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datango

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messaggi di datango

  1. ma che cos'è poi la realtà?

    scusa ma che c'entra la paura? :LOL:

    "cos'è poi la realtà?" è solo una domanda ;)

    non metto in dubbio che sia piena di opportunità' date=' ma mi chiedo se si tratta di qualcosa di effettivamente oggettivo e universale....[/quote']

    La paura centra, Summer, ed è determinata dalla coscienza che giudica il tuo pensiero e lo trattiene dall'uscire fuori dagli schemi sociali impedendogli di mostrarsi nella sua unicità.

    Per quello che riguarda il discorso delle opportunità, io non ho messo in dubbio la tua capacità di farlo, ho espresso un mio punto di vista sulla cosa. Magari non ci azzeccava proprio e forse non avrei dovuto citarti, è che ogni tanto me parte la citazione :LOL:

  2. ma che cos'è poi la realtà?

    Concordo con Mio, e dico che non bisogna aver paura della realtà, questa nostra è meravigliosamente piena di opportunità, ci basta semplicemente osservarla per avere un contatto accogliente con essa.

    Questo forum è una parte di questa meraviglia :D

  3. veramente il libero fluire dei pensieri e delle immagini attiene all'inconscio archetipico.intervenire sul processo' date='deviarlo,è cosa tipica dell'io cosciente.[/color']

    Si condivido in parte il tuo parere; secondo me avere come base un archetipo a mio parere è falso, dato che lo stesso archetipo e un residuo genetico, un messaggio tramandato appartiene al passato, una volta conoscita la falsità del suo significato attuale (non è qui e adesso), dovrebbe svanire per lasciar spazio alla fioritura del nuovo pensiero.

  4. Buongiorno S. e a tutti voi' date=' queste forze che agiscono dentro di noi da dove provengono? sono forze o proiezioni della nostra coscienza?[/quote']

    Hillman,facendo eco a Jung, chiama queste forze il Piccolo Popolo, perchè secondo loro ....

    Credo siano interessanti i punti di vista di Jung e Hillman,

    Credo però si utile realizzare che, nella realtà attuale, i nostri punti di vista sulla conoscenza della nostra essenza sono realmente diversi da quelli di Krisnamurti, Jung, Nietzsche etc, credo dipenda dal fatto che tutto quello che è stato detto sull'argomento sia vero e utile, ma è necessariamente utile, data la nostra unicità, non intervenire su quel processo che avviene spontaneamente nella nostra testa, la libera produzione di pensieri. Finche interveniamo su questo processo con la nostra coscienza che fa riferimento al passato (o archetipo), il nostro pensiero si conformerà diventando quindi qualcosa più o meno distante dal nostro vero io.

  5.  

    uhm... il passivamente però non mi sembra molto positivo :roll:

    io la vedo più come a un non opporsi al cambiamento, un'apertura e ricettività agli stimoli...

    Ciao Summer, parliamo della modalità di ricevere in forma passiva.

    Dire che: non bisogna opporsi al cambiamento non è parente prossimo, se voi cugino di I° grado, a ricevere in maniera passiva i cambiamenti?Allora condividi il mio punto di vista? :LOL:

    Un bambino nella pancia della mamma, ad esempio, non riceve i stimoli in maniera passiva? possiamo giudicare la sua modalita di ricezione passiva in maniera negativa?

    c'è un forum interessante a riguardo scritto da Alessandro.

    sicuramente qualche disagio lo crea, molte convenzioni sono rigide, la spontaneità, la personalità nel pensare e nell'agire, spesso sono già al di fuori degli schemi sociali che ci vogliono tutti uguali.

    molto noioso e molto stupido.

    il punto è il compromesso, ci si adatta, le regole non sono solo dei limiti, ma accordo di equilibrio. l'importante e non lasciarsi sopraffare, nè dimenticare la propria personalità. ognuno poi può ritagliarsi il proprio spazio per fare quello che vuole ;)

    Certo convengo con te, il compromesso come base dopo aver riconosciuto la propria individualità (è li hai già un bel da fare), è la modalita per rimanere contenuto e non emarginato dal resto. Perchè abbiamo paura ad isolarci dal resto? è cosi negativo un momento di meditazione senza interventi esterni? una persona depressa è perchè si sente emarginata dal resto?

    cosa intendi per "naturale modo di riconoscere la realtà"?

    A mio parere "Il naturale modo di riconoscere la realtà" è la modalità; diversa in ciascuno di noi; che ci conduce al riconoscimento di quello che è senza il condizionamento della coscienza

  6. io non vedo l'io come una cosa rigida, ma in movimento ed in continua evoluzione... certo la "sostanza" è la stessa, ma non credo si possa parlare di una scissione se a seconda dei casi ci si comporta diversamente, sarebbe preoccupante il contrario...  

    ogni situazione o contesto metterà in risalto alcuni aspetti di noi, ma non significa che i diversi aspetti che possiamo scoprire facciano parte di personalità separate...

    i canoni sociali sono quindi un contesto in cui ci esprimiamo in un certo modo, il problema nasce secondo me solo quando ci leghiamo troppo ad esso non distiguendo più cosa decidiamo di fare e chi siamo in realtà.

    mah.. non so se mi sono spiegata  :roll:

    Concordo con te! l'io è in continua evoluzione; riconoscere come questo sia vero, secondo me vuol dire che riesci a accettare passivamente questi cambiamenti. Lo sforzo mentale che facciamo per far corrispondere l'io che è in continua evoluzione con l'io sociale che è basato su un ideale passato, non è che sia la radice di questo disagio?, che nel caso più lieve può comunque lasciare la possibilità di continuare a vivere quasi serenamente (magari con qualche mal di pancia o mal di testa), mentre nei casi di grande disagio, come può essere per un soggetto depresso, può bloccare il naturale modo di riconoscere la realta?

  7. Ciao Alessandro; credo che tu e la signora Benelli che ha scritto l'articolo, abbiate ragione.

    I bambini nella pancia, hanno ,secondo me, una capacità di acquisire informazioni immensa; a questo proposito volevo parlare con te e con chi altro si inserirà in questo forum del seguente punto di vista:

    Secondo Voi il bambino/feto è libero di acquisire le informazioni perchè privo di preconcetti e quindi di coscenza?

  8. il nostro io biologico, quello connesso con la nostra natura interiore, prima o poi deve adeguarsi ai ritmi e alle esigenze della società e ciò produce per forza di cose nell'individuo una spaccatura inevitabile, fonte di ulteriori frammentazioni future.

    Questo rappresenta la radice di gran parte dei disagi.

    Penso che sia impossibile una vera fusione dei due, perchè le esigenze vere dell'individuo nel più dei casi vanno a scontrarsi con quelle della società, quindi la sola cosa possibile rimane a questo punto un compromesso nel quale prevale a volte l'esigenza naturale, a volte quella sociale.

    Un'integrazione diciamo.

    Non so se mi spiego, è abbastanza contorto..

    Secondo me inoltre i nostri bisogni "naturali" non sono solo pilotati dall'istintualità.

    A mio parere non sei stata contorta Vale,

    Parliamo della questione della fusione; perchè separiamo il nostro io sociale dal nostro io essenziale, non fanno realmente parte della stessa persona?

    l'esistenza di questo io sociale non è data dalla presenza di un io pensante, una coscienza, che guida le nostre scelte e quindi il nostro agire nella socialità?

    La presenza della nostra coscienza non potrebbe privarci di una comprensione priva di pregiudizi, fornita da un semplice approccio a quello che in ogni momento viviamo?

  9. certamente non possiamo costruire regole generali, dipende dalle personeturbociclo

    Si è vero, secondo me perche ogni persona è diversa nel modo di essere, ma è proprio qui la questione, che ce ne facciamo di un io sociale se differisce dal nostro io esistenziale? questa doppia essenza non crea una scissione nell'essere? Non si dovrebbe tendere all'integrazione del nostro io con ciò che ci circonda, al fine di evitare divisioni o razzismi di varia natura ed effetto?

  10. Datango l'importante è essere se stessi nel bene e nel male, la vita non è sempre facile per alcuni di noi, sò solo dirti che le religioni o tecniche spirituali possono servirti a migliorarti, altre volte possono peggiorarti

    Ciao Latin,

    parliamo dell'essere noi stessi nel bene e nel male,

    non credi che annullare il nostro giudice interiore, quello che decreta cosa sia bene o male, può liberare il nostro io dallo schema giusto o sbagliato, giusto/bene = ricompensa, sbagliato/male = condanna?.

    Non è questo lo schema su cui si fondano le religioni?

    Avere uno schema imposto da un dogma non potrebbe privarci di una visione libera dai preconcetti, quindi libera di accogliere anche l'inacettabile e conoscere la verità o la falsità del nostro averlo giudicato inaccettabile?

  11. Ciao Latin,

    Ho letto ciò che hai scritto, trovo interessante l'argomento che riguarda l'importanza di intraprendere una strada che conduca alla persecuzione di ideali dogmatici, come possono essere quelli religiosi, che conducano su una via della conoscenza di se e delle straordinarie possibilità personali di interagire nella maniera pienamente corretta con tutto quello che la nostra vita può offrire, come l'interazione con i nostri futuri figli o più semplicemente con le persone con cui ci relazioniamo ogni giorno.

    Sono stato educato con ideali di religione cristiana, ma è leggendo dei libri del Dalai Lama che ho trovato dei significati utili per conoscere ed accettare il mio essere, ho provato anche a seguire in maniera corretta i precetti che conducono allo stato di illuminazione o nirvana.

    Una delle meditazioni che ho sperimentato è provare a placare la mente dal produrre le catene di pensieri che mi portano a perdere la piacevole accettazione di un semplice stare in silenzio, ho da subito trovato delle difficoltà, contare fino a 15 sincronizzando il respiro era per me una pratica che richiedeva un certo sforzo mentale, liberare la mente dai pensieri implicava il concentrarsi e mettere a tacere quello che il mio pensante produceva; sono andato avanti così per un po di tempo, la mia capacità di concentrazione aumentava ed ero gratificato da ciò, sfortunatamente i pensieri continuavano ad essere presenti.

    La convinzione che comunque la via dettata dal Buddismo fosse corretta, e che il Dalai Lama fosse un esempio per improntare un corretto modo di interpretare la vita, mi ha dato coumnque una spinta a voler trovare una strada per una conoscenza profonda di me e di quello che mi circonda.

    Adesso sono dell'idea che forse non ci siano strade definite da intraprendere, che non ci sia nessuna illuminazione o resurrezione come premio finale da perseguire, nessun personaggio simbolo o Guru da imitare. La liberta di essere liberi da schemi dogmatici, da strade da percorrere non credi possa donarci una accettazione che ogni pensiero, spontaneo ed ogni azione spontaneamente prodotta siano importanti e degne di essere valutate se vere o false?

    Un abbraccio

    Daniele

  12. Buongiorno a tutti, questo è il primo post che scrivo. Sono felice perchè grazie a questo forum riesco a sondare i miei pensieri profondi.

    Un bambino (ho un bambino grande) compie uno sforzo mentale per essere accettato, mentre un bambino accettato a priori non si cura delle cose che fa perchè crede sia sempre accettabili.

    Secondo me accettare che un genitore, ho una persona che abbiamo accanto, abbia o non abbia una preferenza nei nostri confronti, potrebbe far svanire il potere che questa azione compie su di noi. Avere il pensiero che un altra persona possa preferirci o respingerci, credo che provochi un blocco emotivo. Questo blocco emotivo, credo non ci permetta di essere serenamente presenti in un relazione con questa persona.

    Annullare il concetto di competizione, potrebbe far nascere una situazione in cui ciascuno di noi è quello che è in quel momento ed è accettato?

    Accogliere anche l'inaccettabile e non renderebbe invisibile l’accettato, non potrbbere rendere ciascuno di noi persone con le medesime possibilità di relazione?.

    Un abbraccio a tutti

    Daniele

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