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oscar

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messaggi di oscar

  1. cara Arley, sono appena entrata in questo forum e ho letto per caso la tua lettera. Sai perchè sono entrata in questo forum? perchè sono disperata e sai perchè sono disperata? perchè a 53 anni suonati mi sono innamorata persa del mio fisioterapista, un uomo di 39 anni. Anch'io come te ho iniziato sentendomi felice, diventando ogni giorno più giovane e più bella per lui: Anch'io vivevo per sentire le sue mani su di me per 50 minuti. Questa storia è iniziata in primavera e ora, dopo 10 mesi , sono distrutta. Non esiste più rapporto col mio compagno col quale convivo da 23 anni, e al quale ho sempre voluto bene. Non sopporto più nessuno, ne a casa ne al lavoro. Ho tentato tre volte di troncare con lui ed ogni volta stavo così male che mi sono umiliata e sono tornata a chiedergli solo un pò d'amicizia. All'inizio per lui era un piacevole svago, una bella avventura ma come si è accorto del mio innamoramento si è spaventato ed ha preso le distanze, prima concedendomi un po' d'amicizia, condita con un pò di sesso saltuario, poi nemmeno più quella. Ed io mi faccio schifo, perchè pur di vederlo mi faccio curare il mal di schiena, pagando e comportandomi meglio che posso, ma ogni volta quando esco dallo studio, piango e mi dispero. Finchè sei in tempo scappa, cambia terapeuta, piuttosto vai da una donna. Non hai idea del dolore e della disperazione che può portare una cosa che all'inizio sembra così bella e meravigliosa. Un caro augurio.

    Il transfert si manifesta in ogni tipo di rapporto umano, anche se in forme "lievi": è come se si trattasse "solo" del fatto che in spazi particolari del comportamento concreto e psichico, qualcuno fa lo stesso con tutti allo stesso modo (nevrotico). La condizione nevrotica è tale che non è facile accorgersene.

    Anzi: il comportamento nevrotico che si esprime in "certi" suoi ambiti particolari, appare normale, e viene ritenuto l'unico possibile da attuare; pertanto, a chi sia nevrotico, tutto viene da pensare, tranne che ciò che fa sia sintomo di nevrosi.

    Ciò che accade e che dovrebbe accadere in analisi è che, invece di comportarsi problematicamente ma credendolo normale, in quanto inconsapevolmente non ci si osserva, la condizione di auto-aiuto-osservazione guidata dall'analista, permette di "evidenziare" il comportamento nevrotico. Sempre che tutto ciò avvenga nel setting (se opportunamente tutelato da eccessive invadenze emozionali ed affettive improprie), diventa possibile chiedersi "da cosa e da dove deriva quel comportamento?".

    Il problema potrebbe sorgere se si replicassero delle dinamiche esterne anche con il terapeuta (sei geloso? attaccato troppo, troppo controllante? e lo sei pure del terapeuta!) Può capitare benissimo di non accorgersi di queste cose... anzi! Un buon terapeuta fa in modo che NON accada ciò, proprio per far rendere conto alla paziente di "quelle dinamiche". Un pò quello che potrebbe essere capitato al figo terapeuta di Arley quando ha tentato di sottrarsi alle dinamiche stesse. Ora Arley sta ancora sbollendo la rabbia prima di capire il regalo che ha ricevuto schifando in pratica il suo stesso terapeuta (e con questo rispondo ad Arley...).

    Perdonatemi la brutalità... ma è tanto per essere chiari...

    In un rapporto con un fisioterapista questo lavoro intrapsichico non c'è, pur permanendo le proiezioni positive che sono utili alla terapia stessa.

  2. mi dispiace tanto per il tuo cane <_<

    mi associo alla solidiaretà di juditta... io avevo un gatto, che supermalato aveva ancora la forza di starmi accanto... e se ci penso mi scende ancora la lacrima... :Thinking:

    Io non credo proprio che lui cerchi di trattenerti solo per motivazioni economiche o per non fare figure con la collega...

    penso anch'io...

    Boh...forse lui ha sbagliato a instaurare un clima troppo di amicizia...Tu hai preso il suo errore come lo sgarbo di un amico...ma il terapista non deve essere un amico (anche se gli vogliamo davvero bene :ola (4): )

    Questo è un punto centrale. Brava juditta! Attribuirgli qualità di amico-amante ci fa ritornare nel vecchio meccansimo della resistenza che lo fa regredire a persona con ruolo completamente diverso. Amico-amante, che ci delude o di cui ci si innamora.

    Piuttosto mi concentrerei sull'evoluzione che Arley ha ora della sua vita. Con le esplosioni che sono accadute deve ancora ricostruire qualcosa che ha rotto con l'esperienza finora vissuta. Il suo bel quasi figo ha da lavorare ancora con lei sul significato di questo terremoto. La rabbia comprensibile, se non canalizzata e ridefinita, può portare a difese improduttive, mentre tutti i pezzettini sono utilissimi proprio per scavare nelle proprie dinamiche, compresa quella del "ghe pensi mi" a tutto, terapeuta compreso.

  3. la frase di mia sorella: "ma nessuno ti ha mai costretta a fare le tue scelte", (dopo che le avevo confidato che ultimamente ho paura di fare sclete sbagliate perchè ne ho fatte tante in passato!)....ma che vuol dire????? Ma che risposta è????? Ragazze ma sono io a impressionarmi tanto o anche voi vi sentireste ferite da una frase del genere????

    mi sembra più una frase che serviva a lei che a te...

    Tu le stavi solo facendo da catalizzatore, e in apparenza ti stava aiutando

  4. Io gli ho detto non era affatto consolante l'ammissione dei suoi errori. E gli ho detto che io non sono una persona permalosa o che si offende facilmente: e se mi ero offesa era certamente x il contenuto non x la forma. Gli ho detto che quando le critiche sono costruttive io ci ho sempre riflettuto e ci ho lavorato sopra duramente e portando sempre dei risultati. Ma quando, nel caso di lunedì, le critiche mosse sono puramente distruttive..beh..sono solo fin a se stesse e non ci si puo' ricavare nulla di buono.

    Allora ha cambiato atteggimaneto di nuovo: s'è sfoderato le sue armi migliori: occhioni neri, ironia e tanta simpatia. Battute a raffica per sdrammatizzare e farmi ridere. Per allentare magari un po' la tensione. ieri da quando ci conosciamo non ci sono stati sorrisi. Mi ha chiesto quanti punti aveva perso...e se dal primo piano ero scivolato in garage oppure direttamente nel seminterrato....ridendo e scherzando mi ha chiesto di continuare ad andare e di non mettere mai in discussione il nostro rapporto. mai. Sostenendo che ok possiamo pure discutere o litigare ma non dobbiamo mai discutere il proseguio della nostra relazione.

    Ci siamo pertanto salutati rinnovando il solito appuntamento del lunedì.

    Punto.

    Come mi sento adesso?

    Bah. Non è una bella sensazione. Da un lato mi appaga il fatto di averlo "sistemato" e di avergli dato la paga. In fondo, mi dico, ricevere le scuse + profonde da parte del tuo psicologo beh...almeno quello.

    Pero' vi garantisco che il sapore che ho in bocca è sempre amaro.

    Lui è diventaot + piccolo. Io sono triste perchè mi sono resa conto che la persona che ho tanto amato (nel senso lato della parola) è una persona normale ...anzi...forse siamo meglio noi. Pero' cmunque continua ad essere una persona per me importante, nonostante tutta la sofferenza ch mi ha provocato. E poi l'amaro in bocca è dovuto anche al fatto che adesso, con lui non mi sento + al sicuro.

    Purtroppo m'è capitato anche con lui quello che mi capita da una vita: ci devo pensare io. la responsabilità e la ragione ce la devo mettere io ancora una volta. E sono stata costretta a dare una stoccata pazzesca anche al mio psicologo. Non doveva andare cosi'. Dovrebbe essere al contrario, credo.

    Pero' adesso la domanda mi sorge spontanea: ragazzi....è lui che è inesperto/stornzo/superficiale/impreparato o....forse sono io il problema?

    Grazie d avermi letta.

    Un bacio grande e speriamo in tempi migliori.

    azz! :ola (4):

    è vero juditta, che c'erano delle novità... ma queste sono bombe...! Mi allontano per un pò e succedono di queste cose? :Thinking:

    Altro che semplice topic di un forum... qui ci si può fare la sceneggiatura di un film... <_<

    Senza andare troppo nel tecnico, ho l'impressione che se lui ha fatto qualcosa per nulla apprezzata, è anche vero che è stato visto con gli occhi di colei che aveva scaricato tensione la volta prima, e già per questo semplice fatto era riuscita a ridimensionare un aspetto disfunzionale del transfert. In altre parole, già lo vedevi diversamente, "più piccolo". Ora forse è ancora più piccolo. Ma più avanti ti rispondo completando la cosa, mi sembra all'interno di un post di soley.

  5. durante la scorsa seduta lo psi mi ha messo sotto stres,mi confondeva...

    diceva che ci giro intorno.......

    io ho bisogno di tempo ma lo psi non vuole,vorrei che cominciassimo a lavorare su quanto già di scabroso ho raccontato ma lui non vuole.

    Adesso eccomi qui!

    Incompresa anche da lui. è la terapia che non funziona o sono io?Boh

    che ti stia provocando è evidente, ma che cosa abbia in testa non saprei dire. A volte si va anche a tentoni. Se un metodo non porta a nulla si cambia strategia, e non sempre va bene.

  6. Non sai quanto ti capisco.Io tendenzialmente non mi tiro indietro nei confronti verbali. Ho una buona dialettica. Difendo le mie opinioni. Ma con lui non c'è storia...semplicemente mi sovrasta...E la cosa mi rattrista, perché all'inizio della terapia avevo capito che lui mi considera una persona intelligente.

    1) ti rattristi perchè qualcuno ti sovrasta...?!???

    2) in che modo esattamente, un rattristamento ha a che fare con la tua intelligenza e con la stima che ha in te?

    Gli argomenti di cui si parla sono il suo campo... e poi, perchè vedere le discussioni in termini di vincitore-vinto? Cosa ci si guadagna?

    Che si sa esprimere bene...ma mano a mano che vado avanti nella terapia io mi sento sempre più stupida, mi sembra di stare perdendo la mia capacità di esprimermi. I miei racconti diventano confusi...l'ha notato anche lui...Boh io non lo so che significa...

    Beh... se crolla qualche punto fermo di qualche resistenza, potrebbe a cascata avere influenza anche l'ergomentare sui quei punti fermi. Se si parla di argomenti che non ti riguardano, ti rimane la confusione?

    E mi sembra di aver capito (vero oscar?) che la sofferenza fa parte della terapia...per cui direi che la tua terapia sta funzionando benissimo!

    Spesso si, ma non necessariamente. L'illuminazione a volte solleva, invece di affossare. Dipende dalla natura del problema.

  7. Ecco, diciamo che non riesco a vedermi come prima, e sono confusa, e molto arrabbiata.

    Beh... se è accaduto questo, ha fatto il suo lavoro di redifinizione della tua esperienza, o del modo in cui ti vedi.

    Forse teme che il forum possa portarti verso soluzioni che danneggino il suo lavoro

    Lì sono incazzata e qui no.

    il carico emotivo è molto diverso. L'investimento è molto diverso. La tecnica di aiuto è diversa. ecc ecc

    Judi e arley, e digi.. certo che con voi non siamo più soli.

    E' bellissimo.

    infatti...! :Thinking:

  8. Speriamo che ce lo riescano a insegnare anche a noi :Thinking:

    a sentire oscar non si direbbe :ola (4): Sembra che tutto quello che fanno è una strategia consolidata nella pratica della psicoterapia, sembra che rimanga poco spazio per la spontaneità. O almeno, così la leggo io, da ignorante <_< insomma mi sa che fraintendo molte cose che leggo qui <_<

    Non è proprio così. Anche se dovremmo intenderci su ciò che si intende per spontaneo. Se ho interiorizzato un metodo, in modo da non farmi pensare che lo sto usando, sarò spontaneo. Significa che "sono proprio diventato così". Alcuni invece legano la spontaneità alla mancanza di doppio fine. Tuttavia, posso avere "doppio fine" solo se ci penso, e pertanto torniamo al caso di prima. Ma non tutto ciò che è spontaneo è bello, così come il "non spontaneo" non è sempre brutto (già in passato ho fatto l'esempio di un signore che si scaccola il naso, da solo in auto, al semaforo... spontaneamente?!?? E perchè allora in pubblico si trattiene dagli scaccolamenti? L'educazione è non spontaneità?).

    In terapia, la "spontaneità" è anche frutto delle caratteristiche personali e dell'approccio terapeutico. Come dice digi, senza metterci "qualcosa di suo" (scegliendo un "ti voglio bene" al posto del "ti sono vicino") non si sarà efficaci.

    Ma tutta questa pizza sulla spontaneità si o no, in fondo a che ci serve saperlo? Se mi affido a lui-terapeuta devo lasciarmi andare alle mie emozioni, e se ci metto troppi perchè su di lui, immetto nella relazione solo un'altra resistenza, alterando una relazione che è essa stessa strumento di cura. Perchè danneggiare lo strumento?

  9. Qui più di una persona ha confermato che lo psicologo ha detto loro: "non saremo mai amici!" :ola (4):

    beh... è vero in parte. Può accadere anche, ma comporterebbe la fine di ogni aiuto e contratto terapeutico, e ci si vedrebbe "solo" per altre cose. Salvo poi accorgersi che trattasi persona normale, anche lui con le sue separazioni e problemi.

    E' che oltre un certo livello per me le seghe mentali si rivelano controproducenti. Invece di spingermi a parlare, mi bloccano sempre di più...Ed è quello che mi sta accadendo ora. Sento il bisogno di vivere la psicoterapia più spontaneamente, di farmi guidare da lui, piuttosto che pretendere spiegazioni...

    Un classico anche questo. Non sempre la consapevolezza del problema equivale a soluzione, anzi...

    ne ho conosciuti un bel pò sia di psicologi che psichiatri, ed alcuni mi facevano proprio "cadere le braccia", eppure tutti erano laureati con tanto di extra.

    E non tutti hanno le stesse tecniche di approccio anche con il paziente..quindi ok che ci aprono gli occhi dove noi li abbiamo più che chiusi..ma sono sempre persone :Thinking:

    Verissimo! Nelle scuole di specializzazione, infatti quelli ai quali si dice: - cambia mestiere, non è cosa per te - sono rari. Più spesso capita che lo dicano alla fine dei percorsi formativi, quando i malcapitati hanno già scucito i soldi, sob... <_<

    E sfortunatamente i molti che se lo sentono dire prima, continuano imperterriti...

  10. E' solo pensando di essere "dolcemente ingannata" che sono rtiuscita a dirglielo. E ne sono contenta.

    <_<<_<

    è sacrosanto che ognuno di noi ci pensi, ci rifletta, si carichi e poi si smonti....cacchio! Credo sia utilissimo!

    ovvero proprio quello smontare e ricomporre di cui parlavo tempo addietro...

    aò... ammazza e quanto scrivete!! :Thinking::sweat::ola (4)::sweat: guardate a quale messaggio ormai vecchio rispondo...

  11. Insomma suggerisci il "gioco del non detto", però lo chiami "tatto". Ma non avevi detto che continuare a giocare il gioco dei "non detti", danneggia alla lunga proprio la parte che ha meno potere contrattuale?

    E' un pò diverso. "Dire" cosa si prova è esattamente non celare nulla (non fingendo forza che non si ha, specie se si è deboli). Il non detto si riferiva al giocare al "non dire cosa si prova".

    Il tatto si riferisce invece all'evitare di ferire i sentimenti degli altri.

  12. Tutte le volte che mi è "ripresa una storia" in modo più o meno bello e normale, è stato quando il precedente distacco non ha fatto cenno a pause di riflessione, ma a un "lasciamoci con chiarezza, poi domani chissà cosa accadrà".

    Quando ho fatto cenno a pause di riflessione, queste ci hanno solo lacerato in un'indeterminatezza che ha distorto ricordi di eventi, o idealizzando e mitizzando, o proiettando odio e amarezza.

    Perchè?

    Abbiamo bisogno di attribuire senso e certezza ai ricordi e quindi questi si polarizzano (o da un lato o dall'altro)?

  13. Se passa il messaggio .... invece passa implicitamente può essere preso come insinuazione, con reazioni analoghe. ....

    Il messaggio importante, però, se di fronte c'è qualcuno aperto o apribile ad un cambiamento decisionale, è quello della correlazione tra decisioni sue e conseguenze. Ancora... questa è meglio sottolinearla in modo esplicito o dire solo come ci si sente e sperare che dall'altra parte si raccolgano anche gli altri puntini e li si uniscano?

    Se il tatto ha un senso e un vantaggio ad essere usato, rispetto al buttare crudamente in faccia la verità, il motivo è proprio il modo e l'efficacia del suo uso. In altre parole "conviene" usarlo. L'opinione e la deduzione sui comportamenti altrui, seppur corretta offende, il fatto molto meno. Nel nostro caso, il fatto è il "disagio provato" dalla nuova condizione. Il collegamento causa-effetto è bene lasciarlo fare agli altri, perchè se sbattuto preconfezionato direttamente addosso agli altri, si "aumenta" solo la resistenza e l'altrui reazione "contro". Un conto è dire "è colpa tua se sono triste", un altro è dire "mi sento triste". Anche se il provocatore sa che è colpevole, si scatena una reazione molto più tranquilla non accusandolo direttamente.

    Se il provocatore-generatore della tristezza (pure la dirigenza di un'azienda) vuole negoziare con noi, ha senso dirglielo, altrimenti avrà avuto solo valore di sfogo.

    Dicendolo indirettamente invece, si concede di salvare la faccia all'interlocutore, si concede più tempo per elaborare soluzioni, se almeno c'è la voglia di farlo, dicendo nel contempo sempre cose vere, senza celare nulla. Tatto, in una parola.

    Lo schema della "negoziazione esperta" è fatto da una sequenza precisa dove, prima di giungere all'analisi delle cause e alla "richiesta-proposta" si passa proprio da una serie di passaggi intermedi. Se si salta qualche passaggio (si vomitano prima addosso le negatività), si provocano conseguenze nefaste con maggiore facilità. A volte ci si può accorgere che neppure serve negoziare.

    Per la risoluzione del conflitto sono rilevanti i PROPRI OBIETTIVI personali e L'IMPORTANZA DELLA RELAZIONE nella risoluzione del conflitto (quanto è importante emotivamente l'altro o l'organizzazione, o per i propri sentimenti o per il proprio sostentamento economico). La combinazione di questi due aspetti origina varie strategie.

    Conviene negoziare se obiettivi e relazioni sono importanti (ma ciò richiede mosse audaci e rischiose, come rivelare i nostri interessi sottostanti aspettando che l'altro faccia lo stesso). In tal caso è utile (se tutti e due vogliono negoziare) usare lo schema "io vinco-tu vinci", dove ognuno pensa che avrà un vantaggio se adotterà un approccio di problem solving.

    Conviene mediare quando l'obiettivo importa poco ma la relazione sta molto a cuore, rinunciando all'obiettivo per mantenere elevata la relazione. Quando un collega tiene molto a qualcosa, e noi possiamo farne a meno, la mediazione è sicuramente una buona idea.

    Si fa i prepotenti costringendo alla resa gli altri, quando l'obiettivo è molto importante mentre non lo è altrettanto la relazione (quando compriamo un'auto usata, diamo priorità al prezzo rispetto ai sentimenti del venditore, cosa che avviene pure in un gara sportiva, nell'uso di tattiche di negoziazione, e... quando si vuole mobbizzare con male fede qualcuno e non interessa la sua amicizia!). Qui lo schema è "io vinco-tu perdi", e se si ha il potere per imporlo, l'altro può solo non giocare o perdere.

  14. Alely, tra le nostre "stampe" c'e' stata anche quello che chiedi. Avvocato del lavoro, sindacati, associazioni antimobbing, consulenti INAIL, e infine "forse" qualcuno di loro, se lo riterrà opportuno, ti potrebbe anche consigliare uno psicologo, a scopo preventivo e di stima sul grado "sopportabilità" che tu puoi o meno avere nell'intraprendere un'azione di difesa o di ricerca di nuovo lavoro.

  15. ........hemmmm ...............a raccontarlo Ragazze...... credo che mettereste una raccolta fondi per finanziare un SUPER ANALISTA tutto per ME!!!!!.................

    ...diciamo che "non mi posso connettere"...... questioni di ...... "gelosia" (maschile) ......... ^_^ ...............sarebbe da aprire un Topic.........

    .......... :D: ................... :D: ........................ ..... forse lo farò........

    uuuuhhhhh? :D::D::LMAO: :abbr:

    gelosiaaaaa?!???

    per un foooorum? :B):

    ma ti controlla il pc? :abbr:

    mi sembra un film....

  16. Non è detto. I concetti della psicologia sono applicabili anche a chi compie abusi, non solo a chi li subisce.Proiezione, negazione, rimozione, resistenze... con tutto questo corredo che tutti abbiamo a disposizione, ci vuole un nulla a ricostruirsi la situazione in modo da proteggere la propria integrità, e convincersene. E magari a percepire come "attacco personale" ogni argomentazione contraria.

    Certo! Pur di autogiustificarsi ci si inventa le assurdità più fantasiose. Per questo conviene parlare ai capi di "come ci si sente" e non in termini di "la responsabilità è vostra se mi sento così" (anche se di fatto lo è).

    Soprattutto se si ricopre un ruolo per il quale non si hanno maturato le capacità e le competenze necessarie (cfr. topic sul leggere...), e anche la tempra, che serve pure quella.

    capi incapaci... arrivano fin dove possono mostrare i loro limiti. Se solo li si potesse bloccare prima... :LMAO:

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