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Al paese delle donne

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Ileana Montini - Brescia

Tracy Quan, americana figlia di cinesi, ha un fidanzato che non sa della sua professione di prostituta. Con un cliente, nel suo appartamento di New York, si concede di essere spumeggiante, ma con Matt, il fidanzato gioca il ruolo della femmina senza ambizioni ma molto rispettabile. Tutto questo lo racconta in un autobiografia di 300 pagine davvero spumeggianti. A cominciare dal titolo accattivante: Diario di una squillo di lusso a Manhattan" (ed.Sonzogno).
Tracy Quan lavora da sola ed è prodiga di consigli per le colleghe che iniziano la professione. Ha anche una strizzacervelli che l'aiuta a districarsi dai dubbi esistenziali e non.

Non conosce, né la interessa, la vita delle innumerevoli colleghe che battono le strade del mondo a prezzi davvero stracciati. Non conosce il terrificante mercato delle donne che da non molti anni colora l'economia globale del pianeta.
Ne scrive invece una sociologa italiana, Paola Monzini, in un bellissimo e chiaro studio pubblicato da poco dall'editore Donzelli con il titolo: IL MERCATO DELLE DONNE, prostituzione, tratta e sfruttamento.

L'oggetto dello studio è la tratta che alimenta il mercato della prostituzione femminile e le varie forme di sfruttamento di donne maggiorenni e di ragazze.

La "tratta" non è un metodo di sfruttamento nuovo, c'era già stato tra la fine dell'ottocento e l'inizio del Novecento e si chiamava "tratta delle bianche".

Tanto è vero che un sociologo , Georg Simmel, aveva sostenuto la tesi (non unico) della funzione sociale della prostituzione.

La prostituzione era da considerarsi un male necessario con un preciso ruolo sociale fino a quando le relazioni amorose non avessero trovato fondamento nel libero amore. Ma questa tesi, assai diffusa anche nella cultura media, si è dimostrata fasulla. Infatti, nonostante la liberalizzazione sessuale abbia raggiunto livelli quasi assoluti, la prostituzione è aumentata a dismisura.

Addirittura c'è un aumento considerevole anche dei travestiti e dei transessuali.

Dunque, sostiene la sociologa, non si può più considerare la prostituzione "un male necessario",piuttosto essa si configura come un "bene di consumo" al pari degli altri, che il mercato offre e impone unitamente a uno stile usa e getta.

La "rappresentazione del desiderio sessuale" invade la quotidianità della gente e delle case, attraverso giornali, televisione e Internet. Nello stesso tempo , però, è in calo e in crisi il desiderio sessuale all'interno della coppia.

Sono in aumento le coppie che non praticano il sesso o dove uno dei due ( non più soltanto la donna) si rifiuta all'altro.

C'è anche, minoritario ,nei paesi ricchi un interesse delle donne ad acquistare sesso.

Allora, si deve parlare nei termini di "crescita del consumo dei servizi sessuali" nella più ampia cultura di mercato.

L'autrice ci offre alcuni dato statistici: a Milano ogni mese avvengono circa 147000 incontri sessuali tra clienti e prostitute di strada: i clienti sarebbero 7000 a sera.

Ma il sesso a pagamento è diventato una componente di tante altre manifestazioni da tempo libero, più o meno camuffate.

Al Nord sono in crescita i luoghi dove le ragazze si spogliano ed esibiscono, ma sono anche disponibili per rapporti non completi nei privè,naturalmente a pagamento.

Poi è aumentata la figura del turista-cliente che è uno che vuole soddisfare senza limitazioni i suoi desideri mantenendo un forte anonimato.

Il sesso a pagamento è ormai una componente importante del turismo di massa.

In una ricerca condotta presso il Consultorio Familiare di V.Milano di Brescia, emerge anche che i giovani maschi delle medie superiori ribadiscono un antico stereotipo : gli uomini hanno "più istinto" delle femmine, cioè un desiderio sessuale irrefrenabile. E' questo che porta, per esempio, a cercare il sesso a pagamento.

Ma chi sono i clienti?

Le inchieste suggeriscono che non è l'atto sessuale in sé (spesso deludente) l'interesse principale del cliente.

Oggi più che mai e soprattutto per i giovani, conta il rito che accompagna l'avventurarsi nella ricerca, sulle strade, delle prostitute. Dopo una festa dove si è bevuto un po' troppo, scatta la solidarietà tra maschi in nome della curiosità, della voglia di "provare" una pelle nera, una devota donna orientale, una disinibita donna europea. Ci si prepara, si contratta e ci si cala nel personaggio del goliardico, dei feudatario, del romantico eccetera.

I clienti appartengono a tutti i ceti sociali e a tutte le età. Molti sono i clienti sposati, anche da poco E tutti si servono di un mercato che dà la possibilità di non sapere se la donna è una schiava, oppure no. I clienti preferiscono non sapere, non essere responsabili; proprio come con le altre merci del mercato globale.

Il mercato, organizzato come altri settori industriali o aziendali, si serve di donne che provengono da molti paesi dove, quasi sempre, occupano un ruolo subalterno.

Il trattamento più duro lo subiscono le prostitute nigeriane e albanesi.

Gli sfruttatori più violenti sono, appunto, albanesi o nigeriani e le vittime appartengono anche all'Europa dell'Est e all'Africa.

Per esempio, è interessante chiedersi come la prostituzione si è sviluppata in Italia. Alla fine degli anni ottanta la prostituzione di donne africane a prezzi accessibili a tutti rappresentava una novità.

L'incremento maggiore si è registrato nei primi anni novanta. Ma l'aspetto interessante è ciò che è avvenuto dopo, cioè ora.

La rete di sfruttamento delle donne africane in Italia è gestita interamente da donne nigeriane, perché sono state le donne le pioniere dell'adattamento al sesso di strada.

Però i capitali sono di provenienza maschile.

Ci sono coppie di imprenditrici, le cosiddette Maman , o Maman Loa.

Una di loro rimane in Nigeria per ingaggiare le aspiranti migranti e mantenere i contatti con le famiglie.

L'altra, in Italia, gestisce gruppi di 4/5 ragazze.

Il libro analizza nei particolari, con una notevole ricchezza di documentazione questo mercato sotterraneo ma imponente per i numeri e il denaro che circola: poco per le donne , molto per gli organizzatori aguzzini e spietati.

Ma quel che non è oggetto, non poteva esserlo, della ricerca è il perché di tutto questo.

E cosa significa rispetto ai rapporti uomo- donna e alle identità di genere nel nuovo secolo.

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