I nuovi disturbi alimentari emergenti
Negli ultimi anni sono comparse nuove patologie del comportamento alimentare riconosciute e classificate nel DSM-5, la cui presenza viene rilevata in modo particolare nelle categorie dei giovani e degli adolescenti, con un’ampia diffusione di alcuni “nuovi” disturbi tra i quali: Ortoressia, Bigoressia e Drunkoressia.
Ortoressia
La parola Ortoressia deriva dal greco “orthos” che significa giusto, corretto e “orexis” che significa appetito quindi: corretto appetito. E’ un disturbo caratterizzato da un’ossessione per il cibo ritenuto sano, che porta al totale rifiuto ed evitamento di quello considerato potenzialmente dannoso.
Le persone affette da questa patologia praticano una dieta estremamente rigida e controllata che le porta ad escludere tutti quegli alimenti che ritengono nocivi per la salute.
L’individuo ortoressico pianifica i propri impegni e le proprie giornate guidato dall’ansia che ha sviluppato rispetto all’alimentazione, evitando le situazioni sociali nelle quali sarebbe costretto a “trasgredire”.
La trasgressione delle proprie regole gli causerebbe ansia e vergogna e pertanto l’ortoressico vive all’interno di un sistema di schemi rigidi che lo portano a limitare o ad escludere relazioni sociali e affettive.
Questa patologia ha delle conseguenze mediche severe derivanti dalla totale esclusione dalla propria dieta di molte categorie di alimenti, causa ad esempio di osteoporosi o avitaminosi.
Dati statistici
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute, oltre 500 mila italiani soffrono di ortoressia, con una netta prevalenza di popolazione maschile.
Bigoressia o Vigoressia
La parola Bigoressia deriva dall’inglese “big” grande e dal latino “orex” appetito, quindi letteralmente significa “fame di grandezza”, cioè il desiderio di avere un corpo più muscoloso, a causa dell’idea ossessiva di essere troppo esili. La persona affetta da bigoressia cerca la muscolatura perfetta con la pratica compulsiva di allenamento fisico e un’alimentazione iper-proteica che include spesso l’abuso di steroidi e anabolizzanti. L’intensa attività fisica svolta in palestra, spesso priva di una adeguata preparazione atletica di base, può essere causa di problemi muscolari e osteoarticolari quali tendiniti e lombalgie.
La bigoressia può causare seri problemi di salute a livello metabolico, cardiovascolare, renale ed epatico. oltre ad avere un forte impatto sulla sfera sociale e relazionale che può risultare compromessa.
Dati statistici
Il disturbo si evidenzia in particolare nei maschi tra i 15 e i 23 anni, soprattutto tra quanti frequentano le palestre e tra gli appassionati di body-building. In Italia si segnalano circa 60.000 casi.
Drunkoressia
Il termine Drunkoressia deriva dalle parole “drunk” ubriaco e “anorexia” ed è stato utilizzato per la prima volta da alcuni giornalisti del New York Times che riferivano della presenza di tale disturbo tra la popolazione giovanile dei college e campus universitari negli Stati Uniti, in particolare tra i cultori del fitness e della forma fisica.
E’ una patologia in cui un uso massiccio di sostanze alcoliche è accompagnato dalla riduzione drastica del cibo e delle calorie al fine di evitare l’aumento di peso. La persona drunkoressica pertanto si sottopone a lunghi digiuni per poter assumere ingenti quantità di alcool a stomaco vuoto con l’obiettivo di stordirsi e ubriacarsi evitando nel contempo il surplus di calorie.
La drunkoressia è assimilabile ai più noti disturbi dell’alimentazione quali la bulimia e l’anoressia: all’utilizzo dell’alcool a digiuno si può associare anche il vomito autoindotto per evitare di prendere peso. La drunkoressia ha delle conseguenze gravi sulla salute, quali stati di intossicazione, difficoltà cognitive, amenorrea e può inoltre determinare danni al cervello, al fegato e al cuore con conseguenze potenzialmente letali. Sul piano prettamente psicologico tale patologia è associata a condizioni di ansia, depressione e stress.
Dati statistici
Tale comportamento patologico sembrava riferito in prevalenza alla popolazione femminile ma con l’aggiornamento statistico del 2016 questa patologia è stata rilevata anche tra la popolazione maschile.
Riferimenti bibliografici
- Meule A and Vögele C The Psychology of Eating, 2013
- National Eating Disorders Association
- Psychology Today Eating Disorders, 2017
A cura della Dottoressa Arianna Grazzini
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