Tutto perfetto Ila, condivido in pieno. Il terapeuta è un tramite, chiamamolo " un apripista "...aiuta
a sbloccare le tue correnti emotive e ti prepara a un nuova dimensione nel vivere i rapporti...credi che non ne sia consapevole? Credi che non mi chieda mai se quello che sento è " soltanto " questo? Il contrario: non smetto mai di interrogarmi ed è proprio perchè mi interrogo e mi rispondo che non posso ignorare la vocina dentro di me che mi dice che questa è un' altra cosa. E' proprio in questo che sta la consapevolezza di cui parlo: il riuscire a distinguere, il sapere anche che se da questa cosa nascesse un rapporto " sano ", vero , non sarebbe altro che l'eccezione che conferma la regola. Io in realtà sono d'accordo sia con S. quando dice che, secondo lei e difficile che un rapporto del genere sia plausibile (difficile, non impossibile), sia con Turbociclo quando dice che il rapporto tra persone è altrettanto importante che il ruolo terapeuta-paziente. Tenderei a dire che l'eccezione non inficia la norma e che è importante sapersi ascoltare.
Liliana parla della predisposizione al mistero del suo terapeuta e del suo aderire a questa predisposizione come si ascolta il canto di una sirena...ma questa non è la mia esperienza: io non pendo dalle sue labbra, non " bevo " tutto quello che dice, non dipendo da lui per stare bene, prova ne è il fatto che tra tre giorni parto, non lo vedrò per un mese e la cosa non solo non mi crea problemi, ma ne sono felice perchè credo proprio che mi divertiro con i miei amici e compagni di viaggio!
Quello che sento io per lui e che credo lui senta per me è un innamoramento allo "stato nascente", una fase in cui tutto è possibile...anche che nulla di ciò che spero si realizzi...non ne morirei di certo. Uno "stato nascente" di un rapporto è veramente troppo poco perchè si possa soffrire più di tanto per la sua mancata realizzazione! Io ho alle spalle una relazione di vent'anni andata in fumo e so bene cosa vuol dire il lutto per la fine di un amore e tutte le conseguenze che ne derivano...per cui, per come sono fatta io, tendo a pensare che non si possa portare il lutto a lungo per una cosa che non è stata...
E' vero quello che si dice normalmente e cioè che alcune delle regole del setting devono necessariamente essere rigide per la tutela della parte più debole nella relazione terapeutica - cioè il paziente - ma è altrettanto vero ciò che dice Turbociclo e cioè che, in alcuni casi e in alcune fasi, il grado di consapevolezza del paziente è altrettanto elevato di quello del terapeuta...e penso che questo è ciò che sta capitando a me...anzi, a dire il vero ,- lo so, sembrerà assurdo - sento che in questo momento sono io ad essere la più forte tra i due ed è lui ad essere il più impaurito perchè sa che c'è in gioco tanto e perchè sta mettendo in discussione la sua professionalità, la sua rettitudine etica, la sua capacità di aiutare le persone...è per questo che mi allontano volentieri...per permettergli di trovare un equilibrio tra la sua professionalità e ciò che credo senta per me...
Ieri una mia amica, sua collega, mi ha detto che non è affatto preoccupata per me...che sarebbe stato molto grave, secondo lei, se lui fosse stato più vecchio - magari un bel po' - di me, che in quel caso sarebbe veramente stato un abuso di potere e che purtroppo questo tipo di situazione è molto più frequente di quanto si pensi ( !!! ) . Invece la rassicura molto il fatto che lui sia più giovane di me ( di 8 anni ) e che io non sono la povera sfigata che si innamora del primo uomo che le regala un po' di attenzioni... e ha ragione: accidenti se ne ho detti di "no" in questi anni di singletudine!!! Io non sono una che si innamora facilmente...anzi! e anche per questo sento essere così prezioso ciò che provo per lui. Insomma, secondo lei, quello che ha più da perdere tra i due è lui...
Insomma, amici, vi invito a riflettere sul fatto che, veramente ogni storia è unica e irripetibile...
Un abbraccio