La Noia: nemica o alleata?
La nostra società sembra soffrire di "fobia della noia". Ma ci siamo mai chiesti cosa sia davvero la noia? Proviamo ad approfondirne alcuni aspetti attraverso domande e risposte.
di Margherita Castagna
Quante volte abbiamo sentito parlare della noia come una piaga sociale tipica del nostro secolo? Ancora di più, la noia si propone come uno dei problemi principali della situazione di quarantena imposta dalla crisi mondiale per il COVID-19.
È scattata subito la corsa ai ripari: dai workout estremi, a qualsiasi tipo di videogioco, tutorial ecc.. tutto per fuggire alla noia.
Sembrerebbe ci sia quasi una fobia della noia. Ma ci siamo mai chiesti cosa sia questa davvero? Proviamo ad approfondire in questo articolo alcuni aspetti attraverso delle domande.
COS’È LA NOIA?
La noia è uno stato mentale e psicofisico che ci fa sperimentare monotonia e mancanza di stimoli. Questa mancanza di stimolazione spesso conduce ad una agitazione psicofisica, interna e spesso anche esterna. Una sorta di agitazione statica, connotata dall’impossibilità dell’azione. A differenza dell’apatia, nella noia è presente il DESIDERIO (sebbene talvolta appannato) di questi stimoli, che la differenzia anche dagli stati depressi.
Il desiderio di stimoli trova però un’IMPOSSIBILITà di realizzazione, come se non fosse ben focalizzato; quando ci si trova in questo stato infatti si pensa spesso di “non saper cosa fare”.
Ma la noia è tipica dell’essere umano: perché? Che significato evolutivo ha?
Gli animali, quando si trovano in uno stato di noia generalmente DORMONO.
L’uomo, rimanendo molto più a lungo in uno stato di veglia e consapevolezza, è spinto alla continua RICERCA DI STIMOLI. Il cervello è un organo che rimane costantemente in funzione, anche durante il sonno, e durante la veglia si nutre di stimoli interni ed esterni: ha un continuo bisogno di tenersi in funzione.
COME INFLUISCE LA NOIA SUL NOSTRO TEMPO INTERNO?
Quando siamo annoiati la percezione del tempo interno cambia radicalmente. Lo avvertiamo scorrere in modo molto più lento, come è noto, a differenza di quando ci si diverte.
Viviamo il tempo lento dell’attesa di un qualcosa, di un nuovo stimolo che ci dia linfa vitale. Un’attesa angosciata e spiacevole poi, può essere percepita come qualcosa di ancora più duraturo perché tendiamo a voler cambiare stato il prima possibile, facendo così caso ad ogni istante che viviamo.
SI PROVA Più NOIA IN QUESTO PERIODO STORICO RISPETTO AL PASSATO?
Penso che questo sia dovuto principalmente al fatto che i ritmi cerebrali di processamento delle informazioni si sono velocizzati. Siamo continuamente sottoposti a stimolazioni in rapida sequenza, essendo nell’era digitale.
Il nostro cervello si adatta e modifica costantemente e, per i nati al tempo degli Smatphone, si plasma proprio su questo tipo di input. Quando questo ritmo viene interrotto, proviamo noia, non sappiamo STARE.
Ci siamo abituati ad una velocità che rende difficile affrontare un suo repentino arresto, vissuto come costrizione e immobilità.
PERCHÉ CI ANGOSCIA COSì TANTO?
L’immobilità sopracitata è una sensazione di impossibilità e impotenza. L’impotenza per l’essere umano è quanto di più frustrante possa esistere.
L’impossibilità di azione può addirittura in alcuni casi essere interpretata dal nostro inconscio come impossibilità di autoaffermarsi, di esistere. Se si avverte l’impulso o il bisogno di agire e questo viene bloccato, prima di rassegnarci e trovare una strategia più efficace si può passare per la fase della protesta.
La frustrazione può portare ad aggressività, soprattutto se non possiamo darle una valida giustificazione, così la noia può trasformarsi presto in rabbia quando ha l’occasione di scaricarsi su un oggetto.
Infine la noia ci fa rimanere in un presente a metà: si anela a qualcosa di diverso, mentre stiamo nel qui ed ora controvoglia, in un tempo pare svuotato di senso.
QUANDO SI PARLA DI NOIA PATOLOGICA?
Una “sana noia” può essere considerata la capacità di sostare un tempo senza stimoli e senza particolari azioni e saper reggere questo “stare” passivo.
Diventa invece patologica se arriva a ricoprire una buona parte di tempo: costretti in un presente che non si è capaci di vivere e a stare con se stessi senza voler in alcun modo dialogare con se stessi.
Quando si è in armonia con sé stessi la noia può diventare un tempo in cui sostare con piacere, in ascolto di stimoli interni.
Al contrario se è presente un forte disagio interno e la necessità di agire le proprie emozioni all’esterno, questo ascolto può risultare intollerabile.
COME SI PUò AFFRONTARE LA NOIA?
Quando ci lamentiamo dell’assenza di stimoli spesso dimentichiamo che non ci sono solo stimoli esterni predefiniti, ma si può provare a CREARNE uno.
Spesso non vediamo stimoli perché ci siamo focalizzati su quelli sbagliati, che in quel momento non si possono ottenere. Ma in realtà il nostro cervello è in grado di creare stimoli in continuazione.
La noia intesa come impossibilità è esattamente l’opposto della creatività: usare la FANTASIA può essere un buon inizio per trovare uno stimolo, magari diverso da quello che ci aspettavamo.
Ricordiamoci che se ci stiamo annoiando è perché abbiamo TEMPO: la risorsa più preziosa. Usiamolo bene.
Possiamo riscoprire il piacere di dedicarci a qualcosa che magari prima, nella corsa quotidiana, non riuscivamo a fare. Si può partire da quello che ci piace: un talento artistico, per la cucina, la musica, la danza, la scrittura o dedicarci allo studio di un qualcosa che ci interessa.
La cosa importante è non lasciarci andare ad attività passive, ma in qualcosa che ci dia il senso di essere padroni e attori del nostro tempo. Parte attiva e creativa: costruiamo qualcosa di buono per noi.
Un altro metodo può essere la pratica della meditazione, della mindfullness o qualsiasi tecnica di rilassamento: iniziare a focalizzarsi sulla respirazione ed allenarsi alla liberazione della mente, può essere una scoperta molto interessante.
Imparare a stare nel momento presente in ascolto è il primo passo per iniziare un dialogo con se stessi MOLTO STIMOLANTE!
(articolo a cura della Dottoressa Margherita Castagna, Psicologa)
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