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Milla

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  1. Io penso che la dipendenza, di sicuro non ti aiuti a uscire da questo vortice. Da come scrivi, non sei uno sprovveduto. Hai comunque lucidità nel fare dell'autocritica. Il tuo modo di scrivere, sembra quello di una persona matura e brillante. Scrivi molto bene, sembri molto intelligente. Io penso che la tua condizione, sia un insieme di cose: dipendenza, base caratteriale e la situazione socio/economica in cui viviamo tutti. Non deve essere facile. Ti capisco. Trovati un obiettivo. Piccolo o grande che sia. L'importante è che ti tenga occupato e che ti dia piacere.
  2. Buongiorno, premetto che questo post sarà parecchio lungo, ma la situazione è ingarbugliata ed è necessario spiegare bene come si è arrivati a questa situazione dolorosa. Ho 35 anni e sono sposata da 2 anni con F. Ci siamo conosciuti a maggio del 2012. Lui ha messo subito in chiaro di trovarsi in una condizione particolare e difficile: stava per nascere suo figlio, ma non era in una relazione. Verso la fine del 2011, ha frequentato per un paio di settimane, una sua conoscente di vecchia data. Non era una relazione impegnativa. Lui non si sentiva a suo agio con questa persona e le ha espresso chiaramente di voler troncare il rapporto. Hanno avuto un paio di rapporti non protetti (vi prego evitiamo la polemica, perchè lo sappiamo tutti che questa è stata una scelta irresponsabile) perchè lei diceva di usare metodi contraccettivi (in seguito ha detto di avere chiaramente mentito). Insomma, entrambi sono andati ognuno per la sua strada. Pochi mesi dopo, lei lo ha ricontattato per dirgli di essere incinta e di aver già deciso di tenere il bambino, ma di non voler avere nulla a che fare con lui. Lei infatti è letteralmente "sparita": ha cambiato numero di telefono, ha cambiato casa, ecc. Si è messa in contatto con la sorella di mio marito (che era una conoscenza comune), solo per rendere nota la situazione alla famiglia di mio marito e ha detto più volte che per lei, mio marito era "morto" e che non gli avrebbe mai fatto conoscere suo figlio, perchè "o ci vuole tutti e due o niente". In quel periodo, io e mio marito ci siamo conosciuti. Ero spaventata da questa situazione, ma con lui stavo bene, al punto di dirmi "vediamo come va, giorno per giorno". Non c'era motivo per troncare la relazione, perchè io e lui stavamo bene insieme, ci amavamo parecchio e l'entusiasmo era alto. Mentre stavamo già insieme, il suo bimbo G., è nato. Lui aveva sempre espresso la volontà di volerlo riconoscere e prendersi le responsabilità di padre, ma la mamma del bambino, non gli ha mai permesso di vederlo, fino a quando ha avuto 5 mesi. Questo è stato possibile perchè mio marito, si è dovuto avvalere di un avvocato per poter esercitare i suoi diritti e doveri. Da quel momento, la strada è stata in salita. Noi comunque ci amavamo, continuavamo a voler costruire il nostro rapporto e ho deciso di appoggiarlo in questa paternità. Lui vedeva suo figlio a fine settimana alternati e a tutti sembrava un buon compromesso. Con il tempo, ci siamo entrambi affezionati a questo bambino. Siamo cresciuti insieme e nel frattempo abbiamo arricchito il nostro rapporto di coppia. Mio marito lavora dal lunedì al venerdì, 8-10 ore al giorno e quindi il suo tempo libero è concentrato esclusivamente nel fine settimana. Il sistema dei week end alternati, ci ha permesso di dare spazio sia al nostro rapporto di coppia, che a quello del bambino. Poi però, è accaduta una cosa: la madre di suo figlio, ha iniziato a frequentare diverse persone e ha espressamente chiesto di volere "libertà" per avere una vita privata. Lei e mio marito, hanno così deciso per conto loro, che il bambino sarebbe stato con noi ogni fine settimana e ad ogni ponte, vacanza o occasione di tempo libero. Io mi sono opposta a questa decisione, perchè sapevo che questo avrebbe soffocato completamente il nostro rapporto di coppia, che non ci sarebbero più state occasioni per passare del tempo di qualità esclusivo per noi. Lui ha sempre fatto leva su quanto ci tenesse a costruire un rapporto con suo figlio. Ho accettato, ho compreso, a patto che ogni tanto dedicasse un po' di tempo solo a noi due. All'inizio è stato così, poi però il nostro accordo è venuto meno e la regola fissa è che G., stia sempre e comunque con noi quando mio marito non lavora. Nel 2014, ci siamo sposati. Dopo due mesi, sono rimasta incinta (gravidanza voluta) e nel 2015, è nato nostro figlio N. I problemi sono iniziati mentre ero incinta: G, ha iniziato ad essere geloso, indisponente e capriccioso. Prima solo sporadicamente e ora che ha 4 anni, è una costante. Ogni fine settimana, si è trasformato in un incubo: capricci a tavola. Capricci quando usciamo. Costanti richieste di attenzione. maleducazione manifesta e l'esplicità volontà di andare a casa di sua madre. Ci siamo rivolti a una psicologa e ci ha dato consigli su cose che già facciamo: abbiamo cercato di dargli più attenzioni. Gli abbiamo creato uno spazio esclusivo. In casa ha una cesta anche solo per i suoi giocattoli, per le sue cose, sulla parete abbiamo messo il suo nome insieme a quello di suo fratello, ecc. ma lui è palesemente insofferente e triste. Lui manifesta il suo disagio con comportamenti irritanti (ha comunque 4 anni...), ma io sono satura. Non lo sopporto più. Sono insofferente e mi innervosisco con poco. Anche mio figlio (che ora ha un anno e mezzo) inizia ad essere insofferente: quando arriva il fratellone, diventa agitato, lo scaccia via e si stranisce. Il grande non guarda neanche più i suoi giocattoli e vuole usare solo quelli del fratellino. Mi basterebbe poco per decomprimere la frustrazione: chiedo a mio marito che ogni tanto, dedichi un po' del suo tempo libero esclusivamente a me e a suo figlio piccolo. Niente. Questa richiesta viene sempre rimbalzata. Dice di non riuscire a sottrarre del tempo a G. e che non riuscirebbe a non vederlo una volta alla settimana, che ci soffrirebbe. Io questo lo capisco, ma è anche vero che esistiamo anche io e N. che abbiamo diritto anche noi a un po' di serenità e a un po' di tempo per noi, una volta ogni tanto. Inoltre, la psicologa, gli ha vivamente sconsigliato di saltare (anche saltuariamente) il fine settimana con suo figlio, perchè dice che aggraverebbe ancora di più la situazione, che farebbe sentire il bambino "un ospite". La madre di G., continua ad accusarci che non facciamo abbastanza, che non facciamo sentire il bambino come a casa sua (io non so più cosa inventarmi!!!!!) e in parole povere, mi da della stronza perchè io, non voglio prendere G., anche quando mio marito non c'è... Sono due anni che giriamo intorno a questo problema, ma non se ne viene a capo. Io ho accettato suo figlio, perchè lui ogni tanto non può venirmi incontro? Suo figlio, non è MIO figlio. Sono un essere umano, non sono perfetta. Posso dare tanto, ma non tutto. Io al momento sto esplodendo. Non riesco a parlarne con nessuno. A volte, vorrei divorziare, ma sono ancora innamorata e soprattutto, non voglio togliere altre occasioni a nostro figlio per stare con suo padre. Mi sento con l'acqua alla gola. Forse non ero in grado di sopportare questa situazione, ma ormai ho fatto un casino: l'ho sposato e ci ho fatto un figlio.........
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