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indi10

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  1. DI impulso ti direi inizia a fare questi due anni e, poi, che ti appoggino o meno, potrai cercare un lavoro dove vuoi (magari proprio nella città in cui vuoi trasferirti) e mettere la tua famiglia al corrente delle cose a giochi fatti, magari sottraendoti prima un pochino o comunque rimanendo sul vago di fronte a richieste riguardo al tuo futuro. Segui questa tua aspirazione, se necessario allontanati un po' dalla tua famiglia, anche se non capiranno e per te all'inizio potrà sembrare insopportabile, ma mi sembra di capire che c'è una parte di te che sta emergendo e che, se necessario e se si sente ostacolata nella realizzazione del suo ideale di benessere, è pronta a tagliare il cordone ombelicale...Ti auguro coraggio e fortuna.
  2. Ciao Trilo, sicuramente la meditazione può essere uno strumento molto potente, a patto che si seguano le indicazioni di un professionista che la utilizza come strumento terapeutico. Infatti la meditazione può aiutare ad alleviare e ridurre la dipendenza dai pensieri e dai condizionamenti i quali, che ci piaccia o meno, sono presenti e con i quali non è possibile ingaggiare una battaglia testa a testa. Sulla meditazione esistono mille corsi, libri ecc, occorre però anche capire se la persona che ci guida abbia avuto un percorso e delle esperienze che gli abbiano svelato l'esistenza di uno spazio più profondo, in cui magari le questioni mentali irrisolte permangono ma non sono più in grado di condizionarci in modo pervasivo, come sta succedendo a te. Detto ciò, mi dispiace molto per l'atteggiamento aggressivo che quella professoressa ha avuto nei tuoi confronti: una professionista, per lo più nel campo nell'istruzione dove si formano nuove menti, non solo dal punto di vista delle conoscenze disciplinari, ma anche della loro crescita umana e personale, non dovrebbe mai arrivare a tanto, perché denota uno scarso rispetto e nessuna empatia, con il rischio non solo di provocare un crollo della fiducia che gli studenti possono avere nel tuo ruolo di formatore, ma soprattutto quello di danneggiarne l'autostima e lederli nella loro dignità.. E' anche vero, e forse lo si può riconoscere soltanto dopo, quando la bufera peggiore è passata, che queste vicende ci portano a metterci in discussione profondamente, e non parlo solo di autostima, ma di quelle ammissioni che inevitabilmente, e spesso a malincuore, siamo spinti a fare: possiamo ritenerci più o meno intelligenti/brutti/divertenti/inadeguati ecc, ma, al di là di queste autovalutazioni condizionate, rimane il fatto che siamo costretti a constatare e ad ammettere a noi stessi che l'opinione degli altri, specie se accompagnata da giudizi e profonda svalutazione, riesce a far vacillare la nostra pseudo-sicurezza al punto da vivere situazioni come quella che tu descrivi, sicuramente da non sottovalutare. Come mai siamo così soggetti al giudizio altrui ed alle critiche, al punto di aderire nel profondo a questi giudizi e farli propri? Questa domanda non ha certamente una facile risposta, e io non sono certo un esperto del campo per poterne azzardare qualcuna o indurre te in un'indagine che ti porti a scovarla. Questo è (anche) il lavoro di psicologi, psicoterapeuti ecc Hai mai pensato di rivolgerti ad uno di loro? Io sono stato in psicoterapia per anni, con parziale giovamento e senza riuscire mai però a sentirla come una vera via per il benessere. Certamente però troverai molte persone che hanno un'opinione diversa ed io stesso ti posso dire che quando iniziai ad andarci avevo 23 anni e in quel momento della mia vita non avrei accettato alcun tipo di supporto che non fosse quello di uno specialista che mi ascoltasse e che cercasse di trovare insieme a te una soluzione ai miei problemi, con una rielaborazione dei vissuti, contenuti mentali ecc. Alcuni, autorevoli, sostengono che oltre al piano personale ci sia un piano di un io "impersonale" e le loro convinzioni non si basano su adesioni a teorie, quanto piuttosto su un sentire più profondo, basato sull'esperienza diretta, che dicono essere alla portata di tutti (ciò non significa che sia facile comprendere o intuire certe verità più nascoste). Le tue parole mi hanno spinto a condividere con te queste considerazioni, di più non mi sento di potere e saper fare, se non sperare che ti arrivi un po' della compassione che provo quando sento storie come queste, consapevole del fatto che gli abissi, o anche solo i burroni, in cui la nostra mente ci fa credere che stiamo precipitando, sono solo immaginari ma al tempo stesso capaci di scatenare una lotta furibonda tra l'attrazione che, nostro malgrado, e a volte in modo irresistibile, esercitano su di noi e la tenacia con la quale ci aggrappiamo a qualsiasi cosa per evitare di scivolare più in basso. Ti auguro che questo tuo momento davvero difficile in futuro possa essere ricordato non solo per il carico di sofferenza ma anche come occasione per andare un po' più a fondo, questa volta non nel burrone creato dalla mente, ma nella scoperta di te stesso e della tua vera natura (che i saggi dicono essere una sola, che accomuna tutti).
  3. indi10

    Problemi in amicizia

    Grazie violet23, condivido tutto quello che scrivi. Uno dei nodi fondamentali per me è connettermi più a fondo con quella parte di me più spontanea, che ha a cuore i miei bisogni più vitali, di libertà ed indipendenza, e che se trascurati mi portano a vivere situazioni come quella attuale. Certo per esperienza dico che non è facile sentire la spinta positiva, verso ciò che è bene e giusto per me, quando a prevalere sono altri istinti repressivi. Aprirsi a questa spinta non potrebbe che fare bene, ed è in questa direzione che sto lavorando. Forse potrebbe essere di stimolo anche per gli altri, perché possono far sorgere loro dei dubbi, sulla liceità delle aspettative che possono nutrire nei miei confronti e sulla sofferenza che mi causa cercare di assecondarle.
  4. indi10

    E' un momento, mi dico

    CIao Mxidolo, la situazione che descrivi non è certo facile: immagino che i vari lockdown/zone rosse arancioni ecc abbiano in qualche modo fatto attecchire molto germogli di malessere, debolezze ecc che in qualche modo erano già presenti in noi, coì come lo sono in ciascuno, ma ognuno ha la sua storia e le sue vulnerabilità, ed anche le situazioni che possono portarle alla luce sono differenti. Certamente di persone in crisi in questo periodo ce ne sono di più, anche molto in crisi, e io mi inserisco tra questi, Contrariamente al tuo stile di vita attuale, il mio consiste spesso in un'iperattività, lavorativa, di contatti con gli altri, pensieri a non finire, stile di vita che fa leva su un senso del dovere sproporzionato (che mi causa non pochi problemi) perché sempre teso ed impaurito. Lo sono sempre stato, ma in questo periodo la soglia critica è stata superata (e rischio davvero un esaurimento). Questo per dire che i modi in cui il malessere si manifesta in ognuno possono essere molto diversi tra loro, di certo lo scriverne aiuta ad esserne più consapevoli, però in qualche modo bisogna farsi aiutare da qualcuno (e parlo di terapisti, psicologi in primis). La mia storia con la terapia è tutt'altro che lineare, ho passato ance lunghi periodi pensando che non servisse a nulla, e tutt'ora a volte ancora lo penso, mi sono dedicato molto alla meditazione e a letture anche dal carattere spirituale, seguendo un maestro che tutt'oggi sento e a cui mi rivolgo per consulti in campo psicologico/spirituale (lui ha una formazione trasversale). Anche nel caso della meditazione e di altre pratiche ho pensato spesso che non mi dessero nessun reale giovamento, però devo dire che senza questi supporti, di cui mi servo da una ventina di anni (ne ho 40) non so come sarebbe andata a finire...insomma, la strada è lunga e non facile, ma che altro possiamo fare? Se te la senti chiedi aiuto, cerca uno psicologo, parlane con il tuo medico, o con qualcuno ti cui ti fidi del quale sai che ha avuto in passato bisogno di aiuto anche lui...Ti auguro buona fortuna
  5. indi10

    Problemi in amicizia

    Ciao a tutti, scrivo perché da un po' di tempo avverto che le cose con un mio amico non vanno più così bene. Purtroppo mi sento come se fossi in dovere di essere presente per lui con una certa frequenza, e di non sentirmi più così spontaneo come invece mi succedeva in passato. Questa situazione si è presentata da quando lui, mesi fa, si è innervosito molto perché avevo risposto con titubanza ad una richiesta di vederci. Lui a volte è un po' impulsivo e irritabile e io subisco questo tipo di atteggiamenti e non mi sono quasi mai ribellato in vita mia. Ne abbiamo anche parlato a distanza di tempo, e lui si è mostrato comprensivo, ma le cose interiormente per me non sono cambiate più di tanto E' come se fossi finito in una routine in cui garantisco la mia presenza e una parte di me, più libera ed indipendente, invochi i suoi spazi. Questa parte di me però fatica a venir fuori, prevale la paura istintiva che si arriverebbe ad uno scontro, in occasione del quale la mia insicurezza mi farebbe subito tornare sui miei passi, con conseguenze immaginabili a livello di autostima e repressione dei miei istinti più vitali. Istinti che sembrano sepolti sotto un mare di paure...quali? Boh. Sono stato anni da psicologi in passato e sono 6-7 anni ormai che non ci vado più. Certo la mia storia familiare spiega molte cose riguardo al mio atteggiamento remissivo e proteso ad evitare che ci si possa lamentare di me, ma le insicurezze sembra che siano annidate ad un livello così profondo da diventare intraducibili e generare soltanto tensioni viscerali nel mi o corpo e rabbuiarmi la mente. Non so neanche se mi aspetti dei consigli da qualcuno, ammesso che qualche consiglio esista. Magari qualcuno ha vissuto o vive situazioni simili...Scrivo perché esternarlo penso che aiuti anche me a chiarirmi le idee e non permanere sempre in un vortice di obblighi/timori ecc
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