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  1. post creato per errore
  2. Ciao a tutti, soffro di ansia sociale, ho un sacco di problemi di cui potrete immaginare l'entità, ne soffro da quando ero bambino e nonostante tutte le sofferenze subite e gli sforzi effettuati ancora oggi a 25 anni non sono riuscito ad uscirne. Ho perso alcuni amici, tante possibilità, la possibilità di condividere il mio tempo con la ragazza migliore che io abbia mai conosciuto compresa la possibilità di frequentarla. Tutto questo legato alla mia debolezza che io odio e ho sempre odiato, ho tentato di fare degli sforzi per risolverla: mi sono coinvolto in diverse attività in cui dovevo stare assieme agli altri, mi sono messo a contatto con le persone il più spesso possibile anche contro la mia volontà, ma nonostante tutto il mio cervello, è pigro! ogni volta che sono a contatto con gli altri mi chiudo in me stesso e non mi sforzo di parlare con gli altri, rompo il ghiaccio magari con le solite domandine ma alla fine dopo un po mi accorgo che la conversazione ruota attorno alle mie solite domandine e diventa solo una sequenza infinita di tante piccole semplici domande e risposte e mi accorgo che diventa molto noioso sia per me che l'altra persona e non apro mai veramente un discorso perché non ho effettivamente argomenti di conversazione in comune con gli altri perché è molto raro, quindi rimango nella mia safe zone con le mie risposte e domande preimpostate e credo di aver superato le mie paure ma non è così! e quindi mi sono pian piano arreso deluso anche dal mio psicologo. Tuttavia le parole di un grande uomo di nome "David Goggins" mi hanno profondamente commosso e riacceso finalmente la speranza, lui ha detto che possiamo ottenere sostanziali miglioramenti e sbloccare il nostro massimo potenziale spingendoci oltre i nostri limiti! e ciò si traduce nel non fermarci quando siamo esausti ma solo quando le nostre gambe e la nostra mente non possono più andare oltre, ma è necessario effettuare cambiamenti sostanziali nella nostra mentalità e accettare che "la sofferenza deve essere la nostra normalità, se non soffriamo ogni giorno non è normale, perché è così che deve essere" e penso che queste parole abbiano un significato profondo che si estende non solo all'ambizione di un miglioramento fisico ma a migliorare in tutti gli ambiti, io credo il lui. Ma credo che in ambito psicologico non sia sufficiente esporsi ad una situazione di sofferenza ma è necessario in qualche modo anche mettere in atto un meccanismo di azione attiva in cui io devo essere costretto a parlare con gli altri e devo avere qualcosa da dirgli anziché tirare fuori io le informazioni da lui o aspettarmi che lui lo faccia con me. Mi rivolgo soprattutto ai professionisti della piattaforma: cosa fare? si può applicare questo principio o è solo utopia?
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