Quando l’amore è appeso ad un filo spezzato
L’amore è liberta di espressione e condivisione sentimentale ma in un rapporto parallelo viene a mancare proprio l’equilibrio tra i due partners, uno libero e l’altro impegnato in un altro legame che lo lega e lo vincola.
Ricordo quando da adolescente alle prime cotte sentimentali, i miei nonni materni si prodigavano ad importanti consigli di vita e mi dicevano: “pensaci bene a scegliere il ragazzo giusto, perché l’amore è una cosa importante e molto bella, ma si deve stare insieme alla persona giusta, quella con cui ti capisci e ti va di condividere qualsiasi cosa”. Insomma l’amore ci viene sempre descritto come qualcosa di bellissimo sia dai familiari che dai romanzi, ma siamo messi in guardia dagli stessi che se il rapporto non funziona, l’amore non è più bellissimo, né pronto a renderci felici.
Già da bambine a noi femminucce ci viene raccontato l’amore attraverso favole che hanno per protagoniste principesse sfortunate che all’incontro con il principe azzurro cambiano le loro sorti di vita con un: “..e vissero felici e contenti”.
Le favole sono diverse dalla realtà dice il saggio e quindi sul vissero felici e contenti per il resto dei propri giorni possiamo avere dei dubbi perche non tutti gli amori iniziano dai 20 o 25 anni e sono un susseguirsi di emozioni positive finche morte non ci separi. Nella vita sicuramente oltre alle gioie ci sono anche problemi e difficoltà che accompagnano tutto il ciclo della vita, si propongono, li dobbiamo affrontare e spesso superare, poi ci sono le belle emozioni e periodi felici che ci portiamo per sempre nel cuore, ma certo è che ogni Amore quando è tale è come una favola che inizia a prendere forma dentro di noi, cambiando le nostre abitudini, i nostri modi di vivere, l’amore è ciò che ci rende vivi e ci fa fare quello che da soli mai saremmo in grado di progettare e realizzare.
Amo le storie belle dove i problemi quotidiani vengono superati dalla complicità della coppia, perchè se anche la vita crescendo mi ha forgiato levigando il mio guardare al mondo con incanto e senza filtri, rimango per mia natura una donna romantica. Fatta questa premessa sono convinta che chi è felice e non ha problemi sa cavarsela bene da solo e godersi ciò che di bello la vita gli ha messo tra le mani. Dedico quindi questo spazio a chi ama e nell’amore incontra problemi di una specifica tipologia, mi riferisco a quelle storie in cui le illusioni intossicano l’amore e rendono gli spazi di vita personali sempre più stretti, fatti di speranze e di cambiamenti che dovrebbero avvenire un domani, ma questo domani forse tarda troppo ad arrivare.
Parlo di donne sole che amano un uomo impegnato, una sorta di gabbia dorata dove è impossibile fare più che brevi aperture d’ali ed aprendole si finisce per sbattere tra le inferiate, mentre la porta che basterebbe solo spingerla per tornare alla libertà, sembra rimanere chiusa almeno per un periodo più o meno lungo in quanto la forza per spingerla sembra venire meno. Sono storie che regalano brevi frangenti di felicità il cui prezzo da pagare è sempre lo stesso, salato e senza fine, si ripropone nei lunghi momenti di solitudine e silenzi forzati da motivazioni ridondanti come le festività, il fine settimana e le ore quotidiane trascorse da lui nella propria casa in famiglia.
Da oltre 15 anni, ovvero da quando mi occupo di emergenze emotive e sentimentali, ho incontrato tante donne che vivono questi amori difficili e contrastati per la loro stessa natura.
L’amore è liberta di espressione e poggia le sue fondamenta sulla condivisione sentimentale, sullo spezzarsi di queste prime due maglie di una catena, si fonda quello che siamo soliti definire rapporto parallelo, in esso viene mancare proprio l’equilibrio tra i due partners, uno appunto libero pronto a dare tanto, e l’altro impegnato in un altro legame di coppia o familiare che lo lega e lo vincola in obblighi e responsabilità sentimentali più o meno ambivalenti.
Premesso nell’ambito dell’ovvio che non siamo qui per riflessioni di natura etica, ritengo si tratti di amori sintetici, ovvero alterati nel principio di realtà che spesso lascia spazio ad illusioni e speranze dove la scelta di creare un legame di questo tipo sia più o meno consapevole piuttosto che casuale…e allora la domanda sorge spontanea come diceva Lubrano, e la domanda è: amare a metà che vantaggio ha?
Sono donne single con un matrimonio alle spalle o senza o mai esserlo state, che mettono tutto il loro cuore ed aspettative sul cambiamento di un uomo con il quale non condividono una vita “normale”, dove diventano impossibili anche le cose più banali come concedersi il fare una spesa insieme al supermercato, un gelato da mangiare al bar del paese in cui vivono e via dicendo. Sono amori definiti da un patto più o meno chiaro, dove chi è impegnato può scegliere di accorciare le distanze con la sincerità dicendo ciò che può e cosa non può, concedere di sé in questo rapporto, oppure contrariamente spaziare nella aleatorietà di promesse per un futuro migliore al fine di legare a se l’altra che decide di abbracciare un rapporto fatto di sfide con la realtà.
Il tempo che passa descrive la storia di rapporti più lunghi secondo una scansione più o meno fluida, dove le attese per gli incontri si scandiscono con gli impegni della vita di chi è sposato, mentre lei ovvero l’altra donna è li che spera di avere un incontro chiarificatorio o almeno di comprensione alle mancanze ricevute. Spesso nonostante la sincerità nel rapporto parallelo da parte di quegli uomini che non fanno mistero delle loro condizioni di vita, ovvero di aver bisogno di una relazione extra senza lasciare la propria moglie o compagna per motivi vari, la donna soffre per la crudeltà in cui è avvolta la realtà della sua storia sentimentale alla quale si aggrappa con tutte le forze e spera, e crede e si illude, poi ragiona trova il bandolo della matassa ma non sempre molla con facilità.
Sono storie più o meno lunghe, sono storie che somigliano ad una rosa recisa, bella e profumata, ma che per sua natura non solo dura poco ma lascia di se, non avendo radici, una sola possibile traccia, quella dei petali appassiti da racchiudere tra le pagine di un libro, il grande libro della vita fatto di parole che descrivono nel susseguirsi dei capitoli il romanzo di un’esistenza… questo credo sia il motivo per cui alcune donne optano per questa scelta in un periodo della loro vita o talvolta per tutta la vita. Sono persone che scelgono di vivere in un mondo sommerso, buio e nascosto dove ciò che si vede con gli occhi è altro, ovvero la loro solitudine e la loro sofferenza.
Ho scelto un’ immagine di copertina dove è raffigurata una donna che ha uno sguardo sognante e sorridente che sembra perdersi tra le tante emozioni che ha dentro, rivolte a qualcuno che in quel momento non è li con lei fisicamente, ma il suo cuore è in compagnia di sensazioni belle quanto riflessive.
Guardano quest’immagine e sulla lunghezza d’onda delle riflessioni fin’ora fatte, mi torna in mente la storia di Romina, una giovane donna sui 40 anni molto bella che da 8 aveva intrapreso una storia sentimentale con Matteo un uomo sposato con due figlie. Lui le aveva promesso di lasciare tutto appena sarebbe stato possibile per viversi la loro storia e costruire una famiglia. Questa verità per Romina, laureata in Architettura, era vera e falsa al tempo stesso e intanto passava le sue domeniche in casa dove il telefono non poteva squillare neanche per un messaggio in quanto ad un certo punto della loro relazione la moglie di Matteo aveva scoperto mezze verità e lui per sicurezza preferiva utilizzare la massima cautela.
Romina viveva di lui e quando si vedevano da lei, preparava se stessa al top e la casa più che in ordine, la tavola si arricchiva di prelibatezze data la sua bravura in cucina, dalle fettuccine fatte in casa che lui adorava, alla frittura di pesce. Cosi passavano gli anni e il tempo dava risposte a quelle aspettative della donna appese nell’incertezza, ma la forza di smettere non c'era, lei non la trovava. Fu cosi che circa due anni fa, venne ad una seduta psicoterapeutica e mi disse che per lei era arrivato il momento di lasciare la psicoterapia in quanto voleva viversi un nuovo amore, con un ragazzo incontrato casualmente un sabato pomeriggio quando era andata a trovare una sua amica sul posto di lavoro di quest’ultima e quindi chiudere definitivamente con Matteo.
In tutta onestà ho avuto una sensazione totalmente diversa dopo 4 anni di psicoterapia con Romina e quindi non ho mai creduto alla sua versione almeno in questi termini in cui mi era stata presentata, credo che avesse più bisogno di chiudere il rapporto psicoterapeutico dove la sofferenza non mancava mai ad ogni seduta sentendo il suo fallimento nella possibilità di costruire una relazione sana e costruttiva.
Le radici di questa scelta sentimentale nei confronti Matteo attecchiscono nella storia familiare di Romina, dove l’unico nipote dato ai genitori era il figlio del fratello maggiore morto alcuni anni prima a seguito di una malattia inguaribile e né lei né l’altra sorella potevano competere con questo mandato di chi doveva rimanere in vita dando nuove generazioni alla famiglia d’appartenenza. Ho quindi accolto questa sua decisione, contestualizzando la fine della terapia come un primo passo verso il cambiamento, magari un passaggio propedeutico ad una seconda chiusura, sicuramente liberatoria e vitalizzante per una donna ancora giovane che non era riuscita a trovare prima la via per costruirsi una vita dove potersi sperimentare veramente come donna e come persona, senza doversi sempre nascondere e fare rinunce per vivere un amore dal filo spezzato.
Concludo quindi citando una frase di Maurizio Andolfi: “La terapia continua anche quando finisce”. Spero pertanto che la lettura di questo articolo, rappresenti un sintetico quanto completo ventaglio su una realtà di vita che accomuna molte donne e molti uomini e che quindi possa rappresentare per loro un valido strumento di riflessione su qualcosa che fa parte della propria vita attuale, passata o che magari un giorno presentandosi una situazione analoga, vi possiate trovare un valido contributo.
Bibliografia
- Bellotti Elena: “Coppia si..coppia no…coppia non-ostante” Celtis Editore, 2013 Ancona;
- Parisi Maria Rita: “I maschi son cosi. Penelope si è stancata”. Piemme Editore, 2016, Milano
Articolo a cura della Dottoressa Tamara Marchetti, psicoterapeuta familiare
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