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La tecnica dell'EMDR

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Desensibilizzazione e rielaborazione del ricordo traumatico

emdr 2La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye Movement Desensitization Reprocessing), meglio nota come EMDR, è una delle tecniche psicoterapeutiche più studiate e dibattute negli ultimi anni in ambito clinico e accademico e si basa sulla scoperta che alcuni stimoli esterni possano essere particolarmente efficaci per superare un grave trauma.

Messa a punto da Francine Shapiro verso la fine degli anni ’80, la tecnica consiste nell’esecuzione di alcuni movimenti oculari da parte del paziente durante la rievocazione di un evento e proprio questo movimento degli occhi permetterebbe di riprendere o di accelerare l’elaborazione delle informazioni legate al trauma.

Come spesso accade per le migliori intuizioni, anche l’EMDR ha avuto origine da una felice casualità: mentre un giorno passeggiava pensierosa nel campus della sua facoltà, Francine Shapiro, una psicoterapeuta americana, notò che la sua ansia diminuiva se si concentrava a osservare velocemente diversi elementi del paesaggio posti in luoghi diametralmente opposti del suo campo visivo e simultaneamente pensava al problema che in quel momento le recava disturbo. Intuì che tale sollievo doveva essere dipeso dalla velocità dei movimenti oculari; questi, infatti, sembravano legarsi in qualche modo al pensiero che le dava preoccupazione, recandole uno stato di sollievo.

Da allora, Shapiro si dedicò a ideare e perfezionare, con diverse prove e studi, quella che a oggi è una delle più solide tra le tecniche psicologiche utilizzate dagli psicoterapeuti di tutto il mondo (di qualsiasi orientamento teorico) grazie alle numerose prove scientifiche e dati concreti della sua efficacia.

L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata, infatti, in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo da Stress Post-Traumatico che per i traumi di minore entità.
Nel 1995 il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’American Psychological Association ha condotto delle ricerche per definire l’efficacia di questo metodo terapeutico e le conclusioni sono state che l’EMDR è non solo efficace nel trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico, ma ha addirittura l’indice di efficacia più alto per questa categoria diagnostica. Inoltre, grazie alle ricerche pubblicate dall’ideatrice stessa, i risultati suggeriscono che la tecnica porta a risultati clinicamente significativi anche dopo poche sedute, se non in una sola.

Agli inizi della sua diffusione e prima di ottenere un grande successo, però, l’EMDR subì varie critiche da parte di studiosi che posero l’accento su alcune carenze metodologiche delle sue prime applicazioni.

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La principale critica fu rivolta direttamente alla Shapiro per non aver evidenziato nei primi studi dei risultati chiari circa il funzionamento dei movimenti oculari, quella che era considerata la componente più originale del trattamento. Ancora oggi, la procedura clinica si basa sulla stimolazione guidata dei movimenti oculari tramite le dita del terapeuta o di altre forme di stimolazione bilaterale ma non c’è una risposta univoca sul perché questo genere di stimolazioni agevoli una rapida e adottiva elaborazione dell’informazione.

Come ha fatto l’EMDR, quindi, a diventare la terapia d’elezione per il trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico?
Esistono diverse ipotesi a riguardo.

I movimenti oculari sono, allo stesso tempo, causa ed effetto del risultato che si ottiene somministrando il test (che comprende otto fasi: anamnesi e pianificazione terapeutica; preparazione; assessment; desensibilizzazione; installazione; scansione corporea; chiusura; rivalutazione) a pazienti affetti da DSPT conclamato e da altre sintomatologie post-traumatiche, questo perché i movimenti della mano del terapeuta innescano una “risposta orientativa”, una specifica risposta comportamentale definita come un vero e proprio sviluppo evolutivo che consente all’uomo di valutare efficacemente le opportunità o le minacce provenienti dall’ambiente circostante.

Secondo la Teoria della Risposta di Orientamento, l’Orientative Response Theory di Sokolov, infatti, i fenomeni fisiologici tipici dell’attenzione (dilatazione pupillare, vasocostrizione periferica, vasodilatazione cerebrale, decelerazione dell’attività muscolare) sono presenti in quella che è definita risposta di orientamento e si osservano alla prima presentazione di uno stimolo nuovo. I movimenti oculari, quindi, stimolerebbero un riflesso di orientamento che permette di sviluppare velocemente l’abituazione all’immagine target.
Nello specifico, la Teoria della Risposta di Orientamento prevede due tipi di movimenti oculari: il primo tipo di movimento è indotto da uno stimolo esterno (risposta di allerta); il secondo è indotto dalla ricerca attiva di stimoli nell’ambiente (risposta investigativa).

Con il passare degli anni, quindi, il giudizio rispetto alla terapia EMDR cambiò in positivo poiché si riscontrarono notevoli evidenze empiriche riguardo alla sua componente più discussa: i movimenti oculari.

Queste evidenze, tuttavia, non bastarono ai ricercatori che continuavano a compiere esperimenti volti a chiarire l’efficacia di questo metodo ottenendo dei risultati a dir poco insoddisfacenti che stridevano con le affermazioni della dottoressa Shapiro secondo cui “dall’84 al 100% dei soggetti va incontro a una remissione completa dei sintomi dopo 3 sedute di 90 minuti”.

Si potrebbero analizzare, quindi, le componenti provenienti dai diversi orientamenti teorici per spiegare l’efficacia di questa tecnica.
Non va dimenticato, infatti, che una fase del metodo consiste nel far compiere al paziente libere associazioni, tecnica di stampo prevalentemente psicoanalitico, ancora, il fatto che nell’EMDR si parli di adattamento della tecnica ai tempi e ai bisogni di ciascuna persona potrebbe lasciar intendere che sia anch’essa “centrata sul cliente”, come l’approccio rogersiano, d’altronde l’attenzione a bisogni, paure, tempi ed aspettative del paziente è una caratteristica trasversale ai diversi approcci psicoterapeutici.

Negli ultimi anni, inoltre, stiamo vivendo quella che comunemente è conosciuta come la “third wave”, o “terza ondata” del cognitivismo, la cui novità principale è la Mindfulness. Classica è diventata la definizione del suo pioniere Jon Kabat-Zinn “La Mindfulness è la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare”.

Si suppone che, focalizzandosi in modo “mindful” su immagini disturbanti, si faccia carico su una quantità notevole di risorse attentive così che di queste resti una quantità ridotta o insufficiente per le reazioni emotive a quei contenuti. L’EMDR, in effetti, sembra somigliare molto a questa descrizione e, a questo proposito, un campo di studio futuro potrebbe essere quello di verificare se effettivamente l’EMDR e questi trattamenti mindful condividono lo stesso meccanismo d’azione. In tal caso, la tecnica della Shapiro potrebbe essere considerata anche come esempio di tecnica cognitivo - comportamentale di terza generazione.

Riferimenti bibliografici:

  • Cionini L. (1998). Le psicoterapie. Modelli a confronto. Roma: Carocci.
  • Giusti S. & Giannini M. (2012). Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR): un’analisi critica. Giornale Italiano di Psicologia / a. XXXIX, n. 4, dicembre 2012, 795-816.
  • Kabat-Zinn J. (1990). Full Catastropher Living: Using the Wisdom of Your Body and Mind to Face Stress. Pain and Illness, Delacorte, New York.
  • Shapiro F. (1995). Eye Movement Desensitization and Reprocessing Basic principles, protocols, and procedures. New York; Guilford Press (trad it.: Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Milano: McGraw-Hill, 2000).
  • Sokolov E. N. (1990). The orienting response, and future directions of its development. Pavlovian Journal of Biological Science, 25, 142-150

 

(a cura della Dottoressa Antonia Vanessa Bottiglieri)

 


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Tags: psicoterapeuti Mindfulness EMDR movimenti oculari Disturbo da Stress Post-Traumatico stimolazione bilaterale riflesso abituazione risposta investigativa libere associazioni

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