Alla ricerca dell'equilibrio interiore
La ricerca dell’equilibrio interiore è un cammino lungo e difficile.
E’ un cammino di conoscenza di sé e di crescita personale, che richiede un continuo processo di riflessione (elaborazione), tra quello che la realtà ci presenta e una nostra risposta che sia adeguata ma che sia anche accettabile da un punto di vista emotivo.
E’un cammino affascinante, perché si comincia a fare attenzione alle molteplici sfumature psicologiche con cui il nostro Io affronta il quotidiano.
Ma è un percorso difficile perché ci rendiamo conto della necessità, per stare meglio, di sradicare alcuni vecchi schemi comportamentali che ci condizionano fin dall’infanzia o dall’adolescenza, e di costruire, in maniera più consapevole, un modo di agire diverso.
Alcuni di questi schemi, di cui sentiamo la necessità di cambiare, sono primitivi, appartengono alla natura umana di ogni epoca, e sono presenti nella parte psichica più arcaica del nostro cervello, che ci collega ad un mondo che agisce nell’inconscio più profondo. In questa parte sono archiviati le emozioni, i ricordi e i comportamenti di quando eravamo alle soglie della vita animale. Paura, aggressività, fuga ad esempio, sono alcune di queste emozioni più antiche e radicate geneticamente.
Questi schemi emotivi si attivano spontaneamente nei primi mesi di vita dell’individuo, quando il bambino reagisce all’ambiente attivando e strutturando su di essi, in base all’interazione con la realtà, delle proprie autonome risposte. Ma spesso, il processo evolutivo di costruzione di nuovi schemi con i quali affrontare in maniera sempre più elaborata la realtà, sotto l’effetto di traumi emotivi, si può interrompere e mantenere l’individuo in parte bloccato a stadi primitivi e infantili.
Molti meccanismi e condizionamenti comportamentali di oggi scattano automatici quando vengono sollecitati da quei vecchi stimoli e, visto che non hanno più una reale corrispondenza con quello che succede nel presente, creano di fatto ostacoli per una vita piena e soddisfacente.
Per liberarsene bisogna portare più attenzione e interpretare quello che ci capita interiormente e abituarsi a non reagire in base ad automatismi. Non bisogna cioè lasciarsi guidare impulsivamente, ma imparare ad agire in base alla situazione reale, ancorando il proprio comportamento al presente e alle scelte reali che esso comporta. Imparare a riflettere prima di agire, con la nostra parte più matura e saggia, può forse richiedere un po’ di allenamento e di fatica, ma ci può proiettare verso un futuro, di relazioni e di sentimenti, più sereno.
La consapevolezza di come e quanto il nostro mondo emotivo debba svilupparsi, per raggiungere uno stadio più distaccato e dare risposte comportamentali più coerenti rispetto a quello che riteniamo sia giusto, può farci scoprire diversi da come vorremmo effettivamente essere e far scoppiare contraddizioni che ci fanno sentire a disagio.
Anche quando crediamo di essere su una buona strada e di aver percorso un cammino soddisfacente, un evento qualsiasi o semplicemente un mattino alzandoci, possiamo improvvisamente scoprire di essere come tornati indietro. Quanto prima ci sentivamo adulti, forti e sicuri di noi, quanto ci si può sentire tutto d’un tratto inadeguati, deboli, infantili.
Insomma non c’è una strada comoda e lineare per arrivare alla meta, anche perché la meta non esiste se non come punto ideale e utopistico. La metafora usata nella tradizione e nella filosofia indiana, della vetta da conquistare, può aiutare a capire meglio quale sia lo sforzo che richiede la crescita personale. Riguarda il percorso di chi, ricercando tra la vegetazione e il terreno il sentiero giusto da seguire, ogni tanto alza il capo per rassicurarsi che la direzione per arrivare verso la vetta lontana è giusta, ma quante volte sbaglierà sentiero e quante volte tornerà indietro senza accorgersene subito. L’equilibrio è la capacità di mantenere costante il passo senza perdersi d’animo, sta nell’essere tenaci, nel non scoraggiarsi, nel sapere rivedere il percorso quando ci sembra non vada più bene, nell’avere fiducia che si arriverà e che ci si è avvicinati un po’ di più, nel saper valorizzare le tappe conquistate e i passi fatti in avanti, nell’accontentarsi, nei momenti di pausa, di quello fatto finora, nello scoprire quanti paesaggi nuovi, fiori e frutti meravigliosi ci siano dietro un nuovo sentiero intrapreso, che magari avremmo scelto prima ma che ci faceva paura perché sconosciuto. Sì perché certe altre volte invece tutto ci sembra così esageratamente difficile e ci sentiamo stanchi e senza forze. Ed anche questo è naturale, ed è un limite che va accettato.
L’equilibrio è anche fatto dell’accettazione dei limiti e delle ambivalenze che sono proprie dell’essere umano e di noi come individui. I limiti e gli schemi comportamentali che ci portiamo dentro fin dall’infanzia e che acquisiamo nella vita, possono essere rivisti gradualmente, per produrne degli altri più adeguati e corrispondenti alle nostre nuove esigenze. Le ambivalenze vanno accettate nella loro caratteristica che a volte fa pendere la bilancia dell’equilibrio ora da una parte ora dall’altra. Difficile dire qual è il giusto equilibrio tra mente e corpo, tra individuo e società, tra aspetto emozionale e quello cognitivo della mente. Ci sono spinte in noi che ci tengono ancorati a necessità emotive primarie e a bisogni materiali di sopravvivenza, come i bisogni di cibo, di affetto, di sicurezza, di autoaffermazione. E ci sono altre spinte che invece ci spingono più in alto, al di sopra di una visione egoica dell’esistenza, e ci portano verso realizzazioni creative, ideali altruistici e sociali, aspirazioni spirituali. Sono due polarità del nostro essere che vanno accettate e non possono essere messe in conflitto tra loro. Integrare questi aspetti ambivalenti, che a volte portano contraddizioni e confusione nel nostro agire, significa riconoscerli come parti di noi sulle quali di volta in volta contare ed operare delle scelte.
La crescita sta nel creare una tendenza positiva, che ci porti ad aver chiaro di volta in volta quale sia la scelta più giusta da fare, riducendo l’influenza negativa degli schemi infantili, dei limiti personali e dei comportamenti ambivalenti.
Dott. Alessandro Costantini, Psicologo, Psicoterapeuta - Ferrara
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