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oscar

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messaggi di oscar

  1. certo, in tutte le cose non esiste una verità assoluta!! noi siamo qui per confrontarci e chiedere consigli, poi è ovvio che è il diretto interessato a decidere cosa fare o meno!! altrimenti sarebbero inutili sti forum non credi?? [... cut...] è la prima volta in 2 anni che non vado piu da nessuno da un mese e mezzo, e FINALMENTE mi sento un pochino meglio... mi sento piu forte, [....cut...] se dipendi dagli altri, cio non accadra mai.. perderai autostima xke non riuscirai mai a muoverti da solo...

    Non so, ma leggendo alcune righe dei tuoi ultimi post (solo quelli, sono anni che non frequento più questo forum) ho l'impressione "dell'utilità metaforica" dell'omicidio, per te. Nel senso inteso nel libro di Sheldon Kopp - se incontri il Buddha per strada, uccidilo - ben recensito dal dott. Vincenzi (cerca la sua recensione in rete e leggi il microscopico libro. Penso ti aiuterà). Auguri

    Oscar

  2. In uno di questi controlli, che credetemi non hanno NULLA a che fare con la sua malattia, l'oculista, guardandogli il fondo oculare in atropina, si accorse che c'era qualcosa che non andava alla retina, ma non sapeva cosa esattamente...non aveva mai visto nulla di simile e ci consigliò un retinologo abbastanza accreditato a Napoli, che è la città dove abitiamo e siamo nati. Il retinologo lo visitò, e ci convocò al policlinico, da soli, senza il bambino, e ci disse che sicuramente c'era una malattia genetica di cui non aveva casistica, perchè rara...malattia degenerativa, che non porta alla cecità, ma che attiene alla difficoltà delle risoluzioni delle immagini, nel senso che ci sono difficoltà a focalizzare le immagini in maniera nitida,in quanto la malattia ha colpito la macula che è il punto della retina dove si mettono a fuoco le immagini, dove tutto ciò che colpisce il nostro sguardo diventa immagine. la parte periferica della retina, cioè tutto ciò che non si trova al centro della retina è sano ed intatto. Ci disse anche non essendo casistica analoga non sapeva dirci di più, che era un problema serio, e ci indirizzò l'ospedale san raffaele di Milano. Ecco il nostro calvario era cominciato...

    Visto che sei di Napoli, prova a contattare G. Zampa, (sta a via Careli a posillipo) un ricercatore esperto di radionica che ha curato con successo casi disperatissimi, anche per danneggiamenti ai tessuti nervosi considerati irreparabili. E' un ingegnere biomedico, ma con competenze mostruose in medicina. Credo non riceva più, se non per amici e casi particolari (come forse il tuo), utili per le sue ricerche. Tentar non nuoce. Si nasconde alla comunità scientifica perchè i colleghi che hanno divulgato la portata di scoperte analoghe alle sue hanno avuto minacce e serissimi problemi con le case produttrici di farmaci e con le università. Un archimede pitagorico paisà, insomma...

    Contattami pure e ti posso aiutare lo farò volentieri.

    Saluti e auguri! :Hug:

    Oscar

  3. Io credo che ignorare un comportamento fondamentalmente stupido più che offensivo (nel senso che non ne ha neanche la forza) sia un atto di grande superiorità, che non fa sentire affatto come uno che è fuggito con la cosa abbassata....

    Infatti. Ha detto che non si sente superiore, non avendo quella fiducia in sè che dimostra chi invece si percepisce come tale. Forse o non crede di saper rispondere o non ha la forza per lasciar correre i deridenti senza soffrirne (se no, neppure scriverebbe qua).

    Sei fortunata a riuscire a non darne peso

    piuttosto mi chiederei perchè una cosa da nulla è in grado di mettermi così di malumore, forse scopriresti delle cose interessanti, e forse ti aiuterebbe a capire che il tuo crucciarti per cose apparentemente da nulla è il vero nodo....non voglio con questo sminuire il tuo malessere, anzi spesso piccoli disagi sono solo sintomi...per lo meno a me è successo così.

    concordo

    comunque :chair:

    e goditi la tua macchine il tuo amore e la tua prossima laurea!!!!

    concordo pure qui! :sorry:

  4. Fare finta di niente in genere avalla un comportamento, ovvero "chi tace acconsente". In più, non fa neppure bene alla tua "non" autostima. La boxe è da escludere come soluzione. Ti farebbe apparire come un tipo ancora più da non considerare socialmente a posto.

    Il motivo della derisione in genere c'è sempre, e anche se la maggior parte delle volte è uno scarico di problemi su qualcuno da parte del deridente, la scelta ricade spesso proprio su chi non si sa difendere. Forse il tuo modo di comunicare passivo dice: - potete far ciò che volete con me. Non reagirò. Sarò anche il vostro capro espiatorio, se occorre. -

    Sarebbe utile se ti potessi rivedere con una telecamera, con qualcuno che possa commentare con te come, micro-atteggiamenti che hai o cose che "non fai", e di cui potresti non essere consapevole, in realtà sono proprio l'autorizzazione che dai agli altri per attaccarti. Ma è proprio difficilisimo che ciò possa riuscire. A volte sono utili corsi avanzati di comunicazione, altre volte basta parlare con persone esperte. Dipende. Ci sono professionisti che lavorano anche gratis presso centri di volontariato e parrocchie. Già frequentare quegli ambienti ti potrebbe far conoscere belle persone che potrebbero tirar da te il meglio che hai. E potresti oggi ancora non sapere "quanto meglio" conservi...

    Rispetto all'autostima, invece il lavoro è un pò più profondo e non può essere affrontato in modo decente in un forum. La cosa è troppo personale e i riferimenti per essere utili devono essere molto specifici. Puoi però fare anche qui una ricerca per parola chiave e vedere cosa è stato risposto in passato ad altri. Chissà che non ti riconosca ora in un pezzo di qualcuno, ora per una parte in qualcun'altro.

    Auguri, oscar

  5. Io sto affrontando con lo psicologo proprio questa cosa.

    E' vero che essere poco loquaci non è di per sè un problema, ma pone dei grossi limiti nelle relazioni sociali.

    Una persona che parla poco corre il rischio di passare per poco socievole o addirittura antipatico, perchè potrebbe apparire agli altri come se non fosse interessato alla conversazione con loro.

    Se oltre a parlare poco, guardi anche poco il tuo interlocutore, gli restituisci pochi cenni di assenso e non annuisci mai, non fai mai capire non verbalmente che accogli ciò che dice (non sentendoti minacciato se dice cose che non condividi), anche se dice cose strane, allora potresti pure "comunicargli di essere scontroso".

    Riesce a ottenere più consensi sociali il taciturno che sa annuire e mostrare interesse, con quegli inviti timidi a proseguire, che il logorroico che ha poco interesse per gli altri. Ti capita mai di trovarti in una tavolata, e il chiacchierone di turno, guarda caso finisce per rivolgersi più frequentemente proprio con chi gli da più retta, anche se questo parla poco?

    E' più facile trovare gente che voglia essere ascoltata che il contrario, quindi se sei un orso che bada solo a sè, allora concordo con te, altrimenti il parlar poco potrebbe essere pure un vantaggio. Hai più tempo per osservare, capire e far sentire gli altri di esser capiti. Non è poco.

  6. Il lavoro, le aziende e la produttività.

    di Luciano Gallino, da la Repubblica, 27/2/2008.

    Nel quotidiano parlare di economia sembra che la produttività abbia soppiantato la flessibilità. Del lavoro, è evidente.

    Non c´è intervento dei dirigenti confindustriali, del governatore di Bankitalia, di esperti radiotelevisivi, di manager,

    di politici dei maggiori schieramenti, che non rimarchi la necessità assoluta di aumentare la produttività del lavoro.

    Per far salire le retribuzioni, reggere la competizione con i paesi emergenti, rilanciare il tasso di crescita del paese.

    Quel che nella discussione sovente non è chiaro è che cosa realmente si intenda per produttività del lavoro. Non è

    questione da poco. Infatti, a seconda del significato che si attribuisce a questa parola, le azioni da intraprendere in

    varie sedi saranno assai differenti, così come lo saranno le conseguenze per i lavoratori.

    La definizione più appropriata di produttività del lavoro vede in essa il valore aggiunto (o frazione di Pil) prodotto per

    ora lavorata. .....

    Prima di mettersi ad emulare Charlot, Carlo potrebbe però avanzare qualche obiezione... (... continua qui).

    La conseguenza dei non investimenti in tecnologie e metodi da parte degli industriali spinge ad una sempre maggiore individualizzazione del lavoro. In altre parole, conviene essere tutti proprietari, facendo fare il lavoro vero a immigrati e disperati. Questa è una visione ideologica del mercato, perchè non è la condizione di ottimo paretiano di massimo sfruttamento delle risorse di un paese, nè di spinta all'innovazione conquistando quote di mercato grazie ad essa. Risultato: meno soldi e servizi da erogare a tutti e poca o nessuna crescita del PIL. Occorre rendere più conveniente gli investimenti in metodi e tecnologie, in modo da aumentare la produttività, invece che raschiare il barile del lavoratore, specie quando è ultimo grado della catena produttiva, del potere contrattuale e decisionale.

  7. Grazie a Datango, Left e Antius per la giornata trascorsa insieme. Penso avremo modo di rivederci. Oltre al giro turistico, e quanto già detto, non so se parlare della seduta e della performance alla quale dove abbiamo assitito e partecipato, ma vista la emozionante particolarità della cosa, non so se diffondere sul forum ciò che abbiamo vissuto. Davvero un peccato esserci stati solo noi 4. Dovrei avere la vostra autorizzazione per parlarne...

    Per quello che riguarda le foto, non è che ci sia un gran che (2 foto sole), ma appena risolvo alcuni problemini tecnici con il telefono (non si collega al pc), vedo cosa posso fare per inviarle solo in mp a chi vuole.

    Quello che posso dire è che Antius a parte, che già avevo conosciuto, Daniele mi è sembrato molto delicato riservato e profondo anche nel comportamento (il ragazzo "a modo" che ogni suocera si augura di avere, ma al contempo bonazzo), rispecchiando l'idea del forum. Left me lo aspettavo, chissà perchè, magro anche nel fisico, rispecchiando anche lui quello che traspare dal suo modo di scrivere. Tutte belle persone, che a questo punto non so proprio cosa diamine ci vadano a fare in terapia... Ma questo è un destino comune a molte persone profonde...

    Grazie ancora, ragazzi! :Shame On You:

  8. Inismore, se non provi sensi di colpa buon per te. Ma qual'è il problema?

    Cosa chiedi di specifico su questo forum, una spiegazione scientifica sul perchè tu non provi ciò (sensi di colpa) che fino a poco fa avresti pensato di "dover" provare?

    Se non c'è nulla di cui sentirsi in colpa nel fare ciò che fai, allora confidati tranquillamente con tuo marito e digli serenamente ciò che fai.

    Rispetto a mio, a mio avviso va inquadrato sempre il "mioese". Noto che occorre dare spesso spiegazioni che specificano il significato di molti termini che usa, specie se si tratta di concetti astratti. Ciò comporta un ritarare ogni volta il vocabolario per capirsi meglio (spesso dice - per me amore significa questo e quello - ecc). A me capita di dover sospendere il giudizio un po prima con lui. Prendo fiato, lo leggo con più attenzione e con un filtro (il "mioese") maggiore di come mi accade con molti altri, e alla fine a volte si, a volte meno, riesco anche a convenire. Senza quel filtro lo giudicherei.

  9. Poca attenzione, pochi ricordi, ma troppa attenzione su argomenti non pertinenti, pochi ricordi lo stesso (Ebbinghaus per es. nei suoi primi studi sulla memoria non tenne nel giusto conto del peso delle interferenze).

    Le mnemotecniche sono efficaci a patto che siano interiorizzate, o applicate con motivazione e attenzione (appunto).

  10. Ho dato un'occhiata al link. Mi sembra una iniziativa utile. Segnalerò ad altri la sua esistenza.

    Grazie Vincenzo, anche per esserti firmato con nome e cognome, che aumenta la forza e la credibilità della tua iniziativa.

  11. Perchè complicarsi la vita? Ognuno dia il senso che preferisce alle cose, raduni, incontri o chissàcosa. Io cerco di prendermi il bello che ci sarà da questo incontro. Il senso del forum è diverso? Questo non impedisce di trovare nuovi sensi a nuove esperienze ad esso connesse. Il brutto lo lascio al disfattismo. Anche la sfortuna ha risvolti comici ed emozionanti.

    Qualcosa mi dice che sia un bene incontrarsi con persone che percepisco come "belle persone", da cui potrò solo trarne giovamento e positività, anche da chi ha tanti problemi.

    Pertanto, chi si vorrà unire, sarà accolto apertamente e con piacere.

  12. Lo so che la risposta non è pertinentissima al problema sms,ma volevo andare un po' oltre e sviscerare la questione dello scrivere allo psi im generale.........

    beh......x il mio psi esiste solo la parola.........

    non esistono messaggi scritti.......(sms,post,mail)Lui sostiene che solo attraveso la cumunicazione verbale si esprimono dei modi di essere.....e dato che magari scrivendo si riescono ad abbattere dei paletti........e parlando no.......ritiene indispensabile superarli parlando piuttosto che scrivendo.Se gli porto post (o mando sms)non li vuole assolutamente..........O parlo.......o sto zitta tutta la seduta!Ovviamente questo mi motiva a superare le difficoltà e devo dire che alla fine riesco quasi a dire tutto.Se sapessi che potrei scrivere......forse non farei manco lo sforzo di parlare!(parlo x me!)

    Penserei.........tanto se non riesco a parlare tanto so che posso scrivere!

    Poi x il rapporto con lo psi.........trasfer ecc.....mi piacerebbe potergli inviare sms se capita di averne bisogno.......ma non è possibile(io manco gli telefono se devo spostare una eventuale seduta)in 10 mesi non gli ho MAI telefonato..che faccio? mi adeguo!!!(è difficilissimo)Spero che qs sia sintomo di professionalità(mi piace pensarlo)

    Il suo orientamento è questo. Non so se per scuola o in considerazione delle tue caratteristiche. Ti ha posto dei paletti. Poichè la relazione è squilibrata per definizione (lui aiuta e tu ti fai aiutare) non ti rimane che muoverti entro di essi.

    Personalmente penso sia bene stimolare il dialogo parlato, ma così come si interpretano messaggi non verbali come i regali di fiori veri uguali a quelli finti già presenti in studio, a volte si possono pure trarre indicazioni utili da email ed sms. La loro disutilità a mio avviso sta nel loro uso scorretto (se per esempio si superarassero alcune empasse SOLO grazie ai messaggi mediati, o si sottraesse troppo tempo al dialogo). Rispetto ad una email inviata non in via esclusiva e preferenziale (e non come quando trovi sempre occupato ed allora solo dopo gli mandi l'sms, dicendoglielo) per spostare un appuntamento, non ci trovo nulla di male.

  13. Concordo....forse io non ho ancora ben capito cosa si intende per setting, o forse è proprio difficile definirlo e non solo in termini linguistici, o ancora ,come dici tu, ognuno definisce il proprio setting

    il setting non comprende solo lo spazio fisico dove vi vedete, ma pure la relazione fra voi. Fra i modi in cui la relazione si esprime entro gli orientamenti scientifici e i modelli, ci sono le caratteristiche dell'utenza e del rapporto. Per questo credo che sia lui/lei terapeuta a decidere come e se articolare le altre forme di comunicazione oltre alla parola. In analisi mi sembra evidente quale sia quella di gran lunga privilegiata, se non esclusiva... Ma il tutto senza pali invalicabili.

  14. Penso poi che sanno bene che voler andare oltre il setting (e per esempio esagerare con gli sms) è una tappa dello stesso percorso analitico

    Potrebbe far parte del setting anche la relazione fra voi fatta di pochi o molti sms. Dipende. E' lei che detta limiti e regole (pure per tipo, natura, scopo, tempi e quantità degli sms), e non è detto siano uguali per tutti. Personalmente penso non siano utili se eccessivi, ma comunque indicativi di messaggi, e in alcuni casi possono essere anche liberatori. Le vie e i mezzi del linguaggio e della comunicazione sono tantissime, oltre la parola.

  15. si sta parlando di pranzo. per dopo ci si organizza, ancora io non so. sarò con altri amici, che non hanno cmq problemi a fare qualcosa insieme.

    daiii si pranza insieme allora?

    antius, tu puoi mangiare fuori? e oscar?

    Io mi sono organizzato per lasciarmi venerdì libero. Pranzo dove vuoi. Il dopo pure. Ci accordiamo meglio dopodomani mattina, per telefono. :;):

  16. Sirena, io non ci sono venerdì, ma se davvero vieni fin qui (per te lontano) allora mi organizzo per esserci! :p:

    I cellulari li dovremmo avere, errori di numero poi corretti permettendo. Così ti racconto pure il seguito di "quella cosa"... :;):

    Antonio mi sembra motivato. Forse saremo in due? Tre? Quattro? Cinque?

  17. La fotografia è oggettiva?

    L'interpretazione sensoriale e il senso che ciascuno di noi le da invece è soggettivo.

    Qualunque astrazione concettuale, mentre la si descirve, porta con se delle semplificazioni e limitazioni soggettive. Da questo discorso potremmo non uscircene più. La stessa convenzione del linguaggio è intrisa di soggettività. Uno degli inganni più comuni del linguaggio è proprio il dare troppo peso all'univocità del senso delle parole. Si fa un bilancio fra il costo della "specificazione ulteriore di ogni singola parola", e il costo dell'imprecisione. Come un bilancio costi/benefici. Altrimenti non si dialogherebbe più.

    Rispetto all'ascolto, io direi consentire di "farsi attraversare". Spogli da sè. Peccato che però ognuno di noi è fatto di esperienze e di una materia diversa, e per quante siano sempre diverse le forme dei nostri fori, il risultato di ciò che passa sarà sempre diverso. Se inteso come atteggiamento per ridurre queste differenze, per assorbire il più possibile e correttamente il messaggio altrui, allora si. Può diventare una cosa verso cui tendere.

    Rispetto alla connessione con la libertà, dipende da cosa si intende con essa in questo contesto. La semplice "decisione" di ascoltare in piena libertà ne è una forma. Ma dietro ogni scelta c'è una forma di libertà. Più sono le possibilità di scegliere, più ci si avvicina ad essa.

  18. Prima di cambiare terapeuta o metodo di terapia, è bene rivedere con molta precisione che obiettivo vi eravate dati all'inizio della presa in carico, chiarendo in modo molto ma molto dettagliato che cosa doveva accadere (potendolo misurare anche quantitativamente, oltre che qualitativamente) affinchè si fosse potuto dire di aver raggiunto l'obiettivo di poter camminare con le proprie gambe. Cercare poi di capire perchè hai ottenuto risultati solo con questo qui, e poi rivederti nei momenti positivi senza di lui.

    Spesso non ci si rende conto che gli obiettivi cambiano, che si chiede sempre di più o semplicemente che si creano (anzi, si "evidenziano" o portano alla luce) altre sottili esigenze.

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