Talvolta alcuni detti raccontano qualche verità talvolta sono solo delle comode favole da raccontare e raccontarci.
"In amore vince chi fugge" ricorda la favola di cenerentola è secondo me è inesatto per due motivi. Primo motivo il dover vincere qualcosa... condizione competitiva propria di una cultura patriarcale che è scissa da un'indispensabile cultura matriarcale, secondo quando sei innamorato non fuggi ma stai e ti godi quello che stai vivendo.
La condizione dell'innamoramento nei confronti di una persona che stimola in maniera speciale la nostra attenzione ha bisogno di un presupposto: amare noi stessi.
Solo amando noi stessi riusciamo a stare ed amare in maniera produttiva, mancando questa pre-condizione cerchiamo solo di appagare desideri di possesso nell'idea che possano darci qualcosa che è impossibile ottenere.
Appoggiandomi ad un concetto espresso da Fromm: amare è un arte da coltivare attivamente e direzionare verso l'esterno donandola. L'aspettare qualcuno o qualcosa che catalizzi questo stato dell'essere è solamente una comoda contromisura che autogiustifica l'essere passivi, disabilitando un potere che in realtà dipende solo dalla nostra volontà.
Per esperienza un buon modo per svelare la nostra incapacità di amare in maniera produttiva è quello di relazionarsi e constatare che viviamo relazioni che rispecchiano il nostro modo di essere, sicchè mi viene da scrivere per motivi personali.... se non siete innamorati l'attribuire colpe di questa mancata condizione ha chi si è relazionato con voi è una cosa vermamente brutta (con tutto il rispetto per i vermi...); è secondo me "ecologico" prendere atto dei propri limiti e chiedere perdono ritirandosi in buon ordine.
Infine scrivo un detto : "è più facile scorgere la pagliuzza nell'occhio dell'altro piuttosto che la trave conficcata nel nostro" calza in maniera determinante in questo caso.
Saluti