assecondarlo e stargli vicina lasciandogli anche i suoi spazi quando me lo chiedeva. Quel giorno mi fa sedere e si apre: Io non ti amo più. Un tuffo al cuore. Mi sento morire. Anche ora che scrivo mi sento un nodo alla gola. Comunque. Essendo ancora molto giovane non voglio ridurmi a pensare che starò sola per sempre anche se ho davvero paura di non riuscire a trovare nessuno. La mia non è tanto la paura di stare sola quanto quella di non sentirmi amata da nessuno. Ho parlato con un sacco di amiche e alcune di loro mi hanno consigliato siti di incontri, applicazione e tutte quelle cose.. ma io non voglio cedere, vorrei riuscire a trovare qualcuno di vero..senza passare attraverso mezzi tecnologici.. Non so se voi siete mai stati lasciati, però vorrei sapere cosa fare ora... non voglio stare sola ma allo stesso tempo non voglio trovare uno qualunque.. Grazie a tutti in anticipo
  11. Ho sedici anni, sono un ragazzo nella norma, fisicamente carino e molto dolce e romantico. Nei precedenti due anni ho iniziato 5 relazioni diferenti e nessua ha avuto successo. Frasi come: "scusa ma sei troppo fantastico come amico", "sei una persona splendida ma non voglio", "è un grandissimo amico" per me sono routine. Ora lasciamo stare il fatto che utte mi vedono sempre come una persona seria, intelligente, uno con cui confidarsi; perchè sento il bisogno, la necessità di avere una relazione? Ci penso continuamente, ci provo, ma non riesco eppure rimane un punto fisso nella mia testa. Sento il bisogno di una perona che mi abbracci, che mi desideri, che mi capisca... (ma non un amica). (mi sento solo e incompreso) Sono abbastanza demoralizzato, triste. Per riassumere la mia infanzia: madre borderline, padre sempre al lavoro, sorella sempre fuori casa; ho vissuto per due anni dai miei nonni. Aiutatemi a capire perchè ho questa esigenza
  12. Ciao a tutti, da un po' di mesi mi vedo con un ragazzo e temo che lui abbia subito violenze sessuali quando era piccolo. Ci sono tanti piccoli e grandi indizi che mi hanno portato a questa conclusione, ma vorrei uno sguardo più professionale. Ecco le sue caratteristiche: - è paranoico (geloso, insicuro, pensa che tutti gli vogliano fare del male, paura del tradimento); - è iper percettivo, sempre sull'attenti, controlla sempre i movimenti degli altri, le uscite nei locali chiusi, ecc.; - ha molte ansie e paure, all'inizio della nostra relazione a momenti improvvisi cominciava a sudare dall'ansia. Ora va molto meglio; - all'inizio aveva molte difficoltà nei rapporti sessuali; - tende a bere molto alcool (non è alcolizzato, però dice di riuscire a rilassarsi davvero quando beve alcool); - ipocondriaco; - stomaco sensibile (sindrome del colon); lui ha ammesso che qualcosa gli sia successo, ma più di così non sono riuscita a farmi dire. La sua famiglia è un po' particolare, lui è il sesto di otto fratelli, e mi raccontava di come da piccolo passasse moltissimo tempo ad osservare il viso di sua madre, per imprimerselo bene nella testa, perché altrimenti l'avrebbe immaginata senza volto, con un volto bianco. Lui sembra abbastanza arreso a questa sua condizione di ansia e paura per tutta la vita e io non so come convincerlo a parlarne con uno psicologo. Lui dice di essere così da sempre, da piccolo aveva paura di Dio, delle catastrofi naturali, che sua madre morisse, che sua madre fosse in realtà un'altra persona. Quest'ultima paura è molto forte tutt'oggi, nei riguardi di tutti. Ha paura che le persone lo vogliano cambiare o manipolare e che non siano mai quello che sembrano. Qualcuno può aiutarmi? Sto esagerando o effettivamente potrebbero essere delle conseguenze di violenza sessuale? Come faccio a farlo stare meglio e convincerlo ad andare da uno psicologo? Grazie.
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