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Le tappe dello sviluppo sociale del bambino

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Una descrizione delle tappe fondamentali dello sviluppo sociale del bambino nel primo anno di vita nella relazione con la figura di riferimento

sviluppoLo sviluppo sociale riguarda “il modo in cui i bambini interagiscono con gli altri, e quindi gli schemi di comportamento, i sentimenti, gli atteggiamenti e i concetti manifestati dai bambini in relazione alle altre persone e al modo in cui questi diversi aspetti variano durante la crescita”.
Schaffer (1996).

Oggi il neonato è considerato un essere sociale fin da subito che diventa sempre più consapevole e competente grazie alla funzione, di mediatore o di interlocutore, svolta dall’adulto nell’organizzare e nel promuovere lo sviluppo di competenze ed abilità del bambino.

I bambini stabiliscono diversi tipi di relazione con differenti partner “comunicativi” nell’arco del loro sviluppo, tuttavia la prima fondamentale relazione vissuta da ogni infante è quella con la madre.
 
Le relazioni benché siano costituite a partire da una serie di interazioni non sono semplici fenomeni temporanei come quest’ultime, ma implicano una continuità nel tempo; una relazione è “una storia di interazioni” ed ha caratteristiche particolari come la fedeltà, il coinvolgimento o la devozione.
 
Fasi dell’interazione caregiver (madre) - bambino nel primo anno di vita:

1) Regolazione biologica (0 mesi) serve a regolarizzare i processi biologici di base del neonato ed armonizzarli con le richieste dei genitori. Vi è un adattamento reciproco tra ritmi del b/o e dei genitori per quanto riguarda i ritmi di alimentazione e l’alternanza degli stati sonno/ veglia. Compare molto precocemente, già dopo soli 10 giorni di vita ed è un processo altamente specifico per ciascuna coppia (genitore-b/o). Generalmente alla fine del 1° mese di vita questo andamento (regolazione biologica) diviene stabile.

2) Scambi “faccia a faccia” (2 mesi) Fase nella quale si regola l’attenzione reciproca dei due partner e le loro capacità di risposta nelle situazioni faccia a faccia (di solito la madre si pone frontalmente ed è molto vicina al viso del bambino).

A 2 mesi vi è un netto incremento dell’efficienza visiva e ne sono la prova alcuni studi che concernono lo sviluppo del riconoscimento dei volti come, ad esempio, quello riguardante la discriminazione tra una faccia “propria” e una con gli elementi messi in maniera rovesciata ( è detto effetto di inversione: i visi vengono riconosciuti più facilmente quando vengono orientati normalmente rispetto a quando vengono invertiti).

In questa fase i bambini diventano consci dell’ambiente esterno che li circonda e della presenza di altre persone; i rispettivi ruoli della madre e del bambino in queste prime interazioni faccia a faccia sono esemplificati da un’altra caratteristica, il turn-taking, ovvero l’alternanza dei ruoli. Questo fenomeno viene infatti osservato molto chiaramente negli scambi comunicativi madre-bambino tipici di questa fascia d’età.

Il b/o usa gli sguardi, i vocalizzi e le pause mentre viene allattato (guardare/distogliere lo sguardo, vocalizzare/tacere, succhiare/rimanere inattivo) in base a sequenze on-off innate che possono essere considerate preadattamenti alla vita sociale. La madre, a sua volta, fa uso di queste opportunità adattando i propri comportamenti ai ritmi del b/o, ad esempio, accentuando espressioni/vocalizzi quando il b/o guarda/vocalizza od, al contrario, rimane tranquilla ma disponibile quando il b/o distoglie lo sguardo/tace, oppure rimane in silenzio quando il b/o succhia, mentre vocalizza ed accarezza il b/o quando questo è inattivo. In un certo qual modo la madre tende cioè a comportarsi come se i ritmi del b/o fossero già provvisti di intenzionalità e così facendo pone le premesse perché l’acquisiscano successivamente.  

E’ importante ricordare, inoltre, che ogni coppia adulto-bambino sviluppa un proprio stile specifico di interazione, sotto la tripla influenza delle caratteristiche specifiche dall’adulto, del b/o stesso e del contesto socio-culturale mediato dai comportamenti degli adulti.

3) Condivisione di argomenti (5 mesi) verso i 5 mesi il bambino si rivolge in modo sempre più marcato verso il mondo delle cose, vengono dunque introdotti gli oggetti nelle interazioni sociali che il b/o può afferrare, manipolare e dunque oggetti verso i quali il b/o rivolge le sue azioni e la sua attenzione.

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In questa fase il rapporto con la madre evolve dall’interazione faccia a faccia alla condivisione di oggetti esterni alla coppia (triade: oggetto/madre/bambino con episodi di coinvolgimento reciproco). Tuttavia in questa fascia d’età il b/o non ha ancora la capacità di prestare attenzione simultaneamente alla madre e all’oggetto, ma riesce a farlo solo in sequenza, dunque sarà nuovamente la madre a dover adattare il proprio comportamento al livello delle capacità del proprio b/o.; ad esempio, tramite il co-orientamento del proprio sguardo sull’oggetto guardato dal b/o per far sì che quell’oggetto diventi un qualcosa di condiviso, sul quale, entrambi dunque dirigono un focus attentivo.

A questo riguardo è interessante, inoltre, ricordare che studi riguardanti il gaze following (R. Brooks e A. N. Meltzoff, 2005) hanno dimostrato come i bambini fino ai 10 mesi raramente seguono lo sguardo della madre (spesso tendono a seguire il movimento del capo ma non lo sguardo) e come, solo verso la fine del 1° anno di vita, la direzione dello sguardo della madre o di un’altra persona diventi un segnale significativo per il bambino.

In questa fase la madre ha, inoltre, il compito di porre le basi dello sviluppo semantico successivo, sincronizzando il proprio comportamento verbale allo sguardo del b/o e nominando gli oggetti e dandogli così la possibilità di apprendere l’associazione tra oggetti e le loro definizioni verbali.

4) Reciprocità ed Intenzionalità (8-12 mesi) Iniziare azioni intenzionali dirette verso altri e sviluppare relazioni più simmetriche e flessibili sono i processi tipici di questa fase evolutiva.

Intorno agli 8-9 mesi nei b/i vengono a svilupparsi varie capacità cognitive come ad esempio la costanza dell’oggetto o  l’abilità di differenziare i mezzi dai fini (Piaget).

Essi divengono, in maniera progressiva, sempre più capaci di impegnarsi contemporaneamente in molte attività che, al contrario, in precedenza potevano essere svolte solo separatamente; ciò si nota soprattutto nello sviluppo dell’intenzionalità, ovvero la capacità di mettere in atto un dato comportamento in funzione di uno specifico obiettivo, il che presuppone di fatto, l’aver acquisito la conoscenza che i propri comportamenti possano produrre dei risultati. Di conseguenza, anche la comunicazione tra i due partner assumerà le caratteristiche dell’intenzionalità che vengono espresse tramite diversi tipi di comportamenti come ad esempio l’alternanza dello sguardo del b/o tra l’oggetto e l’adulto, il recupero dei messaggi falliti, la ritualizzazione dei gesti che vengono impiegati in modo intenzionale come strumenti di comunicazione (es. il pointing ossia l’indicare o dare un oggetto alla madre).

Un altro cambiamento evidente viene espresso soprattutto nelle situazioni di gioco con l’adulto (cucù, cavalluccio, battimani, dare e prendere), le quali richiedono il coinvolgimento di entrambi i partecipanti e vengono basate su delle regole chiare (ad esempio la ripetizione o lo scambio di ruoli).

E’ importante ricordare come, secondo Bruner, tali giochi abbiano un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino: in seguito serviranno a facilitare l’acquisizione del linguaggio poiché presentano le componenti strutturali tipiche del linguaggio stesso e della conversazione. Questi primi giochi sociali sono inoltre utili perché, proprio attraverso questi, i bambini possono acquisire diverse abilità.

Fino a circa 8 mesi la partecipazione del bambino è limitata al “prendere” e di solito in questo caso si parla di gioco unidirezionale.

Da i 10 ai 12 mesi invece il gioco cessa di essere unidirezionale; nei b/i si sviluppa in modo ancora più marcato il senso della reciprocità, ovvero come già accennato precedentemente, la conoscenza di come un’iterazione abbia bisogno di essere sostenuta da entrambi i partner e di come i loro ruoli debbano essere coordinati e possano a volte essere scambiati (i b/i ad esempio possono innescare la sequenza di gioco mostrando/offrendo il giocattolo alla madre oppure possono darglielo su richiesta).

Generalmente, sempre in questo periodo, di fronte ad un oggetto/evento nuovo o ambiguo, compaiono inoltre comportamenti di ricerca del riferimento sociale (il b/o non guarda solo l’oggetto/evento, ma anche la madre o un altro adulto familiare) che serviranno al b/o come chiave di interpretazione della realtà.

Verso la fine del primo anno di vita, infatti, i b/i riescono già ad attribuire ad altri degli stati mentali ed iniziano quindi a sviluppare una propria “teoria della mente”.

Per concludere si potrebbe affermare che le caratteristiche essenziali di uno scambio sociale maturo nel primo anno di vita di un b/o sono: la reciprocità (l’interazione deve essere sostenuta dall’azione di entrambi i partner) e l’intenzionalità (essa compare verso la fine del 1° anno di vita, e si concretizza nella capacità di pianificare il proprio comportamento e di anticiparne le sue conseguenze).

 

Per approfondimenti:

  • Psicologia dello sviluppo. Un'introduzione; (2005); H. Rudolph Schaffer;  XVI-441 p., ill. , Brossura; Ed. Raffaello Cortina;
  • Psicologia dello sviluppo emotivo; (2014); Ilaria Grazzani Gavazzi; 227 p., ill. , Brossura; Ed. Il Mulino;
  • Psicologia dello sviluppo del linguaggio; (2001); Luigia Camaioni; Ed. Il Mulino;
  • Osservare e valutare il comportamento infantile; (2004); Luigia Camaioni,Tiziana Aureli,Paola Perucchini; 200 p., Brossura; Ed. Il Mulino;

 

(A cura della Dottoressa Emanuela Torrente)

 


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Tags: madre bambino sviluppo interazione caregiver Emanuela Torrente;

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