La fotografia è oggettiva?
L'interpretazione sensoriale e il senso che ciascuno di noi le da invece è soggettivo.
Qualunque astrazione concettuale, mentre la si descirve, porta con se delle semplificazioni e limitazioni soggettive. Da questo discorso potremmo non uscircene più. La stessa convenzione del linguaggio è intrisa di soggettività. Uno degli inganni più comuni del linguaggio è proprio il dare troppo peso all'univocità del senso delle parole. Si fa un bilancio fra il costo della "specificazione ulteriore di ogni singola parola", e il costo dell'imprecisione. Come un bilancio costi/benefici. Altrimenti non si dialogherebbe più.
Rispetto all'ascolto, io direi consentire di "farsi attraversare". Spogli da sè. Peccato che però ognuno di noi è fatto di esperienze e di una materia diversa, e per quante siano sempre diverse le forme dei nostri fori, il risultato di ciò che passa sarà sempre diverso. Se inteso come atteggiamento per ridurre queste differenze, per assorbire il più possibile e correttamente il messaggio altrui, allora si. Può diventare una cosa verso cui tendere.
Rispetto alla connessione con la libertà, dipende da cosa si intende con essa in questo contesto. La semplice "decisione" di ascoltare in piena libertà ne è una forma. Ma dietro ogni scelta c'è una forma di libertà. Più sono le possibilità di scegliere, più ci si avvicina ad essa.