VideoPoker
Qualche giorno fa abbiamo appreso dalla stampa la notizia di un ragazzo diciassettenne di Brescia che ha compiuto una rapina -minacciando con il coltello la cassiera di un supermercato- per continuare a giocare al videopoker, dove da circa due anni consumava sistematicamente tutta la paghetta datagli dai genitori. Sembrerebbe un episodio-limite che potrebbe trovare, per esempio, nella particolare e vulnerabile personalità del giovane la sua spiegazione.
Ma non è un caso unico. Qualche settimana prima, infatti, un' impiegata di 34 anni aveva tentato di rapinare un ufficio postale poichè indebitata dalla perdita di forti somme al videopoker.
Da questi due episodi salta agli occhi una prima indicazione,cioè che l'età e quindi la maturità anagrafica della persona coinvolta in questo tipo di problematiche non sembra essere qui il fattore decisivo cui imputare l'accaduto. Piuttosto, il coinvolgimento emotivo dei soggetti in queste due situazioni sembra essere stato talmente forte da spingerli entrambi a ricorrere al crimine ed alla violenza pur di continuare a giocare, nel caso del ragazzo, e per cercare di risanare i propri debiti nel caso della donna (magari, però, continuando a cercare di vincere ancora al videopoker..).
Ci sono stati ultimamente ripetuti e drammatici casi di persone ridotte sul lastrico da questa forma di gioco d'azzardo che miete vittime tra tutte le fasce sociali e in età sempre più giovani, o separazioni in seguito alla mania del gioco di uno dei partner, ma i due episodi citati sopra ci sembrano particolarmente esplicativi della realtà del fenomeno perchè ci fanno toccare con mano l'avvenuto oltrepassamento di un limite preciso, la soppressione di un principio-guida del comportamento individuale che viene peraltro interiorizzato e fatto proprio in età piuttosto precoce, che è quello del divieto di compiere azioni criminose e di esercitare atti di violenza contro altre persone.
La rapidità e l'apparente facilità con cui questi "capisaldi" della personalità adattata sono stati soffocati, come se si fossero disgregati di fronte all'insorgere del progetto criminoso, ci danno l'idea di qualcosa che dentro non ha retto sotto la pressione di un carico eccessivo..
Ma cosa può significare ciò? Che le istanze morali dei due giocatori fossero costituzionalmente vacillanti e che bastasse una serie di insuccessi al gioco maggiore del solito per far emergere la loro indole criminale..?
Oppure bisogna cercare altrove, ed individuare nell'ambiente di vita e nelle pieghe del vissuto quotidiano dei protagonisti segni che ci possano far comprendere tutto il vuoto di esistenze cui il senso dell'azzardo, del rischio, può concedere almeno un'apparenza di tensione vitale? O forse ancora sono i tempi in cui viviamo, con le contraddizioni, le ambiguità, i radicali e spesso frenetici ritmi di cambiamento, che generano una mancanza di stabilità interiore, che inducono un rilassamento delle coscienze e facilitano l'offuscamento di alcuni dei valori fondamentali della società?
Probabilmente tutto questo contribuisce a delineare un possibile scenario entro cui collocare questi recenti fatti di cronaca, ma resta il fatto che si siano verificate in queste vicende delle sorprendenti rotture di continuità rispetto alla propria stessa storia, al proprio modo di essere ed alla propria natura, che gettano inquietanti luci sul potere che questi ed altri consimili "giochi" possono oggigiorno esercitare ai danni di molti e, purtroppo, di tanti ragazzi che magari credono proprio di stare giocando e invece non si accorgono che di gioco non c'è più traccia in quanto stanno facendo, poichè ne viene a mancare ad un certo punto l'ingrediente fondamentale, ossia il divertimento, il puro, semplice e sano divertimento.
E si scivola invece in una alienante attività ripetitiva che allontana dagli altri, isterilisce la creatività e produce soltanto frustrazione, con la successiva perdita di riferimenti dentro e fuori di sè poichè totalmente assorbiti nella cosa, alla continua ricerca di quel colpo di fortuna che diventa invece una quotidiana ossessione.
Occorrerebbe allora capire in tempo che l'unica reale vincita possibile per questi giocatori è smettere di giocare, subito, perchè poi potranno anche uscirne, si, ma lo faranno inevitabilmente da perdenti.
Dott. Fernando Maddalena