Vai al contenuto

juditta

Membri
  • Numero di messaggi

    18737
  • Registrato dal

  • Ultima visita

messaggi di juditta

  1. non è che siccome non ci sono studi e competenze con cui reggere delle controargomentazioni allora non si può dialogare...

    :clapping:

    e quindi sarebbe apprezzabile, in uno spazio come questo, lasciare alle persone la libertà di esprimere il proprio sentire, senza dover rimarcare che "si conoscesse la psicanalisi allora si saprebbe che..." e via discorrendo...

    o che quello che ci è venuto in mente di scrivere non c'entra con le libere associazioni sempre perchè "se si conoscesse la psicanalsi si saprebbe che le libere associazioni..." e via discorrendo.

    non sono risposte che predispongono al dialogo.

    (poi vabbè ci sono quelli che devo aggrapparsi agli altri per sentirsi forti nel sferrare i propri attacchi personali. segno evidente che la forza non la sia ha)

  2. Ciao, scusate se mi intrometto, dico quello che ho notato io leggendo alcuni post

    Premesso che a me la psicoanalisi affascina anche se non condivido alcuni elementi, mi è sembrato che sia tu Aikon che lighting steste come ad "incensarvi" a vicenda parlando di quanto è importante un'esperienza con questo tipo di terapia, quanto è alta e quanto è edificante, quasi una cosa di nicchia (non per niente c'è il pregiudizio sulla psicanalisi come qualcosa riservato ad una ristretta cerchia di persone).

    Detto questo, esistono anche altri tipi di terapie, che spesso tendono ad essere sminuiti perché magari non aiutano allo stesso modo a pensare, a scoprire se stessi ecc... che "curano" e basta (che poi scusate se è poco).

    Oltretutto se io vado a iniziare una psicoterapia mi aspetto appunto di curarmi da qualcosa, nemmeno in senso strettamente "medico", ma spero perlomeno di riuscire a risolvere un problema. Saranno meno esistenzialiste, ok, ma a parte che non tutti sono interessati a certe cose (e non significa per questo essere poco propensi ad arricchirsi culturalmente), magari qualcuno si "accontenta" semplicemente di vivere meglio...

    Poi per quanto mi riguarda tendo a storcere un po' il naso quando leggo di quelle correnti psicoterapiche che millantano di risolvere i problemi in poche sedute (se anche succedesse significa che chi ci va poteva evitarlo, a questo punto, perché forse sarebbe anche "guarito" da solo chissà... parere personale) però pure a me parlare di terapia interminabile fa un po' "preoccupare" eh!

    mi fa piacere quando arriva qualcuno di esterno che può avere il mio stesso tipo di sensazioni o che può fare lo stesso tipo di riflessioni.

    ma evidentemente per qualcuno non è accettabile la libera espressione di idee e punti di vista diversi (se non opposti) ai propri. quando si dice la democrazia... :Straight Face:

    proprio per questo ho abbandonato da tempo il topic, io come tante altre persone... e non avevo nessuna intenzione di tornarvi a scrivere con costanza. non si preoccupi chi col suo lavoro certosino ha portato questo luogo ad lo stato di abbandono in cui si trova.

  3. sì, c'è posto anche per te, purtroppo. il risultato della terapia per cretini che segui.

    e comunque non me ne frega degli squallidi insulti personali a me, ma vedi di evitare di insultare un tipo di psicoterapia (la sistemico-relazionale) dato che così insulti terapeuti e pazienti che passassero di qui.

    sarebbe come a dire che io vedendo come ti comporti te dopo 6 anni di analisi dicessi che l'analisi è una terapia da cretini... ma non lo faccio, perchè ci sono sono ottimi terapeuti in giro.

    quindi un po' di rispetto, che al mondo non ci sei solo tu e le tue miserie personali.

    e anche un po' di rispetto per Add, per Kitchen, e per tutte le persone che passano di qui cercando un confronto, e senza capirci nulla si ritrovano in mezzo a messaggi di insulti.

    anche se te ne sbatte il caxxo di interagire con loro, puoi lasciare che dialoghino con qualcun'altro.

  4. grazie dell'intervento, Juditta. Cque nel mio caso non si è trattato di "abbandonare" la terapia come "capriccio di resistenza", ma perchè ho sentito sulla mia pelle che essa non fosse più incisiva nè costruttiva per me, ma in un punto di stallo dovuto alla metodologia del terapeuta, anche se non solo...Per dirla con una metafora: se si vuole abbattere un albero, puoi decidere sì di puntare l'accetta in un determinato punto, ma se poi non s'inclina nè si piega, forse si è sbagliato il punto e bisognerebbe cambiarlo...In fondo dice Freud che il setting e la terapia non la crea il paziente, che, almeno qualche volta, doverbeb aver pur ragione? Questo è ovviamente il mio punto di vista di ora, giacchè non sono affatto serena nel sapere che al momento non ho piu' l'aiuto professionale su cui ho contato e investito economicamente..Infatti io al momento non ho risolto i miei problemi, anche se la lunga (almeno per me)terapia mi ha ovviamente arricchito e diversificato i punti di vista e le consapevolezze. Insomma, per dirla in breve, io vorrei ancora e ancora fare terapia, perchè non sono mai sazia di conoscere la mia interiorità, ma ho dovuto interrompere per motivi "oggettivi dentro di me", e per giunta con un terapeuta che ritengo "bravo", e per motivi forse qui difficili da spiegare se non per tentativi; faccio un esempio: se io ho "un problema" a me charo, e il mio terapeuta mi dice che "non è quella la cosa importante", anche se io la sento tale.....visto che ci si vede da mesi e io lo preciso sempre, perchè non avermene dato atto almeno una volta...? Sai quando senti che "è vero" un qualcosa che lui ti dice che "non è vero" ? Sì, d'accordo, terapia+resistenza, ecc...ma credo che come paziente, tenuto conto della fiducia e del bisogno di capire e vivere meglio, ognuno di noi possa sentire se quel percorso che sta facendo sia "generativo" per se stessi oppure stagnante, come puo' capitare, senza nulla togliere alle buone intenzioni, umane e professionali , delle due parti.

    è difficile risponderti... da un lato mi dispiace sempre leggere che un terapia finisca con un senso di incompiutezza o di incomprensione... dall'altro credo che possa succedere, per vari motivi. hai provato per un'ultima volta a fargli capire che è questo che ti sta allontanando dalla terapia? ciò che per me ha sempre fatto la differenza, nei momenti cruciali, è questo: sentire il mio terapeuta aperto alle critiche, quando ce ne sono state. pronto a spiegare la propria posizione, ma anche a mettersi in discussione, sempre. è per questo che io ho continuato a dargli fiducia, e i risultati ottenuti nel corso di anni mi confermano che ho avuto ragione. però i momenti nei quali non mi sono sentita compresa ci sono stati, e tanti. momenti nei quali mi sembrava che le nostre strade divergessero... eppure il lavoro è stato efficace comunque.

    io al posto tuo cercherei un ultimo chiarimento col cuore in mano. e comunque secondo me fai bene a difendere ciò che per te è importante...se tu senti che certi temi per te sono fondamentali, li devi affrontare, di li ci devi passare per forza. magari poi scoprirai che aveva ragione il tuo psi, ma certi tempi interiori non possono essere forzati, pure io ho passato tantissimo tempo parlando di questioni che erano "marginali" rispetto alla mia vita. ma proprio quei passaggi mi hanno fatto cambiare tanto...

  5. Ovvio, juditta, che ci siano altri percorsi terapeutici oltre l'analisi. Però io stavo rispondendo ad una tua considerazione su ciò che può essere alla base di un'associazione. E siccome le libere associazioni sono una tecnica usata in analisi (e non mi risulta in sistemica) ti stavo delucidando circa la scarsa importanza data al background culturale in tale ottica. Tutto qui, cerca di non vederci qualcosa di più di quel che é.

    bene, sono contenta di averti dato modo di sfoggiare la tua erudizione.

    se mo' magari hai qualche intervento da fare più consono allo spirito di condivisione di esperienze che ha sempre caratterizzato questo topic...

  6. In analisi tramite le libere associazioni si porta alla luce qualcosa di molto più profondo del background culturale.

    E anche se volessimo considerarlo, potremmo chiederci cosa ne impedisce la decostruzione.

    Non si tratta di avere a che fare con il dizionario e chi fa analisi lo sa bene.

    ehm... chi fa analisi, appunto. ma siccome le tecniche psicoterapiche non si riducono all'analisi, e non tutte le persone che passano di qui fanno analisi... tipo io che mi faccio la mia bella psicoterapia con uno psi di orientamento sistemico relazionale.

    niente analisi (terminabile o interminabile) per me! e collegandomi al vostro discorso, sono anzi lieta di fare un percorso destinato alla conclusione. :Whew:

  7. credo che non ci sia una risposta semplice alla tua domanda. è una questione molto personale... probabilmente alcuni psi parlerebbero di resistenze. può essere... io credo che non tutti, per motivi diversi, sentano il bisogno di andare in profondità. alcuni vanno solo per risolvere un sintomo o un disagio temporaneo, risolto quello non hanno interesse ad andare oltre, e solo il tempo dirà se i problemi non risolti del tutto si ripresenteranno oppure no. tante persone hanno trovato un equilibrio accettabile coi proprio disagi o traumi, e riescono a vivere una vita soddisfacente. a quel punto perchè buttare tutto all'aria? è un processo spesso penoso, e se si sente di non averne bisogno, o non si è pronti, credo sia legittimo interrompere. poi bisogna vedere quanto è vero che "si sta vivendo bene" e quanto ce la si racconta... io ho intrapreso la terapia quando i casini erano diventati talmente enormi che non potevo più fingere di non vederli. se avessi fatto questo percorso 15 anni prima la mia vita avrebbe avuto un altro corso, avrei evitato enormi errori. però, appunto, si tratta di me...

  8. forse viviamo nella sofferenza .......perchè nn siamo capaci di vivere in un'altro modo !

    ora che potrei vivere .....mi sto invece distruggendo Straight%20Face.gif ma nn sono capace di vivere diversamente ....cray.gif

    a me dispiace tanto quando sento te o qualcun'altro parlare così... perchè se c'è una cosa che la terapia mi ha dato è proprio la consapevolezza che si può cambiare! io mi sento cambiata in tanti aspetti, e sento questi cambiamenti come acquisiti, sono cambiata "dentro". certo poi tutto il lavoro di miglioramento della mia vita è tutto mio, non me lo può fare lo psi per me... ma è già una differenza enorme il fatto di sentirmi come mi sento ora, più "solida", in grado di reggere anche quando succede qualcosa che mi mette alla prova. io prima ero una bandierina al vento...

    quindi non disperare, devi crederci e impegnarti, e i risultati arriveranno pure per te.

    non vi ci abituate, che in questi giorni sono insolitamente loquace, sarà la primavera! :Silly::icon_nav1:

  9. beata te, a me l'analisi mi ha fatto diventare molto pratica, concreta, prima ero una romanticona, ma mi ha fatto impoverire sentimentalmente...

    ma forse può essere che tu prima idealiizzassi fortemente i rapporti? e quello che ora vedi come impoverimento è solo l'impatto con la dimensione reale dei rapporti, molto lontana dall'ideale romantico, ma non per questo povera. anzi, io trovo molto più povero il sentimento autoreferenziale distorto dalle nostre proiezioni... quando alziamo gli occhi dal nostro ombelico possiamo scoprire un mondo! sarà che ho scoperto che a me affascinano "le persone", scoprire la persona di fronte a me, che viene da un mondo diversissimo dal mio, con un modo di vivere, di percepire totalmente diverso dal mio. e io, ogni tanto, quando incontro qualcuno di stimolante, "mi innamoro" di questo, mi stupisco di come la realtà possa essere vista con occhi diversi, e mi si prospetta la prospettiva di poter io stessa cambiare punto di vista.

    prima ero ripiegata su me stessa e a causa di questo non riuscivo a conoscere veramente gli altri, tutta la relazione era troppo condizionata dalle mie proiezioni, o dai miei problemi relazionali.

  10. io personalmente ho abolito tutto ciò che c'è di cattolico dalla mia mente...confessare l'ho intesa subito in senso etimologico...

    (anche se onestamente il mio stato emotivo -affettivo attuale avrebbe bisogno di un miracolo)

    io invece, ma proprio perchè collego strettamente il termine confessione all'educazione cattolica, se penso a confessione penso al peccato. al rivelare qualcosa di peccaminoso.

    invece nel mio percorso psicoterapico, alcune delle cose mai dette prima, che ho "rivelato" li, non erano collegate al concetto di peccato, non erano cose per cui mi sentivo in colpa, ecc... quindi non mi viene da usare il termine "confessione" o "inconfessabile".

    ma mi sembrano cose talmente ovvie da dire, che ognuno interpreta le parole in base al proprio vissuto...

  11. Perché la parola confessare fa associare l'idea (positiva o negativa che si voglia intendere) del prete invece che del rendere manifesto (come l'etimologia suggerisce)?

    Sarebbe un buon argomento da affrontare in seduta ;-) Potrebbe svelare molto di se stessi.

    magari perchè uno le associazioni le fa in base al background da cui proviene... e non dizionario etimologico alla mano? :pardon:

×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Navigando questo sito accetti le nostre politiche di Politica sulla Privacy.