Autismo: come ridurre l'ansia durante le visite mediche
Le visite mediche possono trasformarsi in esperienze complesse ed impegnative per gli adulti con un Disturbo dello Spettro Autistico. Alcuni suggerimenti utili per rendere non traumatiche queste esperienze in adulti con diagnosi di autismo.
Un nuovo studio, a cura dei ricercatori della University of Southern California, fornisce alcuni suggerimenti sui modi in cui sia il paziente che il medico possono prepararsi al meglio a questi appuntamenti.
Cosa accade durante le visite mediche
I ricercatori hanno offerto il seguente esempio per spiegare ciò che succede spesso:
- Durante la sua prima visita allo studio del dottore, Bobby è scappato dalla sala d’attesa, è corso fuori dall’edificio e si è nascosto nel parcheggio.
- Durante la sua seconda visita, l’ansia è stata semplicemente palpabile: Bobby ha cominciato a saltare sul posto, ripetendo un dialogo dal suo programma preferito e lamentandosi che lo studio era troppo luminoso e rumoroso per i suoi occhi e le sue orecchie.
- Poiché si è rifiutato di far toccare il suo corpo dai medici, si è dovuto posticipare ancora il suo esame medico iniziale.
“Gli adulti con Disturbo dello Spettro Autistico affrontano delle sfide uniche per ricevere cure mediche ottimali, a causa di alcuni fattori”, ha spiegato la Dottoressa Leah Stein Duker, assistente professore di ricerca presso la University of Southern California Chan Division of Occupational Science and Occupational Therapy. “Questi fattori includono difficoltà di comunicazione, problemi nel prendere decisioni mediche, sovrastimolazione nell’ambiente clinico e mancanza di formazione per i medici”.
“C’è una ricerca limitata che delinea i bisogni specifici degli adulti con ASD durante le visite mediche ed ancora meno strategie, con un fondamento scientifico, che possano facilitare queste esperienze”, ha aggiunto la studiosa. “Esse sono, spesso, piene di gravi difficoltà per i pazienti, chi si prende cura di loro ed i medici. Questo comporta, quindi, che la qualità delle loro cure non è quella che potrebbe e dovrebbe essere”.
Cosa si può fare per migliorare la situazione?
Sfortunatamente, non ci sono standard professionali, o consenso, riguardo le pratiche migliori a cui attenersi per effettuare le visite mediche sugli adulti autistici.
I ricercatori ne hanno puntualizzato, però, l’urgenza, perchè questa è una popolazione che continuerà a crescere, come l’ondata di bambini che hanno ricevuto diagnosi di Autismo a partire dagli anni 1990 e che sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi decenni.
La terapia occupazionale secondo la Dottoressa Duker.
La Dottoressa Duker ha ricevuto una convenzione, grazie alla quale ha fondato uno studio, nel quale il suo gruppo di ricerca possa condurre interviste con adulti con ASD, i loro tutori ed i loro medici, al fine di capire meglio quali tipi di problemi essi incontrano durante l’assistenza.
Le interviste formeranno una base per un piano di intervento preliminare, che probabilmente includerà alcune strategie, come la formazione del medico, la formazione dei tutori, dei suggerimenti per promuovere la comunicazione paziente-medico e tecniche per la presa di decisioni di pazienti e chi se ne prende cura.
“Il mio obiettivo è migliorare i servizi di assistenza sanitaria per gli adulti con ASD, affinchè essi possano favorire risultati a breve e lungo termine per questa popolazione vulnerabile e scarsamente tutelata”, ha spiegato la Dottoressa Duker.
Inoltre, con la sua collega Dottoressa Beth Pfeiffer, professore associato presso il Temple University’s College of Public Health, la studiosa ha ripreso l’esempio di Bobby per dimostrare come la terapia occupazionale abbia aiutato con successo i suoi medici a migliorare l’accesso e l’esperienza della cura.
Il terapista occupazionale e lo staff medico di questo paziente hanno sviluppato, infatti, una scheda illustrata, verbale e visiva, per ciascuna fase delle visite successive in studio, per aiutarlo a sapere cosa aspettarsi.
Per ridurre la sua ansia, inoltre, la famiglia di Bobby ha rivisto con lui le immagini e ha inscenato il tutto nella settimana che precedeva ciascuna visita.
Il terapista occupazionale, in più, ha lavorato con lo staff medico per ricavare una “area silenziosa” all’interno della sala d’attesa, con una luce più bassa, una macchina per attutire i rumori dello studio ed i muri dipinti di un azzurro chiaro con effetto calmante.
Medici e staff sanitario sono stati sottoposti anche ad una formazione durante il servizio sulle strategie per concludere con successo le visite, inclusi il valore degli indizi visivi ed i metodi di comunicazione alternativa.
Lo studio, infine, ha stabilito una procedura di pianificazione specifica per assicurare che i pazienti con problemi dello sviluppo e sensoriali, come nell’esempio di Bobby, possano prendere degli appuntamenti quando il medico non è troppo occupato, dandogli maggior tempo per completare gli esami e lavorare con le famiglie e chi se ne prende cura.
Fonte: University of Southern California
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)
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