il ruolo dello psicologo a scuolaLa scuola, per l’importante ruolo che riveste nella vita e nella crescita dei bambini e dei ragazzi, costituisce un osservatorio privilegiato per l’individuazione di eventuali problematiche che vanno al di là delle competenze educative degli insegnanti.

Proprio quando si torna a scuola possono infatti emergere (o riemergere) comportamenti problematici lasciatisi alle spalle durante la pausa estiva, problemi e sintomi che possono essere causati da ansia di prestazione (connessa alle richieste del contesto con ricadute sul rendimento scolastico) o problemi sociali legati ora al contesto ora alla soggettività del singolo studente.

Scarsa autostima, eccessiva timidezza e ritiro sociale o, al contrario comportamenti eccentrici ed egocentrici, “sbruffonerie” fino ad arrivare ad un’aperta aggressività e ad atti bi bullismo sono tutti sintomi di un disagio che può essere di una portata variabile che sta al clinico, allo psicologo scolastico (quando c’è, purtroppo!) valutare.

Va tuttavia sottolineato che spesso “la richiesta di intervento psicologico nella scuola è di natura reattiva: il prototipo è la richiesta di intervento sul caso individuale per cui la scuola chiede allo psicologo di occuparsi del bambino o del ragazzo “problematico”, sulla base del presupposto che tale “problematicità” vada ascritta a variabili “psicologiche”, separate rispetto a quelle proprie del setting insegnamento-apprendimento” (Improta, A., 2015, Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell’intervento, Francavilla al mare, Edizioni Psiconline). In questo caso l’obiettivo è riportare alla normalità il comportamento giudicato deviante, senza considerare che uno psicologo può fare molto di più: leggere in contesto e favorirne la modifica affinché ciascuno studente possa trovare un ambiente adeguato alle sue esigenza. Con questo non si vuole sminuire la portata di eventuali difficoltà soggettive ma il ruolo dello psicologo scolastico è altro rispetto alla psicoterapia (che va svolta in altre sedi) e non può appiattirsi solo su obiettivi “ortopedici” di questo o quello studente. Da consulente dell’organizzazione lo psicologo scolastico infatti può fare molto, promuovendo lo sviluppo del contesto e di tutti gli attori coinvolti.

Troppo spesso invece si assiste invece ad uno scarica barile, ad uno scambio di deleghe, mal (e purtroppo talvolta mai) accolte dagli attori adulti coinvolti: i genitori e gli insegnanti. Per uscire da tale impasse (e aiutare i nostri bambini e ragazzi a crescere) esiste una parola magica: dialogo!

Dialogo tra i docenti e tra insegnanti e genitori è questa la sfida ma anche l’unica possibilità che presuppone che le figure di riferimento si pongano come adulti competenti in grado di ascoltare, riflettere e eventualmente rivedere le proprie posizioni in vista di un obiettivo più alto: aiutare la crescita dei nostri studenti!