I bugiardi sono meno umani?
Una nuova ricerca ha osservato un collegamento tra le deumanizzazione ed il comportamento immorale.
Molti di noi non credono che gli animali abbiano moralità o che almeno non la applichino allo stesso modo rispetto a noi umani.
Mentre gli animali agiscono d'istinto per sopravvivere, gli esseri umani sono unici nell'abilità di ragionare su quello che è giusto o sbagliato. Infatti, una ricerca ha dimostrato che le persone che credono nella propria sensibilità morale fanno una chiara distinzione su questo aspetto tra gli esseri umani e gli animali. Le persone credono che solo gli umani possano avere una morale. Potrebbe questo significare che fare qualcosa di sbagliato ci fa sentire meno umani? Questa è la domanda che si sono posti Maryam Kouchaki, Kyle Dobson, Adam Waytz e Nour Kteily.
Primariamente, loro volevano conoscere se i comportamenti non etici venissero considerati come comportamenti non umani. Al fine di scoprirlo, i ricercatori misero a punto un esperimento. Divisero i partecipanti in 3 gruppi: un gruppo in una condizione etica, un altro in una condizione non etica e l'ultimo in una condizione neutra. I ricercatori chiedevano ai partecipanti di scrivere una breve storia su un loro ricordo.
Nella condizione etica, i partecipanti dovevano scrivere una storia personale positiva; nella condizione non etica, i partecipanti scrissero una storia personale negativa; infine nella condizione neutra i partecipanti dovevano scrivere di come avevano passato la serata. I ricercatori chiedevano ai partecipanti di scrivere molti dettagli nelle loro storie. I ricercatori spiegavano ai partecipanti che, nello scrivere la storia, dovevano essere sicuri del fatto che chi l'avrebbe letta si sarebbe potuta immedesimare e capire le emozioni dello scrittore.
In seguito, i ricercatori chiedevano ai partecipanti di completare 10 item della Mind Attribution Scale. I ricercatori usarono questa scala per misurare la deumanizzazione nei partecipanti. Le domande erano del tipo:"Sei capace di attuare comportamenti volti al raggiungimenti dei tuoi obiettivi?" o "Quanto sei capace di provare dei sentimenti?". Le persone che avevano scritto storie negative attribuivano meno qualità umane a se stessi confrontati a quelli che ricordavano qualcosa di positivo.
Ricordare dei comportamenti personali non etici implicava l'attribuzione di qualità meno umane. I ricercatori disegnarono una variante di questo esperimento: chiedevano ai partecipanti di scrivere ricordi che riguardavano l'onesta e la disonestà. Questo perchè volevano limitare il tipo di ricordo richiamato in memoria dai partecipanti dato che poteva essere una variabile individuale che influenzava il test e che non poteva essere controllata.
Kouchaki ed i suoi colleghi divisero i partecipanti nei 3 gruppi:
- nel primo gruppo (condizione non etica) i partecipanti scrivevano di un loro comportamento non etico (di quando avevano detto una bugia);
- il secondo gruppo (condizione etica) scriveva di un proprio comportamento etico onesto;
- il terzo gruppo (condizione neutra/ di controllo) scriveva di come aveva passato la serata.
In seguito i partecipanti completavano la Mind Attribution Scale come nell'esperimento descritto in precedenza. Le persone che avevano scritto la storia circa la loro disonestà, si autovalutavano con tratti meno umani rispetto a quelli che avevano descritto un proprio comportamento onesto. In un secondo set di esperimenti, i ricercatori si sono fatti la domanda opposta: "L'auto-deumanizzazione porta a comportamenti non etici?". I partecipanti nel primo set di esperimenti assegnavano meno tratti umani a se stessi dopo aver descritto propri atteggiamenti immorali.
"Se le persone si sentono deumanizzate, sarà più probabile che attuino comportamenti immorali?" Per esplorare la questione, Kouchaki ed i suoi colleghi divisero i partecipanti in 2 gruppi: un gruppo (condizione non etica) doveva scrivere di esperienze in cui si non si attribuivano a pieno qualità umane. Alcuni esempi includevano: non sentirsi capaci di autocontrollarsi; non essere capaci di pianificare ed agire intenzionalmente; non essere capaci di ricordare bene le cose; non essere capaci di provare sentimenti, paura e piacere. Un secondo gruppo (condizione neutra) scriveva invece delle proprie routine giornaliere.
In seguito, i partecipanti in entrambi i gruppi giocavano ad un gioco in cui si vinceva del denaro. Dovevano risolvere dei puzzle che includevano il ricomporre delle lettere per formare una parola inglese. I ricercatori spiegavano ad i partecipanti che sarebbero stati pagati sulla base di quante parole sarebbero riusciti a comporre. Gli veniva anche detto che non avrebbero verificato e controllato se i partecipanti avessero effettivamente risolto il puzzle.
Ma c'era un problema: i ricercatori progettarono una parola che era irrisolvibile con lo scopo di osservare se avrebbero imbrogliato. I ricercatori scoprirono che i partecipanti del gruppo non etico avevano barato in numero maggiore rispetto all'altro gruppo. Infatti, circa la metà delle persone nel gruppo della auto-deumanizzazione imbrogliava, rispetto a meno di un terzo del gruppo neutro.
Allora, sembra che i comportamenti non etici guidino le persone a pensare a se stessi come meno umani ed a comportarsi in modo immorale. Una ulteriore implicazione di questi risultati è che una maggiore autovalutazione come morali e come persone con una grande etica potrebbe portare le persone a comportarsi in maniera più morale. "Eliminare l'auto-deumanizzazione potrebbe guidare le persone a credere di essere buoni ed umani e motivarli ad agire in tal senso" hanno concluso i ricercatori.
BIBLIOGRAFIA
- Kouchaki M, Dobson KSH, Waytz A, Kteily NS: "The link between self-dehumanization and immoral behavior." (2018) in Psichological Science
A cura del Dottor Claudio Manna
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