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L’influenza del tipo di personalità sui disturbi cardiovascolari e sulle malattie

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Fattori sociali e tipo di personalità influenzano concretamente la nascita e lo sviluppo di determinate malattie e disturbi fisici. Un breve articolo per capire di più.

di Lorenza Fiorilli

Linfluenza del tipo di personalita sui disturbi cardiovascolari e sulle malattie

Da svariati anni, ormai, studiosi, medici e psicologi hanno dimostrato che alcune malattie e disturbi fisici non hanno solo una componente biologica ma la nascita e il peggioramento di alcune patologie è dovuto a fattori sociali e, soprattutto, al tipo di personalità e al tipo di controllo che percepiamo di avere sull’ambiente che ci circonda.

Le prime prove a sostegno di un legame tra personalità e problemi cardiaci sono state evidenziate nel 1959 da Friedman e Rosenman, due cardiologi, che si accorsero come la maggior parte dei loro pazienti avesse delle caratteristiche in comune; questa serie di caratteristiche e di comportamenti tipici sono note nel loro complesso come personalità di tipo A. Le caratteristiche principali delle persone con questo tipo di personalità sono:

-forte competitività
-continua ricerca di riconoscimento
-continuo impegno in varie attività con scadenze che si accumulano
-estrema allerta
-ritmo accelerato nel pensare e svolgere le varie azioni

-ostilità

Contrapposta al tipo A, troviamo la personalità di tipo B, caratterizzata, invece, da tratti opposti, ovvero:
-mancanza di ostilità

-apertura alle relazioni sociali
-calma
-empatia

-temperamento mite

Per comprendere meglio questi due tipi di personalità, i ricercatori hanno studiato le loro reazioni in diverse situazioni: di fronte a compiti da svolgere, il tipo A lavora velocemente mentre il tipo B segue le varie istruzioni adeguandosi al tempo a sua disposizione; se viene interrotto, il tipo A si irrita di più rispetto al tipo B; di fronte ad una situazione che comporta stress, il tipo A tende a valutare i propri progressi confrontandosi con gli altri.

Tutti questi comportamenti, anche se presi singolarmente posso sembrare “innocui” per il soggetto, in realtà, sommati insieme e perduranti per un periodo di tempo lungo, possono comportare danni per la salute: questo perché le persone caratterizzate da una personalità di tipo A reagiscono di fronte ai vari compiti (soprattutto se si tratta di importanti sfide) con un aumento di pressione sanguigna e del battito cardiaco; inoltre tali persone manifestano reazioni del sistema nervoso che possono provocare danni cardiovascolari più frequenti di quelli del tipo B, come ha dimostrato uno studio svolto dagli stessi ricercatori su oltre tremila uomini tra i 39 e i 59 anni, evidenziando che otto anni dopo chi era stato classificato come personalità A aveva avuto un’incidenza doppia di problemi cardiaci rispetto al tipo B.

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Un’altra caratteristica della personalità che può influire sullo stato di salute degli individui è la sensazione che si ha di avere o meno il controllo sull’ambiente circostante e sugli eventi che ci accadono. Lo studioso che per eccellenza si è interessato a questo concetto è lo psicologo statunitense Martin Seligman; è stato lui stesso ad introdurre il costrutto di impotenza appresa, con il quale si intende lo stato di chi ha la sensazione di non avere nessun controllo sugli eventi che accadono nella vita e non si sente, quindi, fautore del proprio destino. Ecco che la persona cade in uno stato di “impotenza”, di accettazione passiva della realtà.

Seligman ha dimostrato che l’impotenza appresa è alla base di sentimenti di depressione ma non solo; uno studio effettuato su malati gravi ha evidenziato che il 60% di coloro che non si erano rassegnati ma avevano lottato e creduto nella loro guarigione, dieci anni dopo erano ancora in vita.

La convinzione di potercela fare e di essere artefice della propria vita e del proprio benessere può essere sintetizzata con l’espressione autoefficacia percepita, termine coniato dal famoso psicologo Albert Bandura. Tale termine indica il sentimento di efficacia personale che deriva dalla certezza di essere all’altezza di una situazione, che non si limita al contesto lavorativo o sociale ma che può influenzare anche il sistema immunitario: il senso di autoefficacia percepita può facilitare la tolleranza alla sofferenza, proteggere dall’insorgenza di alcune malattie e agire contro gli agenti patogeni.

Concludendo questa breve rassegna di esperimenti, si è evidenziato che la nostra personalità, i nostri comportamenti e il senso che sia ha di essere o meno fautore del proprio destino e di avere o meno un controllo sull’ambiente che ci circonda, hanno un ruolo importante sull’insorgenza e sull’aggravarsi di determinati disturbi.

 

 

 


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