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Pandaemonio

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  1. Beh, mi spiace dirlo ma non sei solo. 42 anni, "fallito" e pure invalido. Una madre distruttiva tanto da limitare ogni mio tentativo di trovarmi un lavoro o guadagnare qualcosa, già infinitamente difficile data la mia invalidità. Certo ci si deprime, si sfocia nell'impotenza e quindi nella disperazione. Ti capisco, anche se sono cose troppo personali per essere davvero comprese. Anche io ho trovato nello sfogo l'unico modo per tirare avanti, per non esplodere, per non fare gesti estremi. Ho aperto dei blog, ho iniziato a scrivere giorno per giorno il mio male e cosa mi passa per la testa a causa di questo male. Come te anche io ho cercato nella amicizie un aiuto, ma la mia situazione purtroppo è degenerata e le amicizie o sono scomparse o mi si sono rivoltate contro puntando il dito. Perché ovviamente se non riesci ad uscire dal tuo male, è colpa tua se non ci riesci! Dunque mi sono isolato del tutto, anche se c'è l'amore no? L'amore che tutto può, che dona la forza di fare follie! Niente, anche lì.. sono stato riempito di bugie e mi sono ritrovato in un'altra città, in un'altra regione, da solo e in casa di una che alzava le mani e aveva delle crisi di personalità da farmi seriamente preoccupare della mia vita. Tutto, pur di scappare da quella vita che non cambia mai, da quella famiglia che non cambia mai. E invece ci son dovuto ritornare, con il quadruplo dei problemi. Pensa che ad oggi, quando dico di non voler più relazioni e che di donne annoiate che mi usano come un giocattolo ne faccio volentieri a meno, mi marchiano come misogino. Quando dico che sto davvero male, che mia madre aggrava la situazione rendendola insostenibile e soprattutto facendomi ricadere addosso tanto di quello stress e malessere da essere depresso e tendente al suicidio, mi dicono che esagero. Quando disperato ho chiesto aiuto alle istituzioni, pur di uscire da questo contesto tossico... mi è stato risposto che "c'è chi sta peggio" portando come esempio i profughi Ucraini. Quindi l'unica cosa che posso consigliarti è di farti bene i tuoi conti, e andare via. Almeno tu puoi, fallo e non pensarci neanche troppo. Non è facile, non ci si può fidare di nessuno ma ripeto: fai bene i tuoi conti. Affidati a te stesso, fai in modo di essere aiutato e per questo fidati ma non affidarti a nessuno.
  2. Perdonami se riprendo il discorso ora, colgo comunque l'occasione per ringraziarti del tempo speso leggendo di me. Devo aggiungere che no, non è solo un periodo, è tristemente la mia vita. Tant'è che ho appena scritto chiedendo aiuto, in attesa di approvazione. La situazione è degenerata alla fine, si sono attivati in quella struttura sanitaria ma ... "a modo loro". In pratica mi hanno detto che il mio medico era il primario, poi una nuova psichiatra (con tanto di seduta e presentazione) ma poi è arrivata la verifica dell'invalidità il 4 Agosto, quindi necessitavo del certificato psichiatrico e cosa è venuto fuori? Che sono ancora con la psichiatra di prima, che il cambio medico di fatto non è mai avvenuto e che probabilmente perderò l'assegno di invalidità perché ormai l'INPS sta togliendo le pensioni a tutti. Questa è la terza verifica, non vedo perché dovrebbero proprio ora (che sto peggio di sempre) abbassarmi la percentuale. Unica nota positiva è stata che il primario ha concesso "il favore" di scrivere personalmente il certificato. Ho ottenuto un bel certificato, specificando che la situazione si è aggravata, ma ... cose fatte bene, ufficiali, proprio no. Bah, ho problemi più seri attualmente ma sono stanco. Non c'è tutela per chi sta male, non c'è aiuto per chi nonostante lo chieda non riesce ad essere indipendente. Si pretende che nonostante disturbi e patologie, si riesce DA SOLI ad affrontare ogni tipo di difficoltà che anche senza problemi di salute sarebbero complicati da gestire. Una vita che proprio non mi piace.
  3. Perdonami ma leggendo l'altro tuo posto e unendo un po' anche questo, la famiglia di lei conosce questa tua storia? Forse è per questo che non vogliono, non ti vedono proprio "sano" e si preoccupano che tu possa lasciare la figlia sull'altare scappando. Spiegherebbe tante cose. Penso che se puoi permettertelo devi cercati uno psicologo, devi analizzare quello che hai subito e arrivare prima o poi alla conclusione che la tua reazione era più che comprensibile in quel contesto ed è ad oggi del tutto inutile però. Non sei più quel ragazzino, non ti serve più a niente evitare le situazioni. So che sono meccanismi automatici, non li comandi tu, per questo posso solo consigliarti quello che a me ha aiutato e cioè la terapia. In terapia ho capito che certi pensieri che avevo nascevano da insicurezze basate certo su fatti, ma cose che ormai non c'erano più e che anche se si fossero ripresentate io avrei gestito in modo del tutto diverso. Perché dentro possiamo provare anche le stesse emozioni, ma fuori credimi... siamo cambiati. Ti stai per sposare no? Il ragazzino che eri si sarebbe mai immaginato in questa situazione? Non credo, avresti sicuramente pensato che prima o poi quegli imbecilli ti avrebbero ucciso, che tutto sarebbe finito solo se tu fossi scomparso. Ma alla fine invece sei andato avanti, la vita è andata avanti. Ti serve solo qualcuno che ti faccia prendere atto di quello che hai già fatto: Crescere.
  4. Ciao, hai lasciato un commento al mio post di presentazione chiedendomi di leggerti ed eccomi qui. Come avrai letto da quello che ho scritto, il mio cervello non ragiona in modo molto empatico, diciamola così, spero quindi di non offenderti con quello che sto per dire e in caso ti chiedo scusa in anticipo. Capisco benissimo la tua posizione, ci tieni a questa persona e per questo stai sopportando tutto. Sei sicuramente una brava persona e quello che stai tollerando è estremamente impegnativo, posso solo immaginare quanto comunque si possa stare male sentendo quelle cose che dicono. Parlano della persona che ami e sono sicuro che vorresti di meglio per lei, anche perché sminuire lei vuol dire indirettamente sminuire te che ami lei. Detto questo, non ho consigli saggi da darti ma solo tanta stima per te che hai deciso di fare quasi da martire in questa situazione. Io... sono diverso. Ho avuto SEMPRE questi problemi, avevano sempre da ridire su di me, sono invalido quindi puoi immaginare i classici commenti sul fatto che non posso mantenere me stesso, figuriamoci una donna, o sul fatto che lavorare per me è quasi impossibile. Direi quindi di essermi trovato in una situazione molto simile alla tua ma con l'aggravante di non poter materialmente smentire tutti visto che in effetti risulto sempre "il mantenuto" e chissà cos'altro. Dopo svariate storie simili, anche di lunga durata, ho detto basta. Metto subito in chiaro che io voglio stare con la persona che amo, non con sua madre o con la sua famiglia. Vivi e lascia vivere si dice, i familiari devono farsi gli affari loro e soprattutto io gestisco la mia famiglia e lei deve gestire la sua. Quindi puoi capire che il mio pensiero tende più al mandarli tutti a quel paese mettendo la tua compagna davanti alla decisione di scegliere se stare con te escludendo del tutto la sua famiglia o di prendere atto dello schifo che sono e quindi trovare la forza di zittirli una volta per tutte. Ovviamente tutto questo porta ad una scelta drastica e potrebbe finire con la rottura della storia. Ma io sono così, vengo prima io e la mia salute (sia mentale che fisica) e per questo se la mia compagna deve farmi patire il suo male facendomelo ricadere addosso ... sinceramente darei i numeri. Forse tu sei più forte e sopporti meglio, mi sento solo di ricordarti che alla fine i martiri muoiono per dare libertà ad altri. Ma esattamente, lei la libertà la ha già e non fa assolutamente niente, facendoti ricadere tutto addosso. So che non riesce, ormai sono meccaniche tossiche che si porta avanti per tutta la vita. Beh si dice che per amore si fa anche l'impossibile. Prova a parlare con lei spiegandole che questa situazione è degenerata e che per quanto tu possa pararle le spalle non puoi risolvere un problema che di fatto non è tuo, la famiglia è la sua. Un abbraccio, spero che in qualche modo la vita ti ricambi per tutto quello che stai sopportando.
  5. Sai quante volte ci ho pensato? Poi dicono che i narcisisti sono tossici. Quando ho chiesto il cambio medico in accettazione è sputata fuori dal nulla proprio la psichiatra che mi ha in cura dicendomi che non ce n'era motivo. Ho quindi insistito dicendo che non andavamo d'accordo e lei ha replicato dicendo che non era vero ( ... in tre anni l'ho vista due volte, litigando entrambe le volte) e quando le ho detto che non mi ci trovavo bene e che non aveva umanità e empatia, visto che stavo chiedendo disperatamente aiuto alla fine, mi ha riso in faccia. Lì ho dato sfogo ai miei pensieri e in pratica glie ne ho dette di tutti i colori. Perché seriamente, un professionista per quanto umano sia non può permettersi il lusso di avere certe reazioni con un invalido che ha in cura. Quando ho insistito dicendo che avevo bisogno di fare terapia ancora una volta, ha iniziato ad urlare in accettazione davanti ad altre persone che io volevo solo l'accompagnamento. A parte che con un 75% non lo posso neanche chiedere l'accompagnamento, le ho semplicemente detto che con me i "per forza" non esistono e che il cambio medico è un mio diritto. Ha continuato a ridersela accusandomi di volere soldi, fino a quando ho sbottato io dicendole che aveva sbagliato mestiere e che data la necessità di confermare la sua ragione urlando poteva sicuramente fare di questo un mestiere andando a venere il cocco in spiaggia, lavoro che data la situazione sarebbe stato sicuramente più indicato per lei. Sono uscito da quella ASL chiamando gli assistenti asociali in lacrime, in pieno esaurimento nervoso. Avevo detto loro che la psichiatra che avevo era incompetente e del tutto incompatibile con le mie problematiche e che dovevano fare qualcosa per aiutarmi. Quello che hanno fatto invece è stato darmi il nome dell'assistente sociale in ASL, chiedendomi di chiedere il cambio medico tramite email da inviare all'indirizzo ufficiale della ASL e alla cortese attenzione dell'assistente sociale in loco. Che casino, un incubo. L'ho fatto, scrivendo prima una sorta di testo dove credo di aver citato tutti i santi del calendario scagliandoli divinamente contro la psichiatra, dopo due o tre bozze rivisitate, calando i toni, ho riassunto portando all'attenzione di tutti la mia cartella clinica che vedeva un netto distacco dalla ASL da quando sono entrato in cura con quella esimia dottoressa. Ho poi scritto che il cambio medico mi spettava di diritto perché ormai si era perso il rapporto di fiducia tra me e la psichiatra. Morale della storia, mi hanno concesso un cambio medico "amichevole" facendomi prendere in cura dal primario della ASL che purtroppo anche se decisamente migliore della pazza precedente, ha mostrato palesemente che in quella struttura non tengono proprio conto dell'unica cosa che mi è stata davvero d'aiuto negli anni e cioè la psicoterapia. Il cambio medico concreto non mi è stato concesso perché quanto prima possibile devo cambiare casa, non sapendo dove finirei ed essendo l'ASL e quindi il medico una cosa territoriale, mi hanno detto che è inutile adesso fare tutto l'incartamento ufficiale visto che a breve dovrei rifarlo da capo. Na xxxxxxx e anche abbastanza palese, era Ottobre quando ho chiesto il cambio medico, sono passati mesi e si poteva tranquillamente fare il cambio medico. Stanno tutelando quella mentecatta di una psichiatra. Il punto è che loro vedono come unica soluzione alla mia condizione quello di mettermi in una comunità, cosa che ha dell'assurdo visto il mio disturbo evitate. Quello che non capiscono, nonostante io lo ripeta in continuazione, è che il mio essere razionale ed estremamente logico non vuole dire che io riesca ad essere perennemente calmo. Di fatto sono già sbottato in accettazione discutendo con la psicoscema laureata, nel momento in cui mi si mette in un contesto del tutto ostile come una casa in convivenza con estranei, non riuscirei a trattenere la mia rabbia e la mia tossicità. Ho spiegato più volte che la mia mancanza di empatia e il narcisismo in generale mi stanno solo aiutando, è fortunatamente un disturbo funzionale (per ora) che mi impedisce di fare danni proprio perché reputo la struttura del tutto inutile e il personale ampiamente incompetente. Ma una formica la ignori fino a quando non ti crea problemi, nel momento in cui ti ritrovi davvero infastidito o peggio ancora in una situazione tossica a casa dalla formica e del suo formicaio, il mio disturbo sfocia in delirio e sarei capace di "schiacciare" fisicamente chi per me non vale assolutamente niente. Ma visto che loro di psicologia non ne capiscono niente, non prendono sul serio le mie parole. Staremo a vedere allora. Chiedendo in giro mi è stato detto che questa situazione è purtroppo molto estesa in tutte la strutture sanitarie pubbliche. È la figura dello psicologo che non viene presa in considerazione perché vista come un semplice sottoposto dello psichiatra. P.S. Non è che non ho empatia, è che non spreco quella poca che ho con chi non mi interessa. Non siamo tutti uguali fortunatamente e di stronzi tossici e menefreghisti ne è pieno il mondo, questo non li rende automaticamente narcisisti.
  6. Ciao e grazie per il tuo commento. Non hanno voluto saperne niente, al solo nominare "terapia online" si sono stizziti dicendo che non vale niente. Almeno, quando dopo l'ennesima volta che con i miei modi e i miei disturbi ho fatto letteralmente saltare dalla sedia il primario della ASL, questo mi ha detto "Beh il narcisismo è evidente direi". Eh grazie... però non ha fatto nessun certificato da inserire nella mia cartella clinica. Certo che arrivare in un luogo come la ASL e il Centro di salute mentale, dove si presume tu debba essere aiutato, per poi ritrovarti invece in piena crisi di nervi dove ti ridono anche in faccia quando chiedi un cambio medico perché non ti trovi bene con quella persona... Diciamo che probabilmente hanno capito la mia condizione quando tra urla e aggressività verbale ho diagnosticato il disturbo della personalità schizotipico alla mia psichiatra e quello bipolare al primario della ASL. Alla fine ti portano a dare di matto, perché se non tiri testate nel muro e fai sceneggiate e teatrini per loro stai sempre bene. Che tristezza. In ogni caso, per loro la psicoterapia non conta niente e si sta parlando di entrare in una comunità. Questa cosa mi fa ridere. Sono patologicamente asociale, e loro vogliono mettermi in una comunità? Ci andrei solo per vedere quanti danni riesco a causare. Tutto questo pur di non ammettere che la psicoterapia è l'unica cosa utile per chi soffre di problemi come i miei. Il primario ha elargito questa perla: "Lo so che tu vuoi sfogarti, tutti vorremmo correre da mammina a piangere perché la vita è cattiva ma così non risolvi niente! Rispetto la psicoterapia ma alla fine per stare meglio non serve questo" Credo che per la prima volta in vita mia sono rimasto scioccato e basito allo stesso tempo: scioccobasito! Non sapevo se insultarlo o se fargli una lezione di psicologia. Sono stato semplicemente zitto, davvero non avevo più parole. Ti ringrazio per il consiglio su pro bono, cercherò anche se prima facendo una ricerca veloce non ho trovato nulla. Riproverò meglio.
  7. Ciao, purtroppo non posso aiutarti perché non sono uno psicologo ma la mia ultima relazione è stata con una persona diagnosticata bipolare ma che era palesemente borderline. Soffro di due disturbi della personalità, uno è quello evitante e l'altro è il narcisismo di tipo covert e per questo puoi immaginare che con una borderline sia stata una vera e propria guerra. Da persona qualsiasi quindi, che soffre e che studia queste patologie per scopo puramente personale, posso dirti che ritrovo tutto quello che dici nei tratti della mia ex. Lei era un autolesionista, beveva tanto da non riuscire a parlare bene, passava da forti fasi maniacali ad una depressione acuta, restando a letto anche due giorni interi. Ero tutto per lei, poi diventavo il nulla assoluto, tanto da alzare le mani e urlarmi contro. Spesso parlo di questa mia relazione sui social e con personale professionale, proprio perché mi rendo conto che il mio disturbo narcisistico in questi eventi mi ha salvato. Nel momento in cui diventava violenta per me era un suicidio sentimentale, ai miei occhi perdeva ogni valore e per questo reagire per me era del tutto inutile. Non avrei mai sprecato le mie forze o anche dato il minimo interesse ad una persona così becera, una persona che amavo e che si era dimostrata invece un investimento emotivo fallimentare. Infatti, dopo un evento del genere per me poteva solo rimediare andando in terapia, cercando uno specialista davvero bravo. Lei invece ho continuato a fare di testa sua, giustificando tutto il caos e la distruzione che faceva dando la colpa ad un mio presunto "abuso narcisistico" quando in realtà io ormai avevo perso del tutto interesse nei suoi riguardi ed ero pronto ad andarmene (convivevamo) e infatti, dopo la secondo sfuriata l'ho lasciata lì ad urlare e piangere e me ne sono andato senza più tornare. Ricordo bene i suoi "senza te mi ucciderei" minacciando di suicidarsi, come ricordo i suoi "pensavo di amarti" cercando di sminuirmi. Di fatto, questa sua instabilità la gestivo benissimo perché egocentrico come sono non mi smuovevo. Quello che invece lei ha dimostrato è di essere una persona che ha realmente bisogno di aiuto. Ti consiglio caldamente quindi di andare in terapia. Non pensare che ottenere una diagnosi di borderline o qualsiasi altro disturbo sia una traguardo, un nome che ti aiuterà a stare bene. Non è così. Prendi atto di quello che hai scritto, riconosci i tuoi comportamenti tossici e lavora su questi. Cercati un professionista bravo che capisca quello che dici e se non puoi permettertelo non focalizzarti studiando il disturbo borderline, focalizzati sul perché scatti in quel modo e cosa pensi in quelle situazioni. Ero riuscito a mettere in pausa il suo autolesionismo chiedendole di parlare con me ogni volta che ne sentiva il bisogno. Sembrava inutile, lei diceva di sentirne il bisogno e io combattevo contro me stesso perché come puoi immaginare, per un narcisista farsi del male è inconcepibile. Ma abbiamo lavorato su questa cosa, non ho visto tagli per più di un mese. Semplicemente parlavamo, le chiedevo cosa pensava, perché voleva farsi del male. Trova il tuo modo di ragionare, trova le tue risposte. Lavora su te stessa.
  8. Ciao! Sono Pandaemonio, invalido al 75% ho 41 anni e soffro di tante cose tra cui ben due disturbi della personalità in comorbidità. Mi ritrovo purtroppo a dover discutere e dibattere fortemente, almeno una volta a settimana, con il personale della mia ASL di riferimento, primario compreso. Evito di raccontare i miei problemi e arrivo subito al punto: Chiedere uno psicologo in ASL è una barzelletta. Le mie patologie mi hanno portato a lasciar perdere la sanità pubblica che stava aggravando tutto e puntare su sostegno e supporto privato. Il problema è nato quando mi sono reso conto che in ASL non erano presenti psicologi ma solo psichiatri e questi gestivano gli "utenti" come pacchi postali, da smistare nel centro diurno o agli assistenti sociali. Purtroppo mi ci sono ritrovato in mezzo, ho chiesto più volte sostegno e supporto ottenendo solo un posto in un centro diurno del tutto deleterio per me, un luogo del tutto incompatibile con una persona che soffre di disturbi della personalità che la rendono estremamente asociale. Una sorta di terapia d'urto forzata, che ha solo peggiorato le cose. Nel privato, cercando costantemente psicologi e professionisti che riuscissero a capire la mia condizione mentale, ho trovato dei veri esperti sull'argomento e soprattutto ho trovato persone AGGIORNATE. Ho cominciato percorsi annuali, ho cercato poi riscontri con altri specialisti per confermare quanto mi è stato poi diagnosticato. Dopo un lungo percorso psicoterapeutico e tanti soldi spesi ho finalmente dato dei nomi alle mie patologie, peccato che tutto questo non viene riconosciuto dall'INPS e neanche dalla ASL. Ho chiesto quindi alla mia psichiatra in ASL più volte di ascoltarmi, di fare terapia, cosa che mi è stata negata e che mi ha portato ad una diagnosi di "Disturbo della personalità N.A.S." (non altrimenti specificato) e pur avendo io diagnosi esterne in privato, vengono del tutto ignorate. Ho dovuto quindi chiedere un cambio medico, negato dalla psichiatra che quando gli ho detto che non andavano d'accordo mi ha riso in faccia. Sono dovuto andare quindi dagli assistenti sociali, scrivere email direttamente al primario e fare in modo che tutto questo orrore finisse. Purtroppo anche discutendo con il primario che amichevolmente mi ha preso in carico, resta comunque uno psichiatra. In ASL ignorano del tutto la figura dello psicologo, è come una gerarchia e per loro lo psicologo è una sorta di galoppino. Nel mio caso gli psichiatri si sono rivelati solo spacciatori di farmaci e certificati, non ascoltano psicologi e figure esterne e danno per scontato che la loro parole è legge. Ho fatto e faccio ancora adesso immensa fatica a far capire che i disturbi della personalità vanno curati con psicoterapia, non basta una cura farmacologica e a volte non è neanche necessaria. Nulla, mi scontro contro un muro di ignoranza che non solo nega l'utilità di una professione ma mette in mostra una totale ignoranza proprio nel campo della salute mentale. Sinceramente io non posso spendere tutti questi soldi per tutta la mia vita, senza contare che trovo profondamente ingiusto che la diagnosi valida per l'INPS sia quella di chi non fa terapia con me, non conosce approfonditamente la mia situazione e soprattutto non ha idea di come trattare le mie patologie.
  9. Ciao! Sono Pandaemonio, ho 41 e scrivo da Napoli. Mi fa piacere entrare in questa comunità e spero di riuscire a trovare un confronto utile e costruttivo raccontando la mia storia. Sono in terapia da metà della mia vita in pratica, non in modo continuativo purtroppo. Poco dopo i vent'anni mi hanno diagnosticato una grave forma di agorafobia, vivevo con la mia famiglia ma come un recluso, chiuso nella mia stanza. Sono stato tre anni in totale isolamento vivendo solo di notte e dormendo durante il giorno, mangiavo roba surgelata e vedevo gli altri membri della mia famiglia molto raramente. Un bel giorno decisi di fare il "turno lungo" e tirando avanti da sveglio fino a mattina, aprendo la finestra vidi il sole. Non lo vedevo da ... anni probabilmente, svenni sul colpo. È iniziato tutto così. Grazie ad internet e l'online sono comunque riuscito ad avere una sorta di vita, amicizie e anche a fidanzarmi poi "attirando" tramite dei blog dove scrivevo racconti e poesie. Le mie relazioni erano praticamente vissute in quattro mura e obiettivamente non erano sane, sempre sature di co-dipendenza e tossicità. Disperata una mia compagna decise di portarmi davanti alla commissione dell'INPS sperando che potessero aiutarmi, indirizzarmi in qualche struttura dove poter essere aiutato. Sono finito nella ASL della mia zona, dove non c'è mai stato uno psicologo ma solo psichiatri. Mi hanno imbottito di farmaci e ho ottenuto il 75% di invalidità. Con il tempo le diagnosi sono cambiate e io non mi sono mai curato di leggerle, mi sono sempre fidato ciecamente dei medici facendo tutto quello che mi dicevano fino a quando ho cominciato a stare peggio. Non voglio annoiarvi, posso solo dire che purtroppo il percorso fatto in ASL e quindi con la sanità pubblica mi ha portato ad entrare da loro con una diagnosi di IBS (sindrome del colon irritabile), agorafobia e disturbo ciclotimico, e ne sto uscendo attualmente con più del doppio delle patologie. L'approccio pubblico è stato quello di catapultarmi in un centro diurno dove le mie patologie sono sfociate rendendo l'agorafobia l'ultimo dei problemi. Ad un certo punto la stessa psichiatra ha cambiato diagnosi scrivendo "Disturbo della personalità N.A.S." (non altrimenti specificato). Da quel momento, presa visione che neanche loro sapevano io cosa avessi, sono andato nel privato. Negli anni ho fatto tanta terapia, spendendo tanti soldi. Prima è arrivata la diagnosi di disturbo della personalità evitante. Perché effettivamente io non avevo paura di uscire, evitavo semplicemente ogni tipo di interazione e relazione con gli esseri umani. Diagnosi arrivata a quanto pare troppo tardi, visto che la mia reazione ad una situazione di totale isolamento in una casa satura di malessere, litigi, urla, violente vessazioni da parte dei miei, mi ha portato a reagire in qualche modo a questa necessità e bisogno di isolamento tossico. La reazione è stata di pura rabbia perché non tolleravo e non accettavo la totale mancanza di attenzione nei miei confronti, sia dalla mia famiglia che dal personale della ASL che mi aveva in carico. Non voglio scrivere un poema, ma l'anno dopo il disturbo evitante mi è stato diagnosticato in comorbidità anche il disturbo narcisistico di tipo covert. Scherzandoci sopra, come mi è stato detto in passato: Per chi ha sentito di questo disturbo, ebbene a quanto pare sono uno dei pochi narcisisti che è in terapia. Ovviamente mi ci sono ritrovato, non è dunque stato un problema andarci. Per chi invece come me pensava che i narcisisti fossero quei bastardi manipolatori che fanno soffrire le proprie compagne con manipolazioni, dipendenze affettive, love bombing ecc. Mi spiace, evidentemente non è così. Anzi, sono quasi sempre io quello che soffre dopo una rottura. Quello che mi è stato diagnosticato è il tipo covert e quindi "nascosto" che in pratica mi fa sembrare l'esatto opposto del più classico Overt. Non mi piace stare al centro dell'attenzione, non mi nutro di complimenti e di attenzioni e non vado in giro a dispensare "abuso narcisistico". Tendenzialmente il problema che ho io, quindi il mio narcisismo è una totale carenza di empatia, forte egocentrismo che si trasformano in arroganza e menefreghismo. Sono una persona molto sensibile ed educata e questo mi fa essere "nascosto" ma quando poi mi esprimo, a quanto pare, si nota che sono interessato principalmente ai miei bisogni e poi dopo ... a chi amo? Forse, e sì i narcisisti si innamorano. Non siamo robot. Sul narcisismo ce ne sarebbe tanto da dire, a causa di social come TikTok mi son ritrovato insultato e sentenziato manco fossi un criminale, per colpe di gente che poi non solo non conosco e con me non ha nulla a che vedere, ma che di fatto sono state diagnosticate come narcisiste da chi non ha una laurea e urla solo la propria incapacità di volersi bene e staccarsi da una relazione tossica. Spero di potermi raccontare meglio e di non ricevere i soliti insulti, vi ricordo che se sostenete la teoria del narcisista infame, cattivo e bastardo, allora dovreste tenere conto che anche insultarlo alimenta il suo ego no? Grazie!
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