Resilienti allo stress con l'ottimismo e la competenza
Il possesso di determinate caratteristiche come l'ottimismo e la percezione di competenza ci rende resilienti nella gestione dello stress e dei suoi effetti negativi.
La psicologia che si occupa della self-regulation ha cercato di delineare quelle caratteristiche personali che ci rendono meno vulnerabili allo stress ed ai suoi effetti negativi.
A tal proposito ha indagato più nel dettaglio le nozioni di ottimismo e competenza. Fino a che punto l'ottimismo e la competenza rappresentano la stessa cosa?
Per una chiarezza espositiva con il termine ottimismo si fa riferimento ad una convinzione stabile rispetto al riuscire, in linea generale, a sperimentare buoni risultati nelle diverse sfide o attività quotidiane. Si tende cioè a pensare che le cose funzionino per il meglio.
La competenze percepita è invece la nostra aspettativa circa l'essere in grado di interagire in modo efficace con il nostro ambiente. Crediamo di sapere cosa fare e possiamo fare quello che è necessario per ottenere il successo.
Entrambi i costrutti psicologici sono quindi, più generalmente, delle aspettative circa il raggiungimento di risultati positivi per la nostra vita; entrambi sono legati ad una maggiore sensazione di benessere, una migliore capacità di gestire lo stress e una più efficace auto-regolamentazione.
Una differenza essenziale è che la competenza percepita predilige un focus sul comportamento dell'individuo nel raggiungere il successo, mentre l'ottimismo riguarda l'esito positivo atteso che non dipende da una matrice comportamentale, ma più mentale.
Un articolo pubblicato sulla rivista "Personality" ha esplorato il rapporto e le differenze individuali tra questi due costrutti; gli autori sottolineano come sia l'ottimismo che la competenza percepita condividino delle somiglianze, funzionando però in modo diverso nella nostra vita.
Per esempio, in situazioni in cui le prestazioni sono necessarie, come esami o gare sportive, la competenza percepita potrebbe essere più importante dell'ottimismo; in tal senso le prestazioni vengono più facilmente percepite come un qualcosa che è sotto il nostro controllo.
Al contrario, in altre situazioni, come ad esempio lo stress correlato ai risultati di salute, è più facile percepire come le questioni riguardanti la malattia sfuggano invece al nostro controllo.
Automaticamente, in contensti facilmente percepiti come non sotto il nostro controllo, l'ottimismo potrebbe risultare più importante della competenza percepita.
Lo studio ha avuto una durata di tre anni, e il campione è stato rappresentato da 237 studenti universitari (la maggior parte donne) con un'età media di 24 anni.
Sono state utilizzate delle tecniche correlazionali per esplorare le diverse relazioni tra le misure, comprese le correlazioni Canoniche per identificare i fattori "latenti" nei dati.
Nel complesso, gli autori hanno trovato che l'ottimismo e competenze fondate sulle credenze sono strettamente correlate; tuttavia, hanno anche trovano alcune differenze strutturali nelle scale che indicavano che situazioni come esami, che possono essere considerate come sotto il nostro controllo, sono più legate alla competenza personale; al contrario, le situazioni relative alla salute erano più legate all'ottimismo.
A tal proposito, altre correnti di ricerca hanno identificato l'importante ruolo di mediazione che la competenza svolge nel rapporto tra la paura del fallimento e la procrastinazione.
Nella misura in cui ci sentiamo competenti, la paura del fallimento non predice la procrastinazione.
I risultati riportati dal Dottor Fernandez-Castro ed il suo team suggeriscono che ci possa essere una differenza nel ruolo svolto dalla competenza a seconda del contesto in cui ci si trova.
In situazioni che sembrano essere sotto il nostro controllo, la competenza può essere infatti un fattore che riduce la nostra procrastinazione.
Tuttavia, in situazioni come la salute, ottimismo e procrastinazione sembrano essere gli elementi più presenti. A tal proposito, il Dottor Sirois ha indagato quei comportamenti di "ritardo" nell'intraprendere un trattamento e rilevato che la procrastinazione nel fissare un appuntamento con uno specialista, o intraprendere un percorso terapeutico determina risultati di salute peggiori.
Quello che non è ancora stato ben capito è come l'ottimismo potrebbe essere coinvolto: da un lato, essendo ingenuamente ottimisti sul fatto che le cose andranno bene si può essere spinti a ritardare la ricerca di un trattamento ma, d'altra parte, il non essere ottimista o addirittura l'essere pessimista potrebbe essere fortemente correlato alla procrastinazione.
Il Dottor Sirois conclude sottolineando come "questi risultati offrono pertanto ulteriori spunti di riflessione per i diversi studi futuri che la ricerca potrebbe affrontare!"
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura dela Dottoressa Giorgia Lauro)
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