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  1. Ciao! Sono Pandaemonio, invalido al 75% ho 41 anni e soffro di tante cose tra cui ben due disturbi della personalità in comorbidità. Mi ritrovo purtroppo a dover discutere e dibattere fortemente, almeno una volta a settimana, con il personale della mia ASL di riferimento, primario compreso. Evito di raccontare i miei problemi e arrivo subito al punto: Chiedere uno psicologo in ASL è una barzelletta. Le mie patologie mi hanno portato a lasciar perdere la sanità pubblica che stava aggravando tutto e puntare su sostegno e supporto privato. Il problema è nato quando mi sono reso conto che in ASL non erano presenti psicologi ma solo psichiatri e questi gestivano gli "utenti" come pacchi postali, da smistare nel centro diurno o agli assistenti sociali. Purtroppo mi ci sono ritrovato in mezzo, ho chiesto più volte sostegno e supporto ottenendo solo un posto in un centro diurno del tutto deleterio per me, un luogo del tutto incompatibile con una persona che soffre di disturbi della personalità che la rendono estremamente asociale. Una sorta di terapia d'urto forzata, che ha solo peggiorato le cose. Nel privato, cercando costantemente psicologi e professionisti che riuscissero a capire la mia condizione mentale, ho trovato dei veri esperti sull'argomento e soprattutto ho trovato persone AGGIORNATE. Ho cominciato percorsi annuali, ho cercato poi riscontri con altri specialisti per confermare quanto mi è stato poi diagnosticato. Dopo un lungo percorso psicoterapeutico e tanti soldi spesi ho finalmente dato dei nomi alle mie patologie, peccato che tutto questo non viene riconosciuto dall'INPS e neanche dalla ASL. Ho chiesto quindi alla mia psichiatra in ASL più volte di ascoltarmi, di fare terapia, cosa che mi è stata negata e che mi ha portato ad una diagnosi di "Disturbo della personalità N.A.S." (non altrimenti specificato) e pur avendo io diagnosi esterne in privato, vengono del tutto ignorate. Ho dovuto quindi chiedere un cambio medico, negato dalla psichiatra che quando gli ho detto che non andavano d'accordo mi ha riso in faccia. Sono dovuto andare quindi dagli assistenti sociali, scrivere email direttamente al primario e fare in modo che tutto questo orrore finisse. Purtroppo anche discutendo con il primario che amichevolmente mi ha preso in carico, resta comunque uno psichiatra. In ASL ignorano del tutto la figura dello psicologo, è come una gerarchia e per loro lo psicologo è una sorta di galoppino. Nel mio caso gli psichiatri si sono rivelati solo spacciatori di farmaci e certificati, non ascoltano psicologi e figure esterne e danno per scontato che la loro parole è legge. Ho fatto e faccio ancora adesso immensa fatica a far capire che i disturbi della personalità vanno curati con psicoterapia, non basta una cura farmacologica e a volte non è neanche necessaria. Nulla, mi scontro contro un muro di ignoranza che non solo nega l'utilità di una professione ma mette in mostra una totale ignoranza proprio nel campo della salute mentale. Sinceramente io non posso spendere tutti questi soldi per tutta la mia vita, senza contare che trovo profondamente ingiusto che la diagnosi valida per l'INPS sia quella di chi non fa terapia con me, non conosce approfonditamente la mia situazione e soprattutto non ha idea di come trattare le mie patologie.
  2. Ciao! Sono Pandaemonio, ho 41 e scrivo da Napoli. Mi fa piacere entrare in questa comunità e spero di riuscire a trovare un confronto utile e costruttivo raccontando la mia storia. Sono in terapia da metà della mia vita in pratica, non in modo continuativo purtroppo. Poco dopo i vent'anni mi hanno diagnosticato una grave forma di agorafobia, vivevo con la mia famiglia ma come un recluso, chiuso nella mia stanza. Sono stato tre anni in totale isolamento vivendo solo di notte e dormendo durante il giorno, mangiavo roba surgelata e vedevo gli altri membri della mia famiglia molto raramente. Un bel giorno decisi di fare il "turno lungo" e tirando avanti da sveglio fino a mattina, aprendo la finestra vidi il sole. Non lo vedevo da ... anni probabilmente, svenni sul colpo. È iniziato tutto così. Grazie ad internet e l'online sono comunque riuscito ad avere una sorta di vita, amicizie e anche a fidanzarmi poi "attirando" tramite dei blog dove scrivevo racconti e poesie. Le mie relazioni erano praticamente vissute in quattro mura e obiettivamente non erano sane, sempre sature di co-dipendenza e tossicità. Disperata una mia compagna decise di portarmi davanti alla commissione dell'INPS sperando che potessero aiutarmi, indirizzarmi in qualche struttura dove poter essere aiutato. Sono finito nella ASL della mia zona, dove non c'è mai stato uno psicologo ma solo psichiatri. Mi hanno imbottito di farmaci e ho ottenuto il 75% di invalidità. Con il tempo le diagnosi sono cambiate e io non mi sono mai curato di leggerle, mi sono sempre fidato ciecamente dei medici facendo tutto quello che mi dicevano fino a quando ho cominciato a stare peggio. Non voglio annoiarvi, posso solo dire che purtroppo il percorso fatto in ASL e quindi con la sanità pubblica mi ha portato ad entrare da loro con una diagnosi di IBS (sindrome del colon irritabile), agorafobia e disturbo ciclotimico, e ne sto uscendo attualmente con più del doppio delle patologie. L'approccio pubblico è stato quello di catapultarmi in un centro diurno dove le mie patologie sono sfociate rendendo l'agorafobia l'ultimo dei problemi. Ad un certo punto la stessa psichiatra ha cambiato diagnosi scrivendo "Disturbo della personalità N.A.S." (non altrimenti specificato). Da quel momento, presa visione che neanche loro sapevano io cosa avessi, sono andato nel privato. Negli anni ho fatto tanta terapia, spendendo tanti soldi. Prima è arrivata la diagnosi di disturbo della personalità evitante. Perché effettivamente io non avevo paura di uscire, evitavo semplicemente ogni tipo di interazione e relazione con gli esseri umani. Diagnosi arrivata a quanto pare troppo tardi, visto che la mia reazione ad una situazione di totale isolamento in una casa satura di malessere, litigi, urla, violente vessazioni da parte dei miei, mi ha portato a reagire in qualche modo a questa necessità e bisogno di isolamento tossico. La reazione è stata di pura rabbia perché non tolleravo e non accettavo la totale mancanza di attenzione nei miei confronti, sia dalla mia famiglia che dal personale della ASL che mi aveva in carico. Non voglio scrivere un poema, ma l'anno dopo il disturbo evitante mi è stato diagnosticato in comorbidità anche il disturbo narcisistico di tipo covert. Scherzandoci sopra, come mi è stato detto in passato: Per chi ha sentito di questo disturbo, ebbene a quanto pare sono uno dei pochi narcisisti che è in terapia. Ovviamente mi ci sono ritrovato, non è dunque stato un problema andarci. Per chi invece come me pensava che i narcisisti fossero quei bastardi manipolatori che fanno soffrire le proprie compagne con manipolazioni, dipendenze affettive, love bombing ecc. Mi spiace, evidentemente non è così. Anzi, sono quasi sempre io quello che soffre dopo una rottura. Quello che mi è stato diagnosticato è il tipo covert e quindi "nascosto" che in pratica mi fa sembrare l'esatto opposto del più classico Overt. Non mi piace stare al centro dell'attenzione, non mi nutro di complimenti e di attenzioni e non vado in giro a dispensare "abuso narcisistico". Tendenzialmente il problema che ho io, quindi il mio narcisismo è una totale carenza di empatia, forte egocentrismo che si trasformano in arroganza e menefreghismo. Sono una persona molto sensibile ed educata e questo mi fa essere "nascosto" ma quando poi mi esprimo, a quanto pare, si nota che sono interessato principalmente ai miei bisogni e poi dopo ... a chi amo? Forse, e sì i narcisisti si innamorano. Non siamo robot. Sul narcisismo ce ne sarebbe tanto da dire, a causa di social come TikTok mi son ritrovato insultato e sentenziato manco fossi un criminale, per colpe di gente che poi non solo non conosco e con me non ha nulla a che vedere, ma che di fatto sono state diagnosticate come narcisiste da chi non ha una laurea e urla solo la propria incapacità di volersi bene e staccarsi da una relazione tossica. Spero di potermi raccontare meglio e di non ricevere i soliti insulti, vi ricordo che se sostenete la teoria del narcisista infame, cattivo e bastardo, allora dovreste tenere conto che anche insultarlo alimenta il suo ego no? Grazie!
  3. Qualche anno fa ho iniziato per scherzo una conversazione su whatapp con una donna sposata e con figli. Donna molto stimata e riservata. Alla fine ci siamo fatti delle confidenze e siamo finiti con l'innamorarci. Lei mi ha confidato che il marito ha momenti di violenza (accertati anche da me) e lei non lo ama più. Io sono single, lei invece si è sposata giovanissima ed ha avuto un solo uomo. Suo marito. Tra me e lei non c'è stato nulla, a parte tre volte ci siamo baciati, delle immagini particolari inviate via messaggi e videochiamata particolari. Lei è innamorata di me, almeno così mi dice. Mi confessa che mai è stata innamorata come lo è con me. Anche io sono innamorato di lei, a parte qualche volta che litighiamo e stiamo anche settimane senza sentirci. Litigi a volte molto duri, dove lei mi offende anche in malo modo. Un anno fa mi mortificò talmente tanto che sono stato una giornata a letto perchè mai avrei pensato che dalle sue "dita" potessero uscire delle frasi così forti, poi si riavvicinò a me dicendomi che aveva esagerato e che se volevo potevamo rimanere anche amici. Invece però poi si finiva sempre con il dirci TI AMO. All'inzio lei faceva i primi passi per riappacificarci, adesso invece lo faccio sempre e solo io. Lei vive con questo uomo che passa intere giornate a dormire quando non lavora, non l'aiuta a niente. Io sono molto preso da lei, donna molto intelligente, però ho paura. Ho paura perchè non so se lei mi ama veramente. Quelle volte che le ho chiesto perchè non ci vediamo da soli, mi risponde che non è pronta. Eppure dice di amarmi alla follia, anzi dice che grazie a me ha capito veramente cosa vuol dire amare. Adesso è in corso la causa di separazione. Vi chiedo prima di bruciarmi, se secondo voi devo andare avanti con lei oppure mollarla prima che sia troppo tardi. E' possibile che da questo uomo narcisista anche lei è finita con l'ammalarsi?
  4. Salve a tutti, spero di stare scrivendo nella sezione giusta. Sono una donna di 37 anni e vi scrivo perché ho la sensazione di aver vissuto per 27 anni circondata da narcisisti, e che ancora oggi questo genere di persone, sebbene in misura molto più blanda e controllata (non mi faccio più vampirizzare) finiscano per essere parte della mia vita. Quindici anni fa la mia vita collassò completamente e fu la cosa migliore che mi sia mai successa. Fui obbligata a rendermi conto che facevo di tutto per ottenere l'approvazione altrui, che nel tentativo di rendere tutti contenti non solo, alla fine, avevo fatto un casino del quale tutti latravano ma io ero a pezzi, infelice e senza energie. Fui costretta a rivedere le mie relazioni e mi resi conto che non sceglievo dei ragazzi che mi distruggevano perché ero incapace, irresponsabile, con la testa fra le nuvole e nessun contatto con la realtà come mi era stato fatto credere ma semplicemente perché vivevo secondo modelli disfunzionali. Ovviamente non mi resi conto di tutto ciò da sola ma grazie a circa un anno di terapia con uno psicologo, ricordo che andai da lui perché avevo bisogno di capire se ero pazza e completamente sbagliata oppure no. Dopo un anno lasciai il mio paese d'origine e cominciai ad allentare i rapporti con i miei che risultavano un po' vampirizzanti. In capo a cinque anni, grazie ad un lavoro paziente riuscii a rimettermi in sesto e, sebbene le mie ferite non fossero tutte guarite intrapresi una relazione sana e soddisfacente che dura tutt'ora (cioè dieci anni). Allora non conoscevo il disturbo "narcisista" avevo solo individuato caratteristiche comuni in molte delle persone della mia vita, avevo individuato che erano vampirizzanti in maniera diversa, avevo compreso che seguivano uno schema comune e che tendevano a svalutarmi e pretendere tutte le mie attenzioni ecc. ma ormai si trattava di n capitolo chiuso dela mia vita, al quale facevo caso quel tanto che bastava per aggiustare il mio equilibrio, procedere nella consapevolezza di me ecc, forse non starei scrivendo se otto anni fa mia cognata non avesse stretto, dopo il divorzio, una relazione con un narcisista perverso. Lo riconobbi subito anche se non avevo per lui un nome o un'etichetta, anzi, proprio per questo motivo, persino il mio consorte al quale non piaceva, prendevano alla leggera i suoi comportamenti ritenendo eccessivi i miei giudizi circa i comportamenti di questa persona. Poi, in otto anni le cose si sono aggravate al punto da non poter essere ignorate ed io ho cominciato a fare ricerche perché anche loro (il mio compagno e mia suocera) vogliono trovare un modo per tirare fuori mia cognata dalla ragnatela. Così ho scoperto l'esistenza dei narcisisti e che mio padre rientra in questa categoria come se avesse fatto da modello. Ho scoperto che anche mio fratello rientra nella categoria così come mia madre è perfettamente succube e codipedente, ancora oggi, continua a lamentarsi di mio padre, a spegnersi giorno per giorno e a fare no con la testa e guardare altrove quando le dico che la soluzione è lasciarlo e si arrampica sugli specchi quando le chiedo perché non lo abbia mai lasciato (la scusa che ama di più è che lo ha fatto per noi figli, anche se io le chiedo di lasciarlo da quando avevo 10 anni). Ovviamente tre dei miei fidanzati erano narcisisti davvero molto cattivi e fin qui tutto mi sembra a posto, normale, nel senso che essendo mio padre narcisista il resto è quantomeno una possibile conseguenza. La situazione comincia a sembrarmi surreale quando comprendo che anche la mia migliore amica risponde al modello narcisista. Si tratta della figlia di amici di famiglia, siamo cresciute come due sorelle e proprio quindici anni fa, già che c'ero, ho rotto anche con lei, stanca di un rapporto in cui mi sentivo sempre usata, manipolata e sminuita. Oggi abbiamo rapporti cordiali, le voglio bene e qualche volta ho tentato di restaurare la vecchia amicizia ma ne esco sempre ferita e così ho preso a mantenere le distanze anche se mi fa soffrire è un male più accettabile. Mia mamma a volte lancia qualche frecciatina, lei non concepisce che io possa litigare con chi è della famiglia, che non possa sentirmi capita, amata e un tutt'uno con qualsiasi membro della famiglia e riesce sempre a farmi sentire in colpa perché on ho voglia di prestarmi ad un rapporto più intimo con questa ragazza né con mio fratello. Fin qui, tuttavia, potrebbe essere ancora normale, rientrare tutto in un certo schema familiare ecc. ma ho diverse amiche che hanno relazioni con uomini narcisisti oppure manipolatori ed una delle mie amiche sembra avere proprio caratteristiche da narcisismo. Prima di scrivere questo lungo post ho fatto delle ricerche, ho cercato le cause del narcisismo, il tipo di infanzia del narcisista, le reazioni, ho riflettuto a lungo e questa mia amica ha una madre che pretende da lei e sua sorella la perfezione assoluta, pretende che lei e sua sorella realizzino tutto ciò che lei non ha realizzato. Le due ragazze sono state messe in competizione l'una con l'altra, in modo neppure troppo sottile (una volta la mia amica ha dovuto puntualizzare che lei e sua sorella non sono certo in gara a chi si sposa e laurea prima e meglio). La mia amica va in crisi non appena appare l'ombra dell'imperfezione su di se e ha cercato di mettermi in una posizione di soggezione, anzi, credo ci provi sempre ma ho un po' di esperienza e dribblo bene. L'unica persona con la quale ho fino ad ora parlato è il mio compagno che è d'accordo con me e mi assicura che sono obiettiva ma io, ancora oggi, non so mai se e quanto fidarmi delle mie percezioni, sono cresciuta sentendomi dire che percepivo una realtà diversa da quella che era e cioè che tutti mi amavano e stimavano ma io non sapevo accorgermene, che mio fratello e la mia amica erano così carini e che io, invece fossi troppo permalosa, così ho sempre paura di avere della realtà una visione distorta. Un'altra mia grande paura è di essere, a mia insaputa, una narcisista che accusa gli altri di essere tale. Lo so, è folle ma se conoscete il narcisismo saprete che i narcisisti accusano gli altri delle loro mancanze, ed io sono stata caricata dalla responsabilità di essere perfetta, pena il non meritare amore e considerazione. Anche la mia infanzia rientra nei casi di generazione di un narcisista. Scusate, di solito sono una persona equilibrata e le persone sembrano stare bene in mia compagnia e mi cercano e il mio compagno mi rassicura dicendo che sono una brava persona ma io ho necessità di andare in fondo. Ho necessità di capire perché vedo così tanti narcisisti? E' perché l'esperienza mi porta a riconoscerli facilmente? Così come riconosco le persone potenzialmente vittime essendo esse somiglianti a me? E' perché li attraggo come lo zucchero le mosche? Oppure ho sviluppato una qualche ossessione? Vedete, il fatto è che le amiche di cui vi parlo vengono a chiedermi aiuto e perciò io devo sapere con chiarezza quale realtà ho di fronte, devo sapere con quali occhi sto guardando e strappare i veli se ce ne sono. Grazie per avermi letto, Saluti Brunilde.
  5. pber

    narcisisti cercasi

    Ho 51 anni e mi sento un relitto, ma procediamo con ordine. Le cose funzionano e non funzionano, dopo un po' ti chiedi se dipende da te o dal mondo. Ma non è una guerra ad armi pari, va a finire che con te stesso sei sempre più severo che col mondo. Il chè è paradossale, conoscendo il mondo. Però è vero che in questo benedetto mondo ci sono anche persone sensate e che ti conoscono. Dai oggi e dai domani ti tocca capitolare: gran parte del disastro non puoi imputarla che a te stesso. Cosa resta da fare? Scegliere la categoria che meglio ti descrive, nel mio caso dovrebbe essere il caro, vecchio narcisismo e ammettere che non è un difetto, ma un disturbo. Ma no, non mi disturba affatto... quand'ero giovane, forse. Ora ho 51 anni e mi sento un relitto. E' ovvio che non sono un vero relitto, però mi ci sento. Ma soprattutto non sono più in grado di sostenere il peso come una volta; il peso di vivere da soli, ricominciare daccapo ogni 2 anni, non parlare la stessa lingua delle persone che ho intorno a me... et cetera. L'idea sarebbe che più teste ragionano meglio di una (della mia di sicuro). Magari se trovassi un'altro paio di sospetti o conclamati naricisisti potrei farmi un'idea più precisa circa il mio caso. E dopo? Dopo mi sono rotto di essere me stesso. Almeno qualcosina bisogna che cambi, possibilmente qualcosina che migliori sensibilmente la mia capacità di vivere e convivere con gli altri esseri umani. Più speranzoso che fiducioso vi saluto. paolo
  6. 1 mese fa per caso mi ritrovai a parlare con mia zia del DNP (disturbo narcisistico di personalità)..e mi interessai un sacco all'argomento..non so perchè.Di quella conversazione con mia zia mi rimase impressa la frase 'tu hai mai pensato di esserlo?'.Rimasi ossessionata dal cercare su internet informazioni su quel disturbo..quando dopo una decina di giorni mi chiesi perchè stavo facendo tutto ciò..e pensai che magari potevo averci a che fare.Ricordai le relazioni passate...e mi resi effettivamente conto che a un certo punto in tutte le mie relazioni sociali mi volatizzavo..sparivo non sapendo manco io il motivo..perchè non ci pensavo..era impulsivo.Insomma vedendo tutti gli altri sintomi del disturbo in questione mi resi conto di essere una perfetta narcisista patologica (covert per l'esattezza,perchè mi vergogno sempre di farmi vedere dagli altri come una persona egoista..).Dopo neanche un giorno da questa 'scoperta' iniziai a negare tutto...nel frattempo ne stavo discutendo con il mio unico amico..che per me è come un fratello ormai..anche se a volte dubito fortemente della sua sincerità..ma senza di lui sarei completamente sola.Ci sono però momenti in cui riguardo la questione e mi rendo conto di esserlo..momenti in cui la vedo come un motivo per vantarsi..come se mi facesse solo piacere..momenti in cui nego tutto e penso di essere l'opposto.Volevo sapere se dunque è normale negare alternativamente il fatto di avere questa patologia quando però mi ci ritrovo sotto tutti gli aspetti.
  7. Buongiorno a tutti. Chiedo a voi un consiglio sull'interpretare questa mia vicenda perchè ho la testa che mi scoppia. Sono un ragazzo gay di 28 anni, non dichiarato a tutti, ma solo ad una ristretta cerchia di amici e familiari. A Ottobre conosco in chat un ragazzo G., di 5 anni più piccolo di me. Viviamo lontani (circa 350 km), ma subito mi piace. Ci vediamo per settimane in videochat ogni sera. Lui è particolare, diverso dagli altri. A un certo punto mi invita a passare un weekend a casa sua (lui vive con i suoi genitori ma è dichiarato). Io che non ho mai avuto problemi a spostarmi ci vado e passo uno dei weekend più belli della mia vita. Facciamo sesso continuamente e usciamo sempre, parliamo molto e ci troviamo veramente bene assieme. Conosco anche i suoi amici e genitori e sono tutti simpaticissimi. Prima di tornare a casa lui mi dice che è stato benissimo e che vuole provare a frequentarmi in maniera esclusiva. Io ne sono felice perchè per me è lo stesso. Da lì in poi io per ogni weekend sono sceso da lui, questo anche perchè lui affrontava un periodo non facile economicamente parlando. Lui è presissimo, mi chiama spesso mi dice cose bellissime che mai nessuno mi ha detto, addirittura accenna al fatto di poter vivere assieme. Prima di continuare con la vicenda vi faccio alcune premesse: lui è un tipo eccentrico, fa un uso molto pesante di cannabis e cerca sempre lo "sballo" in discoteca e altro. Ha avuto diverse relazioni in passato, anche con una donna (dice di essere bisex), e in particolare una relazione di 1 anno con un ragazzo per cui si era pure trasferito. La storia poi finì male a causa di un tradimento di G. con un suo precedente ex, scoperto poi dal suo ragazzo che ha cominciato a diventare paranoicamente geloso. G. dice che in realtà lo amava ma si era stancato di fare sesso con lui, era una cosa solo fisica (questo me lo disse dopo). è molto fissato con il sesso, dice che per un periodo della sua vita ha vissuto di partner occasionali in maniera compulsiva (parliamo di un centinaio in pochi mesi). Ha delle manie di persecuzione: tutti lo seguono, tutti lo invidiano, tutti ce l'hanno con lui. Lui è sempre il migliore in tutto. Parla sempre e solo di lui, ed è molto critico rispetto agli altri. Nei miei conforonti invece mi mette su un piedistallo. Tutti i suoi ex sono diciamo persone molto ricche/acculturate. Io non sono ricco ma sono uno studente di dottorato di ricerca in ingegneria, il suo ex era studente di medicina e molto benestante, la sua frequentazione dopo di me mi sembrava decisamente abbiente, e anche tutti gli altri. Fa un gran uso di social network con foto molto da "prima donna". Parla spesso, troppo spesso, dei suoi ex. A Dicembre viene lui a trovarmi per un weekend, stiamo bene e tutto. Una sera però mi parla del fatto che gli piacerebbe provare una cosa a tre... Io ci rimango molto male, non per la cosa in sè che non mi scandalizza per nulla, ma perchè mi fa capire che forse non è geloso di me o comunque non ci tiene molto. A questo si aggiunge il fatto che lui il tradimento fisico non lo concepisce così male come invece lo concepisco io.... Da quel punto in poi divento insicuro di lui. Cose che prima mi lasciavano abbastanza indifferenti, come le sue uscite in locali gay con gli amici, ora non li tollero più. Divento geloso e possessivo. Sento che si sta staccando da me perchè a parte i weekend in videochat ormai non ci vediamo più. Da lì a breve vado nella chat in cui ci siamo conosciuti, e qui scopro che è entrato per trasmettere con la webcam. Mi casca il mondo e dò di matto. Gli faccio un cazziatone, lui si arrabbia tantissimo perchè sono andato a "spiare" quello che faceva. Riesce a rigirare la frittata bene. La cosa sembra placarsi lì. A seguire vi sono una altro paio di brutte litigate dovute al suo essere costantemente fatto e ad altre cose. Passo le vacanze di natale in parte dai miei e in parte da lui. Durante la festa di capodanno, lui mi dice che avrebbe voluto farsi di MD (ecstasy) perchè gliel'avevano offerta, ma non l'ha fatto solo perchè c'ero io lì. Ci rimango malissimo. Il giorno dopo, quando lui ormai era tornato a casa, gli dico che a me non piace che si faccia di ecstasy... Lui diventa un pazzo furioso, mi dice che non siamo al punto della relazione in cui devo permettermi di dirgli queste cose, che non è un tossico se si vuole sballare ogni tanto ecc... Per 2 giorni praticamente non ci parliamo. Mi chiama una sera e mi dice che ormai non vuole più che ci sentiamo perchè per lui è cambiato qualcosa, che non ha dimenticato il fatto che sono andato a vedere se si era connesso nella chat, e che sente che io gli impedisco di fare le cose che vuole. Mi dice che mi ha visto troppo preso, che per lui non è così che non si sente innamorato, mi vuole bene e non vuole farmi soffrire per cui se ne esce di scena. A me crolla il mondo... Sto malissimo piango come un disperato, mi ammalo, e perdo diversi chili (e già son magro). Lui si fa sentire dopo una settimana, mi chiede come sto e mi dice che ha lasciato delle cose nella mia macchina (dei vestiti e un orologio di poco valore). Gli dico che glieli avrei spediti, ma lui dice "tranquillo fa nulla tanto verrò su dalle tue parti, casomai me li vengo a prendere io, non ho fretta". Un paio di giorni dopo gli scrivo, ero ferito e arrabbiato perchè mi sentivo preso in giro, e litighiamo. Gli dico che non voglio vederlo per cui preferisco spedirgli le sue cose. Lui mi dice che mi vuole bene anche se non mi ama. Accetta la spedizione. Dopo una settimana con una scusa banale mi chiede come sto, e io gli dico "bene" mosso solo dall'orgoglio. Passa il tempo, non ci scriviamo mai a parte un'eccezione in cui una amica in comune (più sua che mia) mi contatta per un aiuto su un compito in classe. Nel frattempo gli arrivano le cose che avevo spedito. Lui mi ringrazia, anche per l'aiuto alla sua amica, e ritorna alla carica con il fatto di vedersi per un caffè. Io gli dico che non ero sicuro della cosa. A quel punto non ci si sente praticmente per 1 mese. Gli scrivo io, perchè mi ero deciso di vederlo. Lui mi dice che aveva fatto un incidente in auto, nulla di grave, ma avrebbe posticipato il suo viaggetto dalle mie parti. Passa il tempo e arriviamo a Marzo. Lo raggiungo al luogo dell'appuntamento (anche perchè avevo dimenticato di spedirgli una cosa) e lì lo trovo con un ragazzo... Mi sento in imbarazzo e preso per il culo. Ci parliamo cordialmente, facciamo finta di niente e da lì a poco me ne vado. Nelle settimane successive la mia bacheca facebook viene inondata da messaggi e foto di felicità con il suo nuovo tipo. Io mi arrabbio molto e lo cancello. Lui dopo 1 settimana mi chiede spiegazioni e gli dico che semplicemente voglio andare avanti ed essere felice, che non mi è indifferente e mi fa star male. Lui si scusa e non mi scrive più. Non ci sentiamo per ben 2 mesi. Fino a quando il fato mi ha portato dalle sue parti. I posti risvegliano in me malinconia e ricordi. Io lo ricontatto e lui non vede l'ora di vedermi. Ci vediamo a pranzo da lui. Non succede nulla parliamo e basta. Mi dice che si è lasciato dopo 3-4 uscite con il tipo di cui accennavo prima perchè "lui non si fa mettere l'anello al dito". Mi dice che questo stava diventando geloso e possessivo e quindi lo ha mollato. Me ne vado dopo pranzo e lui mi scrive dicendo che è stato molto bene con me e vorrebbe rivedermi, che gli ho trasmesso calma, che ha fatto molta fatica non baciarmi, ma che avrebbe solo peggiorato le cose. Il giorno dopo gli riscrivo e lui mi reinvita da lui. Anche stavolta parliamo molto ma ad un certo punto lui afferra il mio braccio mi strattona a lui e mi abbraccia forte... stiamo così per 10 min buoni. Fino a che scatta il bacio. Io torno a casa frastornato... Questo è successo poco più di una settimana fa. Per una settimana mi scrive tutti i giorni, molto amichevolmente. Io non so più che pensare...
  8. Buonasera, sto analizzando "introduzione al narcisismo" di Freud per una mini tesina (io porto il disturbo narcisistico di personalità) per un colloquio per passare da una scuola professionale ad un liceo. Non sapendo quasi nulla in materia, chi saprebbe spiegare, anche in parole povere, il terzo capitolo del libro? Grazie. è questo qui: Nell'ultimo capitolo Freud, tenendo ferma la distinzione tra libido oggettuale e libido dell'Io, si interroga sul destino di quest'ultima, arrivando a supporre che essa vada a sostenere un ideale che l'Io ha di sé. Nell'età adulta dunque una parte della corrente narcisistica si indirizza non più all'Io ma al suo ideale, ideale a cui Freud riconosce la dignità di istanza psichica e coscienza morale. L'esistenza di questo ideale sarebbe inoltre condizione della rimozione di pulsioni e pensieri, nonché della censura onirica e della sensazione del "sentirsi osservati" riportata dai nevrotici. Nell'ultima parte del libro l'autore segue la genesi dell'ideale dell'io, la dinamica degli investimenti libidici (in particolare nella vita amorosa), e sottolinea l'importanza dell'ideale dell'Io nella comprensione della psicologia delle masse.

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