Lo sguardo di Salvacuori - n.1
Cronaca e costume visti con l'occhio (e con il cuore) di uno psicologo Numero 1 - 15 gennaio 2006 All'inizio dell'anno che comincia facciamo i soliti nuovi buoni propositi. Che però spesso nuovi non sono, perché restano dall'anno prima e vengono riciclati come gli avanzi del pranzo di Natale. Più o meno si tratta infatti delle solite pietanze: esser più buoni, metterci maggior impegno con la scuola od il lavoro, fare l'ennesima dieta, risparmiare qualche soldo, non litigare più col partner …. cose del genere, insomma.
Io quest'anno mi sono stufato del solito proponimento che ormai da anni non riesco a mantenere, quello di puntare - nel mio lavoro - più sulla qualità che non sulla quantità.. In pratica, vuol dire cercare di non avere troppi pazienti in terapia. Dovete sapere che faccio lo psicologo (dell'Asl, cioè “della mutua” come si diceva una volta) ed è per questo che bazzico questo posto. Forse vi sembrerà strano questo mio proposito per il 2006. Ma non per niente i miei colleghi mi hanno dato il soprannome “dottor Salvacuori” . Loro sanno che il lavoro lo prendo seriamente e la sera, quando torno a casa con i miei 6 o 7 pazienti dietro alle spalle, ho sempre la schiena un po' rotta (a pensarci bene, forse dovrei dire “sulle spalle” più che “dietro”). Voi non ci crederete, lo so, ma noi strizza-cervelli siamo esseri umani. Davvero, ve lo giuro. Non si nota spesso, ma sappiamo anche ridere. Tratteniamo sbadigli. Restiamo sbalorditi. O confusi. Starnutiamo a raffica. Piangiamo, in qualche occasione Ed alle volte siamo stanchi, pieni del dolore altrui. Perlomeno questo capita al sottoscritto. Perché spesso mi porto a casa il lavoro. Loro – i pazienti – mica lo sanno. Ma accade proprio questo, perché entrano nella mia mente, che mi piaccia o no. L'altro giorno per esempio credevo di parlare con Giulia la mia vicina di casa, che si lamentava del suo mal di testa cronico. Quando le ho detto “ Forse sarebbe ora di far pace con sua sorella, dopo tanti mesi” lei m'ha guardato sbalordita, ricordandomi che è figlia unica. Lì ho capito che nella mia fantasia io stavo parlando con Teresa, la mia paziente ansiosa del mercoledì ore 17, non con Giulia.
Dunque vi dicevo che ho lasciato perdere il solito vecchio proponimento e ne ho trovato uno nuovo di zecca: quello di scrivere questa rubrica un paio di volte al mese. Devo ringraziare la disponibilità del collega ed amico Luigi Di Giuseppe che si fida di me. Quello che voglio fare per meritarmi questa fiducia è raccontare a voi visitatori di questo sito i pensieri, le fantasie e delle riflessioni di un dottore in carne ed ossa. Scriverò dalla cantina della mia anima e dal retrobottega del mio studio. Niente di “scientifico”, nulla di “tecnico”, zero ricette su come superare qualsiasi problema in 5 mosse. Vi parlerò di piccoli fatti, quelli che avvengono nella vita di tutti i giorni. Ma anche di grossi avvenimenti, che si possono leggere sui giornali. E scriverò di tutto questo con lo sguardo di Salvacuori, uno psicologo che a volte sembra “umano troppo umano” E se qualcuno mi darà un “la”, una nota da cui partire, prenderò spunto anche da quella. A risentirci alla prossima puntata.
a cura del Dott. Fabrizio Rizzi
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