La psicologia positiva
L'obiettivo della psicologia positiva è quello di ridurre al minimo la negatività nel pensiero e nel comportamento, al fine di sviluppare un atteggiamento più ottimista che possa migliorare, piuttosto che disturbare, la propria vita sociale, professionale e spirituale.
A differenza della psicologia tradizionale che si concentra maggiormente sulle cause ed i sintomi delle malattie mentali nonché i disturbi emotivi, la psicologia positiva enfatizza i tratti, i modelli di pensiero, i comportamenti e le esperienze che possono contribuire a migliorare la qualità della vita quotidiana di una persona.
Tra gli aspetti centrali della psicologia positiva si possono ritrovare l'ottimismo, la spiritualità, la speranza, la felicità, la creatività, la perseveranza, la giustizia e la pratica del libero arbitrio.
Sostanzialmente il focus della psicologia positiva è legato all'esplorazione dei propri punti di forza, piuttosto che delle debolezze.
L'obiettivo della psicologia positiva non è quello di sostituire quelle forme tradizionali di terapia che si concentrano sulle esperienze negative, ma semmai di ampliare e dare maggiore equilibrio al processo terapeutico.
La psicologia positiva può essere applicata ai bambini e agli adulti all'interno di strutture educative o sanitarie mentali, nonché all'interno di contesti privati.
C'è anche un posto per la psicologia positiva al di fuori del campo della pratica terapeutica, come ad esempio nella gestione delle risorse umane e nell'amministrazione aziendale.
La psicologia positiva è anche definita la “scienza della felicità” e una delle domande a cui gli psicologi positivi cercano di a rispondere è: “può una persona essere felice e realistica allo stesso tempo?”.
Pur riconoscendo i problemi individuali, familiari e/o relazionali, gli psicologi positivi ritengono che si possa ancora condurre una vita produttiva, significativa e soddisfacente.
L'obiettivo è ridurre al minimo la negatività nel pensiero e nel comportamento, sviluppare un atteggiamento più ottimista che possa migliorare, piuttosto che disturbare, la propria vita sociale, professionale e spirituale.
I terapeuti aderenti a tale branca della psicologia, utilizzano una serie di esercizi e di interventi per aiutare i loro clienti a diventare più autosufficienti e identificare i propri tratti e punti di forza positivi.
In larga misura, il movimento della psicologia positiva è iniziato negli anni '50-'60, con l'introduzione di un approccio alla terapia più umanistico.
Poco dopo, gli psicologi cominciarono a rendersi conto che guardando solo ai “danni” già presenti negli adulti non si potevano prevenire i problemi di salute mentale che spesso, invece, cominciano nell'infanzia.
Alla fine degli anni '90, lo psicologo Martin Seligman sosteneva che, per prevenzione, i ricercatori e i praticanti dovevano iniziare ad esaminare più da vicino i punti di forza e le virtù umane, non solo le debolezze, e capire come promuovere o “instillare” i tratti positivi nei giovani che potevano essere a rischio di sviluppare tutti quei pattern o comportamenti malsani considerati prodromici di una malattia mentale.
Seligman propose che la futura psicoterapia di successo non sarebbe stata solo un processo in cui le persone parlano dei loro problemi, ma anche dove le persone esaminano e imparano ad usare i loro punti di forza.
Ha inoltre suggerito che gli “esercizi” per la felicità possono essere utilizzati per produrre differenze durature in coloro che sono depressi, ansiosi o altamente conflittuali.
La scienza della psicologia positiva può essere integrata a tutti i livelli terapeutici, anche consulenziali.
Ciò che risulta importante per gli utenti è trovare qualcuno dotato di un adeguato background educativo, con una determinata esperienza ed un approccio positivo, e soprattutto un terapeuta con cui ci si sente a proprio agio nel discutere di questioni personali.
(a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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