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AlessandroMartinelli

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messaggi di AlessandroMartinelli

  1. La chiamano «colonia degli hanseniani». Il lungo viale, la fresca e ampia pineta, poi il portone del palazzo a tre piani. L’ultimo «hanseniano» è arrivato dall’Africa solo pochi giorni fa. Altri sono qui da quarant’anni e passa: la colonia degli hanseniani è un forziere di storie dimenticate. Un forziere difficile da aprire: i suoi abitanti (a volte) ci temono. È una sorta di isola, che di tanto in tanto getta un ponte con il «mondo dei sani». Se può. Se vuole. Perché il «mondo dei sani» – ci spiegano – qui è amato e temuto. Soprattutto temuto. A causa del suo giudizio. E di quella parola, che non vogliono più sentir pronunciare: lebbra. Perché? Morbo di Hansen fa meno paura. Non agli ammalati: al mondo dei sani.

    «C’è stato chi, in punto di morte, ha chiesto ai medici d’essere trasferito nell’ospedale vicino. Al reparto di dermatologia. Il motivo? Non voleva che i familiari, che arrivavano da un’altra regione, e non l’avevano mai conosciuto, sapessero della sua malattia. Ha voluto nasconderla fino...

    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...32443girata.asp

    Articolo tratto dal sito: http://www.lastampa.it

    Articolo tratto dal link: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...32443girata.asp

  2. Roma, 29 apr. (Adnkronos Salute) - Un cognome che fa soffrire, perché buffo e beffeggiato dagli amici fin da bambini. E che, crescendo, può ostacolare le proprie ambizioni. Tanto che molti decidono di cambiarlo: 1.400 sono le richieste che ogni anno arrivano al ministero dell'Interno per sostituire anche solo una lettera della parola che fa arrossire, cambiandone il suono e sollevandoci dall'imbarazzo. "Ma a ogni persona che arriva a prendere provvedimenti concreti per placare il malessere, ne corrispondono tre che al contrario si chiudono in depressione. Una vera e propria depressione da cognome". Parola di Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti.

    "Il fenomeno - spiega l'esperto all'ADNKRONOS SALUTE - è riconducibile a una grave lesione narcisistica del nostro ideale dell'io: noi tutti abbiamo vissuto un processo psicologico che ci ha portato a formare la nostra identità, ma se tale meccanismo è stato accostato per anni a un nome che mette in ridicolo, che falsifica in apparenza il modo in cui noi pensiamo di essere, il nostro valore, si possono creare due tipi di problemi. Uno intrapsichico, cioè quello che consiste nella critica che noi stessi ci facciamo, spesso considerandoci colpevoli di portare un cognome che frustra le nostre ambizioni. E uno interpersonale, l'idea cioè di essere presi in giro, svalutati dall'ambiente sociale sia stretto che allargato, e la sofferenza che ne consegue". Ma se c'è chi reagisce a tutto questo e non appena possibile rimedia...

    http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=1.0.2119373041

    Articolo tratto dal sito: http://www.adnkronos.com

    Articolo tratto dal link: http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=1.0.2119373041

  3. Traumi nascosti che non è facile individuare, lacerazioni che non si rimarginano. Tra gli stranieri presenti nel nostro Paese molti sono stati vittime di violenze e di torture di cui continuano a portarsi addosso i segni, e non solo dal punto di vista fisico. E molti altri arrivano per migliorare le loro condizioni economiche e in Italia si trovano incastrati in situazioni di forte disagio e sofferenza. È di queste persone che si occupa il progetto "Ferite invisibili” della Caritas diocesana di Roma, di cui a Roma è stato presentato un primo bilancio.

    Si tratta di un'iniziativa nata nel 2005 per dare un supporto di tipo terapeutico e sociale agli stranieri colpiti da gravi traumi. Che non sono - come si potrebbe pensare – soltanto richiedenti asilo e rifugiati, ma anche migranti economici che per varie e diverse ragioni non riescono a sopportare la durezza dell"esperienza migratoria. Il progetto, che finora ha preso in cura circa 50 persone, si inserisce all"interno dell’area sanitaria della Caritas, dove dal 1983 a oggi hanno trovato assistenza circa 7 persone l’anno (di cui la metà nuove) per un totale di 90 mila individui. Sono 47 le persone prese in carico dal progetto "Ferite invisibili”, tra cui 34 uomini e 13 donne provenienti da 26 paesi diversi. E di questi 14 sono di...

    http://canali.libero.it/affaritaliani/cron...30508.html?pg=1

    Articolo tratto dal sito: http://canali.libero.it

    Articolo tratto dal link: http://canali.libero.it/affaritaliani/cron...30508.html?pg=1

  4. "Lei ha un tumore..."

    Probabilmente già aspettavi questa diagnosi: i dolori alla testa erano troppo frequenti, dimenticavi sempre più cose, sentivi che qualche cosa non andava bene.

    Oppure non ne avevi la benché minima idea: un giorno vivi normalmente e in quello successivo ti ritrovi a dare un senso alle parole del medico.

    Qui di seguito troverai qualche consiglio tratto dall'esperienza di altre persone che hanno vissuto la tua situazione.

    Capire la malattia

    Il primo passo da compiere dopo la diagnosi di un tumore cerebrale è apprendere il più possibile sulla patologia ascoltando attentamente le parole del tuo dottore: egli, infatti, è la migliore fonte di informazioni che puoi trovare. Sforzati quindi di sottoporgli tutti i tuoi dubbi.

    Prepara una lista di ciò che vuoi che ti spieghi inserendo in cima le cose più importanti e portala con te dal medico; cerca inoltre di scrivere le risposte alle tue domande. Durante la visita cerca di farti accompagnare da un parente o da un amico che ti possa dare supporto morale e che ti possa aiutare a ricordare ciò che ti viene detto. Alcune persone pensano che sia meglio registrare tutto quello che il medico dice; in questo caso ricoerdati sempre di chiedere il...

    http://www.tumoricerebrali.it/convivere.asp

    Articolo tratto dal sito: http://www.tumoricerebrali.it

    Articolo tratto dal link: http://www.tumoricerebrali.it/convivere.asp

  5. Dott. Orazio Caruso - Psicologo, Psicoterapeuta

    Questo intervento vuole brevemente offrire qualche spunto di riflessione sullo “stato dell’arte” della Psicologia Scolastica in Italia e stimolare un eventuale confronto. Non si vogliono qui citare orientamenti teorici, modelli interpretativi e linee guida o fare il punto sull’iter parlamentare delle proposte di legge in essere, quanto piuttosto cercare di capire concretamente cosa succede nelle nostre scuole. Da più parti e da tempo è infatti presente in Italia un dibattito sull’introduzione dello Psicologo Scolastico, che vede, a fasi alterne, legislatori, psicologi, docenti, famiglie impegnati in un confronto.

    La figura dello Psicologo Scolastico costituisce una realtà consolidata nella gran parte dei Paesi europei. Nel nostro Paese, al contrario, lo scenario è tutt'altro che positivo: esistono interessanti esperienze in realtà scolastiche e locali più sensibili e lungimiranti, ma nel complesso, a livello nazionale, siamo ancora alle proposte di legge, al tentativo di tappare buchi con auspici e protocolli di intesa tra Ordine degli Psicologi ed ex Provveditorati agli Studi, o ad estemporanei accordi ad personam tra dirigenti scolastici e professionisti o associazioni del territorio i cui interventi e controllo dei risultati appaiono quanto meno dubbi.

    Riteniamo che, nonostante gli attuali orientamenti teorici e legislativi insistano nel coinvolgimento dei più svariati soggetti territoriali per fornire risposte integrate e in rete, nella pratica quotidiana ci muoviamo spesso in un quadro di cronica latitanza istituzionale, in conseguenza del quale è reale il rischio della crescita di modalità disturbanti difficili da contenere, della loro cronicizzazione, e il favorire di fenomeni di dispersione.

    La via maestra e più razionale, costituita dall’utilizzo di professionisti accreditati e competenti che erogano prestazioni attraverso accordi istituzionali, appare ancora lontana, anche perchè, a parte gli auspici, uno dei problemi principali è costituito dalle sempre insufficienti dotazioni economico-finanziarie che le scuole hanno a disposizione. E così gli Istituti - soprattutto secondari - si muovono a fatica tra CIC, centri di ascolto, tutoraggi e interventi volontaristici di docenti sicuramente sensibili ma senza grosse competenze professionali. Una curiosità: non si capisce poi come mai sono spesso i docenti di Lettere e Religione quelli deputati o ai quali vengono attribuite capacità e compiti di ascolto e/o “terapeutici”. Mi sono sempre chiesto cosa abbia a che...

    http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

  6. Dott.ssa Forestiere Maddalena - Psicologa, psicoterapeuta.

    La maternità è da sempre stata considerata nell’ immaginario comune, la meta più ambita da ogni donna, tutto ciò a cui essa deve aspirare per sentirsi realizzata e appagata. La realtà, però, è ben diversa. Dire che la "Dolce attesa" sia un’esperienza estremamente profonda ed importante nella vita di una donna è abbastanza scontato, ma proprio per questo essa viene vissuta in maniera diversa, non solo da donne diverse, ma dalla stessa donna in gravidanze diverse. Da numerosi studi condotti, sappiamo che una gravidanza se vissuta bene, dedicando un pò di tempo a se stesse, in ambiente familiare sereno, incide in maniera positiva sul neonato che, dorme di più, mangia meglio, è più calmo, ha minori problemi intestinali e contrae minori infezioni e malattie. Ma cosa accade realmente nella mente di una donna che scopre di essere incinta? Proviamo adesso a fare un breve excursus considerando gli aspetti sia psicosomatici, sia prettamente emotivi che “coinvolgono” la donna nei vari mesi gestazionali.

    1° e 2° mese: in questi primi mesi, le modifiche maggiori in una donna avvengono a livello emotivo. Essa tende quasi ad un ritiro “emozionale” non definibile però autistico, ma prevalentemente “fusionale” con le proprie fantasie. Si verifica una sorta di allontanamento e una tendenza a sopire le proprie amozioni. Sul piano psicosomatico si verifica una notevole ipersonnia e una spiccata apatia verso attività che prima suscitavano interesse.

    3° mese: questo viene, in gergo psicologico, diviso in due fasi. Quella del “corpo silente” , e quella della “placentazione”.

    Fase del “corpo silente”. Come a livello psicosomatico iniziano ad essere presenti i primi disturbi, quali vomiti, nausea e attrazione /repulsione verso il cibo, così a livello psicologico si manifestano i primi conflitti. A livello inconscio, infatti, c’è la formazione di un conflitto di colpa , che nasce dalla paura di prendere il posto della madre e di non essere più considerata figlia.

    Fase della “Placentazione”. Questa fase è importante principalmente per gli aspetti psicologi ad essa correlata. Infatti la donna inizia a mostrare le sue rotondità e il bambino non è più considerato come un tutt’uno, come un geloso segreto da custodire o condividere, ma inizia ad essere qualcosa di “altro”, qualcosa che, lentamente, si sta formando. Nella donna, spesso , questa fase genera un forte senso di vergogna.

    Dal 5° mese al 7° : PRIMI MOVIMENTI FETALI. Generalmente avvertire dentro di sé i primi movimenti del bambino dà il via, sul piano psicosomatico, ad una forte insonnia e a voglie definibili quasi come maniacali ma, in realtà è sul piano emotivo che avvengono i maggiori turbamenti. Si verifica, infatti, la sensazione di forte ansia, dovuta alla presenza , concreta, di una parte di sé estranea ma comunque dentro di sé. Iniziano a sorgere le prime preoccupazioni sulla salute del feto, sulla...

    http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

  7. Il nostro cervello e la nostra mente sono plasmati continuamente dalle interazioni quotidiane, ancor di più dalle relazioni che producono apprendimenti significativi. Se il processo di comunicazione è descrivibile in chiave psicologica e umanistica, altrettanto importante appare la dimensione biologica. Abbiamo bisogno di vedere per credere, e le implicazioni biologiche di una relazione affettiva con una funzione stabilizzante sul tono dell’umore o di regolazione emotiva, come può realizzarsi in una psicoterapia, a livello di circuiti e centri cerebrali, cominciano ad essere svelate e confermate dalle immagini ottenute con le nuove tecniche di visualizzazione cerebrale.

    E’ possibile dunque studiare la biologia della relazione e della psicoterapia, superando la visione storicamente dicotomica del rapporto mente-corpo e mente-cervello? “Molti sono rimasti sorpresi e colpiti a riguardo - afferma Massimo Biondi...

    http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

  8. È forse il sesso un prodotto dal pensiero? Il sesso, il piacere, la delizia, la compagnia, la tenerezza in esso implicita, tutto ciò è un ricordo rafforzato dal pensiero? Nell’atto sessuale vi è un senso di dimenticanza di sé, di abbandono, un senso di non presenza della paura, dell’ansia, delle preoccupazioni della vita. Ricordandovi di questo stato di tenerezza e di autoabbandono, e desiderandone la ripetizione, ci riflettete su, per così dire, fino all’occasione successiva. Si tratta di tenerezza o di un mero ricordo di qualcosa che non è più e che, attraverso la reiterazione, sperate di catturare nuovamente? Non è forse la ripetizione di qualcosa, per quanto piacevole possa essere, un processo distruttivo?

    Il giovane immediatamente replicò: “Il sesso è un bisogno biologico, come lei stesso ha affermato, e se è distruttivo, allora, non è forse anche mangiare ugualmente distruttivo, dato che anche questa è una necessità biologica?”.

    Se si mangia quando si è affamati, allora è una cosa, ma se si e affamati e il pensiero dice: “Devo provare il gusto di questa e di quell’altra pietanza”, allora questo non è appetito, è pensiero, ed è proprio questa la ripetizione distruttiva.

    “Come si fa a sapere, nel sesso, quando si tratta di un bisogno biologico, come nel caso dell’appetito, e quando è una richiesta psicologica, come nell’ingordigia?”, riprese il giovane.

    Perché divide in bisogni psicologici e biologici? E vorrei porle anche un’altra domanda, un quesito completamente diverso: perché separa il sesso dalla bellezza di una montagna, dall’incanto di un fiore? Perché dà questa enorme attenzione a una cosa e trascura completamente l’altra?

    “Se il sesso è qualcosa di molto diverso dall’amore, come sembra che lei voglia dire, allora che bisogno c’è di fare qualcosa a proposito del sesso?”, chiese il giovane.

    Non abbiamo mai detto che l’amore e il sesso sono due cose separate. Abbiamo detto che l’amore è intero, che non va frammentato, e che il pensiero, per sua stessa natura, è divisivo. Quando il pensiero domina, è ovvio che non c’è posto per l’amore. L’uomo generalmente conosce, forse conosce solamente, il sesso del pensiero, che altro non è se non il ruminare sul piacere e sulla sua ripetizione. Perciò, dobbiamo chiederci, esiste un’altra forma di sesso che non sia del pensiero o del desiderio?

    Il sannyasi (monaco) aveva ascoltato fin qui con tranquilla attenzione e, a questo punto, prese la parola: “Io ho resistito al sesso, ho anche preso dei voti di castità, perché con l’aiuto della tradizione, e per averci ragionato su, ho potuto constatare che si ha bisogno di molta energia per una vita consacrata alla religione. Ma ora mi accorgo che questa resistenza ha assorbito una gran bella quantità d’energia. Ho passato più tempo a resistere, e sprecato più energia in questo sforzo, di quanta ne avrei potuta sprecare nel sesso. Ciò che lei ha detto, ovvero che un conflitto di qualsiasi tipo è uno spreco d’energia, ora diventa chiaro. Il conflitto e il resistere sono di gran lunga più inaridenti del vedere il volto di una donna, o forse del sesso stesso”.

    C’è amore senza desiderio, senza piacere? C’è sesso senza desiderio, senza piacere? C’è un amore che sia intero, senza che il pensiero vi giochi un ruolo? Il sesso è qualcosa che appartiene al passato, o è qualcosa di nuovo, ogni volta? Il pensiero è ovviamente vecchio, perciò noi siamo sempre impegnati a contrastare il vecchio e il nuovo. Poniamo domande radicate nel passato, e cerchiamo risposte conformi al passato. Quindi, quando domandiamo se esiste il sesso senza l’intero meccanismo del pensiero che opera e agisce, non significa, forse, che non siamo ancora usciti dal passato? Siamo così condizionati dal passato che non riusciamo nemmeno a sentire che ci stiamo addentrando nel nuovo. Diciamo che l’amore è interezza, e che è sempre nuovo, nuovo non nel senso di opposto al vecchio, perché questo sarebbe di nuovo roba vecchia. Qualsiasi affermazione circa l’esistenza del sesso senza desiderio è priva di valore, ma se avete seguito con attenzione il significato completo del pensiero, allora, forse, potrete giungere anche alla comprensione di quella cosa. Se, in ogni caso, ciò che vi interessa è ottenere piacere a ogni costo, allora non ci sarà posto per l’amore.

    Il giovane disse: “Quel bisogno biologico di cui ha parlato è esattamente questa richiesta, perché anche se può essere diverso dal pensiero genera sempre pensiero”.

    “Forse posso rispondere al giovane amico”, disse il sannyasi, “perché io ho investigato a lungo in questa faccenda. Mi sono allenato per anni nel non osservare una donna e ho controllato in maniera spietata il bisogno biologico. La necessità biologica non genera pensiero, è il pensiero che la cattura, l’utilizza. Da questo bisogno il pensiero genera immagini, visioni, e a quel punto il bisogno è diventato schiavo del pensiero. È il pensiero che genera il bisogno, in gran parte dei casi. Come ho già detto, comincio ora a rendermi conto della straordinaria natura del nostro stesso ingannarci e della nostra disonestà. C’è un bel po’ di ipocrisia in noi. Non possiamo mai vedere le cose come sono, e dobbiamo sempre creare illusioni sul loro conto. Ciò che cerca di dirci, signore, è di guardare a tutto con chiarezza, senza la memoria di ieri; l’ha ripetuto così spesso nei suoi discorsi. Allora la vita non è più un problema. In tarda età, comincio appena a rendermene conto”.

    Il giovane non sembrava completamente soddisfatto, voleva che la vita si modellasse alle sue condizioni, in base alle formule che con cura si era costruito.

    Ecco perché è di assoluta importanza conoscere se stessi, senza riferirsi ad alcuna formula o senza rifarsi a qualche guru. Questa costante e incondizionata consapevolezza mette fine a tutte le illusioni e a tutte le ipocrisie.

    Pioveva ora a torrenti, e l’aria era molto calma, c’era soltanto il suono della pioggia che cadeva sul tetto e sulle foglie.

    Un pensiero profondo.

  9. cos'è l'educazione? voi come pensate sia giusto educare?

    l'educazione è insegnamento didattico e cultura o altro?

    Ciao mio,

    tutte e due le strategie.

    Un saluto,

    Alessandro Misha Martinelli.

  10. Ecco, è davvero da parecchio tempo che continuo a fare un sogno ricorrente.. ecco..si alquanto imbarazzante.

    Non è proprio lo stesso sogno che si ripete, sono sogni anche molto diversi tra loro ma con una cosa in comune.. la presenza del pene.

    Questa notte ad esempio ho sognato di avercelo io.. era enorme. Altre notti sogno di uomini con anche 3 peni, o donne con peni finti... insomma...un incubo!!!

    SO che questo tred è abbastanza incline di per se alle "battuttaccie" ma vi prego, se qualcuno ha un commento intelligente che mi potrebbe servire per capire cosa potrebbe significare..gli sarei grata! Davvero non capisco come caspita possa fare questi tipi di sogni! Non ho grossi problemi legati alla sfera sessuale... oddio...bah!?!

    Ciao Immaginaria86,

    magari un periodo cosi, una curiosità che da sfogo tramite il sogno e il pensiero.

    Se questa cosa ti provoca per tempo prolungato qualche forma di disagio, sarebbe meglio chiedere per una tua tranquillità, un consulto terapeutico, per capire l'origine.

    Un saluto,

    Alessandro Misha Martinelli.

  11. SALVE SONO UNA RAGAZZA ABUSATA SESSUALMENTE DA MIO NONNO ,PADRE DI MIA MADRE AVEVO 12 ANNI è DURATA ALL'INCIRCA QUALCHE MESETTO DOPODICHè HO VOLUTO SMETTERE IO, IL DOLORE MI ATTANAGLIAVA,LA VERGOGNA, LA TRASGRESSIONE ECC.

    ORA HO 23 ANNI SONO IN TERAPIA ,OGGI A DISTANZA DI ANNI HO SCOPERTO DI ESSERE STATA ABUSATA, NON ERO COSCIENTE A QUELL'ETà, ERO FIDANZATA FINO A POCO TEMPO FA , IL MIO RAGAZZO MI HA AIUTATO MOLTO ORA NON SE L'E SENTITA PIU STA MALISSIMO E MI HA LASCIATO, SONO SOLA CON LA MIA TERAPIA, VA MOLTO MEGLIO ORA MA HO DISTRUTTO TUTTO, SO CHE NON è COLPA MIA MA SO ANCHE CHE NON POSSO AMARE ORA COME ORA, HO DEPESSIONE, SENSO DI VUOTO E PER DI PIU SOLO UN AMICA AL QUALE NON HO DETTO NULLA, LA VERITà L'HO DETTA SOLO A MIA SORELLA I MIEI NON SANNO NULLA E NON SANNO CHE FARE PENSANO SIA UNA NORMALE DEPRESSIONE.

    AIUTATEMI VOI CHE PENSATE???

    HO BISOGNO DI VOI. E UN MACIGNO TUTTO QUESTO. MI SENTO SOLA

    TATA444

    Ciao TATA444,

    ammiro la tua forza per raccontare e di riflesso affrontare la tua brutta avventura.

    Ti sono vicino in questo percorso.

    Un saluto,

    Alessandro Misha Martinelli.

  12. Buone notizie per gli italiani e, soprattutto, buone notizie per chi ha creduto nella ricerca scientifica: di tumore in Italia si muore sempre meno, anche se i casi sono, in numero assoluto, in aumento, anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

    Lo dice una recente pubblicazione che raggruppa i dati di sopravvivenza dopo una diagnosi di cancro raccolti dall’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM). “Dalla metà degli anni Ottanta a oggi le curve di sopravvivenza per quasi tutti i tipi di tumore non fanno altro che salire” spiega Stefano Rosso, epidemiologo del Centro di prevenzione oncologica di Torino e curatore della pubblicazione. “Questo significa che chi si...

    http://www.airc.it/diagnosi-del-tumore/epi...assi-avanti.asp

    Articolo tratto dal sito: http://www.airc.it

    Articolo tratto dal link: http://www.airc.it/diagnosi-del-tumore/epi...assi-avanti.asp

  13. Un prezioso sostegno

    La maggior parte delle persone diventa ansiosa al solo sentir nominare la parola cancro: un effetto che ha ricadute importanti anche sulla prevenzione della malattia se è vero ciò che segnalano gli studi in materia, ovvero che una delle ragioni per cui molti evitano di sottoporsi ai controlli consigliati, o fanno orecchie da mercante alla comparsa dei primi sintomi, è proprio la paura di scoprirsi malati.

    Un atteggiamento che spesso è foriero di guai e che oggi può essere superato con l’aiuto di uno psicologo specializzato.

    La maggior parte dei centri oncologici è infatti dotata di un servizio di psiconcologia, che fornisce assistenza alle persone che sentono di averne bisogno attraverso una serie di colloqui, individuali o di gruppo, che hanno lo scopo di alleviare la sofferenza emotiva del paziente e dei suoi familiari.

    La psiconcologia si occupa anche di assistere...

    http://www.airc.it/cura-del-tumore/la-psiconcologia.asp

    Articolo tratto dal sito: http://www.airc.it

    Articolo tratto dal link: http://www.airc.it/cura-del-tumore/la-psiconcologia.asp

  14. La depressione maggiore intrattabile potrebbe venire curata con la tecnica della stimolazione cerebrale profonda: lo afferma un gruppo di ricercatori della Cleveland Clinic, della Brown University, e del Massachusetts General Hospital che ha presentato una ricerca in merito al convegno della American Association of Neurological Surgeons (AANS).

    Molti pazienti affetti da depressione maggiore traggono beneficio dal trattamento...

    http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

  15. Immaginate di sfogliare un vocabolario di inglese, un manuale universitario o il «report» di una società: traduttore, studente o manager che siate, dopo tre o massimo quattro ripetizioni sarete in grado di ricordare ogni particolare, anche a distanza di anni. Tutto questo grazie a un software chiamato «SuperMemo»: cifre, parole e formule saranno incamerate nella vostra mente, pronte per essere ripescate al momento giusto. Possibile che un insieme di formule riesca dove secoli di pedagoghi hanno fallito?

    Il suo creatore, Piotr Wozniak, si schernisce: «Nessun segreto nell’algoritmo di “Supermemo”. Memorizzare significa contrastare al meglio l’inevitabile tendenza a dimenticare tutto...

    http://www.psiconline.it/article.php?sid=7...ead&order=0

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