Elisa, insegnante di Educazione Musicale
Dott.ssa Anna Scala
Forse trentacinque anni.
Alta, magra, con una bella massa di capelli castano-rossi che morbidamente le
scivolano sulle spalle, due occhi neri, vivaci, comunicativi, speranzosi solo
apparentemente nascosti da un paio di occhiali che la rendono, inconsapevolmente,
un po’ severa.
D’inverno si protegge le dita, delicate e sensibili, con spessi guanti
di lana che lei, non so se per distrazione o per vezzo, quasi mai , abbina nei
colori al restante abbigliamento, e che si rivelano, loro malgrado, sempre capaci
di attirare l’attenzione di chi si ferma, anche distrattamente, a guardarla.
Non fa molto, in verità per farsi notare, vestita sempre di quell’eleganza
un po’ antica, assolutamente sobria ed essenziale, fatta di gonne pantaloni
blu che raramente scoprono le gambe, che pur trarrebbero vantaggio, nella loro
femminile vanità, attraverso un’esposizione che ne mettesse in evidenza
la forma affusolata.
Ai piedi, scarpe basse, serie, a volte anche un po’ fuori moda.
Cammina con passo veloce, con quell’aria distratta ma intensa di chi è
perso in chissà quali pensieri….., la testa, un po’ china,
nonostante i rimproveri quotidiani della madre a tenere diritte le spalle, nasconde
uno sguardo timido, imbronciato, da bambina incompresa.
E’ sempre accompagnata da una valigetta scura, pesante, che le rende faticoso
il procedere, aggravato anche dal peso, che porta amorevolmente tra le braccia,
di un fascicolo di libri voluminosi ma sottili fatti con una carta come pergamenata
con le copertine orgogliosamente in mostra, che invitano, quasi, alla lettura
del titolo, scritto con lettere arabescate e incorniciato da ghirigori che ne
esaltano l’orgoglio e l’importanza: Mozart, Vivaldi, o più
austeramente Beethoveen….
E’ un insegnante di Educazione Musicale.
La conosco bene: ricordo quando giovanissima, anzicchè perdersi negli
svaghi amorosi delle sue coetanee, capricciose e instabili per lei, si rifugiava,
quasi arrampicandosi, sul suo sgabello davanti a quel faticoso pianoforte che
la imprigionava, assorbendo il suo tempo, in ripetitive e noiose esercitazioni
sempre uguali, davanti alla stessa, solita, affascinata spettatrice, per me,
allora non ancora madre, inspiegabilmente incantata.
Ricordo quando, il giorno dell’ esame, usciva di casa, pallida, per il
troppo studio dei giorni precedenti e si recava a San Pietro a Maiella, illustre
conservatorio napoletano, pronta ad immolarsi davanti al giudizio di severissimi
giudici che ne analizzavano la formazione attraverso l’ascolto di brani
musicali accuratamente studiati e innumerevolmente eseguiti che riuscivano anche
a nascondere, attraverso un controllo sudato e debilitante, una certa timidezza
di interpretazione, umanissima, dovuto alla carica emotiva del momento.
I responsi, sempre positivi , riportati a tutti, orgogliosamente, da sua madre.
Ricordo i tanti giovani avvicinatosi a lei speranzosi, ma sempre delusi e sopraffatti
da quell’ armonioso, sonoro ed invisibile ideale su cui ella aveva ed ha
costruito la sua vita: la musica. Ora insegna nella mia scuola, in un numero
imprecisato di classi, offrendo ad alunni poco disposti a raccoglierla, la sua
accurata preparazione, frutto di immensi sacrifici sempre pagati personalmente
e non solo.
Mi piace guardarla quando, in classe, si perde dietro l’ascolto di meravigliosi
brani musicali o si annulla nella spiegazione della distribuzione esatta delle
note sul pentagramma che disegna con precisione giottesca alla lavagna.
La immagino, quando chiamando i ragazzi per nome li fa avvicinare alle cattedra
e segnando ella stessa, sul quaderno pentagrammato chiavi di violino e do diesis
ripete con ostinazione, valori e pause.
Perché lei nella musica ci crede.
Sa quanto è importante, per questi nostri ragazzi distratti e non disciplinati
all’ordine ed al metodo di studio, a seguito di un’impostazione didattica
apparentemente moderna, ma in realtà non rispettosa delle loro vere necessità,
che pretendendo di non insegnare impartisce solo spunti di apprendimento attraverso
un solitario e non amato libro di testo, fornire anche mediante ripetitivi e
noiosi esercizi, rassicuranti confini di azione di cui solo successivamente,
superata la difficile, fascia adolescenziale, potersene liberare.
Intuisce, quanto possa essere stimolante e fortemente educativo affinare quelle
abilità di lettura di testi musicali che pur impostanti rigidamente nella
struttura, secondo i difficili paradigmi del solfeggio, appaiono, poi, così
magicamente liberi e creativi nell’ascolto.
Ed è proprio quell’ impassibile ordine iniziale, poi superato attraverso
la creatività ed i sentimenti dell’autore a determinare l’armonia
ed il fascino di un brano musicale e ad offrire, agli ascoltatori, intensi momenti
di raccolta emotività.
Ai suoi alunni, Elisa, questo è il suo nome, vuole regalare proprio questo,
la capacità di cogliere, dentro di sé emozioni e sentimenti inspiegabilmente
nascosti e portati alla luce all’improvviso, rassicuranti nella loro presenza
di un positivo intendersi.