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oscar

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messaggi di oscar

  1. Io parlo di accoglienza, perchè credo sia il contrario della fuga immediata verso la soluzione, stare su se stessi, autosservarsi passivamente senza una coscienza giudicante, credo sia qualcosa che possiamo concederci ed è qualcosa che può liberare una reale attività.

    in alcuni casi funziona. Se è sporcata dal rumore delle routine negative, si avvita intorno ad esse e aggrava il problema. Per questo.... "dipende" dal peso delle routine e dei pensieri ricorsivi negativi.

    L'abitudine routinaria esiste nei nostri pensieri che giudicano quello che osserviamo, che spingono ad una azione in fuga verso un modello non oggettivamente migliore, che concettualizzano un processo di evoluzione che nella realta, a mio parere, non avviene.

    Non mi riferivo a questo tipo di routine.

    Secondo me, parlare di società non integrata credo risuoni negativamente per chi, con la psicologia si affanna a concettualizzare l'integrazione con essa.

    E chi parla di società non integrata?

    La spinta endogena verso un modello integrato di benessere è un concetto non oggettivo. Utile è la psicologia come possibile chiave di lettura di ciò che affiora spontaneamente.

    Il modello integrato di benessere generalizzato è utopico. Ognuno dovrebbe poi avere il suo modello, e finisce allora l'utilità di "modello" determinabile da persone/studiosi esterni a da sè.

    Potrei continuare per ore a ingannarmi con astrazioni ed esempi di impippaggio teorico razional virtuale. :italian_flag: Mo mi mangio un panino, vàh... : :italian_flag::italian_flag:

  2. Ciao Oscar, un pensiero condizionato da un meccanismo psicolinguistico può dare dei risultati positivi, ma questi risultati sono positivi oggettivamente? Nel momento in cui giudichiamo che pensiero di sconfitta sia negativo, non credi sia metta in moto un meccanismo in cui cerchiamo di allontanare una parte di noi da noi piuttosto che accoglierla.

    L'accoglienza rogersiana di cui forse parli, se autoriflessa, porta alla comprensione e giustificazione verso le proprie routine perverse. Un circolo vizioso come difesa non risolutiva, invece della confrontazione e l'azione. L'aspetto meccanicistico delle routine ha un ruolo eccome. Affrontare tutto e sempre in termini di analisi risolve solo secondo i casi. In ogni caso, a volte.

    Chi l'ha detto che lo sconfitto dia risultati peggiori del neutro? Una società omologata al miglioramento tratto da giudizi non oggettivi è una società migliore e più integrata?

    Secondo me considerare e osservare ogni aspetto che affiora nel nostro modo di essere è una possibilità che abbiamo, informazioni che distolgono l'attenzione al fine di veicolarla verso un obbiettivo di integrazione sociale, sono manipolazioni inutili perche la società stessa non è oggettivamente integrata.

    Mi riferisco alle spinte endogene, verso il benessere individuale. Altrimenti la risposta va vista in chiave sociologica, non psicologica.

  3. Hai fatto un bellissimo esempio (c'è molto di pnl in quello che hai detto, se non sbaglio). Le parole andrebbero dosate, sia verso di noi, sia verso gli altri. Qualcuno affermava che la parola è magia, è che in un orecchio fragile poteva fare molti danni. Si deposita nell'orecchio come un seme e poi cresce. Dovremmo essere più responsabili e coscienti di ciò che diciamo e di quali termini usiamo. La parola e il pensiero loro modo creano.....

    Grazie! :unsure:

    non lo dicevano solo B & G, ma molto tempo prima di loro, illustri psicolinguisti :D:

  4. quando ci si rassegna, si perde.. ma credo anche che la vera rassegnazione la vivono in pochi, per la maggiorparte di noi che ci lamentiamo , ci atterriamo ci sconsoliamo, alla fine è sempre più forte la voglia di vincere o dovrei dire di vivere!!!!!

    Penso le parole abbiano un valore condizionante, (a dir la verità non lo dico io, ma passamela :D: ) soprattutto quelle ricorsive, che ci ripetiamo da soli più spesso. Scegliersi effetto (neutra) al posto di sconfitta (negativa), ci porta a pensare più spesso produttivamente verso soluzioni future, piuttosto che aumentare l'intensità emotiva di quelle passate, cristallizzandole.

    Non è un caso, per esempio, che dove gli stessi uffici reclami (uguali proprio, eh?) sono stati semplicemente rinominati in "uffici soddisfazione della clientela" (prendendo allegramente per il sedere i clienti senza darlo a vedere), siano diminuiti mediamente sia l'intensità che il numero dei reclami. Con le parole pertanto possiamo condizionare in negativo e in positivo sia gli altri che noi stessi.

    Per questo la parola sconfitta con se stessi non è produttiva. Se poi ne facciamo una ridefinizione di SIGNIFICATO, ancora meglio! Potremo però anche mutare i legami CAUSA-EFFETTO, (attraverso il capovolgimento causale degli eventi)

    oppure cambiare la visione CONTESTO che facciamo dell'evento (in quali altre situazioni questa stessa caratteristica o comportamento si rivelerebbero validi o utili?)

    Per questo per me è un MAI. O mi conviene che lo sia... :unsure:

  5. A volte cerco veramente di isolarmi, ma questo viene visto come una non collaborazione.

    quindi vieni percepita come una "non del suo clan"... non vivi il fuori lavoro e le pause, al loro/suoi stesso modo. Ci saranno casomai pure dei valori di fondo nel vedere la vita diversi

    Se invece collaboro e mi dispongo all'ascolto, anche una semplice proposta, viene bocciata. Una semplice domanda ha effetto boomerang, e provoca una serie di messaggi più o meno verbali, che fungono da silenziatore.

    Molto indicativo... :D: Se si è già arrivati a questo ho l'impressione che si può far poco... L'immagine che hanno/ha di te è già ben cristallizzata. Ne avrà parlato con qualcuno, vuole confermare pubblicamente le conclusioni

    Sul piano della relazione autentica non vedo proprio nulla... Poi ci sono fattori competitivi che non aiutano. Forse "sa" che tu, sostituendola dopo, potresti affuscarne la reputazione, e non certo solo per i titoli.

    Ok allora taccio e ascolto, dato che la mia capo mi nega la parola da 1 anno, cioè da quando lavoro con lei. Se voglio qualcosa di veramente importante, devo fare in modo che la proposta nasca da lei.

    Ti nega la parola... è insicura! ahahah!

    Per quanto riguarda i comportamenti concreti, non lo so Oscar, ci sono degli aspetti della comunicazione, o della gestione delle risorse umane, come le tecniche di conduzione di una riunione....che è indispensabile apprendere teoricamente.

    Non mi riferivo a quelli. Mi riferisco ai microatteggiamenti di relazione in generale. Quelli di cui in genere non si ha una gran consapevolezza. Difficilissimi da capire e cambiare. Pure se ti rivedi in tv con lei. Ma non so, forse temo che lei abbia dei conflitti irrisolti che scarica sul caprio espiatorio che ha identificato. Tu.

    Prima di leggere gli altri, occorre leggere sè stessi, governarsi e gestirsi.

    appunto...

    Nel mio ufficio si respira aria di ambizione, frustrazione e fallimento. Substrato ideale per zone paludose e piene di insidia.

    Beh.. allora forse è un capo manipolatore? Demotivante? Poco democratico? Vuole soldatini o persone?

    Che stile di leadership ha?

  6. Non voglio far "carriera", per essere sbranatra da squali grossi e carnivori !!! Davvero, io vorrei stare al mio posto, tranquilla e senza lo stress di chi dirige e di chi ha mille responsabilità.

    Questo atteggiamento come viene visto? Che conseguenze genera?

    E meno male che ho fatto una tesi sulla comunicazione. Non so nemmeno condurre la mia equipe di tre persone, figuratevi un corso di laurea di 90 !!!

    questo conferma come i comportamenti concreti, in realtà si imparano in una vita, e la teoria su queste cose serve a innaffiare le statue...

  7. Mai.

    Ora conosci solo che quella è una strada da non percorrere. Quindi hai ottenuto "quel risultato".

    Si sconfiggono le squadre in una gara, non le persone nella vita con se. Il tuo avversario chi sarebbe, l'obiettivo che ti sei data da sola tempo prima?

    Edison al 999esimo tentativo si disse: - ora so che anche questo metodo non va bene. - Poi inventò la lampadina

  8. qual'è il tipico fare dell'adulatore?come si comporta?che pensa?qual'è il suo profilo?

    Spesso è un manipolatore. Ma poi dipende da cosa intendi per "adulatore". Uno che fa complimenti realistici troppo spesso? Uno "non tempista" che adula pure quando non occorre al momento? Uno che dice il falso? E così via.

    Se ci fai una descrizione concreta con DIVERSI esempi della/e persona/e alla quale ti riferisci, potremo parlarne meglio. Potremmo scoprire che non lo è, ma potremmo anche chiarire "in generale" chi lo è

    inoltre, poichè siamo in un forum di psicologia, il risvolto è di natura del tipo "perchè lo si fa" ecc? o si tratta d'altro?

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