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Periferia dell'immaginario: la pornografia

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on . Postato in Sessuologia | Letto 4309 volte

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Periferia dellimmaginario la pornografiaLa Commissione Presidenziale incaricata negli Stati Uniti, ormai nel lontano 1971, dal Presidente Nixon, per indagare il rapporto esistente tra l'esposizione al materiale pornografico e la crescita dei comportamenti sociali devianti, quali l'aggressività e la violenza, nel tentativo di controllare gli effetti nocivi dell'esposizione alla violenza sessuale: l'immoralità e la dannosità del materiale sessualmente esplicito, concluse l'enorme mole di lavoro svolto in quegli anni, con una osservazione di principio, che sebbene a molti anni di distanza, può a mio parere, farci riflettere.

L'osservazione in questione può essere efficacemente espressa con un'equazione: Pornografia = Erotismo.

Questi due termini presentificatori di aree sessuali difficilmente sovrapponibili e quindi ben differenziati fra loro, in quella indagine venivano usati in maniera indifferenziata, come se designassero la medesima cosa.

Ciò - ovviamente - non stava a significare una riabilitazione della pornografia ma, al contrario la condanna verso l'erotismo.

Da allora, e non soltanto nella società statunitense, l'erotismo, la sua accettazione sociale ha fatto molti progressi e molto di tutto ciò che un tempo veniva classificato come osceno, offensivo è diventato permesso, accettato, ricercato. E' sufficente citare a questo proposito, il destino di un famoso film: l'"Ultimo Tango a Parigi" passato dalle maglie della censura alle cineteche.

La compagna dell'erotismo, la pornografia, nello scenario di quegli anni sembra essere rimasta sola ad assorbire l'antico ostrascismo, la riprovazione universale.

La ragione sembra essere questa: mentre l'Eros indica un comportamento sessuale esplicito, ma con consenso reciproco e scambievole esercizio del potere, la pornografia è intrisa di violenza e aggressività, si fonda sulla coercizione dell'uomo sulla donna, fino alle forme della violenza sadica, dello stupro di cui gli "snuff films" sono la manifestazione estrema.

Longino's (1980) espone il concetto - poi ricorrente nella letteratura successiva - secondo cui la pornografia non si definisce sulla base della esplicitezza delle rappresentazioni, ma sulla disumanizzazione delle relazioni che mette in scena.

A questo punto di vista non è estraneo il dibattito che negli stessi anni fu agito dai movimenti femministi.

C'è tuttavia da dire che la condanna che il movimento espresse nei confronti della pornografia non fu unanime, un' importante frangia dello stesso sostenne contenuti ancora oggi condivisi da molti.

A chi sosteneva che la pornografia è solo violenza contro le donne e che essa è incompatibile con il femminismo, venne ribattuto che era ormai necessario che il movimento si sbarazzasse dell'amore romantico e di ogni puritanesimo incapace di esprimere l'immenso bisogno d'amore che chiedeva finalmente soddisfazione e che proveniva dal popolo femminile probabilmente represso.

Una linea strategica veramente rivoluzionaria consigliava che le donne si impadronissero anche delle dinamiche sadomaso fino ad allora interamente gestite dal maschio.

Non rifiutare il sado-masochismo e la dinamica dominio-sottomissione in quanto tali, ma riconoscere che essa è costitutiva della differenza uomo-donna ma contestare a fondo la rigidità storica che ha costretto le donne ad agire sempre e solo il ruolo di sottomesse e di oggetto sadico.

Il sadomasochismo può così tornare ad avere voce nel regno della fantasia e dei giochi sessuali se diventa uno scambio erotizzato tra persone, negoziato tra soggetti liberi ed uguali, accomunati nello scopo di procurarsi piacere sessuale anche attraverso la trasgressione dei ruoli prescritti.

Chi sostiene la stretta connessione tra pornografia e violenza non manca di offrire interpretazioni che in qualche modo sminuiscono il ruolo colpevole della pornografia: Koss e Leonard (1984) e, prima di loro Barry (1979) arrivarono a sostenere che la violenza che si esprime nelle produzioni porno è "violenza normalizzata" cioè espressione di un'aggressività più diffusa, permeante tutti i rapporti umani e che si esprime attraverso i media, in generale, ivi compresi quelli che si occupano di sessualità.

Questa posizione dette luogo ad un vivace dibattito e ad una serie insistente di ricerche tutte volte ad esplorare il terreno esistente tra la posizione di Koss e Leonard e quella espressa autorevolmente da Malamuth nel corso delle sue ricerche sullo stupro.

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Malamuth cercò di definire le caratteristiche personologiche del violentatore cercando di stabilirne i tratti della personalità, l'organizzazione psichica le abitudini e le credenze.

Le sue conclusioni furono che lo stupratore è una persona più di ogni altro propensa a credere che l'aggressione sessuale rientri nella normalità e che le relazioni uomo-donna sono necessariamente antagonistiche, essi hanno un immagine conservatrice della donna e le attribuiscono la colpa della provocazione.

In più essi sono consumatori di materiale pornografico.

Secondo una recente ricerca condotta su persone che avevano in corso procedimenti giudiziari per reati di violenza sessuale è risultato, infatti, che la percentuale di consumatori di riviste e prodotti porno era sensibilmente più elevata rispetto al gruppo di controllo.

Naturalmente questa specifica ricerca non si interessava al rapporto di causa-effetto che legava i due fenomeni, ma ulteriori ricerche hanno condotto a risultati interessanti.

Alcune di queste indagini fanno riferimento ai principi generali che determinano l'influenza dei media sulle persone.

Uno di questi è identificato nel fatto che le persone hanno maggiori probabilità

di mettere in atto comportamenti che hanno precedentemente osserevato, Rassell (1980).

Baron e Bell ( 1977), Donnerstein (1978) hanno individuato altre varianti che possono facilitare o inibire - negli animali - un comportamento sessuale aggressivo (tensioni, rumori o schok elettrici), capaci di indurre uno stato di rabbia nei soggetti prima di essere sottoposti agli stimoli sessuali.

I risultati tendono ad evidenziare un incremento del comportamento aggressivo solo quando la rabbia viene aggiunta come variabile: Meyer (1972), Zillman (1971).

Quindi perchè l'esposizione al materiale porno abbia un effetto di stimolo al comportamento aggressivo, occorre che, oltre all'esposizione al materiale, si creino condizioni di particolare eccitazione o rabbia.

Altre ricerche Malamuth e Check (1980) hanno messo in evidenza l'importanza del tempo di esposizione al materiale ed il contenuto dello stesso. Per esempio secondo

Byrne e Kelly (1984) una prolungata esposizione ai materiali sessualmente espliciti avrebbe un effetto desensibilizzante nei confronti dell'ansia favorendo in tal modo una migliore presa di coscienza.

Wilson (1978) riferisce di ricerche nelle quali i soggetti intervistati ammettono che l'uso del materiale in questione oltre ad arricchire le loro conoscenze sulla sessualità, ha ridotto la loro inibizione, migliorato i loro rapporti sessuali e accresciuta la loro disponibilità a confrontarsi e a discutere di sesso con gli altri.

Dall'esame della letteratura che ho citato, pare che l'unico elemento certo sia che l'effetto generale della pornografia è quello di indurre uno stato di ecceitazione sessuale, anche se i meccanismi che producono quest'effetto sono stati tutt'altro che chiariti. Pare tuttavia evidente che i processi di percezione ed immaginazione abbiano un ruolo decisamente fondamentale.

Rimane molto controverso il problema circa gli effetti di tale eccitazione, cioè se essa possa aumentare o diminuire il bisogno di esercitare concretamente comportamenti sessualmente violenti contro le donne.

Ma che cos'è la pornografia?

La pornografia è un confronto privato della psiche individuale con i propri bisogni.

E' un termine che continuiamo ad usare, ma sempre più ci delude, non sapendo più che cosa esso designa. Alcuni autori preferiscono abolire l'espressione per sostituirla con "materiale sessualmente esplicito".

Secondo i detrattori della pornografia essa è caratterizzata da piattezza, è "ob-scena", si svolge cioè fuori dalla scena intima e privata del protagonismo di una coppia, e si colloca, catapultandosi, in un decor artificiale e senza storia, che la rende appunto in-decor-osa.

La relazione pornografica sta racchiusa nell'immagine, nella rappresentazione, l'< Altro > sparisce dietro alla sua maschera.

La pornografia sostituisce all'incontro i segni dell'incontro, che vengono consumati in luogo e al posto dell'incontro.

La pornografia segna un'esperienza di solitudine, perchè non c'è incontro nell'esperienza porno.

Se di un incontro si vuol parlare si tratta di un incontro fra cadaveri, un incontro disaffettivizzato, con effetti speciali forse, ma senza affetto.

Un incontro alessitimico, cioè mortifero, perchè senza nè emozioni, nè sentimento, nessun incontro è possibile.

La Pornografia è un'esperienza di incontro abortito, è pratica della delusione Nadeau (1986).

Mentre l'immagine artistica costituisce uno stimolo all'immaginario, produce desiderio da elaborare, quella porno è un prodotto di eccitazione, da consumarsi e basta: la pornografia è una ladra di sogni!

La pornografia è una forma molto povera d'immaginario: periferia dell'immaginario.

Il consumo di immagini porno crea una cristallizzazione e un restringimento dell'immaginario sessuale, specialmente se la persona non è in grado di sviluppare un pensiero critico davanti alla povertà delle immagini che lo stimolano.

Il danno cadrebbe soprattutto sui bambini, che non possiedono ancora una capacità critica.

Secondo alcuni autori sostengono che nutrendosi esclusivamente di immagini porno, l'individuo diventerebbe un isolato sociale, con sempre maggiore difficoltà ad agire una sessualità relazionale.

Sono soggetti per lo più incapaci di attingere ad un immaginario erotico proprio, hanno sviluppato un pensiero concreto senza dare alcuna possibilità pensiero rappresentativo e simbolico, impossibilitati così ad attivare il loro teatro privato, il loro giardino segreto, vivono senza accesso alle risorse della creatività e della fantasia.

Inoltre, pur avendo un immaginario eterosessuale, l'uso e il consumo di pornografia sebbene etero, come è noto, privilegiando l'insistente messa a fuoco soprattutto dei genitali maschili, lascia sempre e inevitabilmente intravedere aspetti omosessuali del fruitore, se non addirittura una indubbia neosessualità.

Più spesso il soggetto in questione, il voyer, combatte con un identità sessuale maschile fragile, incerta, che si nutre identificandosi con la mascolinità e la virilità degli attori e protagonisti di una sessualità di celluloide, nella quale fanno mostra i loro macro e infaticabili genitali.

La pornografia è una sorta d'ingessatura ortopedica dell'immaginario.

Inotre per alcuni soggetti, la pornografia, si configura come una vera e propia perverzione enfatizzando l'occhio, quale esclusivo organo della sensorialità e riducendo l'eccitazione e la sessualità a quell' aspetto, parziale che è il guardare: il voyerismo, appunto.

Jean Baudrillard (1987) ritiene che la diffusione della pornografia sia l'aspetto parziale - riguardante il sesso - della oscenità che dilaga nell'universo della comunicazione, così come si viene declinando nel nostro tempo.

La sovrabbondanza, la ridondanza di comunicazioni di cui siamo investiti attraverso la moltiplicazione dei circuiti di diffusione delle informazioni, ci svela tutto di tutto: ogni giudizio è già stato dato e ascoltato, ogni nostro acquisto è già scontato, ogni esperienza un "dejà-vù".

I mass-media tolgono tutti i veli perchè tutto possa essere visto e compreso e nulla possa essere immaginato ed amato: a rubare i nostri sogni non è soltanto la pornografia"!

La pornografia sarebbe il sintomo e il tentativo di terapia delle miserie sessuali e dell'impoverimento delle relazioni sessuali tipico del nostro tempo.

Pornografia deriva dal termine greco pornos': schiavo, prostituto, o pornè, schiava, prostituta, termine derivato dal verbo pornemi: vendere e graphein: scrivere, rappresentare.

Sappiamo bene che le prime immagini pornografiche furono riprodotte dagli Egizi nelle loro rappresentazioni grafiche su oggetti, piatti e anfore, nonchè nelle icone.

Etimologicamente la pornografia concerne la rappresentazione della prostituzione o della prostituzione schiava.., venduta per il profitto economico e comprata per il piacere sessuale... Questo punto indica bene la produzione pornografica attuale, ciò che gioca sotto il segno della schiavitù: legami, catene, corde; armamentari della perversione.

Si definirà come pornografia ogni rappresentazione pubblica a scopo di piacere o di profitto economico.

Secondo molti autori la pornografia rinvia lo spettatore a sè stesso e ai fantasmi che la pornografia nutre. Essa appare come pratica fusionale di una sessualità in cui l'altro non esiste.

Questo altro che non appare se non come strumento è anonimo, senza libertà, sballottato e senza parole, accecato e senza sguardo.

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Mentre le parole e lo sguardo sono costitutivi di una relazione umana e umanizzante: si possono dunque leggere queste rappresentazioni come una incapacità di entrare in relazione intima con qualcuno che possa, guardare, parlare, muoversi, patire, cioè essere altro.

La pornografia può essere buona o cattiva dipende dal tipo di sessualità di cui è al servizio.

Ma non manca chi considera la pornografia in grado di offrire effetti benefici per l'individuo nel regno della fantasia, dell'educazione sessuale e dell'educazione artistica.

Per alcuni la pornografia è comunicazione sessuale, risultato naturale del fatto che gli esseri umani sono esseri sessuati, in quanto tale non ha nessun effetto negativo.

Secondo costoro la così detta pornografia non è altro che la versione moderna del bisogno di comunicazione sessuale che nei secoli precedenti si è espressa attraverso la cultura, nella scultura e nell'arte in generale.

La pornografia come forma di comunicazione sessuale è l'espressione dei bisogni del consumatore, sgorga dalle sue fantasie inconsce e offre una visione sui suoi desideri sessuali, che non hanno altro modo di essere comunicati.

La pornografia è sesso fantastico, consumato da persone che sanno che è fantasia:

pochi adulti vanno a vedere films porno o leggono libri porno perchè vogliono istruzioni sessuali, vanno o leggono porno perchè vogliono partecipare ad una esperienza fantastica.

Nel mondo fantastico del libro, del teatro, essi sono liberati dalla responsabilità, dalla realtà, dalla complessità della vita. A differenza della vita reale, non devono misurarsi o riuscire, si limitano ad avere una fuga momentanea e piacevole dalle costrizioni giornaliere della vittoria o della sconfitta.

Nelle variegate espressioni pornografiche si riconoscono: il voyerismo, il sadismo, il masochismo. Le prime due sono frequentemente presenti, mentre il masochismo è più difficile da evidenziarsi, perchè raramente è rappresentato nell'immagine, anche se è sempre presupposto nella mente del fruitore di porno, per via della identificazione inconscia con la vittima che appare nell'immagine.

Ad ogni buon conto la pornografia merita un posto di rilievo nell'ambito della costruzione e alimentazione di fantasie erotiche, ma quale funzione svolge il fantasma erotico nella sessualità umana?

Sappiamo che il fantasma erotico - secondo Crépault (1981) - é costituito da una rappresentazione mentale conscia, sebbene immaginosa, ad alto valore edonico, suscettibile di provocare una eccitazione genitale. Può essere considerato l'equivalente di una zona erogena intrapsichica.

Alcuni fantasmi hanno un fortissimo potere erogenico: una volta costruiti conservano nel corso degli anni il loro vigore, si fissano in modo indelebile nell'immaginario divenendo dei veri e propri engrammi. Essi derivano dalle prime eccitazioni erotiche infantili o dalle codificazioni erotiche puberali. A questi fantasmi vengono solitamente ad aggiungersi fantasmi congiunturali, di esistenza più breve, che prendono spunto da stimoli quotidiani.

Di solito il fantasma erotico colma un bisogno psicoaffettivo specifico ed è suscettibile di manifestarsi nei periodi della vita in cui il bisogno psicoaffettivo che lo sottende si fa sentire:

a) può contribuire a risvegliare, conservare e attivare l'eccitazione erotica (può essere sufficente a sè solo per indurre una risposta orgasmica)

b) svolge una funzione compensatoria venendo a supplire alle carenze della realtà.

In modo illusorio il fantasma permette di soddisfare desideri erotici irrealizzati o irrealizzabili: corregge una realtà insoddisfacente limitativa o inaccessibile, permette di meglio sopportare i limiti del reale; da l'illusione della libertà e nutre la speranza.

Secondo Crépault, oltre a colmare bisogni psicoaffettivi il fantasma erotico si presta bene ad un uso difensivo. Può aiutare a superare una ferita narcisistica attraverso la creazione di situazioni riscattanti l'individuo. Il fantasma ristabilisce temporaneamente una stima di sè diminuita.

In casi estremi, il fantasma assume un carattere ossessivo e diventa una specie di idea fissa: può assumere un aspetto nettamente delirante, come nell'erotomania. Si tratta di una vera fuga nel fantasma che diviene una sorta di anticorpo psichico che permette di bloccare una minaccia di angoscia per altro assorbita dal fantasma.

Il fantasma quando sopraggiunge nelle attività allosessuali può avere una funzione adattiva: può per esempio ridurre il pudore relazionale. Grazie all'immaginario è possibile infatti desentimentalizzare l'incontro sessuale affettivo o addirittura dissociarsi da una realtà vissuta come troppo colpevolizzante.

Il fantasma può essere utilizzato per rimediare ad una discordanza dei ritmi di risposta sessuale. Ad esempio un donna più lenta a reagire del proprio partner, al momento del coito, può ricorrere al proprio immaginario per accellerare l'eccitazione e la risposta orgasmica.

Inoltre il fantasma può compensare le insufficenze della realtà relazionale e supplire ad una situazione scarsamente eccitante. Quando le attività coniugali manifestano segni di stanchezza il fantasma può dare l'illusione della novità ravvivando l'eccitazione.

I fantasmi in genere sono al riparo della monotonia: i desideri che li muovono non vengono mai pienamente soddisfatti perchè solo la realtà può appagare il desiderio.

Come dice Stoller, il fantasma attiva il desiderio come fa l'acqua del mare con la sete.

Qual'è il contenuto del fantasma?

Il fantasma trae generalmente la propria forza erogenica da un contenuto sessuale più o meno esplicito. Ma il fantasma erotico può anche essere più libero ed avere un contenuto non sessuale.

Il fantasma può essere costituito da una sola immagine presentatasi furtivamente alla mente, un'immagine lampo un flash mentale. Oppure molte immagini possono succedersi rapidamente senza alcuna sequenza logica della realtà. In questi fantasmi, che Crépault definisce plurisegmentali, ogni immagine si inabissa in un altra che le è estranea. Essi si contrappongono a quelli che si articolano attorno ad uno scenario strutturato, le cui sequenze hanno un certo legame logico tra loro.

Quanto ai personaggi fantasmati, di solito sono germogli della realtà, seppure talvolta possono essere fittizzi, vere e proprie creazioni della mente.

Il fantasma può essere una rappresentazione esatta di un'esperienza già vissuta, (un'esperienza sessuale che ha conservato valore erogenico) confondendosi con il ricordo.

Ma può anche essere un'esperienza mai vissuta nella realtà, così il fantasma può essere costituito da una estrapolazione o un'interpolazione del reale.

Il soggetto fantasmante può far parte dello scenario oppure può essere solo spettatore passivo (fantasma non implicatorio) e identificarsi più o meno inconsiamente con l'uno o con l'altro dei personaggi fantasmati: l'eccitazione si ottiene allora per procura in presenza della così detta "riattualizzazione fantasmatica".

Il rituale costituisce la condizione indispensabile di autoerotizzazione e diventa una vera "feticizzazione". Qui il fantasma si articola attorno ad uno scenario preciso dove le sequenze sono inalterabili e si incorporano le une nelle altre, riprodotte in modo stereotipato e dove ciascuna costituisce il prerequisito dell'altra.

Circa il ruolo svolto dall'immaginario nella pornografia, mi sembra suggestivo il punto di vista di Galimberti (1989), il quale ne dà un giudizio estremamente negativo: l' immaginario, egli sostiene, non serve a potenziare la sessualità, ma a placarne i toni a quel livello fantasmatico che lascia intatta tutta la realtà. Galimberti parla di due tipi di immaginario.

Il primo costituisce l'immaginario di quanti non possono permettersi il gioco forte della sessualità e si limitano a consumarne le immagini.

Nel secondo tipo di immaginario troviamo emozioni create artificialmente per tenere al riparo l'uomo dalla esperienza sessuale - che nella sua profondità - è molto più sconvolgente di quanto non lo siano le più ardite figure dell'immaginario.

La sessualità, dunque, è tenuta a bada dall'immaginario, il quale svolge il ruolo di farci assaporare non le cose come veramente sono, ma le loro immagini rarefatte, dove ad essere fuori scena è sempre e solo la sessualità in quel che di più profondo ha da dirci: in questo la sessualità è "o-.scena". La scena, infatti, è occupata solo dalla sua recitazione e dalla sua parodia.

Stoller sostiene che la scelta del materiale porno da parte del paziente costituisce una tecnica per conoscere la qualità ed il tipo di fantasie erotiche e fornisce un mezzo per osservare i meccanismi dell'eccitazione sessuale individuale.

Secondo questo autore la pornografia svolge anche un'importante funzione terapeutica in quanto l'oggettivazione dell'immagine porno consente di alleviare l'ansia che scaturisce da fantasie sessuali vissute con vergogna e disgusto.

Le ricerche e gli autori che abbiamo citato cercano di penetrare la pornografia nella sua fenomenicità oggettiva ed abbiamo appena finito di vedere come e fino a che punto la pornografia sfugga ai tentativi di comprensione.

Occorre osservare e approfondire il significato della pornografia con occhi sgombri da ogni moralismo per comprenderla nella sua essenza.

La forte ipoteca moralistica che ha sempre gravato sulle riflessioni e - forse - anche sulle ricerche intorno alla stessa ha finora impedito una osservazione rigorosa e oggettiva di questo fenomeno.

Secondo la psicologia , la pornografia non è in sè positiva o negativa, buona o cattiva, normale o perversa (nella misura in cui si può definire "perverso" un comportamento sessuale) ciò che le attribuisce una di queste valenze è il tipo di sessualità espressa da colui che la usa.

Nessuna rappresentazione o descrizione pornografica è tale finchè non vi si aggiungono le fantasie dell'osservatore: nulla è pornografico in sè.

Dal punto di vista psicologico se si vuole capire che cos'è la Pornografia dobbiamo volgere l'attenzione a ciò che un individuo pensa o sente.

La Pornografia è una questione di gusti: ciò che piace ad un individuo annoia un altro (in ciò sta forse una delle ragioni per spiegare la minore "presa" che la pornografia ha sulle donne: gli uomino tendono ad identificarla con ciò che è pornografico nell'immaginario maschile, mentre è noto, ad esempio, come la precisa descrizione del rapporto sessuale, pur potendo risultare eccitante, viene sentito meno stimolante da parte delle donne.

L'analista ha la possibilità di studiare non solo la fantasia sessuale, ma di ripercorrerne la storia della nascita e della formazione fino alle origini. Nella fantasia sessuale che viene riportata in analisi c'è la storia della vita sessuale della persona, lo sviluppo dell'erotismo, della mascolinità, e della femminilità. Essa rivela i traumi, le frustrazioni che sono state inflitte nell'infanzia ai desideri sessuali dal mondo esterno, i meccanismi creati per sfuggire alla tensione sessuale e per procurarsi comunque soddisfacimento dal proprio corpo o dall'altrui.

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C'è - ovviamente - anche la possibilità di studiare la pornografia nella sua fenomenicità soggettiva: quale è il significato che ciascun consumatore gli attribuisce? Quale è il vissuto intrapsichico che l'accompagna?

Assumere questo punto di vista significa cambiare radicalmente l'impostazione: lo stesso oggetto della ricerca acquista una indefinitezza ancora maggiore: che cosa può essere definito una rappresentazione pornografica?

La scena di un rapporto etero sessuale tra partner adulti è possibile che sia molto poco eccitante per alcuni, mentre l'immagine di una fustigazione che a molti può suscitare disgusto è deliziosamente eccitante per altri e così via., fino a costringerci a formulare il concetto apparentemente paradossale che, dal punto di vista soggettivo una immagine pornografica è tale solo per la persona che la vive come pornografica.

La Pornografia, dunque, diventa tale solo nel momento in cui la si definisce: nasce con la sua definizione.

Se proviamo a vedere quali interrogativi si affacciano nel considerare la pornografia dal punto di vista del soggetto ci imbattiamo subito nella questione: quale nascosto bisogno abita chi è abitualmente consumatore di Pornografia?

Quale che sia lo specifico contenuto della rappresentazione, che si tratti cioè di rappresentazione etero, omo, feticistiche..., cioè quale che sia l'organizzazione sessuale del consumatore, balza evidente che tutta la pornografia si basa su una rappresentazione visiva o, al più uditiva, di materiale sessualmente eccitante.

Ciò che emerge con forza nella pornografia è l'aspetto della "rappresentazione", che si presta a molte interpretazioni e assume molti significati, cui accennero brevemente:

1) Il fatto che gli elementi della sessualità siani stampati su carta o su pellicola rende le fantasie sessuali oggettive:"sono lì e non nella mia testa", "non sono io che produco queste fantasie, ma altri" e ciò determina diminuizione del senso di colpa.

2) La sessualità della pornografia non è reale, si gode senza farne esperienza diretta, quindi è molto meno pericolosa.

3) la masturbazione che accompagna così frequentemente la pornografia, è facilitata perchè la rappresentazione diminuisce la distanza tra fantasia e realtà.

Ma oltre a ciò, a parere nostro, la psicologia e la psicoanalisi in particolare potrebbero fornire interessanti considerazioni sull'intreccio sessualità/rappresentazione/ violenza /pornografia.

Il prototipo di questo intreccio lo si può ricercare in quello che Freud chiamò la "scena originaria".

Come noto, per "scena originaria o primaria" Freud (1900) intendeva la scena del rapporto sessuale tra i genitori osservato o supposto in base a taluni indizi (rumori provenienti dalla camera da letto dei genitori).

In generale tale rapporto è interpretato dal bambino come un atto di violenza esercitata dal padre sulla madre.

Freud attribuì molta importanza a questo evento in quanto generatore di una forte angoscia.

L'angoscia deriva dal fatto che nell'assistere alla scena il bambino subisce un'eccitazione sessuale che non è in grado di dominare attraverso la comprensione, perchè va incontro ad un rifiuto, dal momento che vi sono coinvolti i genitori.

L'esperienza analitica indusse Freud (1918) a dare un'importanza sempre crescente alla scena in cui il bambino vede sè stesso presente ai rapporti fra i genitori: essa è "un'elemento che manca raramente al tesoro dei fantasmi che si possono scoprire in tutti i nevrotici e probabilmente in tutti gli esseri umani".

Essa fa parte di quelle che Freud chiama "I fantasmi originali".

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La visione o la fantasmizzazione di questa scena, oltre a provocare uno stato di eccitazione sessuale nel bambino, verrà successivamente elaborata e strutturerà le difese relative all'angoscia di castrazione.

Della scena primaria Freud (1914) si servì per dare una interpretazione dei sintomi ossessivi descritti dal paziente nel caso dell'"Uome dei Lupi" e su di essa ritornò a più riprese a proposito dei "Problemi dei disturbi della vista. e della cecità isterica".

Egli ritiene che il significato che il bambino attribuisce alla scena primaria è di tipo sado-maso.

Questo osservazione analitica freudiana potrebbe spiegare come la componente di fondo della pornografia sia costituita proprio da questo aspetto sado-maso.

Nella rappresentazione porno il soggetto vede - ancora una volta - rappresentata e riattivata la scena primaria di nuovo con tutto il significato sessuale associato alla violenza.

Vorrei soffermarmi ora ad analizzare la relazione della scena primaria con la violenza.

Non c'è dubbio che l'affetto che percorre la visione di detta scena è lo stupore del bambino davanti alla violenza che egli crede di percepire nel rapporto sessuale dei genitori, immaginato nella loro camera da letto.

Freud sottolinea che l'impressione di violenza è una costruzione logica che il bambino si dà non avendo altri strumenti per interpretare in maniera diversa quello che sta accadendo "sotto i suoi occhi".

Sempre secondo Freud, quindi, il bambino è portato a credere che ciò che successivamente riconoscerà come rapporto sessuale è all'inizio interpretato in senso sadico.

Conferma che si è verificato un atto di violenza il bambino la rintracciarebbe nel rilievo occasionale di tracce di sangue.

Ciò forse può offrire qualche spiegazione al problema della violenza nelle rappresentazioni pornografiche è il fatto che quella prima visione, è fortemente caratterizzata agli occhi del bambino, dall'esercizio di violenza perpetrato da parte del padre, maschio, sulla madre, femmina. In questa visione la madre viene ad assumere agli occhi del bambino un ruolo passivo sottomesso, oggettivizzato.

Analizziamo ora la relazione della scena primaria con la curiosità.

Come è noto, nel periodo in cui il bambino elabora la scena primaria viene preso da un inesauribile bisogno di sapere, di vedere, di guardare, che definiremo periodo epistemofilico. E' nella frustrazione di questo bisogno infantile che sono da rintracciarsi i germi di molte forme di patologia (per esempio la cecità isterica) e molte influenze sul comportamento - anche non patologico - delle persone adulte.

Io propongo l'ipotesi che sia nel comportamento voyeristico che nell'uso di materiale pornografico si riflette un antico e irrisolto bisogno di osservare la rappresentazione di un rapporto sessuale.

Nella fattispecie pornografica l'uso di questo materiale è destinato a lasciare insoddisfatto l'antico bisogno, perchè esso altro non è che una lontana riproduzione della scena primaria e quindi il bisogno è destinato a riproporsi inesorabilmente un attimo dopo.

La frequente comparsa di sentimenti di noia elicitati dall'esposizione di detto materiale, sarebbe il prodotto di una inadeguatezza intrinseca del materiale stesso - in quanto null'altro che segno e simbolo della quella antica scena - a soddisfare l'arcaico bisogno di guardare.

Le pulsioni epistemofiliche traggono origine, come abbiamo visto, dalla osservazione della scena primaria e se è vero che il loro impedimento in questa fase precoce dello sviluppo può provocare un arresto nelle epoche successive della vita, è altrettanto vero che una loro adeguata soddisfazione e la loro trasformazione ad opera dei processi difensivi della rimozione, spostamento, sublimazione, etc... costituisce una spinta indispensabile che resta alla base di tutti i processi conoscitivi nel campo scientifico, culturale, nonchè dei processi della creazione artistica.

E' in quest'ottica che Freud analizzerà nel 1910 "Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci": quando questo periodo di ricerca infantile viene concluso da una violenta rimozione sessuale, allora il destino successivo della curiosità intellettuale può seguire tre strade".

La prima è quella di una inibizione intellettuale nevrotica.

La seconda è lo sviluppo di forme di pensiero ossessivo.

Nella terza la pulsione epistemofilica sottraendosi alla rimozione si sublima trasformandosi in curiosità intellettuale e l'istinto può così liberamente mettersi al servizio di una vastissima gamma di interessi cognitivi, come appunto capitò, secondo Freud, a Leonardo da Vinci.

Freud (1908) afferma in : "Teorie sessuali dei bambini" che il rimaneggiare e il dubitare che si verifica intorno a questi temi diventa il paradigma di tutto il lavoro mentale mirante alla soluzione dei problemi che l'individuo avrà anche da adulto e che un insuccesso nella costruzione della prima teoria sessuale "ha un effetto paralizzante su tutti i temi avvenire".

Nel tentativo di dare una lettura analitica della pornografia e inquadrando l'estensione di questo fenomeno, potrei ipotizzare una quarta soluzione, costituita dal fatto che la pulsione epistemofilica non subisce nessuna trasformazione e/o evoluzione, ma rimane per così dire, molto prossima al punto di partenza.

L'attenzione, l'interesse la curiosità rimane ancora centrata sulla scena primaria: cambiano soltanto gli attori (non più i propri genitori, ma persone che li rappresentano) ed il piano di realtà: non più i personaggi in carne ed ossa o i fantasmi della propria mente, ma figure che emergono dalle pagine di un libro , dalla pellicola di un film o di una fotografia, dove le sequenze sono inalterabili e si incorporano le prime nelle altre, riprodotte in modo stereotipato e dove ciascuna costituisce il prerequisito dell'altra.

 

Dott.ssa Patrizia Raminghi, Psicologa, Psicoterapeuta - Livorno

 

 


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Fabio, 34 anni     Gentile Dottoressa/Dottore! Mi chiamo Fabio e 5 anni fà ho commesso un errore di tipo erotico.Ho cominciato a scambiare dei...

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