La metaperception: come ti percepisci?
La visione altrui rispetto a se stessi dipende dalle nostre convinzioni
Nonostante, spesso si affermi di non temere il giudizio altrui, l’uomo è un animale sociale che tenta costantemente di essere accettato dagli altri e di evitare qualsiasi tentativo di esclusione da parte del proprio gruppo di appartenenza.
L'ansia sociale, quella sensazione di non essere accettati da un gruppo, è in realtà una risposta innata alla minaccia di esclusione che può generare forti stati d’ansia e depressione.
La capacità di intuire come la gente ci percepisce è ciò che permette di interagire in modo autentico con gli altri al fine di instaurare legami profondi e duraturi.
Per capire l'universo sociale è necessario sapere cosa gli altri pensano di noi, anche se spesso la visione altrui è il riflesso di come percepiamo noi stessi.
Quindi, per poter essere apprezzati dagli altri, non resta che fare affidamento sulla correttezza di quello che gli psicologi definiscono "metaperceptions."
Il termine metapercezioni indica l’insieme di convinzioni di come crediamo di essere percepiti dagli altri; le idee, dunque, su ciò che gli altri pensano di noi, in realtà sono il riflesso di convinzioni e schemi di pensiero propri.
Mark Leary, professoressa di Psicologia del “Wake Forest University di Winston-Salem, North Carolina,” afferma che l’individuo filtra i segnali provenienti dagli altri in base ai concetti che ha rispetto a se stesso.
Occorre, però, ricordare che le convinzioni e il concetto di sé viene influenzato e plasmato dalle relazioni passate, in particolare con le figure di attaccamento primario.
Il modo in cui la figura materna ha risposto ai primi segnali comunicativi influenza le nostre aspettative rispetto a ciò che crediamo che gli altri percepiscano di noi, e di conseguenza il modo di relazionarci con loro.
Gli individui, dunque, si comportano in modo che perpetuano ciò che hanno vissuto; un bambino che durante la propria infanzia ha avuto una relazione poco interattiva con la madre agirà nelle relazioni future con gli altri individui in maniera fredda o altezzosa, in modo tale da creare distanze; al contrario, un bambino con una madre reattiva si mostrerà agli occhi degli altri come fiducioso, riuscendo a creare relazioni affettive e lavorative stabili e forti.
Come un bambino esplora il volto di sua madre, per conoscerla, da adulti continuiamo a cercare le nostre convinzioni negli occhi degli altri.
Abbiamo una visione abbastanza stabile di noi stessi e spesso ci aspettiamo che gli altri ci considerino secondo le nostre credenze e convinzioni.
Sono proprio queste ultime che regolano il rapporto con gli altri quando parliamo, ascoltiamo, pianifichiamo ciò che vogliamo dire al prossimo, sai in maniera conscia che inconscia.
In alcune circostanze, però, occorre ricordare che le metapercezioni possono essere influenzate da alcuni fattori:
1)Il contesto
La nostra personalità e le nostre convinzioni sono abbastanza coerenti nel tempo e nel luogo,in alcune circostanze, però, diversi contesti, anche per la loro stessa struttura, possono cambiare o addirittura del tutto spazzare via la nostra personalità.
Il ruolo e l’ambiente influenzano ciò che gli altri pensano di noi.
2) Le emozioni e i sentimenti
Le persone che hanno imparato a regolare le proprie emozioni sono in una posizione migliore per capire realmente ciò che gli altri pensano.
Come sostiene lo psicologo Carroll Izard, professore di psicologia presso l'Università di Delaware, le persone sopraffatte dai loro stessi sentimenti o incapaci di esprimerli hanno maggiore difficoltà a interpretare le sensazioni e le emozioni altrui.
Dimostrare indifferenza o dimostrarsi introversi per paura di apparire ipersensibili agli occhi degli altri, impedirà l'individu di comnprendere realmente il modi in cui si viene considerato dall'altro.
Essere sopraffatti dai propri sentimenti darà l’impressione di essere fragili e incoraggerà gli altri a mentire su ciò che realmente pensano.
3)La timidezza
Se nelle relazioni sociali si dimostra di essere particolarmente ansiosi o timidi è probabile avere una maggiore difficoltà a farsi conoscere.
Le persone timide trasmettono impressioni poco lusinghiere di se stessi; questo, non perché vengano considerati come individui privi di intelligenza o attrattiva, ma perché appaiono come altezzosi e distaccati.
Quando si è in ansia, anche gli altri non si sentiranno a proprio agio, ed è possibile apparire come maleducati e egocentrici.
In un certo senso, come sottolinea Bernie Carducci, psicologo presso “l'Indiana University sud-est,” molte persone timide sono egocentriche, poiché sono convinte che i loro comportamneti siano continuamente monitorati dagli altri, tanto da non riuscire ad agire in maniera spontanea.
Consapevolezza di sé: una benedizione e una maledizione
Tutti credono di conoscere realmentei i propri pregi e difetti. Molto spesso, però, ci si concentra sulle proprie mancanze poiché si ha paura di mostrarle agli altri, ed è questa stessa paura che allontana e non permette di farsi apprezzare nella propria totalità.
Diverse ricerche evidenziano come gli individui giudicano i propri difetti molto più duramente rispetto a quanto realmente lo siano.
Ciò conferma che la consapevolezza di sé e dei propri stati interni può essere un ‘arma a doppio taglio.
Molti spesso la vergogna, l'invidia, l’emotività esistono solo nel nostro regno interpersonale.
Quando siamo consapevoli solo dei nostri punti di debolezza "cadiamo" in veri e propri comportamenti autodistruttivi.
Troppa preoccupazione e imbarazzo per ciò che gli altri pensano costringe solo a soffocare il proprio spirito.
Vivere con la costante paura di non piacere perché ingabbiati in schemi e convinzioni non fa agire in maniera spontanea.
Bisogna apprezzarsi per ciò che si è non solo per le impressioni che lasciamo alle spalle.
Tratto da Psicology Today
Traduzione e adattamento a cura della dottoressa Ilaria Addorisio De Feo)
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