Robben75

La mia è una storia lunga, tormentata, complessa. Ho 46 anni uomo, maschile, ma da sempre attratto (da che memoria mi permette di ricordare) da uomini. Non penso abbia mai incontrato una donna che dal punto di vista fisico mi facesse nascere quelle sensazioni che da sempre ha suscitato in me il corpo maschile. Eppure, forse inconsciamente, relegando tutte le mie fantasie in una sfera astratta, come se non mi appartenessero, ho sempre avuto relazioni con donne. Poche a dire la verità. Il problema è che quando nasceva una relazione nascevano in me problemi di natura emotiva: ansia, fino a sfiorare attacchi di panico, sensazione di voler fuggire, quasi un rifiuto è un fastidio verso l’altra persona. La mia prima ragazza la mollai così, di impulso perché non reggevo più quelle sensazioni. Avevo 20 anni. Negli anni dell’università approccio altre ragazze ma la reazione è la stessa: la fuga, quella morsa allo stomaco. Finché incontro quella che divenne mia moglie, ora ex moglie, alla quale ho voluto e alla quale sempre vorrò bene. Solo con la sua pazienza, tra altri e bassi, superai ma solo in parte i miei problemi. Che crebbero però con il matrimonio fino ad arrivare all’agorafobia. Mia moglie di fatto divenne la persona dalla quale dipendere per fare tutto. La situazione venne superata solo con la nascita di nostro figlio che ora ha 12 anni, che adoro. La più bella cosa che ho nella vita. Poi dopo 14 anni lei decide di separarsi. Non entro nei particolari della separazione. Semplicemente disse di non amarmi più. Ho attraversato un grande dolore per la separazione ma due anni dopo, vivendo da solo, godendo di una libertà scevra da ogni vincolo famigliare, cedo. La diga si rompe. Crolla tutto. Ho rapporti con uomini. E scopro che mi viene naturale così come respirare. So che posso passare per pervertito e in un certo senso un po’ schifo mi faccio anche io (ex sposato, con figlio, omosessuale ecc). Poi incontro un uomo. Come succede spesso oggi giorno ci si conosce on Line. Mi piace da subito, ci frequentiamo un po’, lui all’inizio e’ distaccato perché viene da una convivenza finita male di 14 anni ma poi si innamora. Il legame comincia a nascere. Ed ecco che, omosessualità o meno, il mio problema si ripresenta: a volte mi sento coinvolto, a volte no. Sembra che lo metta sotto una lente di ingrandimento per trovare tutti i possibili difetti. Alterno momenti di slancio a freddezza e a voglia di fuggire. Come se nella possibilità di un legame io rischiassi di scomparire, di annullarmi. Eppure non riesco a non sentirlo, non riesco a interrompere la relazione , perché sento qualcosa per lui. Io per principio non pronuncio mai la parola amore, o innamoramento semplicemente perché non so dare a loro una definizione razionale. L’apice del problema si verifica la settimana scorsa: mi ha portato a festeggiare il mio compleanno in Germania da sua sorella. Per me sono stati tre giorni di inferno: ansia, quasi panico, come se ogni sentimento fosse scomparso, l’attrazione fisica pure. E quella pulsione di lasciare la persona, questa volta in maniera molto forte, è tornata. E adesso non so che fare. Il solo sentirlo mi mette ansia. Il non sentirlo mi reca dolore. Ma qual è il mio problema ? Per me le relazioni sono sempre stato un terreno minato, dove non so muovermi. Sono una persona molto razionale, di buon livello culturale, e se fosse per me trincererei dietro lavoro e libri concedendomi solo avventure sessuali. Per me l’affetto esiste solo nel futuro o nel passato. Mai nel presente. Preciso: sto seguendo una terapia psicologica. Secondo la mia terapeuta io temo le relazioni per un cattivo rapporto avuto con mia madre, e questo è sicuramente vero. A ciò si somma una omosessualità mia accettata. Che ne pensate? Ma perché io devo essere così tormentato e complesso?