Le paure sommerse - La psicosi del terrorismo
Antonio Vita - Psicologo e psicoterapeuta - Recanati
- In una parte di noi si racchiudono antiche paure; esse sono immerse in una specie di palude psichica stagnante, sprofondate in un magma psichico primordiale: l'INCONSCIO.
- Esse sono ataviche, sono
state ereditate dai progenitori, vivono in stato quieto e sopito, ma possono
essere riattivate da stimolazioni esterne e da episodi di vita vissuti in particolari
situazioni.
Anche queste paure, pur allontanate dall'Io e dalla sfera emotiva cosciente, possono riaffiorare dalle zone sommerse e possono ritornare verso la superficie ad opera di stimolazioni esterne e di eventi attuali. Poiché, spesso, esse liberano energia psichica negativa, finiscono per produrre ANGOSCIA, e il soggetto umano cade in uno stato di profonda prostrazione e depressione.
Tema attualissimo è
quello della cosiddetta psicosi del terrorismo. Il termine psicosi è
improprio, ma è d'uso comune e fa percepire il terrore che alcuni eventi
incutono, una paura smisurata, una paura senza oggetto: la paura della paura,
il terrore del terrore.
Ma esaminiamo meglio la
differenza tra paura di un oggetto, di un nemico visibile, di una cosa identificabile,
contro cui si può lottare, e quella che invece è la paura della
paura, la paura che non è rivolta verso un oggetto concreto e definito,
ma contro un nemico invisibile ed inafferrabile
Nella paura verso un oggetto
definito c'è un rapporto tra causa ed effetto. Cioè nella mente
della persona rimane integro il principio di causalità.
Il principio di causalità
ci permette di prevedere l'evento come effetto di una determinata causa.-
Nel terrore, o nella psicosi
del terrorismo, il rapporto tra causa ed effetto è frantumato. E, se
si elimina il principio di causalità, si sprofonda nell'angoscia dell'imprevedibile.
Rimane cioè solo un rapporto tra l'io e l'imprevedibile terrificante
mostrarsi delle cose e degli eventi.
- Quindi, la causalità,
come fondamentale categoria mentale del ragionamento logico, è eliminata.
A suo posto c'è
l'imprevedibilità che non obbedisce a regole logiche: essa è impalpabile,
inafferrabile, incontrollabile, proditoria, traditrice.
L'imprevedibilità
conduce verso la cecità psichica
Scompaiono anche le categorie
del tempo e dello spazio.
L'azione inattesa è
imprevedibile, mentre ogni forma di reazione ragionata ed organizzata è
prevedibile.
Quindi, con il terrorismo, le categorie fondamentali dello spirito dell'uomo, tempo, spazio e causalità sono distrutte.
Inoltre, il suicidio come
lotta ad oltranza, sottopone, sotterra o elimina anche il principio di conservazione
della persona che è un principio fondamentale della specie animale: non
esiste più un principio di autoconservazione.
Meditiamo un attimo su
questo scenario. Dacché esistono le lotte, le guerre, le aggressioni,
ci sono due mezzi a disposizione dell'uomo che possiamo così simboleggiare:
la spada e lo scudo. La spada è uno strumento per aggredire, per offendere,
per far male, lo scudo è per proteggersi, per ripararsi, per difendersi.
Negli aggressori suicidi, lo scudo è stato eliminato: essi non ne hanno
bisogno. Questo fatto sconvolge la guerra perché sconvolge le categorie
sinora in uso.
Si ribaltano anche le categorie
psichiche; non più aggredire e difendersi: nel terrorismo c' è
solo l'aggredire.
Sono state eliminate sia la categoria mentale del difendersi, sia l'istinto primordiale della conservazione del soggetto, insito nelle più profonde parti dell'inconscio.
Il terrore è per
tutto ciò che appare immensamente grande: grande distruzione, improvvisa
e senza alcun rapporto causale. Grande ed inatteso l'evento distruttivo.
Il terrore dell'imprevedibilmente
grande è tale sia per gli obiettivi che sono colpiti, sia per la natura
"enorme" ed improvvisa dell'aggressione. Non esiste possibilità
di opporre difese, protezioni, ostacoli. L'azione terroristica coglie all'improvviso,
e senza alcuna possibilità di prevenire disastri o mitigare l'aggressione.
La vita delle persone non conta più nulla, anzi essa fornisce il grado
di intensità dell'atto terroristico, insieme alla mole e all'importanza
storica degli oggetti che vengono distrutti.
Il terrore dell'immensamente
piccolo: ossia il bioterrorismo.
Anche qui c'è l'incapacità
di opporre delle barriere, delle difese, dei rimedi.
Tutto ciò comporta un blocco psichico: uno stupore determinato dal terrore dell'invisibile, di qualcosa che si inserisce in modo subdolo nell'organismo per creare una reazione a catena, una reazione che si spande a macchia d'olio. Va ricordata la ruggine verde, che in famoso libro giallo corrodeva, divorava e distruggeva tutti i vegetali, lasciando la terra completamente spoglia e glabra. Tutto ciò creava un'atmosfera allucinante ed agghiacciante. Pensiamo quando un'altra ruggine sarà diretta alla distruzione di una gran parte del genere umano.
Lo sentiamo vicino il terrorismo,
oppure ne sentiamo solo gli echi, lasciandoci spaventare per poco tempo e ignorando
poi il tutto, e rimuovendo ogni sentimento di angoscia e cercando di allontanarlo
da noi?
In fondo, sono gli altri
che combattono con il terrorismo.
In verità, sentiamo molto forte il senso di partecipazione sia per chi subisce gli eventi terroristici, sia per chi subisce una guerra violenta, distruttiva e sanguinosa. Ma il senso di partecipazione, pur sincera e condivisa, è spesso di tipo esorcizzante.
Continuiamo a vivere in
una specie di allarmata diffidenza, ma anche di indifferenza, anche se gli scritti,
questo compreso, le espressioni di condanna, le manifestazioni di solidarietà
sono molto forti ed estese a tante nazioni, razze ed etnie.
Ma le devastazioni sono lontane. E il terrore vero non ha ancora varcato i confini psicologici del nostro IO, forse perché ancora non è stata messa a repentaglio la nostra incolumità fisica.
In conclusione, si può affermare che il terrorismo nasce dall'incapacità di opporsi violentemente contro i propri avversari ad armi pari, onde per cui, se si ricorre alla strage, l'attacco diventa proditorio, improvviso e spregevole nella logica collettiva.
Ma una domanda si impone,
a questo punto: "loro", "quelli", quando diventano terroristi
e perché?