Allora comincerò riflettendo su quello che mi avete scritto e dirvelo.
Ha ragione coccynella: gli uomini hanno maggiore difficoltà ad aprirsi su questioni intime e (spesso) "fragili". Non sono il superuomo che fa tutto bene, conosco i miei limiti, li ammetto anche pubblicamente e anzi tendo a sottovalutarmi, cosa che sto cercando di correggere. Per cui (almeno nel mio caso) la difficoltà a parare non dipende dalla paura di mostrare un lato debole della mia persona. Forse (ci sto riflettendo ora), la difficoltà risale al modello di padre che ho avuto.
Mio padre è morto improvvisamente 3 anni e mezzo fa. Era un uomo un po' burbero, ma buono di carattere e che ci voleva bene. Era un uomo dei suoi tempi, che non aveva dialoghi profondi con i suoi figli (ho una sorella più piccola di un anno), lasciando la questione a mia mamma. Con mio padre non ho mai avuto una confidenza, un consiglio, un appoggio. L'ho cercato, in maniera goffa ed impacciata, in verità, ma ho trovto dall'altra parte una persona ancora più incapace di me a comunicare. Altri modelli maschili non ho avuto, tranne mio zio dal quale ho cercato di apprendere una maggiore colloquialità, ma più di riflesso che direttamente. Col tempo mi sono trovato un equilibrio interno nei rapporti con mio padre che sono via via migliorati con la mia crescita. Ma che non sono mai arrivati ad un livello di confidenza tale da essere soddisfatto. Ho sempre detto a mia mamma che avrei preferito un abbraccio da mio padre piuttosto che soldi in tasca. Ma non l'ho mai detto a lui. Per paura di ferirlo, perchè dentro di me sapevo che anche lui ci stava male. Sono quelle strane cose non dette, che però sai vere.
Le mie emozioni, cara S@ra, nascono genuine e forti, solo che col tempo sono riuscito (bella impresa!) a godermele dentro, senza esternarle. E questo, alla lunga, mi ha sì protetto da dolori, ma mi ha anche accentuato la mia difficoltà a parlare. E mi rendo conto da poco tempo che ha generato in me un bruttissimo senso di passività con cui vivo la vita. Non una iniziativa, non un'idea precisa e pensata su argomenti in generale. Mi sembra di vivere e prendere decisioni sul momento, senza poi valutare bene le implicazioni che hanno. Ma almeno su questo punto mi sto rendendo ben conto, e comincio ad ottenere risultati, che è necessario prendere posizione, me lo chiede mia moglie, me lo chiedono i miei figli. E piano piano acquisto sicurezza, valutando ed imparando dagli errori commessi, dopo che ho cominciato a guardare bene in fondo a me stesso.
Ecco un altra sensazione sgradevole: il non aver continuato a guardare dentro di me per tanti, tanti anni, finite le classiche crisi esistenziali adolescenziali. Ho dato ormai quei problemi per risolti (e in parte è vero), ma non ho saputo (o voluto?) affrontare i cambiamenti della vita che scorreva. Quando è successo è stato traumatico, ed ho avuto la forza di superare quel momento. L'impegno per guardarsi nell'anima quotidianamente è quanto di più difficile ho affrontato e molto spesso temo di non farcela. Ma non mollo. Almeno sono tenace e perseverante di carattere.
Se non vi siete stancati delle mie chiacchere, e avete domande o riflessioni, scrivete.