Insoddisfazione cronica e rischio psicosomatico nei bambini
Questo articolo che costituisce un breve accenno a quello che può accadere nel bambino in seguito a frustrazioni orali, è stato volutamente scritto a partire dal punto di vista dei bisogni dei bambini.
Secondo alcune considerazioni di carattere generale, il pianto dei bambini, in seguito alla frustrazione dei loro bisogni alimentari, è fisiologico: essi piangono infatti come risposta naturale ad una sensazione di disagio che avvertono dentro di loro.
Se le loro madri sono distratte e se questi bambini sentono non idonea la risposta ai loro bisogni, in essi tende a strutturarsi una specifica modalità fisiologica di adattamento che se ripetuta nel tempo può contribuire, in futuro, alla costituzione dell’habitus del paziente ulceroso.
Alcuni anni fa un pediatra, noto e conosciuto, espose una sua teoria secondo la quale i bambini piccoli avrebbero dovuto mangiare ad orari fissi, adeguandosi ai tempi di erogazione del latte decisi da parte delle loro madri.
Questo comportamento materno ha contribuito a far soffrire intere generazioni di bambini causando danni a volte anche importanti. Il momento giusto per dare da mangiare ai bambini in tenera età corrisponde ai loro tempi di richiesta; esso rappresenta “l’unico orario giusto”, poiché è stabilito dai loro bisogni naturali di sussistenza e crescita.
Quando i bambini sentono la sensazione della fame cominciano ad avvertire alcuni stimoli che provengono specialmente dai loro distretti viscerali. Compare un aumento della salivazione che rappresenta la preparazione alla ingestione del cibo, il bambino poi incomincia a muovere la bocca in modo particolare e ad avvertire una sensazione che può essere non chiaramente distinta, se egli è troppo piccolo, che somiglia alle sensazioni di vuoto nello stomaco e a viversi una aspettativa e una tensione negli occhi che tende a sfociare nel pianto allo scopo di richiamare l’attenzione su di sé per soddisfare il suo naturale bisogno di essere nutrito, amato e rispettato per quanto riguarda la soddisfazione dei suoi bisogni e necessità.
Un intero apparato organico, tutto un mondo, quindi, si mette in movimento nel momento in cui il bambino avverte la fame. C’è tutta una preparazione di sostanze chimiche prodotte dall’organismo, ci sono alterazioni insulino-pancreatiche, dei succhi gastrici e biliari che attendono un ritorno a livelli pre-stimolo.
Ora, se il cibo non soddisfa il bambino o se non arriva nel momento in cui egli sente il bisogno o arriva offerto in malo modo, con poca disponibilità da parte della madre, tutto questo “mondo orale”, di introiezione, di incorporazione del cibo, tutto questo “mondo digestivo” di preparazione e di attesa “crolla addosso al bambino”: è come se tutto ciò, come se tutta questa aspettativa e questa preparazione fossero state inutili.
Questo meccanismo protratto nel tempo, associato alla frustrazione, alla delusione, alla paura, all’ansia, alla rabbia, costituisce il substrato psicosomatico che giustifica la comprensione dei disturbi e delle malattie dell’apparato digerente.
Questo articolo che costituisce un breve accenno a quello che può accadere nel bambino in seguito a frustrazioni orali, è stato da me volutamente riportato a partire dal punto di vista dei bisogni dei bambini.
(Articolo a cura del Dottor Alfredo Ferrajoli)
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