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dueperduefaquattro

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  1. Buongiorno a tutti, Mi sono deciso a scrivere su questo forum per avere un'opinione da parte di esperti. Sono spesso in viaggio, da anni non vivo più nello stesso posto per più di un anno e per questo mi è difficile iniziare un percorso con uno psicologo. Sono un uomo di 29 anni, anche se allo stato attuale potrei definirmi al più un ragazzetto. La mia storia, comune a quella di tanti, vede per protagonisti un grande amore, la sua fine prematura, tanta sofferenza e poi un elemento un po' più raro. Il ritorno. Già da qualche settimana ho ricominciato una relazione con questa ragazza, che per comodità chiameremo Miriam. Ci siamo rivisti dopo diversi anni ed è stata una montagna russa, come si poteva immaginare. Quel che era meno prevedibile è che, laddove quando ci si era conosciuti anni or sono accanto a lei sentivo di avere le spalle larghe e la schiena dritta, ora quando parliamo mi sento debole, la mente si annebbia, non so che dire, neppure un briciolo di autostima è pervenuto, ecc ecc. Miriam, che per inciso vive in un'altra città, dal canto suo non perde occasione per farmi notare la mia inadeguatezza. A differenza mia, lei ha un caratterino niente male, spesso aggressivo e comunque raramente docile. Quelle poche volte che spende una parola dolce nei confronti del sottoscritto, mi sento come una foglia secca tirata su da una folata di vento, destinata a ricadere a terra. Riesce a fare di me quello che, con la massima cautela ma senza poterlo evitare, a me è capitato in questi anni di fare con altre donne di cui mi importava poco (anche perché Miriam era sempre nella mia mente). Questa mattina è successo di nuovo. Volevo solo sentirla dopo un paio di giorni di silenzio delle linee. Ho balbettato qualcosa, prima di ritenere più opportuno salutarla per chiudere la telefonata. Una ritirata che non si vedeva dai tempi dell'Operazione Barbarossa. Allo stesso modo, finita male. Lei se l'è presa e fuori dai denti mi ha fatto notare come questo atteggiamento sia poco consono a una persona adulta. Come darle torto. Questo episodio ha rafforzato uno stato semi depressivo (ma non sono io a dover fare una diagnosi) che durava da un paio di giorni e che ciclicamente riprende ad azzannare all'altezza della carotide. Ho buttato giù qualche lacrima di sfogo e fatto mente locale attorno alla difficoltà di avere un rapporto normale con questa persona e all'ipotesi di lasciar di nuovo cadere tutto. Razionalmente è questo lo scenario che, oggi o fra qualche mese, più probabilmente si realizzerà. La cosa peggiore è la debolezza psicologica che ricavo da questi momenti. Un nodo alla gola si somma agli altri anche solo rivedendo lo scontrino di un acquisto fatto qualche anno fa. Il livello è questo, fate un po' voi. Ancor più preoccupante è la consapevolezza che tutto questo non dipenda da Miriam. Sono perfettamente al corrente (scacco matto allo psicologo) di essere io il primo responsabile di me stesso, specie ora che ho superato l'età dell'infanzia e, per dirla con Montanelli, anche quella delle braghe corte. Potessi esprimere due desideri relativi a queste circostanze, infatti vorrei che da un lato i litigi e gli altri momenti negativi non influenzassero il resto delle mie giornate e le attività che svolgo; dall'altro vorrei ritornare ad avere quelle spalle larghe che dopo anni ho ritrovato molli. Naturalmente ci vorrà del lavoro e nulla verrà da sé. Ma non è facile coinvolgere un'altra persona in questo processo, specie quando l'autostima è sotto il suolo. Scusate la prolissità ma, per dirla tutta, anche solo scriverne mi fa sentire meglio.
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