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Luca Luigi

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  1. Io penso comunque che persone che abbiano vissuto come te ne escano molto più mature di quelle che si sono sempre ritrovate la pappa fatta. E in futuro questo darà i suoi frutti.
  2. Mio padre per non interferire nello studio cucinava, faceva la spesa e lavava i piatti. Si faceva aiutare da una donna delle pulizie per stirare, qualche pulizia più grossa e forse per qualche lavatrice. Faceva anche troppo. Noi avremmo potuto aiutarlo di più ed eravamo assolutamente in grado. Non devi sentirti in colpa.
  3. Non so a che punto tu sia arrivata però fossi in te io cercherei di trovare la forza di fare la tesi. In fondo è la parte più interessante del percorso universitario ormai il più è fatto. Fregatene delle insistenze di tuo padre, al limite fagli presente che facendo così ti sta creando dei problemi e che non è un problema tuo se lui non è in grado di capire. Eventualmente cerca di capire se il suo scopo possa essere anche quello di non averti più in casa. Magari vuole vedere il percorso di studi finito, te con un lavoro e lui che cerca di rifarsi una vita. Ti può sembrare una cosa brutta ma è umano e sarebbe anche giusto. Dopo la laurea, avrai sicuramente bisogno di fermarti e aver modo di gestire gli arretrati. Se proprio non ce la fai forse dovrai farti aiutare da qualcuno prima. Potrebbe anche essere utile provare a inondare tuo padre di tutti i tuoi dubbi, angosce, ricordi e altro e vedere che risultato ottieni!
  4. Il giorno in cui è cambiato veramente tanto nel rapporto con mio padre è stato un'estate: continuavo a passare le ore sui libri senza andare avanti di una frase. Leggendo e rileggendo e perdendomi nei pensieri. Per questo ho deciso di approfittare delle belle giornate per fare un po' di lunghi giri in bici in campagna a fare foto. Mio padre mi chiese come andava lo studio e perché non studiavo visto che ero in dietro, era un po' arrabbiato. Presi il coraggio di dirgli che: siccome non riuscivo a concentrarmi e studiando non rendevo quasi niente, e mi sembrava di buttare nel cesso bellissime giornate... avevo deciso che fosse giusto prendermi del tempo per vivere e fare qualcosa che portasse a una parvenza di risultato. Lui non capi` ma per me fu un enorme passo avanti: non mi sentivo più in colpa, in qualche modo si era troncata la dipendenza dal suo giudizio e da quel momento non ho più cercato scuse per giustificare le mie scelte.
  5. Mia mamma è morta parecchi anni fa, quando io avevo circa 20 anni. All'epoca io stavo finendo il primo anno di Scienze Biologiche e avevo un fratello di 18 anni e uno di 10. Mio padre si è ritrovato da solo, per fortuna non completamente impreparato, e con fratelli-sorelle a cui chidere consigli. Io, come te probabilmente, ho tenuto duro e ho continuato a studiare. A parte alcuni problemi di salute (mal di testa e coliti) i primi anni non è andata male, mi sono concentrato nello studio e sono andato avanti abbastanza bene. Ho iniziato ad accusare il colpo quando gli esami stavano per finire; probabilmente iniziava a cambiare qualcosa (maturavo?) fatto sta che iniziava a pesarmi il fatto di studiare, di non avere una mia indipendenza e un lavoro. Ho iniziato ad avere grossi problemi di concentrazione (già non era il mio forte prima) e il mio rendimento è crollato. In mio padre non riuscivo a trovare un supporto emotivo: totalmente incapace di capire quel poco di adolescenza tardiva che stavo avendo e i problemi psicologici che venivano a galla. Ho iniziato a capire che avevo fortemente bisogno di un periodo da solo, senza di lui tra i piedi a chiedermi come andava. Per questo ho cercato un docente disponibile a farmi fare una tesi all'estero tramite il progetto Erasmus e appena è stato possibile sono andato per 7-8 mesi in Scozia. A me questa esperienza è servita tanto, e mi ha dato l'energia per finire gli ultimi 2-3 esami, fare la tesi, avere finalmente la mia prima ragazza e laurearmi. Da qui è partito il tirocinio, il servizio civile e poi finalmente il lavoro. Ancora adesso ho dei problemi derivanti dalla morte di mia madre per tumore. Principalmente ipocondria e ansia oltre ovviamente alla sua mancanza. Con mio padre sono tornato a parlare di quegli anni universitari e ho scoperto che lui si era preoccupato per me, per la mia solitudine e il mio umore. Ma evidentemente non era riuscito a parlarmene nella giusta maniera: troppo preso dal ruolo di padre, in difficoltà con mio fratello più piccolo. Oltretutto anche lui avrà dovuto gestire la perdita della moglie e non deve essere stato facile gestire anche i sensi di colpa di non essere riuscito a convincere mia madre a farsi controllare e operare molto prima.
  6. Ti capisco benissimo e in giornata scrivo una risposta ben fatta. Ho avuto una storia molto simile e mi piacerebbe condividere insieme le nostre esperienze.
  7. Io non sono un esperto ma il ragionamento non fa una piega. Non riesco a capire in cosa potrebbe essere sbagliato.
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