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Intervista con Luca Mercalli, climatologo

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a cura della dott.ssa CARMEN PERNICOLA, PSICOLOGA


"Se vogliamo vivere in armonia con il sistema ambientale dobbiamo comprendere che quello che abbiamo seguito fino a oggi non è l'unico modo possibile di vivere, ma che c'è la possibilità di individuare percorsi diversi."

Ognuno di noi ha un impatto sull'ambiente. Negli anni Novanta Mathis Wackernagel, dirigente dell'Istituto "Redifining Progress" negli USA e coordinatore del Centro Studi sulla Sostenibilità in Messico ha messo a punto un sistema che permette di valutare la nostra "impronta ecologica" in termini di campi coltivati, sottosuolo, pascoli, foreste, mare, necessari per sostenere i nostri consumi e per assorbire i rifiuti che produciamo. Si tratta chiaramente di un indicatore semplificato, che però è molto utile per darci un'idea di quanto i nostri stili di vita consumino natura e di quanto sia sempre più urgente cambiare i nostri comportamenti nella direzione di una riduzione dei consumi, se davvero desideriamo salvare il pianeta e lasciarlo in eredità alle generazioni future.

Tutti lasciamo una impronta ecologica. Studi del WWF hanno rilevato che ogni italiano lascia, in media, un'impronta ecologica di 3,8 ettari, a fronte di una disponibilità di terra produttiva sul proprio territorio nazionale che invece non è maggiore di 1,3 ettari.

I dati sull'impronta ecologica nelle diverse nazioni sono stati presentati nel Living Placet Report 2004, presentato a Ginevra il 21 ottobre dello scorso anno. Secondo il Report l'umanità consuma oggi le risorse naturali molto più rapidamente di quanto la Terra sia in grado di rinnovarle.

La parola d'ordine sembra ormai chiara: limitare i consumi, per ridurre l'uso di materia ed energia. Ma per limitare i consumi, anche ottimizzandoli, è necessario cambiare, prima di tutto atteggiamenti e mentalità: imparare ad aggiustare, scoprire l'uso collettivo di attrezzature e infrastrutture, riscoprire una maggiore sobrietà nel proprio stile di vita.

Gli scienziati non hanno più dubbi: dobbiamo scoprire la pratica della sostenibilità nei nostri comportamenti di tutti i giorni.

E' quello che sostiene anche Luca Mercalli, climatologo, che incoraggia la collaborazione tra psicologia e fisica a favore di un cambiamento culturale, che porti a nuovi stili di vita più "sostenibili" per il nostro pianeta.

Questa intervista rientra in un progetto interdisciplinare tra psicologia e fisica, volto a intervenire sugli atteggiamenti, i valori, gli stili di vita, per modificare i comportamenti delle persone in senso ecologico.

Psiconline
Secondo lei può essere utile agire sugli atteggiamenti e le credenze delle persone per modificare i loro comportamenti nei confronti dell'ambiente naturale?

Mercalli
Si, ritengo che sia fondamentale un approccio interdisciplinare al problema ambientale. Soprattutto credo che la psicologia e la filosofia potrebbero offrire un contributo fondamentale per la prevenzione dei cambiamenti climatici, ma fino a oggi, purtroppo, noto che la fisica e le scienze umane non si parlano ancora abbastanza.

Psiconline
Gli scienziati ci stanno dicendo da anni che il clima si sta modificando in maniera preoccupante. Esiste un allarme clima?

Mercalli
Si, esiste un allarme clima e non possiamo permetterci di sottovalutarlo.

Psiconline
Ci sono dei segnali di cambiamento del clima che ognuno di noi può osservare nella sua vita quotidiana?

Mercalli
Oggi questi cambiamenti visibili a occhio nudo sono ancora pochi, per fortuna. Però già chi vive al mare può aver notato nuove specie di pesci tropicali, chi vive in montagna può osservare i ghiacciai che si riducono. Ma io non condivido molto questo interesse a trovare dei cambiamenti nel clima facilmente visibili. Non è importante vedere con gli occhi quello che succede, è importante evitare che questi cambiamenti avvengano, perché già allora sarà troppo tardi. Il problema è che noi siamo abituati a ragionare in modo lineare, secondo una relazione causa-effetto, mentre il sistema climatico non è un sistema lineare, ma funziona, piuttosto, potremmo dire, come un sistema a molla: uno carica carica e non succede niente, ma a un certo punto, quando la molla è caricata fino in fondo il meccanismo scatta tutto insieme.

Quindi anche se adesso non vediamo molti cambiamenti climatici, quello che succederà se non cambiamo rotta, è, come si vede anche nel film The Day After Tomorrow, che il sistema climatico si risveglierà con cambiamenti drastici visibili nell'arco di una vita umana.

 

Psiconline
Secondo lei perché è così diffusa la tendenza a sottovalutare questi rischi e a definire catastrofisti gli scienziati che parlano di allarme clima?

Mercalli
Penso sempre che queste persone fanno un po' come i fumatori: uno gli dice che il fumo a lungo andare fa male, glielo scrive anche sul pacchetto di sigarette che se fuma può morire, ma il fumatore continua a fumare, forse pensando che quegli avvisi sono esagerati, forse rimuovendo la paura, e poi un giorno si ritrova in ospedale e pensa: "ah se non avessi fumato tutte quelle sigarette e avessi ascoltato chi mi metteva in guardia dai pericoli del fumo".

Ma per quanto riguarda il fumo non tutti rispondono allo stesso modo, ci sono anche persone che non subiscono questi gravi danni, anche se fumano, mentre per il clima è diverso, i cambiamenti climatici riguardano tutti, le catastrofi ambientali non lasciano fuori nessuno.

Psiconline
Di fronte allo scenario di cambiamenti climatici allarmanti l'Italia sta adottando delle politiche pubbliche e private che le sembrano adeguate?

Mercalli
E' appena entrato in vigore il protocollo di Kyoto, cui l'Italia ha aderito, e questo è un passo importante. Ma resta grave il fatto che non si fa nulla per divulgare la conoscenza di questo accordo e incoraggiare nuovi stili di vita più rispettosi dell'ambiente. La pubblicità continua a incoraggiare la corsa ai consumi e l'informazione scientifica continua a essere inadeguata.

Psiconline
In un suo scritto lei cita il libro "Bioeconomia" del matematico ed economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen. Qual è la visione del mondo proposta da Georgescu-Roegen?

Mercalli
Nessuno di noi si sognerebbe di utilizzare per la prima volta il forno a microonde senza leggere prima il libretto delle istruzioni. Ecco credo che dovremmo poter utilizzare una sorta di libretto delle istruzioni del pianeta terra. Nicholas Georgescu-Roegen ha scritto questo libretto d'istruzioni. Il punto fondamentale della sua visione del mondo è che dobbiamo ritrovare una maggiore sobrietà nei consumi, perché il nostro stile di vita è incompatibile con il rinnovamento delle risorse naturali. Se ho cinque macchine, ma mi alzo all'alba per andare a lavoro, trascorro due ore in coda, lavoro in un ufficio con persone che non mi stanno simpatiche, ceno a casa con una persona cui non ho nulla da dire, sono soffocato dagli impegni, forse è il caso che comincio a pensare che è meglio avere una sola macchina ma farsi una pizza con gli amici. E poi dobbiamo imparare a riparare invece che a sostituire.

Psiconline
Ci può illustrare brevemente il "programma bioeconomico minimale" proposto da Georgescu-Roegen?

Mercalli
Il programma bioeconomico minimale propone la proibizione dei mezzi bellici, che consumano immense quantità di energia, peraltro con finalità di distruzione, l'utilizzo delle risorse liberate dalle attività militari per consentire alle nazioni in via di sviluppo un tenore di vita buono ma non lussuoso, la riduzione della popolazione mondiale e un livello sostenibile dalla produzione agricola naturale, ovvero non alimentata da energia fossile, la rigida regolamentazione nell'uso delle energie di origine fossile, soprattutto attraverso l'abbattimento degli sprechi, in attesa di progressi nell'uso più efficiente dell'energia solare, la "cura" della nostra passione morbosa per i congegni stravaganti, splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l'automobilina per il golf, e per automobili che non entrano nel garage.

Acquistare una macchina nuova ogni anno e arredare la casa ogni due è un crimine bioeconomico. Se i consumatori disprezzassero la moda i produttori si concentrerebbero sulla qualità e la durevolezza dei prodotti.

Psiconline
Questo programma richiama l'attenzione tra l'altro sul problema demografico? In che modo l'aumento della popolazione mondiale può produrre tragici cambiamenti climatici?

Mercalli
L'aumento della popolazione terrestre, ma soprattutto l'aumento di persone che aspirano al nostro stile di vita, pensi alla Cina, all'India e alla loro rapida ascesa verso un modello di società dei consumi, possono produrre danni enormi sul sistema climatico. Se ci spaventano i danni ambientali che siamo riusciti a fare in meno di cento anni, pensiamo a quel che può succedere se altri miliardi di persone assumono il nostro stile di vita e moltiplicano lo spreco delle risorse.

Psiconline
In che modo ognuno di noi potrebbe modificare le proprie abitudini e il proprio stile di vita per contribuire alla realizzazione di questo "programma bioeconomico minimale"?

Mercalli
Bisogna riappropriarsi del concetto di limite. L'energia facile ci ha dato fino a oggi un senso di onnipotenza dal punto di vista fisico. La sensazione di non poter controllare i cambiamenti climatici porta a sottovalutare i rischi e a dire che si esagera, ma anche provoca atteggiamenti contrari addirittura dannosi per l'ambiente. Occorre ricreare una filosofia di vita diversa: la crescita economica continua porta a lungo termine all'abisso della crisi. Dobbiamo riconquistare una sensibilità personale.

Viviamo in un mondo difficile per le condizioni fisiche. Se vogliamo vivere in armonia con il sistema ambientale dobbiamo comprendere che quello che abbiamo seguito fino a oggi non è l'unico modo possibile di vivere, ma che c'è la possibilità di individuare percorsi diversi.

Psiconline
Che cosa pensa del film The Day After tomorrow?

Mercalli
Il messaggio scientifico del film è sostanzialmente corretto, anche se, per ottenere l'effetto cinematografico i cambiamenti sono stati resi più rapidi rispetto alle possibili previsioni. Credo che questi film possano essere utili soltanto se poi non si abbandonano le persone con un prodotto di questo genere, ma si forniscono, anche per altri canali, delle spiegazioni scientifiche chiare.

Psiconline
Nell'assenza di queste spiegazioni vede una responsabilità dei media nel contribuire a creare uno stile di vita anti-ecologico?

Mercalli
Sì, la pubblicità in questi anni è quasi demoniaca, ci dice che siamo inadeguati e propone modelli di vita che esaltano l'assenza di limiti. Si cerca il simbolo per affermare la propria personalità. Negli ultimi anni vengono molto pubblicizzati, ad esempio, questi grossi fuoristrada di lusso che sono l'emblema non solo di un inutile spreco di risorse energetiche, considerato che consumano circa il doppio di un'utilitaria, ma anche di un atteggiamento arrogante e aggressivo verso l'ambiente e verso gli altri.

Psiconline
Però, allora, se è vero che dietro la corsa al consumo c'è una ricerca di identità, anche comportamenti ecologici potrebbero soddisfare questa ricerca di identità, se resi condivisibili e spendibili socialmente. I mezzi di comunicazione potrebbero, in qualche modo, favorire l'assunzione da parte delle persone di una maggiore responsabilità nei confronti dell'ambiente?

Mercalli
Sicuramente se i mezzi di comunicazione informassero in maniera più adeguata sulle recenti conoscenze scientifiche e proponessero stili di vita ecologici contribuirebbero a ridisegnare un'identità ecologica.

Psiconline
Una collaborazione tra scienze naturali e scienze umane sarebbe proficua per scongiurare le previsioni scientifiche sui cambiamenti climatici di cui abbiamo parlato?

Mercalli
Credo che una tale collaborazione sia indispensabile, per poter arrivare a produrre cambiamenti nei valori e negli stili di vita, alla base di una seria tutela ambientale. E ci tengo a sottolineare questa mia convinzione sull'urgenza di un incontro tra fisica, psicologia e filosofia per ridisegnare il nostro rapporto con l'ambiente.


Luca Mercalli, nato a Torino nel 1966,climatologo, dedica la sua attività di ricerca allo studio del clima e dei ghiacciai delle Alpi occidentali. Presidente della Società Meteorologica Italiana, ha fondato e dirige dal 1993 la rivista di meteorologia Nimbus, collabora dal 1991 con il quotidiano La Repubblica e con varie riviste (Alp, L'Alpe, Rivista della Montagna). Nel 2004 ha pubblicato per Vivalda CDA  tempi sono maturi - squarci di sereno tra le nebbie dei luoghi comuni e dei pregiudizi atmosferici e di recente, insieme a Chiara Sasso Le mucche non mangiano cemento. Collabora con Che tempo che fa, la trasmissione sulla meteorologia in onda su Rai 3.

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