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Vorrei porre una domanda a tutti facendo prima una breve introduzione…


sospiro

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La domanda che vorrei farvi viene dopo tutto un breve discorso sulla visione della realtà, spero riusciate a cogliere il tema della discussione, cercherò di essere il più chiaro possibile senza fare troppi giri di parole…

Io ricordo che da bambino ero sempre stato un discreto osservatore: ricordo lo stupore nel cogliere le situazioni e gli eventi, ricordo la maestosità della natura che suscitava meraviglia in me, ricordo la semplicità di quei giorni (niente preoccupazioni e niente progetti)…

Mi sono reso conto (anche dopo aver trovato riscontro in svariati libri) di come l’esperienza abbia colorato delle più svariate sfumature quello che posso definire il mio animo: il tempo ha plasmato la mia personalità rivelandomi per le esperienze che ho vissuto ed il mio stato di Consapevolezza lentamente si è oscurato (sono convinto del fatto che la consapevolezza si abbia nel momento in cui i nostri sentimenti vengono estraniati da dentro noi stessi), trovo che rendersene conto sia il primo passo per arrivare all'origine, quando ancora noi non avevamo sviluppato i sensi per distinguerci dal mondo, quando la nostra coscienza era un tutt’uno con la realtà, quando oggetto e soggetto erano la stessa cosa.... La domanda è: noi eravamo tutto questo ma voi ve lo ricordate?

A mio parere questa è la chiave per la risoluzione di tutti i problemi: non si tratta della ricerca di un famigerato e irraggiungibile santo graal, bensì un ricordo che è in noi in ogni momento e in ogni situazione, solo che siamo troppo presi dalla società che ci impone uno standard, dalla vita frenetica che ci annebbia la mente con le paure e con la concretizzazione della sofferenza nel mondo esterno... personalmente sono un cattolico non praticante (amo anche definirmi filo-buddhista), e sono convinto che la Bibbia sia una grande metafora dei conflitti interiori che l’umanità si porta dietro fin dagli albori: noi viviamo già fisicamente nel paradiso terrestre ma la mente tende portarci fuori strada, verso l’inferno… Non voglio offendere nessuno dicendo ciò che sto per dire, ma credo che in troppi abbiano frainteso il messaggio della Bibbia: essa a mio parere è l’esempio con cui si può capire che le parole non possono portarci sulla giusta strada, ogni ragionamento non può portarci sulla giusta strada (chi ha scritto la Bibbia secondo me ha fallito nel suo compito, ma fallendo ha fatto la cosa giusta poiché è riuscito a far accorgere a qualche individuo che l’interpretazione è avversa alla reale comprensione…)

Uccidere la mente e DIMENTICARE ogni condizionamento (ogni parola, ogni significato…) vuol dire RICORDARE ciò che siamo davvero… allora voi ve lo ricordate ciò di cui parlo?

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Ciò che asserisci potrebbe essere di notevole considerazione, ma cosa vuoi dire che siamo perfetti al momento della nascita e poi diventa un continuo distruggerci?

Distruggere la mente poi, pura utopia, saremmo completamente fuori dal mondo e dalla realtà.

Comunque e purtroppo io non me lo ricordo...

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io me lo ricordo sospiro, non avrei saputo descrivere meglio quello stato :blush:

si me lo ricordo ma per moltissimi anni lo avevo dimenticato e adesso mi sembra di sentirmi di nuovo viva e di essere presente solo quando ci ripenso e cerco di riviverlo....

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La domanda che vorrei farvi viene dopo tutto un breve discorso sulla visione della realtà, spero riusciate a cogliere il tema della discussione, cercherò di essere il più chiaro possibile senza fare troppi giri di parole…

Io ricordo che da bambino ero sempre stato un discreto osservatore: ricordo lo stupore nel cogliere le situazioni e gli eventi, ricordo la maestosità della natura che suscitava meraviglia in me, ricordo la semplicità di quei giorni (niente preoccupazioni e niente progetti)…

Mi sono reso conto (anche dopo aver trovato riscontro in svariati libri) di come l’esperienza abbia colorato delle più svariate sfumature quello che posso definire il mio animo: il tempo ha plasmato la mia personalità rivelandomi per le esperienze che ho vissuto ed il mio stato di Consapevolezza lentamente si è oscurato (sono convinto del fatto che la consapevolezza si abbia nel momento in cui i nostri sentimenti vengono estraniati da dentro noi stessi), trovo che rendersene conto sia il primo passo per arrivare all'origine, quando ancora noi non avevamo sviluppato i sensi per distinguerci dal mondo, quando la nostra coscienza era un tutt’uno con la realtà, quando oggetto e soggetto erano la stessa cosa.... La domanda è: noi eravamo tutto questo ma voi ve lo ricordate?

A mio parere questa è la chiave per la risoluzione di tutti i problemi: non si tratta della ricerca di un famigerato e irraggiungibile santo graal, bensì un ricordo che è in noi in ogni momento e in ogni situazione, solo che siamo troppo presi dalla società che ci impone uno standard, dalla vita frenetica che ci annebbia la mente con le paure e con la concretizzazione della sofferenza nel mondo esterno... personalmente sono un cattolico non praticante (amo anche definirmi filo-buddhista), e sono convinto che la Bibbia sia una grande metafora dei conflitti interiori che l’umanità si porta dietro fin dagli albori: noi viviamo già fisicamente nel paradiso terrestre ma la mente tende portarci fuori strada, verso l’inferno… Non voglio offendere nessuno dicendo ciò che sto per dire, ma credo che in troppi abbiano frainteso il messaggio della Bibbia: essa a mio parere è l’esempio con cui si può capire che le parole non possono portarci sulla giusta strada, ogni ragionamento non può portarci sulla giusta strada (chi ha scritto la Bibbia secondo me ha fallito nel suo compito, ma fallendo ha fatto la cosa giusta poiché è riuscito a far accorgere a qualche individuo che l’interpretazione è avversa alla reale comprensione…)

Uccidere la mente e DIMENTICARE ogni condizionamento (ogni parola, ogni significato…) vuol dire RICORDARE ciò che siamo davvero… allora voi ve lo ricordate ciò di cui parlo?

ciao sospiro, molte volte mi sono posta questa domanda.

ho sempre avvertito in me il contrasto tra due spinte molto forti: il desiderio di conoscere e fare più esperienze possibili, contro la ricerca della vera libera espressione di sè, incondizionata e spensierata.

sono spinte innate nell'uomo? queste opposizioni non creano infondo un equilibrio dinamico da cui nasce la vita?

penso anch'io che siamo tutti quanti lontani da noi stessi, in una specie di stato onirico suggestionato dal contesto... ecco il malessere, la ricerca di emozioni "forzate"... ecco il desiderio di appoggiarsi ad un credo o di trovare dei punti di fuga...

è vero, all'origine eravamo davvero in contatto con noi stessi e con l'universo perchè questo avveniva direttamente senza essere filtrato dalle idee, dalle esperienze, ma nella crescita di ogni persona e soprattutto a garantirne la sopravvivenza, il pensiero e la coscienza di sè sono indispensabili.

ricordarsi di essere parte di tutto, non dovrebbe escludere nè contrapporsi all'essere consapevoli di sè anche come singoli, così come la mente non è antagonista al corpo ma un tutt'uno con esso, anche pensieri e sensazioni hanno un loro equilibrio e importanza.

ogni cosa ha la sua ragione di esistere, accettare i dualismi ed il mutamento proprio della nostra natura, senza cadere in un eccesso di razionalità, nè di spiritualità... secondo me la vita è sempre nel mezzo...

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Ciò che asserisci potrebbe essere di notevole considerazione, ma cosa vuoi dire che siamo perfetti al momento della nascita e poi diventa un continuo distruggerci?

Distruggere la mente poi, pura utopia, saremmo completamente fuori dal mondo e dalla realtà.

Comunque e purtroppo io non me lo ricordo...

e' esattamente come dici....

ma hai molti preconcetti: il fatto stesso che tu abbia collegato “distruggere la mente” ad un termine come utopia significa che non ti sei posta il fatto che sia possibile farlo veramente (con utopia si intende un progetto apparentemente irrealizzabile basato su dei principi giudicati universalmente giusti: a meno che tu non abbia sbagliato a usare questo termine significa proprio che non ti sei posta davanti il fatto che sia realmente possibile distruggere la mente).

Con “uccidere la mente” si può dire che non si sta ricercando alcunché ma al contrario si sta buttando via tutto ciò che si ha… lo so è di difficile comprensione…

La tua coscienza (o non so come la chiami tu…) come funziona?

Io personalmente ho come una voce che mi parla, che mi spiega le cose, come se io dipendessi da questa voce nella comprensione. In realtà viene prima la comprensione e poi la voce che me la spiega, solo che è difficile accorgersene… Bhè immagina di buttare via tutto quello che hai imparato, come se ogni situazione che si mostrasse davanti a te fosse completamente differente da tutte le altre vissute: qui non puoi appellarti ad altre vicende, le hai dimenticate, bisogna che agisci per il puro scopo di agire senza altri fini. Poi immagina di non sapere più la tua lingua, di non conoscere più il significato delle parole: la coscienza non parlerebbe più, vi sarebbe spazio per la comprensione pura senza parole, senza sentimenti, senza preconcetti, senza…………………………………………………………….………….

Solo il nulla.

Non un pensiero, non uno stimolo… Dici che non si può? E’ giusto così… Non posso di certo darti torto… ;-)

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ciao sospiro, molte volte mi sono posta questa domanda.

ho sempre avvertito in me il contrasto tra due spinte molto forti: il desiderio di conoscere e fare più esperienze possibili, contro la ricerca della vera libera espressione di sè, incondizionata e spensierata.

sono spinte innate nell'uomo? queste opposizioni non creano infondo un equilibrio dinamico da cui nasce la vita?

penso anch'io che siamo tutti quanti lontani da noi stessi, in una specie di stato onirico suggestionato dal contesto... ecco il malessere, la ricerca di emozioni "forzate"... ecco il desiderio di appoggiarsi ad un credo o di trovare dei punti di fuga...

è vero, all'origine eravamo davvero in contatto con noi stessi e con l'universo perchè questo avveniva direttamente senza essere filtrato dalle idee, dalle esperienze, ma nella crescita di ogni persona e soprattutto a garantirne la sopravvivenza, il pensiero e la coscienza di sè sono indispensabili.

ricordarsi di essere parte di tutto, non dovrebbe escludere nè contrapporsi all'essere consapevoli di sè anche come singoli, così come la mente non è antagonista al corpo ma un tutt'uno con esso, anche pensieri e sensazioni hanno un loro equilibrio e importanza.

ogni cosa ha la sua ragione di esistere, accettare i dualismi ed il mutamento proprio della nostra natura, senza cadere in un eccesso di razionalità, nè di spiritualità... secondo me la vita è sempre nel mezzo...

sono d’accordo con te…. È proprio questo “contrasto” la vela spiegata dell’albero maestro… noi navighiamo dal principio tra acque del cambiamento sospinti dal vento della “causa-effetto”…

hai detto una cosa eccezionale

“A” deve essere “non-A” quando “A” vuole essere “A” (D.T. SUZUKI)

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Bhè immagina di buttare via tutto quello che hai imparato, come se ogni situazione che si mostrasse davanti a te fosse completamente differente da tutte le altre vissute: qui non puoi appellarti ad altre vicende, le hai dimenticate, bisogna che agisci per il puro scopo di agire senza altri fini. Poi immagina di non sapere più la tua lingua, di non conoscere più il significato delle parole: la coscienza non parlerebbe più, vi sarebbe spazio per la comprensione pura senza parole, senza sentimenti, senza preconcetti, senza…………………………………………………………….………….

Solo il nulla.

il viaggio... mi hai ricordato queste parole:

Quando si viaggia si sperimenta in maniera molto più concreta l'atto della Rinascita. Ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove, il giorno trascorre più lentamente e, nella maggior parte dei casi, non si comprende la lingua che parlano gli altri. E' proprio quello che accade a un bambino appena nato dal ventre materno. Con ciò si è costretti a dare molta più importanza alle cose che ti circondano, perchè da esse dipende la sopravvivenza. Si comincia a essere più accessibili agli altri, perchè gli altri ti possono aiutare nelle situazioni difficili. E si accoglie qualsiasi piccolo favore degli dei con grande gioia, come se si trattasse di un episodio da ricordare per il resto della vita. Nello stesso tempo, poichè tutte le cose risultano nuove, se ne scorge solo la bellezza, e ci si sente più felici di essere vivi.

P.Coelho

solo il nulla dici...

ossia il vuoto, lo zero... il cerchio che in sè racchiude tutto ;-)

mica poco!

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il viaggio... mi hai ricordato queste parole:

Quando si viaggia si sperimenta in maniera molto più concreta l'atto della Rinascita. Ci si trova dinanzi a situazioni del tutto nuove, il giorno trascorre più lentamente e, nella maggior parte dei casi, non si comprende la lingua che parlano gli altri. E' proprio quello che accade a un bambino appena nato dal ventre materno. Con ciò si è costretti a dare molta più importanza alle cose che ti circondano, perchè da esse dipende la sopravvivenza. Si comincia a essere più accessibili agli altri, perchè gli altri ti possono aiutare nelle situazioni difficili. E si accoglie qualsiasi piccolo favore degli dei con grande gioia, come se si trattasse di un episodio da ricordare per il resto della vita. Nello stesso tempo, poichè tutte le cose risultano nuove, se ne scorge solo la bellezza, e ci si sente più felici di essere vivi.

P.Coelho

solo il nulla dici...

ossia il vuoto, lo zero... il cerchio che in sè racchiude tutto ;-)

mica poco!

hai posto dinnanzi ai miei occhi un esempio simile che mi ero fatto alcuni giorni fa... wow...

cmq è molto difficile la realizzazione del vuoto, ma penso che ne valga la pena sforzarsi per raggiungerlo...

per poi accorgersi che è sempre stato qui...

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cmq è molto difficile la realizzazione del vuoto, ma penso che ne valga la pena sforzarsi per raggiungerlo...

per poi accorgersi che è sempre stato qui...

il vuoto, l'infinito, l'atemporalità... concetti così intuibili, ma difficilissimi da percepire davvero...

ci sono attimi in cui l'essere umano fa esperienza di questo (sublime), ma credo sia proprio della sua natura viva, mutevole e "finita" non conservarne la percezione... i "bisogni" spostano sempre l'attenzione su altro...

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il vuoto, l'infinito, l'atemporalità... concetti così intuibili, ma difficilissimi da percepire davvero...

ci sono attimi in cui l'essere umano fa esperienza di questo (sublime), ma credo sia proprio della sua natura viva, mutevole e "finita" non conservarne la percezione... i "bisogni" spostano sempre l'attenzione su altro...

ottimo, mi stimola molto interloquire con te... è proprio l'altalenarsi di soggettività con piccoli instanti di oggettività... conservarne la percezione significa andare contro l'inarrestabile mutamento... e quindi come si diceva in precedenza un contrasto... il sussegursi di causa-effetto, l'effetto diverrà una nuova causa che produrra un nuovo effetto... e così via... l'unica cosa è che ci appelliamo ai "bisogni" poichè ci è stato insegnato che senza di essi non si può procedere... ma questo non deve ostacolare la ricerca del vuoto, bensi i bisogni devono viaggiare con noi come tutte le altre cose, si devono anche opporre a noi ed ecco ancora il contrasto, perchè siamo vivi... ci rendiamo conto che siamo distinti dalle cose che ci circondano, dalle cose che conosciamo, eppure cerchiamo di tornare al principio in cui non vi è nè conoscitore nè conosciuto...

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conservarne la percezione significa andare contro l'inarrestabile mutamento...

esatto! ecco perchè nn credo nei credi (scusa il gioco di parole :-P), non perchè non abbiano di fondo dei buoni valori, ma perchè si fissano su immagini statiche, passate... le uniche vere esperienze di percezione "estesa" sono personali, da cogliere nell'attimo in cui si aprono in noi, ma (come per ogni emozione), secondo me, bisogna essere tanto pronti nel riceverle, quanto nel lasciarle andare... trattenerle non serve a nulla, anzi satura...

per quanto riguarda i "bisogni" il mio discorso era molto generico... anche perchè distinguerei quelli innati, da quelli indotti dal contesto... ma questo è un'altro discorso... ;-)

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mi togli le parole di bocca... la cosa strana è che mi stupisci... :Whistle:

ma 04.gif

beh... mi fa piacere che ci troviamo d'accordo...

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Secondo me l'inferno c'è sulla terra, non è solo nella mente. Quando siamo bambini c'è tanto male attrono a noi, basta pensare a pedofili.

Me lo ricordo come mi sentivo da bambina...era bellissimo...ma più conoscevo le persone e più la mia ingenuità mi faceva soffrire.

molto interessante come topic...sempre se ho capito di che si parla ahahaha.

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le forze costruttive e quelle distruttive sono parte della nostra natura, così come gioia e dolore, come fisicità e spiritualità ecc ecc ecc... la lista è lunghissima.

il vero problema secondo me è che ci è stato insegnato a non accettare alcune nostre pulsioni innate... è reprimere i propri istinti che porta a sviluppare manìe, fobìe, perversioni con tutta la sofferenza che ne consegue. ciò che voglio dire è che non è il "male" a farci male, ma il non accettarlo come parte di noi.

non è semplice però riuscire ad esprimere sempre liberamente sè stessi, vivere in una società richiede necessariamente un compromesso...

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esatto! ecco perchè nn credo nei credi (scusa il gioco di parole :-P), non perchè non abbiano di fondo dei buoni valori, ma perchè si fissano su immagini statiche, passate... le uniche vere esperienze di percezione "estesa" sono personali, da cogliere nell'attimo in cui si aprono in noi, ma (come per ogni emozione), secondo me, bisogna essere tanto pronti nel riceverle, quanto nel lasciarle andare... trattenerle non serve a nulla, anzi satura...

per quanto riguarda i "bisogni" il mio discorso era molto generico... anche perchè distinguerei quelli innati, da quelli indotti dal contesto... ma questo è un'altro discorso... ;-)

ciao luce del mattino....

sempre meglio amica mia, sempre meglio.....ti trovo più.....mi piace dire "vicina al presente!"

sospiro è un grande......coglie cio che è, e li dimora.....almeno io avverto questo.

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ciao luce del mattino....

sempre meglio amica mia, sempre meglio.....ti trovo più.....mi piace dire "vicina al presente!"

sospiro è un grande......coglie cio che è, e li dimora.....almeno io avverto questo.

ma ciao!!

sai mio, capire non è essere... è vero cerco di vivere al presente, ma sono sempre soggetta a vorticosi sbalzi temporali... le dimensioni della mente sono infinite e a volte mi ci perdo... con piacere anche ;-P

sospiro, come te e alcuni altri che ho conosciuto qui, è una mente :: aperta :: ... è sempre un piacere chiaccherare con voi

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La domanda che vorrei farvi viene dopo tutto un breve discorso sulla visione della realtà, spero riusciate a cogliere il tema della discussione, cercherò di essere il più chiaro possibile senza fare troppi giri di parole…

Io ricordo che da bambino ero sempre stato un discreto osservatore: ricordo lo stupore nel cogliere le situazioni e gli eventi, ricordo la maestosità della natura che suscitava meraviglia in me, ricordo la semplicità di quei giorni (niente preoccupazioni e niente progetti)…

Mi sono reso conto (anche dopo aver trovato riscontro in svariati libri) di come l’esperienza abbia colorato delle più svariate sfumature quello che posso definire il mio animo: il tempo ha plasmato la mia personalità rivelandomi per le esperienze che ho vissuto ed il mio stato di Consapevolezza lentamente si è oscurato (sono convinto del fatto che la consapevolezza si abbia nel momento in cui i nostri sentimenti vengono estraniati da dentro noi stessi), trovo che rendersene conto sia il primo passo per arrivare all'origine, quando ancora noi non avevamo sviluppato i sensi per distinguerci dal mondo, quando la nostra coscienza era un tutt’uno con la realtà, quando oggetto e soggetto erano la stessa cosa.... La domanda è: noi eravamo tutto questo ma voi ve lo ricordate?

A mio parere questa è la chiave per la risoluzione di tutti i problemi: non si tratta della ricerca di un famigerato e irraggiungibile santo graal, bensì un ricordo che è in noi in ogni momento e in ogni situazione, solo che siamo troppo presi dalla società che ci impone uno standard, dalla vita frenetica che ci annebbia la mente con le paure e con la concretizzazione della sofferenza nel mondo esterno... personalmente sono un cattolico non praticante (amo anche definirmi filo-buddhista), e sono convinto che la Bibbia sia una grande metafora dei conflitti interiori che l’umanità si porta dietro fin dagli albori: noi viviamo già fisicamente nel paradiso terrestre ma la mente tende portarci fuori strada, verso l’inferno… Non voglio offendere nessuno dicendo ciò che sto per dire, ma credo che in troppi abbiano frainteso il messaggio della Bibbia: essa a mio parere è l’esempio con cui si può capire che le parole non possono portarci sulla giusta strada, ogni ragionamento non può portarci sulla giusta strada (chi ha scritto la Bibbia secondo me ha fallito nel suo compito, ma fallendo ha fatto la cosa giusta poiché è riuscito a far accorgere a qualche individuo che l’interpretazione è avversa alla reale comprensione…)

Uccidere la mente e DIMENTICARE ogni condizionamento (ogni parola, ogni significato…) vuol dire RICORDARE ciò che siamo davvero… allora voi ve lo ricordate ciò di cui parlo?

non intendo in rispondere amico, non saprei......per me e tutt'ora così grazie a Dio!

Grazie per questo ennesimo messaggio molto luminoso.

poco fa o riportato un testo nel topic torniamo bambini dove parlavo appunto di questo.....

lo ririporto dinuovo

eccolo

"Un bimbo non fa nulla in modo parziale, faccia quel che faccia è pienamente li, in quel momento. Fare le cose parzialmente è l’azione dell’ego."

"Osservate come è pienamente assorto un bambino nell’attimo che è. Quando si ama si è nell’adesso, senza rimpianti o speranze, non fate nulla in modo parziale, fatelo totalmente nell’adesso. Non crucciatevi per ciò che è stato, non vivete per esso, anzi dimenticatelo e smetterete di sognare anche il futuro.

Esprimetevi totalmente rimanendo qui adesso. Nessun rimpianto per il passato e nessun sogno per il futuro lasciate che il vostro essere fluisca totalmente nel vostro stato d’animo……..ecco questo è ciò che fa il bambino. "

questo è stato scritto per indicare come si dovrebbe vivere per cogliere l'essenza e la totaliatà della stessa.

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ma ciao!!

sai mio, capire non è essere... è vero cerco di vivere al presente, ma sono sempre soggetta a vorticosi sbalzi temporali... le dimensioni della mente sono infinite e a volte mi ci perdo... con piacere anche ;-P

sospiro, come te e alcuni altri che ho conosciuto qui, è una mente :: aperta :: ... è sempre un piacere chiaccherare con voi

cerchi di vivere nel presente.....e sempre fallirai....

chi cerca summer chi??

il tuo passato, o in alis tu??

sii il presente....comprendi che cio che il passato desidera è solo pensiero....

sii presente...comprendi che il pensiero non esiste come non esistono i pagliativi di piacere che propina...

sii presente...qualsiasi cosa fai...

un'abbraccio... :Whistle:

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miao :Batting Eyelashes:

non capisco se lo hai fatto apposta ma questa è la risposta che cercavo... ti sei accorta che hai abbattuto le barriere dell'intelletto con questo? perchè hai risposto miao? Ti sei accorta dell'intuitività che hai usato? non hai nè affermato nè negato... eppure hai risposto a qualcosa....

Un giorno un discepolo chiese al suo maestro se un cane avesse o meno una propria auto-natura.

Il maestro rispose: "MU!" (mu nel senso di vuoto, nulla... Come il mio avatar: non il semplice no di negazione, non ha niente a che fare con questo... nemmeno con il verso della mucca....)

MU è abbattere le barriere e RICORDARE il principio dove noi eravamo MU...

Trascendere, andare oltre... se si vede una barriera (dell'intelletto), la si deve superare, non fermarsi davanti all'affermazione-negazione... non fermarsi davanti alla felicità-tristezza... non fermarsi davanti al passato-futuro... non fermarsi davanti alla gioia-dolore....

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in mia opinione cio'che voi dite e' tutta

un'utopia. anche un cucciolo di leone

e'bello e si puo' anche giocare senza

aver paura.purtroppo ci si cresce e s'imparano

tante cose , si mette su' famiglia ,si va'

incontro alla vita quotidiana con i suoi

pro e con . la mente e' sempre in uno sviluppo costante

si acquisiscono pregiudizi e ci sono quelli che

ti accusano di tali per difendere i loro valori

od in cio' che credono anche se sia indifendibile.

dobbiamo separare la vera vita dai sogni ( utopia)

ed accettare tutto cio' che s'incontra per poi separarli

dal bene o dal male a secondo le persone.

il medioevo e la chiesa hanno creato tante

superstizioni con parabole e metafore

sfruttando la mancanza di studi umanistici(anche ignoranza generale)

per imporre al plebo la propia filosofia.

la vita e' diversa , molti tragitti purtroppo sono

delle salite( tutte isolard) continue e nn si puo'rimanere

gli stessi almeno che si e' benedetti da

interventi divini.

MU ? MI RICORDA UN'ALBUM DI COCCIANTE!!!

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Quando nasce un sentimento nasce anche il suo opposto per il principio dell’interdipendenza.

Quando è nata la realtà è nata l’astrazione, poiché se non ci fosse l’astrazione non ci sarebbe anche la realtà. La cosa è più profonda, già al fatto di pensare che sia nato qualcosa si contrappone il morire…

Tu tex pensi che sia un utopia: ed è giusto così. Se non ci fosse nessuno che si incatena nel proprio mondo limitato allora non ci sarebbe nemmeno nessuno che si apre ad un mondo di infinità.

Ogni fiore, ogni petalo, ogni gambo è concetto.

Ogni cosa che riusciamo a distinguere in noi e nella realtà è concetto poiché la raggruppiamo in insiemi chiusi in cui vi sono : i fiori, gli alberi, i fili d’erba, ecc… Poi ogni insieme magari è suddiviso in altri sotto-insiemi: i fiori gialli, i fiori blu, i fiori, rossi, gli alberi sempre verdi, i fili d’erba lunghi, i fili d’erba corti, ecc…

Tendiamo a generalizzare pensando che la realtà si fermi qui… eppure se ti ponessi dinnanzi un fiore tu non potresti comprenderlo nella sua totalità perché significherebbe comprendere l’origine di ogni cosa.

Se ti chiedessi cos’è un fiore magari tu mi risponderesti dicendo che forma ha, da che elementi chimici è composto, mi diresti che ha un gambo e dei petali. Ma così facendo limiteresti quel fiore. Quello non è UN fiore è QUEL fiore è basta…

Descrivendolo lo scomporresti in altri concetti: gambo e petali. La mia domanda è: dove finisce il fiore ed inizia il gambo? Non c’è un confine delimitato che ti permette di vederlo, è solo un concetto nella nostra mente (come dicevo prima: fine ed inizio sono concetti).

Quel fiore è collegato a te, tu sei collegato alla terra, la terra è collegata al… tutto. In quel fiore puoi vederci tutte le altre cose. In mano ti rimarrebbe il cadavere mutilato del fioree non più il fiore stesso.

Se uso il modo indicativo, tempo presente per coniugare i verbi per descrivere quel fiore lo limiterei temporalmente, quando invece bisognerebbe vederlo in un contesto di passato-presente-futuro.

Il fatto è che per noi i concetti sono fondamentali altrimenti come potremo sostenerci: però bisogna accorgersi che quando nasce il concetto deve nascere anche il non-concetto.

Ed è un circolo vizioso di contrapposizioni, il segreto è non pensare alla staticità senza dinamicità e viceversa: è fondamentale che noi ci relazioniamo a qualcosa o a qualcuno, ma dobbiamo anche accorgerci del resto, e questo accorgersi è un continuo andare e venire.

in mia opinione cio'che voi dite e' tutta

un'utopia. anche un cucciolo di leone

e'bello e si puo' anche giocare senza

aver paura.purtroppo ci si cresce e s'imparano

tante cose , si mette su' famiglia ,si va'

incontro alla vita quotidiana con i suoi

pro e con . la mente e' sempre in uno sviluppo costante

si acquisiscono pregiudizi e ci sono quelli che

ti accusano di tali per difendere i loro valori

od in cio' che credono anche se sia indifendibile.

In quello che dico non ci sono valori da difendere è “semplicemente” pura comprensione senza altro attorno, non vale la pena difenderla perché non esistono armi reali capaci di distruggerla, ma possono esistere pregiudizi che ne offuscano la sostanza. Non devo rendere conto a nessuno, non voglio inculcare a nessuno il mio insegnamento, scrivo per il puro gusto di farlo, senza fini (anche se in passato ne ho avuti).

Se tu avessi una spina conficcata in un braccio il primo passo per non soffrire è toglierla perché è così che abbiamo imparato a fare, è così che ci hanno insegnato…

Se ti dicessi che per comprendere la realtà bisogna buttare via i preconcetti, per te sarebbe più difficile farlo poiché non ti è ma stato insegnato come fare: eppure vi già intrinsecamente spiegato come fare nella locuzione “buttar via”, un “buttar via” mentale non è diverso da un “buttar via” fisico, eppure lo sforzo nel primo caso è maggiore (se non impossibile per molti)…

Io sono finzione, le mie parole sono finzione, il mio stesso alter ego virtuale è finzione e quindi sottoposto alla finzione della nascita e della morte. Appagato da ciò e non meno insoddisfatto posso dichiarare che “sospiro” nato il 24-01-2008 muore il giorno 16-02-2008: ora del decesso 2:32

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Quando nasce un sentimento nasce anche il suo opposto per il principio dell’interdipendenza.

Quando è nata la realtà è nata l’astrazione, poiché se non ci fosse l’astrazione non ci sarebbe anche la realtà. La cosa è più profonda, già al fatto di pensare che sia nato qualcosa si contrappone il morire…

Tu tex pensi che sia un utopia: ed è giusto così. Se non ci fosse nessuno che si incatena nel proprio mondo limitato allora non ci sarebbe nemmeno nessuno che si apre ad un mondo di infinità.

CIAO SOSPIRO, IO SONO UNA PERSONA MOLTO PRAGMATICA E SE VUOI ANCHE SUPERFICIALE.

RAGIONAMENTI COSI' PROFONDI PER PERSONE DI MEDIA INTELLIGENZA COME ME

NN SERVONO A NIENTE PERCHE' CAPISCO IL MIO LIMITE. CMQ CAPISCO

CHE CI SONO SOGGETTI CHE NE FANNO UNA RAGIONE DI VITA PERCHE' SONO

IRREQUETI , TROPPO COMPLICATI E MOLTO INTELLIGENTI MA NN APPARTENGONO NEL NOSTRO CIRCO

CHE COMPRENDE MOLTE PERSONE INTELLIGENTI MA NN CERTO DEI PICO DELLA MIRANDOLA.

Ogni fiore, ogni petalo, ogni gambo è concetto.

Ogni cosa che riusciamo a distinguere in noi e nella realtà è concetto poiché la raggruppiamo in insiemi chiusi in cui vi sono : i fiori, gli alberi, i fili d’erba, ecc… Poi ogni insieme magari è suddiviso in altri sotto-insiemi: i fiori gialli, i fiori blu, i fiori, rossi, gli alberi sempre verdi, i fili d’erba lunghi, i fili d’erba corti, ecc…

Tendiamo a generalizzare pensando che la realtà si fermi qui… eppure se ti ponessi dinnanzi un fiore tu non potresti comprenderlo nella sua totalità perché significherebbe comprendere l’origine di ogni cosa.

INFATTI MI LIMITO AD ANNUSARE IL FIORE, AD AMMIRARE I COLORI ....AL MASSIMO CAPISCO

CHE DAL SEME NASCE UN FIORE, DAL FIORE NASCE UN'ALBERO, DALL'ALBERO NASCONO I RAMI, DAI RAMI NASCONO I FRUTTI....ECCC

MI FERMO LI ALTRIMENTI INCOMINCIANO LE PIPPE MENTALI.

Se ti chiedessi cos’è un fiore magari tu mi risponderesti dicendo che forma ha, da che elementi chimici è composto, mi diresti che ha un gambo e dei petali. Ma così facendo limiteresti quel fiore. Quello non è UN fiore è QUEL fiore è basta…

Descrivendolo lo scomporresti in altri concetti: gambo e petali. La mia domanda è: dove finisce il fiore ed inizia il gambo? Non c’è un confine delimitato che ti permette di vederlo, è solo un concetto nella nostra mente (come dicevo prima: fine ed inizio sono concetti).

Quel fiore è collegato a te, tu sei collegato alla terra, la terra è collegata al… tutto. In quel fiore puoi vederci tutte le altre cose. In mano ti rimarrebbe il cadavere mutilato del fioree non più il fiore stesso.

FORSE HAI RAGIONE SUL RAGIONAMENTO MA IO NN LO CHIAMEREI UN CADAVERE MUTILATO ...AL MASSIMO LA CHIAMEREI NATURA MORTA

PER GLI ARTISTI E PER GLI ANIMALI, UN FONTE DI SOSTEGNO.

Se uso il modo indicativo, tempo presente per coniugare i verbi per descrivere quel fiore lo limiterei temporalmente, quando invece bisognerebbe vederlo in un contesto di passato-presente-futuro.

Il fatto è che per noi i concetti sono fondamentali altrimenti come potremo sostenerci: però bisogna accorgersi che quando nasce il concetto deve nascere anche il non-concetto.

Ed è un circolo vizioso di contrapposizioni, il segreto è non pensare alla staticità senza dinamicità e viceversa: è fondamentale che noi ci relazioniamo a qualcosa o a qualcuno, ma dobbiamo anche accorgerci del resto, e questo accorgersi è un continuo andare e venire.

In quello che dico non ci sono valori da difendere è “semplicemente” pura comprensione senza altro attorno, non vale la pena difenderla perché non esistono armi reali capaci di distruggerla, ma possono esistere pregiudizi che ne offuscano la sostanza. Non devo rendere conto a nessuno, non voglio inculcare a nessuno il mio insegnamento, scrivo per il puro gusto di farlo, senza fini (anche se in passato ne ho avuti).

NO SOSPIRO, QUI PUOI SCRIVERE QUEL CHE VUOI E RISPETTO IL TUO MODO PROFONDO DI VEDERE E DI RAGIONARE.

POI LE PERSONE SONO INTELLIGENTI PER CAPIRE ED ACCETTARE CIO' CHE DICI OPPURE NO.

Se tu avessi una spina conficcata in un braccio il primo passo per non soffrire è toglierla perché è così che abbiamo imparato a fare, è così che ci hanno insegnato…

Se ti dicessi che per comprendere la realtà bisogna buttare via i preconcetti, per te sarebbe più difficile farlo poiché non ti è ma stato insegnato come fare: eppure vi già intrinsecamente spiegato come fare nella locuzione “buttar via”, un “buttar via” mentale non è diverso da un “buttar via” fisico, eppure lo sforzo nel primo caso è maggiore (se non impossibile per moltI

Io sono finzione, le mie parole sono finzione, il mio stesso alter ego virtuale è finzione e quindi sottoposto alla finzione della nascita e della morte. Appagato da ciò e non meno insoddisfatto posso dichiarare che “sospiro” nato il 24-01-2008 muore il giorno 16-02-2008: ora del decesso 2:32

CAPISCO COSA VUOI DIRE ED HAI RAGIONE QUANDO DICI CHE E' MOLTO PIU' DIFFICILE IL "BUTTAR VIA MENTALMENTE CHE FISICAMENTE"!!

SOSPIRO, SEI TROPPO COMPLICATO ED INTELLIGENTE MA CIO' COMPORTA UNO STRESS MENTALE E CONTINUO NN INDIFFERENTE.....

ECCO PERCHE' MI PAICE IL PRAGMATISMO..........LA FILOSOFIA E LA METAFISICA LA LASCIO ALLE MENTI IRREQUETI.

CIAO.......CHE FATICA RISPONDERTI

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Quando nasce un sentimento nasce anche il suo opposto per il principio dell’interdipendenza.

Quando è nata la realtà è nata l’astrazione, poiché se non ci fosse l’astrazione non ci sarebbe anche la realtà. La cosa è più profonda, già al fatto di pensare che sia nato qualcosa si contrappone il morire…

Tu tex pensi che sia un utopia: ed è giusto così. Se non ci fosse nessuno che si incatena nel proprio mondo limitato allora non ci sarebbe nemmeno nessuno che si apre ad un mondo di infinità.

Ogni fiore, ogni petalo, ogni gambo è concetto.

Ogni cosa che riusciamo a distinguere in noi e nella realtà è concetto poiché la raggruppiamo in insiemi chiusi in cui vi sono : i fiori, gli alberi, i fili d’erba, ecc… Poi ogni insieme magari è suddiviso in altri sotto-insiemi: i fiori gialli, i fiori blu, i fiori, rossi, gli alberi sempre verdi, i fili d’erba lunghi, i fili d’erba corti, ecc…

Tendiamo a generalizzare pensando che la realtà si fermi qui… eppure se ti ponessi dinnanzi un fiore tu non potresti comprenderlo nella sua totalità perché significherebbe comprendere l’origine di ogni cosa.

Se ti chiedessi cos’è un fiore magari tu mi risponderesti dicendo che forma ha, da che elementi chimici è composto, mi diresti che ha un gambo e dei petali. Ma così facendo limiteresti quel fiore. Quello non è UN fiore è QUEL fiore è basta…

Descrivendolo lo scomporresti in altri concetti: gambo e petali. La mia domanda è: dove finisce il fiore ed inizia il gambo? Non c’è un confine delimitato che ti permette di vederlo, è solo un concetto nella nostra mente (come dicevo prima: fine ed inizio sono concetti).

Quel fiore è collegato a te, tu sei collegato alla terra, la terra è collegata al… tutto. In quel fiore puoi vederci tutte le altre cose. In mano ti rimarrebbe il cadavere mutilato del fioree non più il fiore stesso.

Se uso il modo indicativo, tempo presente per coniugare i verbi per descrivere quel fiore lo limiterei temporalmente, quando invece bisognerebbe vederlo in un contesto di passato-presente-futuro.

Il fatto è che per noi i concetti sono fondamentali altrimenti come potremo sostenerci: però bisogna accorgersi che quando nasce il concetto deve nascere anche il non-concetto.

Ed è un circolo vizioso di contrapposizioni, il segreto è non pensare alla staticità senza dinamicità e viceversa: è fondamentale che noi ci relazioniamo a qualcosa o a qualcuno, ma dobbiamo anche accorgerci del resto, e questo accorgersi è un continuo andare e venire.

fantastico. ti quoto in pieno.

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