Riorganizziamo la nostra mente: raggiungiamo il benessere psicologico!
Oggi assistiamo alla grande diffusione di concetti quali: volersi bene, restare in forma, benessere e alimentazione, benessere e sport… Ma cos’è realmente il Benessere psicologico? Quali sono i passi per raggiungerlo?
Nel 1948 la WHO (OMS; Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fornito una definizione di benessere psicologico che coincide con il concetto di salute, intendendo che l’individuo deve essere capace di sfruttare tutte le sue capacità emozionali e cognitive per districarsi nella quotidianità della vita, costruire relazioni gratificanti con gli altri e gestire i conflitti interni ed esterni.
Purtroppo l’individuo non sempre si prende cura della propria salute psicologica tanto quanto quella fisica.
Il proprio benessere dipende da una varietà di fattori, biologici, ambientali, psichici e somatici strettamente intercorrelati tra di loro.
Il benessere psicologico è legato a quello fisiologico, le nostre emozioni sono in grado di generare modificazioni neurofisiologiche che agiscono sulle vie nervose e quindi sulla nostra salute, in senso positivo o negativo, secondo la loro qualità.
Ne deriva che la ricerca del benessere psico-fisico parte dalla capacità di sperimentare emozioni positive legate alla nostra interiorità, al nostro star bene con noi stessi e con gli altri.
Grazie alle emozioni positive il nostro cervello è in grado di produrre le endorfine, queste, favoriscono il sistema immunitario, aiutano la guarigione dalle patologie del corpo e della psiche, riparano gli organi, migliorano lo stato generale di salute fino a farci raggiungere il tanto desiderato benessere.
La ricerca del proprio benessere promuove, quindi, la crescita personale e migliora la convivenza civile tra le persone. Un individuo che sta bene è una risorsa più produttiva per il sistema sociale e sicuramente meno costosa per la società.
Secondo recenti indagini ben il 18,1% della popolazione italiana soffre di disagio mentali, con un incremento dell’8,4% per anno. In particolare, i giovani sembrano essere più esposti al rischio di sviluppare ansia, depressione e dipendenze da alcool; (EPREMeD 2007) quasi il 20% degli appartenenti alla fascia di età compresa tra 18 e 35 anni esprime un qualche disagio psichico, con forte prevalenza di depressione e disturbi d’ansia. Le risposte a questo fenomeno sono cura e prevenzione che integrandosi in politiche mirate al benessere della comunità, possono ridurre non solo l’incidenza del disagio, ma anche la spesa pubblica connessa al trattamento sanitario dei disturbi psichici.
ll benessere psicologico può essere compromesso quando la nostra serenità viene a mancare. I motivi possono essere di varia natura e di diverso livello di gravità. Motivi apparentemente banali possono diventare forme di disagio. Infatti ,esistono delle condizioni di rischio quali: difficoltà nelle relazioni interpersonali, preoccupazioni che ci affliggono da un po’ di tempo oppure la mancanza di prospettive in tema di occupazione, tutte queste condizioni posso essere vissute da ciascun individuo in modo diverso e di conseguenza in alcuni casi possono arrecare disagio e malessere psicologico.
Una persona in buone condizioni di salute psicofisica e con soddisfacenti rapporti interpersonali è molto più consapevole delle proprie potenzialità e dei propri limiti, ed è quindi in grado di apprezzare maggiormente la vita e di affrontare le eventuali difficoltà con maggiore serenità.
Per rendere efficace un buon recupero del benessere psicologico bisognerebbe porsi alcuni semplici obiettivi; innanzitutto bisogna uscire dai proprio schemi, solo così si potrà attivare un vero processo di cambiamento, essenziale per cercare il proprio recupero psicofisico. In secondo luogo, bisogna sviluppare maggiore consapevolezza di sé stessi; per raggiungere questo obiettivo bisogna capire che la conoscenza di sé appoggia essenzialmente sull’osservare e sull’osservarsi, perché questa osservazione possa avvenire è necessario che ci sia consapevolezza ovvero bisogna chiedersi cosa sta accadendo in me in questo preciso istante. Consapevolezza è vedersi, se non mi vedo i meccanismi mi travolgono, quello che sono sempre stato prende il sopravvento, non mi conosco, né tantomeno cambio.
Nel campo delle neuroscienze esistono molte ricerche nell’ ambito della consapevolezza di sé. Esse hanno provato che le pratiche di consapevolezza e di mindfulness hanno un effetto di sincronizzazione tra le differenti aree del cervello e sono misurabili come coerenza elettroencefalografica. Molte ricerche dimostrano che lo sviluppo della consapevolezza (mindfulness) migliora la salute psicofisica, la stima di sé e anche l’attenzione, la concentrazione e il rendimento scolastico. Ciò pone questa competenza come abilità di base per il benessere e la crescita dell'individuo. Attraverso una ricerca condotta dall’Istituto di Ricerche di
Psicosomatica, oggi, sappiamo che la Consapevolezza di Sé migliora l’empatia, la comunicazione e l’intelligenza emotiva tra persone. Infatti, l’Istituto di Ricerche di Psicosomatica PNEI ha studiato il fenomeno della sincronizzazione cerebrale o risonanza neuropsichica (EEG specchio) tra i cervelli di due persone in stato di empatia o di consapevolezza di Sé (meditazione), evidenziando una significativa sincronizzazione tra i loro cervelli (coerenza elettroencefalografica EEG). Questa è la prima ricerca a livello internazionale che dimostra come l’empatia e la consapevolezza di Sé siano importanti strumenti per migliorare le relazioni e creare maggiore comprensione, comunicazione, senso di fiducia e di sicurezza tra persone.
Affinché questo processo di cambiamento possa dare maggior risultati potremmo porci l’obiettivo di mantenerci in forma con l’esercizio fisico.
Vi è una chiara connessione tra esercizio e benessere psicofisico, gli effetti positivi dell’attività fisica sulla salute si notano sulla regolazione del sonno, sul nostro modo di gestire lo stress e le funzionalità mentali (come la capacità di prendere decisioni, quella di pianificare e la memoria a breve termine), sulla percezione dello sforzo, sul concetto di sé e si assiste, anche, ad una riduzione dell’ansia.
Un'attività motoria praticata regolarmente può diventare un buon metodo per ridurre gli effetti dell'invecchiamento, anche se non bisogna incorrere nell' eccessivo allenamento (negative exercise addiction), mettendo a repentaglio la salute pur di raggiungere una migliore stima di sé.
Molte ricerche dimostrano che l'attività fisica regolare ha dei benefici per gli anziani, essa è associata ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, tra cui malattie cerebrovascolari, ipertensione arteriosa e diabete mellito. Queste condizioni, non solo nell’anziano sono associate ad una riduzione della funzione cognitiva, ma i fattori di rischio cardiovascolare sono coinvolti nella patogenesi della Malattia di Alzheimer e le malattie cerebrovascolari appaino, inoltre, favorire l’espressione a livello clinico di demenza e Alzheimer.
L'invecchiamento porta a dover ridefinire i propri ruoli: il pensionamento, le difficoltà economiche, l'isolamento, i problemi di salute, la morte delle persone care portano le persone ad abbandonare la maggior parte dei ruoli che definiscono la loro identità. L'attività fisica aiuta ad adattarsi più facilmente a questi cambiamenti di ruolo, dando l'opportunità di allargare la rete sociale, stimolando nuove amicizie e permettendo l'acquisizione di nuovi ruoli positivi. Di conseguenza l’ultimo obiettivo da porsi è quello di rafforzare la dimensione sociale.
In letteratura Marmot (2004), noto epidemiologo, sostiene che l’integrazione sociale incide sulla salute ed elementi come la fiducia e la cooperazione ne determinano un buon livello. La fiducia costituisce quindi un elemento alla base della costruzione di buoni legami sociali e costituisce un ingrediente fondamentale del capitale sociale. In questo senso viene riportato come esempio un'osservazione di Sen, secondo cui l'aspettativa di vita sarebbe aumentata in Gran Bretagna nel XX nel periodo tra le due guerre grazie all'aumento della coesione sociale.
L’attuazione di questi obiettivi porta nell’ individuo un accrescimento dell’ autostima e quindi ad un incremento della motivazione, quest’ ultima è essenziale per passare da un’ottica pessimistica ad una prospettiva ottimistica, e quindi anche da un probabile fallimento (non solo in termini di quantità di obiettivi raggiunti, ma anche in termini di soddisfazione e di qualità) ad un possibile successo, questo è possibile non solo per le persone “psichicamente deboli” ma anche per le persone “psichicamente stabili”.
Avere cura della propria interiorità e conoscersi meglio, mantenersi in forma, socializzare mettendosi in gioco per coltivare relazioni significative sembrano i punti principali, per accrescere la percezione del proprio benessere psicologico.
Bibliografia
- Educazione alla consapevolezza globale e alla salute psicosomatica. Progetto Gaia
- Emotion: effetti del training psico-fisico sul benessere
- EPREMeD è l’acronimo di European Policy Information Research for Mental Disorders 2 OMS, Ufficio Regionale per l’Europa; “Guadagnare in salute”, Copenhagen 2006
- Le ricerche sulla coerenza cerebrale individuale come parametro di salute psico-fisica. Istituto di Psicosomatica PNEI. 2013
- Maggio di informazione psicologica
- Validazioni scientifiche ed effetti fisiologici e psicologici delle pratiche di consapevolezza psicosomatica. Istituto di Psicosomatica PNEI. 2013
- Marmot, M.2004 Status Syndrome. How your social standing directly affects your health, London, lomsbury Publishing.
- Marmot, M. e Wilkinson, R.G. (a cura di) 1999 Social determinant of health, Oxford, Oxford University Press.
- Physical exercise, cognitive decline and dementia in older adults. C. Maraldi, M. Pahor. 187,194
(dottoressa Angela Chiara Leonino)
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