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oscar

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  1. che ti stia provocando è evidente, ma che cosa abbia in testa non saprei dire. A volte si va anche a tentoni. Se un metodo non porta a nulla si cambia strategia, e non sempre va bene.
  2. 1) ti rattristi perchè qualcuno ti sovrasta...?!??? 2) in che modo esattamente, un rattristamento ha a che fare con la tua intelligenza e con la stima che ha in te? Gli argomenti di cui si parla sono il suo campo... e poi, perchè vedere le discussioni in termini di vincitore-vinto? Cosa ci si guadagna? Beh... se crolla qualche punto fermo di qualche resistenza, potrebbe a cascata avere influenza anche l'ergomentare sui quei punti fermi. Se si parla di argomenti che non ti riguardano, ti rimane la confusione? Spesso si, ma non necessariamente. L'illuminazione a volte solleva, invece di affossare. Dipende dalla natura del problema.
  3. Beh... se è accaduto questo, ha fatto il suo lavoro di redifinizione della tua esperienza, o del modo in cui ti vedi. Forse teme che il forum possa portarti verso soluzioni che danneggino il suo lavoro il carico emotivo è molto diverso. L'investimento è molto diverso. La tecnica di aiuto è diversa. ecc ecc infatti...!
  4. Non è proprio così. Anche se dovremmo intenderci su ciò che si intende per spontaneo. Se ho interiorizzato un metodo, in modo da non farmi pensare che lo sto usando, sarò spontaneo. Significa che "sono proprio diventato così". Alcuni invece legano la spontaneità alla mancanza di doppio fine. Tuttavia, posso avere "doppio fine" solo se ci penso, e pertanto torniamo al caso di prima. Ma non tutto ciò che è spontaneo è bello, così come il "non spontaneo" non è sempre brutto (già in passato ho fatto l'esempio di un signore che si scaccola il naso, da solo in auto, al semaforo... spontaneamente?!?? E perchè allora in pubblico si trattiene dagli scaccolamenti? L'educazione è non spontaneità?). In terapia, la "spontaneità" è anche frutto delle caratteristiche personali e dell'approccio terapeutico. Come dice digi, senza metterci "qualcosa di suo" (scegliendo un "ti voglio bene" al posto del "ti sono vicino") non si sarà efficaci. Ma tutta questa pizza sulla spontaneità si o no, in fondo a che ci serve saperlo? Se mi affido a lui-terapeuta devo lasciarmi andare alle mie emozioni, e se ci metto troppi perchè su di lui, immetto nella relazione solo un'altra resistenza, alterando una relazione che è essa stessa strumento di cura. Perchè danneggiare lo strumento?
  5. beh... è vero in parte. Può accadere anche, ma comporterebbe la fine di ogni aiuto e contratto terapeutico, e ci si vedrebbe "solo" per altre cose. Salvo poi accorgersi che trattasi persona normale, anche lui con le sue separazioni e problemi. Un classico anche questo. Non sempre la consapevolezza del problema equivale a soluzione, anzi... Verissimo! Nelle scuole di specializzazione, infatti quelli ai quali si dice: - cambia mestiere, non è cosa per te - sono rari. Più spesso capita che lo dicano alla fine dei percorsi formativi, quando i malcapitati hanno già scucito i soldi, sob... E sfortunatamente i molti che se lo sentono dire prima, continuano imperterriti...
  6. ovvero proprio quello smontare e ricomporre di cui parlavo tempo addietro... aò... ammazza e quanto scrivete!! guardate a quale messaggio ormai vecchio rispondo...
  7. oscar

    desinenza

    menti prepotenti
  8. oscar

    desinenza

    malesseri delle alture del Kilimangiaro...
  9. E' un pò diverso. "Dire" cosa si prova è esattamente non celare nulla (non fingendo forza che non si ha, specie se si è deboli). Il non detto si riferiva al giocare al "non dire cosa si prova". Il tatto si riferisce invece all'evitare di ferire i sentimenti degli altri.
  10. oscar

    Pause di riflessione: servono?

    Tutte le volte che mi è "ripresa una storia" in modo più o meno bello e normale, è stato quando il precedente distacco non ha fatto cenno a pause di riflessione, ma a un "lasciamoci con chiarezza, poi domani chissà cosa accadrà". Quando ho fatto cenno a pause di riflessione, queste ci hanno solo lacerato in un'indeterminatezza che ha distorto ricordi di eventi, o idealizzando e mitizzando, o proiettando odio e amarezza. Perchè? Abbiamo bisogno di attribuire senso e certezza ai ricordi e quindi questi si polarizzano (o da un lato o dall'altro)?
  11. oscar

    desinenza

    si annaffiano i piedi per essere così alti?
  12. Se il tatto ha un senso e un vantaggio ad essere usato, rispetto al buttare crudamente in faccia la verità, il motivo è proprio il modo e l'efficacia del suo uso. In altre parole "conviene" usarlo. L'opinione e la deduzione sui comportamenti altrui, seppur corretta offende, il fatto molto meno. Nel nostro caso, il fatto è il "disagio provato" dalla nuova condizione. Il collegamento causa-effetto è bene lasciarlo fare agli altri, perchè se sbattuto preconfezionato direttamente addosso agli altri, si "aumenta" solo la resistenza e l'altrui reazione "contro". Un conto è dire "è colpa tua se sono triste", un altro è dire "mi sento triste". Anche se il provocatore sa che è colpevole, si scatena una reazione molto più tranquilla non accusandolo direttamente. Se il provocatore-generatore della tristezza (pure la dirigenza di un'azienda) vuole negoziare con noi, ha senso dirglielo, altrimenti avrà avuto solo valore di sfogo. Dicendolo indirettamente invece, si concede di salvare la faccia all'interlocutore, si concede più tempo per elaborare soluzioni, se almeno c'è la voglia di farlo, dicendo nel contempo sempre cose vere, senza celare nulla. Tatto, in una parola. Lo schema della "negoziazione esperta" è fatto da una sequenza precisa dove, prima di giungere all'analisi delle cause e alla "richiesta-proposta" si passa proprio da una serie di passaggi intermedi. Se si salta qualche passaggio (si vomitano prima addosso le negatività), si provocano conseguenze nefaste con maggiore facilità. A volte ci si può accorgere che neppure serve negoziare. Per la risoluzione del conflitto sono rilevanti i PROPRI OBIETTIVI personali e L'IMPORTANZA DELLA RELAZIONE nella risoluzione del conflitto (quanto è importante emotivamente l'altro o l'organizzazione, o per i propri sentimenti o per il proprio sostentamento economico). La combinazione di questi due aspetti origina varie strategie. Conviene negoziare se obiettivi e relazioni sono importanti (ma ciò richiede mosse audaci e rischiose, come rivelare i nostri interessi sottostanti aspettando che l'altro faccia lo stesso). In tal caso è utile (se tutti e due vogliono negoziare) usare lo schema "io vinco-tu vinci", dove ognuno pensa che avrà un vantaggio se adotterà un approccio di problem solving. Conviene mediare quando l'obiettivo importa poco ma la relazione sta molto a cuore, rinunciando all'obiettivo per mantenere elevata la relazione. Quando un collega tiene molto a qualcosa, e noi possiamo farne a meno, la mediazione è sicuramente una buona idea. Si fa i prepotenti costringendo alla resa gli altri, quando l'obiettivo è molto importante mentre non lo è altrettanto la relazione (quando compriamo un'auto usata, diamo priorità al prezzo rispetto ai sentimenti del venditore, cosa che avviene pure in un gara sportiva, nell'uso di tattiche di negoziazione, e... quando si vuole mobbizzare con male fede qualcuno e non interessa la sua amicizia!). Qui lo schema è "io vinco-tu perdi", e se si ha il potere per imporlo, l'altro può solo non giocare o perdere.
  13. ciao Ilaria!

    Impegnativo anzichennò il topic sull'amore per lo psi, neh?

    ;-)

    Ricambio con affetto e stima il salutino!

    :-)

  14. Alely, tra le nostre "stampe" c'e' stata anche quello che chiedi. Avvocato del lavoro, sindacati, associazioni antimobbing, consulenti INAIL, e infine "forse" qualcuno di loro, se lo riterrà opportuno, ti potrebbe anche consigliare uno psicologo, a scopo preventivo e di stima sul grado "sopportabilità" che tu puoi o meno avere nell'intraprendere un'azione di difesa o di ricerca di nuovo lavoro.
  15. e a chi non ci crede... auguri lo stesso!
  16. uuuuhhhhh? gelosiaaaaa?!??? per un foooorum? ma ti controlla il pc? mi sembra un film....
  17. ah... allora non sono l'unico a pensarlo... neh... coccy? Non so più come ripeterglielo...
  18. Certo! Pur di autogiustificarsi ci si inventa le assurdità più fantasiose. Per questo conviene parlare ai capi di "come ci si sente" e non in termini di "la responsabilità è vostra se mi sento così" (anche se di fatto lo è). capi incapaci... arrivano fin dove possono mostrare i loro limiti. Se solo li si potesse bloccare prima...
  19. Bello il dono per Arley... quando ti imbatti in cose analoghe, condividile sempre con noi, come hai fatto ora...!

    ^_^ Thanks :)

  20. Questo è il caso della mala fede. Il vantaggio risiede nel tuo scarico emotivo. Si negozia in due, e se vuoi negoziare solo tu, è chiaro che sei il debole e non conviene nè "giocare" nè negoziare. Prepararsi la fuga e via. Se questo accade (meno spesso ma accade) allora c'è un certo margine per la negoziazione, e far pensare ciò che non si è, è l'illusione percettiva di cui prima. Una delle difficoltà è l'interlocutore spesso multiplo, e la negoziazione diventa complessa e faticosa. Conviene farlo se lo si può sostenere emotivamente. E infatti qui sta la falsità. Ti licenzio, ti inganno e ti faccio credere pure di aiutarti. Puàh... Per questo si mobizza... [inizio OT]Questo è un aspetto tristissimo di chi non ha potere contrattuale tra le parti... Se potesse dire - ciao, chisenefrega, tanto trovo subito un altro datore di lavoro meglio di te - sarebbe forte... Ma qui la soluzione sta al di fuori delle "due" parti... e si aprirebbe un discorso di tutele e di organizzazione sociale assai complesso. Trattare il lavoro come una qualsiasi merce o fattore della produzione comporta vantaggi competitivi per le aziende, ma disgregazione umana e sociale, se non si bilanciano le degenerazioni. Diventeremo come tanti schiavi moderni, come i cinesi, che vivono in fabbrica 24 ore al giorno? Noooo dicono i falsi protettori dei nostri interessi, salvo poi non far nulla con ispezioni e pene contro chi aggira le norme, in nome del fatto che si da lavoro alla gente, danneggiando gli imprenditori onesti.[fine OT]
  21. oscar

    desinenza

    piano piano... Speriamo sia uno scoppio duraturo
  22. Serve per dimostrare proprio quello che proponi anche tu: le ricadute, con la tua minore produttività, rispetto ad una risorsa umana forse più produttiva o che "serve" forse anche per altri motivi. Il datore di lavoro "vero" sa quanto contino le emozioni, e si lederebbe da sè se ripartisse il lavoro trascurando questo aspetto. Spesso si creano e si ripartiscono coppie di lavoro basandosi solo su feeling emotivi, oltre che tecnici. Se invece c'è mala fede (e nel mobbing c'è) è utile almeno per la tua salute emotiva (ti sei almeno scaricata pur senza accusare nessuno, parlando solo di cosa provi), per il poco che ti rimane da stare lì. Il mostrare le proprie difficoltà (anche emotive) serve al datore di lavoro accorto, che potrebbe adottare soluzioni per mantenere la propria risorsa umana efficiente. Il capo che invece ha già deciso di licenziarti troverebbe scuse, una pacca sulla spalla e via. Certo, se il tuo piano emotivo ti consente la lunga guerra. Con l'alternativa pronta è meglio scappare subito, come se si fosse stati licenziati senza troppe falsità. - Abbiamo trovato una che ci piace di più (per vari motivi). Ti sostituiamo come un bullone vecchio. Addio -
  23. oscar

    per un attimo,torniamo bambini.

    Trovo immaturo il non saper essere capaci di "FARE" i bambini e di non godersi la bellezza di quelle emozioni, calandocisi dentro a pieno, anche avendo la disinibizione di giorcare a nascondino davanti alle signore. Per me è addirittura terapeutico... Quindi... ben vengano tutte le nostre scemate!
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