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smus

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  1. Ciao Altair. Non si può vivere senza amore. Credo inoltre che il rapporto sessuale non significhi solo andare con una prostituta o con una persona a cui interessa solo sesso. Il rapporto sessuale penso sia importante per conoscere sé stessi e l’altro: se è questa la tua necessità, d’accordo, ma non credo che la prostituta sia l’unico modo. Io ho fatto molto poco sesso nella mia vita, il che lo sento con disagio, e le rare volte è stato con persone che non mi amavano, e altre ancora a pagamento. E’ questo che trovo limitante nella mia vita… l’intimità sessuale è un’altra cosa, rispetto alla scopata o a un rapporto comunque meccanico. Io sono andato con una prostituta diversi anni fa in momenti di grosso sconforto e solitudine, e il risultato, per quel che mi riguardava, era qualcosa di molto istantaneo, che finiva lì…oltre al pensiero delle botte che forse quella ragazza poteva aver ricevuto….e non fa molto testo sai l’essere stato gentile con lei…..questo non cambia né la tua né la sua situazione. Hai inoltre un tuo percorso di vita, e non so quanto sia meglio la tua situazione rispetto a quella di chi, nel sesso, ha perso ogni dimensione di scoperta, di fantasia, di conoscenza, di intimità….sicuro che viva meglio di te? Ciao.
  2. smus

    Paura delle donne

    Meglio la tua situazione rispetto a quella di chi si illude di poter rinunciare al proprio bisogno di amore, di coccole, ai propri desideri…. In che senso? nel senso che è sbagliato? Se invece non accetti la situazione, e la vuoi cambiare, questo sì. Io ancora non riesco a cambiare la mia, ma ogni giorno forse posso, se non cambiare, almeno capire qualcosa, fare un po’ di pulizia se necessario, ci provo… e le cose non cambiano automaticamente… vogliamo tutto e subito, e questo non ci aiuta. Forse, sul modo per arrivare a quello che cerchi, potresti lavorare in modo diverso…mi sembrano interessanti alcuni spunti che ti fornisce Lapina.
  3. smus

    Fimosi al Pene

    Ho fatto un intervento di circoncisione per la mia fimosi a 26-27 anni. La cosa che mi metteva più a disagio erano però altre cose, come per esempio il fatto di trovarmi da solo sul letto di ricovero giornaliero senza nessuno con cui scambiare due parole o due carezze… maggiore era il mio bisogno di amore, piuttosto che di una qualche “comprensione” o “accettazione” per l’intervento avuto. Che è un intervento breve, può fare un po’ (e non molto) male solo mentre lo fai. La seccatura è stare per max.1 o 2 settimane, se non ricordo bene, senza sporcare la parte, tenendo pulite o cambiando ogni tanto le garze. Tutto qui. Non so i motivi per cui non ne vuoi parlare con i tuoi genitori, ma se non te la senti non lo fare. Se c’è qualcuno con cui ti senti di poterne parlare penso sia meglio…ma vedi tu. Io ho fatto tutto da solo e senza parlarne con nessuno….ne ho parlato dopo con chi mi sentivo. E’ una cosa intima, che per me significava anche dover confessare di aver sottovalutato la cosa, o di essere vergine (me ne sono accorto solo la prima volta che ho avuto un rapporto fisico con una ragazza, a 26 anni), cosa di cui mi vergognavo. Né il medico né all’ospedale mi hanno comunque chiesto perché non ci avevo pensato prima….e poi, anche se così fosse, nessuno può giudicare in base a questo chi sei, e se va bene o va male. L’importante è fare l’intervento (si risolve in un giorno).
  4. smus

    Apatia verso i nipoti

    Il padre “Dai A. (la nipote più grande), dai un bacio allo zio S. (io)! La madre: “allora F. (il nipote più piccolo), questo è S., il fratello si tuo padre, tuo zio…” Oppure: (momento dei saluti). Mi avvicino per un bacio alla nipote, che rimane ferma a occhi bassi. Il nipote più piccolo (1 anno e mezzo), si prende il mio bacio… Sono due esempi…di cosa siano segnale non lo so… forse di niente, forse di qualcosa. Se è di qualcosa, questo qualcosa si deve forse sbloccare, ma non è detto che sarà proprio con loro. Mi sento a volte inadeguato, e vorrei vivere, avere esperienza di qualcosa di mio, che non ha a che vedere con quello che succede in queste situazioni, specie nelle visite domenicali. Ciao
  5. smus

    Apatia verso i nipoti

    Spediscimi pure l’indirizzo (provincia di Venezia, o Veneto), ma non credo che sia questo ciò di cui ho bisogno. Avere comunque un’alternativa può aprirmi a un’esperienza, forse per me non nuova…bisogna però vedere di cosa si tratta. Vediamo... Ciao e grazie
  6. smus

    Apatia verso i nipoti

    Ciao Filotea. Intanto due cose: non sono padre, e vivo al momento in Veneto. La consapevolezza, la coscienza, in un percorso. Certo, e ognuno ha il suo. Mi piace quello che dici sul fatto di non tornare indietro: si dice molto di ritrovare il bambino dentro di sè..di mollare le proprie difese....anche nell'amore...mah! Ho i miei dubbi, non sono molto d'accordo su questo. Saper guardare indietro, invece, sì. Quanto al lavoro, staccare è fondamentale: vedo che a volte volersi "dividere" in due, dentro e fuori da esso, non ha senso, e mi sono fatto un pò delle illusioni su questa possibilità, che è, almeno per quello che mi riguarda, un po’ fuori luogo. Forse verrà un momento in cui non sentirò più questo “dentro” e “fuori”, nel lavoro, negli affetti, nella vita di tutti i giorni…tranne per quando a volte, umanamente, anche per difendersi, è necessario. Tutto questo, proprio con una maggiore coscienza, quale ci vuole tempo, a volte tutta una vita. Sul fatto di buttarmi, eh, ne ho fatti di voli, forse ancora non abbastanza: diciamo che a volte fa un po’ male. Ma hai ragione, condivido il fatto che sia importante, anche per capire qual è il proprio percorso. Ciao.
  7. smus

    Apatia verso i nipoti

    Ciao Filotea: grazie. Faccio da diversi anni il lavoro di educatore: l’ho scelto proprio per crescere, nel senso di cui parli tu. Sento però di avere in me ancora molte cose irrisolte, e ho forse più bisogno di tornare indietro, affidandomi, piuttosto che prendermi cura di qualcuno (mammà, dove sei?), recuperando la dimensione del gioco, e perché no, anche del disegno, della pittura, che fino ad alcuni anni fa praticavo e poi ho interrotto. Proprio il prendermi cura dell’altro, nel mio lavoro, per esempio di un bambino, un disabile, un ragazzo, di un anziano (ora sto lavorando con glia anziani) mi ha anche sbloccato molto, aiutandomi in questo senso. A volte però, per diverse ragioni (me stesso, come, dove, quando, perché, con chi si lavora…) il mio ruolo non coincide con quella dimensione di intimità, di gioco, di gratuità, che è possibile in una dimensione più privata, nella relazione con l’altro. Potrei, in un ambito non professionale, vivere delle esperienze che mi aiuterebbero a vivere meglio il mio rapporto con i bambini, con gli altri, con il mio lavoro ecc… Forse sarei anche meno ossessionato da pensieri sul fatto di essere un buon padre, che d’accordo, ci stanno, sempre meglio forse rispetto a chi non se ne fa per niente… Con i bambini in particolare, forse dovrei dedicare più tempo ad esperienze tipo quelle che mi hai descritto: se non mi negassi un maggiore coinvolgimento, con i bambini in generale, vivrei meglio in generale il rapporto con me stesso, con i miei nipoti, con mio fratello, con le persone che non mi piacciono…..tutto bello a dirsi, ora, ma può essere un soluzione. Un abbraccio.
  8. smus

    Apatia verso i nipoti

    Un conto è non fare del bene ai propri nipoti, non essere presente, non lasciando nella loro memoria qualcosa di positivo; altra cosa è fare invece qualcosa per loro di negativo, lasciando in loro memoria un ricordo ostile. Dipende certo dai segnali, dalle tracce che essi anche nei modi più impercettibili avvertono dal mio modo di pormi, ma dipende anche dall’immagine che ricevono, sempre di me, attraverso chi si prende cura di loro. Le cose cambieranno forse abbastanza più avanti nel tempo, quando loro saranno più grandi, e potrò instaurare con loro un rapporto diverso. Certo, se prima, quando loro sono ancora piccoli, non si è instaurata una comunicazione basata sul gioco, sull’affetto, la cura, il rapporto non avrà quelle basi che solo questo tipo di ricordo può dare. Tuttavia, anche quando questa comunicazione non c’è stata, penso che quando saremo adulti ci saranno delle possibilità, di tipo certo diverso, con modalità e contenuti diversi, perché si instauri un rapporto di affetto e comprensione. Il mio non è un voler rimandare le cose. Mi identifico molto in mio padre, e in alcune persone che apparentemente rifiutano di condividere, dare e soprattutto ricevere affetto. Ho cominciato a rivalutare solo da alcuni anni (ora ne ho 31) il mio rapporto con lui, e con alcuni parenti che non vedo da molto tempo. Proprio con mio padre, qualche volta ( di rado ma qui sì sarebbe meglio se accadesse più di frequente) abbiamo l’occasione di stare da soli, e sento quanto lui abbia bisogno di dire, comunicarmi qualcosa che trova molta difficoltà a esprimere in presenza di mi madre, dei nipoti, di mio fratello e mia cognata. Percepisco quanto lui stia male per questo, e rivaluto molto le impressioni che mi sono fatto di lui nel tempo, scoprendo che c’è forse molto di più buono in lui piuttosto che in persone che hanno giocato più volentieri con me quando ero piccolo (sto facendo ora delle riflessioni in quanto adulto). Il che vale anche moltissimo per uno zio, che ora non c’è più, che da piccolo forse sentivo distante, una persona anche lui facile da definire burbera, odiato in più occasioni da figli e da nuore, e che mi è stato molto vicino quando ero già grande, mi ha aiutato, sostenendomi in momenti di difficoltà, ma anche qui in un ambito più intimo, privato, rispetto a quello della restante cerchia famigliare. Certe persone, come mio padre, come mio zio, e come altre persone, mi hanno in realtà dato molto. Se messi nelle condizioni di essere sé stessi, possono dare molto di più di quello che possa sembrare apparentemente. Intendiamoci: io ero già grande. Il mio rapporto con i bambini in generale? Dipende dal contesto, e purtroppo i miei nipoti sono in mezzo a un contesto che non mi piace, all’interno del quale non riesco a essere semplicemente zio, non riesco a vederli semplicemente come dei bambini, come miei nipoti, come tali. Qui ho delle difficoltà. Ho bisogno di lavorare sì sulla mia famiglia, sul mio rapporto con loro, ma anche di vivere allo stesso tempo maggiori esperienze, anche con bambini, al di fuori di questo contesto.
  9. smus

    Apatia verso i nipoti

    Non parli del nonno, perchè? Il nonno, mio padre, si trova in una posizione marginale, nella rete affettiva nonna-padre-madre-nipoti, facendo la parte dell’orso, vivendo secondo me con sofferenza il fatto di trovarsi in questa posizione, o forse in realtà dissimulando meno degli altri un disagio di fondo. Ma, di nuovo, per capire meglio anche la sua posizione, devo fare un lavoro su me stesso, in profondità.
  10. smus

    Apatia verso i nipoti

    Intanto grazie. Sto cercando proprio di fare maggior luce o vedere le zone d’ombra, a me non chiare, per le quali occorre davvero che io faccia un passo alla volta, con un lavoro in profondità. Da un lato leggo nella tua mail l’invito ad approfondire l’origine dei miei schemi, a pormi il problema (che in realtà mi pongo) di aggiustare il rapporto con mio fratello. Dall’altro l’invito a non colpevolizzarmi se prima non ho fatto un lavoro, che potrebbe essere di analisi, per comprendere meglio i miei impulsi e i miei pensieri. Solo allora potrei forse conoscere meglio da dove tutto ciò ha origine, e vivere con maggiore consapevolezza le mie scelte e i miei affetti. Proprio per questo, se ho capito bene, ora mi trovo in un terreno “ideale”, non supportato dalla realtà, che potrà essere tale solo dopo un approfondimento.
  11. Mi è sembrato questo il forum più adatto per aprire questa discussione. Io non ho figli: sono zio di un nipotino e una nipotina, rispettivamente 1 anno e mezzo e 3 anni e mezzo. Sono lo zio che fa pochi regali ai nipotini, e che raramente chiede come stanno. Non vado mai a trovarli, e li vedo solo quando vado a trovare la nonna, mia madre. Ho avuto da sempre un rapporto un po’ distaccato con mio fratello (il padre), una mancanza di affinità derivante da un diverso modo di essere, dall’educazione ricevuta, dal “ruolo”, diciamo, che ognuno di noi ha ricoperto nella famiglia, e nel rapporto con gli altri. Non ho un feeling con mia cognata (la madre). Non voglio entrare nel merito del loro modo di crescere i loro figli, perchè non ho figli, e non voglio quindi ritenermi migliore di loro in questo senso: può darsi che siano degli ottimi genitori, e che daranno tutto per crescerli sani e con affetto. Non mi piacciono loro, come persone, perché non ne condivido il modo generale di porsi, umanamente, nei confronti della vita, delle persone, delle cose. Lo trovo un misto di falsità e di intransigenza, di opportunismo e di obbligo, dove non c’è spazio per un rapporto più umano, sincero. Facciamo una vita molto diversa, vediamo le cose in modo diverso, apprezziamo cose diverse, e abbiamo un modo molto diverso di vivere i nostri affetti. Rifletto su tutto questo perché potrebbe sorgermi naturale, a un certo punto della mia vita, il bisogno di avere dei figli, la voglia di avere e vivere con una famiglia. Il rapporto che ho con i miei nipoti potrebbe essere il segnale di qualcosa che non riesco a comprendere. Forse qualcuno può suggerirmi qualcosa.
  12. smus

    Voglia di fuggire

    Non so cosa dire... sono partito segretamente, con forti pensieri dentro di me, senza sapere dove andare. Per strada incontro qualcuno che sta andando a Dublino (dell'Irlanda non so nulla). Un imprevisto nella mia fuga? non lo so. Prendo un bicchiere con voi, facciamo un pò di strada insieme, e poi, scusatemi se a volte decido di allontanarmi, e se magari lo faccio così, senza un motivo, senza spiegarlo e senza volerne condividere le ragioni. Posso portare un pò di fragolino. In fatto di vini sono abbastanza ignorante, ma questo mi pare vada bene.
  13. smus

    Voglia di fuggire

    mi avete spiazzato....o meglio accerchiato.....meglio così. Mi aggrego, però ripescatemi quando vedete che ho un pò la testa tra le nuvole, o mi metto a cercare farfalle.
  14. smus

    Voglia di fuggire

    Io sono fuggito più di tre anni fa, quando ho pensato di aver sciupato, buttato all’aria le cose di cui avevo realmente bisogno. Dove vorrei fuggire adesso? Vorrei una fuga da custodire segretamente, come qualcosa di prezioso.
  15. smus

    mi presento

    C’è uno spazio per presentarmi, e me ne sono accorto solo adesso, dopo essere già intervenuto un paio di volte su due di questi forum. Sono qui condividere qualche esperienza, qualche dubbio, qualche sensazione, nel modo che è possibile utilizzando di questo mezzo. Che sia possibile poi qui fare delle conoscenze……non lo so, ma non mi pare comunque il caso di escluderlo, se col tempo sorgerà in me e in qualcun altro questa necessità: del resto, non lo trovo poi tanto strano, trovo infatti naturale conoscere realmente l’altra persona, dal vero, se comunque c’è la condivisione di qualcosa, non solo a livello di opinioni, di pensieri, di idee. Inoltre, è anche forse un primo modo per conoscersi proprio quello di condividere un’esperienza, e questa penso che lo sia. Quel che trovo più interessante, più utile, sono gli interventi dove qualcuno parla di sé in prima persona, senza troppi rimandi a citazioni: con le dovute cautele, sento comunque che ci sono delle persone che esprimono, sinceramente, una loro necessità, condivisibile o non condivisibile che sia, e dall’altra parte anche persone che hanno un sincero desiderio di dire qualcosa, esprimere un pensiero, una critica, un incoraggiamento, o, nei limiti del possibile, provare a dare un aiuto. Non voglio tenermi fuori da tutto questo, avrei il desiderio anch'io, qui, di dire, e quindi fare qualcosa. Ero un po’ scettico all’inizio, ma vedo che qui c’è anche del buono, o almeno io lo avverto come tale, e spero possa essermi utile in qualche modo. Il mio nickname, “smus”, l’ho scelto in fretta e furia, un po’ una combinazione e riduzione ai minimi termini di una sua traduzione del mio nome ecc…..lasciamo perdere, comunque per ora penso che non lo cambierò. Ho 31 anni, e al momento vivo e lavoro in Veneto. Ciao.
  16. smus

    Ancora un week end a casa

    Forse, per amarsi, non bisogna aver paura di morie: intendo sentirsi morie dentro quando cerchiamo lo sguardo di un'altra persona, che secondo noi ha il nostro stesso desiderio, e non riusciamo a fare il primo passo, o ci rendiamo conto che non corrisponde quello che cerchiamo, o ci sono altri motivi, per esempio derivanti dalla situazione, che ci impediscono l'incontro. Tuttavia l'unico modo è dare sè stessi, donarsi, anche quando questo può risultare fuori luogo, anche quando purtroppo c'è sempre qualcuno che ha paura, e diffidenza, delle persone sole. Dobbiamo pure difenderci, preservarci, perchè non disponiamo di un "sistema immunitario". Penso però che, per avera una relazione che ci allontani dalla siolitudine, l'unico modo sia condividere con l'altro il bello e il brutto che abbiamo: se no non vale. E soprattutto, non essere centrati solo su di sè, ma saper ascoltare. Io spesso mi vergogno di essere solo. Faccio una vita, un pò per scelta un pò per necessità, dove ho rinunciato ai miei precedenti interessi e ho interrotto le mie precedenti relazioni. Una vita, la mia, a volte anonima. Questo è derivato anche da un forte sconforto di diversi anni fa, dopo il quale ho voluto cambiare quasi radicalmente molte cose: sono più volte entrato nella situazione di circolo vizioso di cui si parlava nei precedenti interventi. Mi succede, e forse mi risuccederà. Mi rendo però conto anche di quante sono le cose a cui rinuncio continuando così, e a quante sono forse le persone che con sincerità hanno voluto mandarmi un segnale, sentendo forse il mio stesso bisogno, e io non me ne sono nemmeno accorto. Ciao.
  17. smus

    Cerco Ragazza

    Anche a me è parso subito ridicolo. Ma quello che poi ho pensato, è a un umano momento di disperazione, alla sensazione di questa persona di non avere alternative. Comunque, in questo modo, non risolverà nulla, forse si ripeterà e basta, la strada per maturare è tanta.... Sarei curioso però di sapere quanti di noi, me compreso, in realtà non sono portati a cercare uno scacciachiodo, quando sono mollati dal partner. Se lo fanno gli altri con noi, certo, ci dà più fastidio.... mi viene da pensare a questo. Ciao
  18. smus

    Cerco Ragazza

    Concordo, e apprezzo. Quanto al discordo del "giro" (riferimento a filotea), non sono parente né "parente" di nessuno. Saluti
  19. smus

    Cerco Ragazza

    Salve. La curiosità mi ha portato in questo sito, e a leggere questo forum, in particolare questo argomento che è stato da voi trattato, partendo da una necessità reale di un ragazzo che ha cercato forse non solo una partner, ma anche una risposta, un conforto. Una prima osservazione che vorrei fare, è che comunque la richiesta di aiuto, o la ricerca di una soluzione, anche se forse non nel contesto o nel modo giusto per attuarla (il che deriva proprio dalla situazione di disagio stessa), è secondo me una risposta sana a una situazione di disagio, forse un passo verso appunto l’elaborazione. Ho letto solo una parte del forum Cerco Ragazza (la prima pagina), leggero con calma più avanti il resto. Apprezzo gli interventi che sono stati fatti fin dove sono arrivato, e concordo sul fatto che un lavoro prima su sé stessi possa servire proprio a trovare non solo una via di elaborazione, ma anche alternative, cioè una persona con cui instaurare un rapporto, magari un rapporto di amore. Confido sul fatto che si tratti realmente qui di un ragazzo che ha espresso, bene o male, un suo problema, e che quindi non si tratti di un’abile, e comunque istruttiva “finzione virtuale” per far sembrare il tema verosimile all’interno di questo forum. Vorrei fare due osservazioni: la prima è: - siamo sicuri che i mezzi virtuali, i siti di incontri, le chat, non possano essere, se accettati, presi, e affrontati per quello che sono, un utile luogo di incontro per chi cerca il partner? Lo vediamo ogni giorno, quanto sia difficile, proprio nel mondo reale, instaurare un rapporto con un’altra persona, fare il primo passo. Dipenderà dai nostri limiti o disagi, certo, ma anche dal tipo di struttura comunicativa, urbana, sociale, quotidiana, in cui ci troviamo ogni giorno. - Secondo: sembra un po’ il dilemma se è nato prima l’uovo o la gallina: si fa il lavoro su sé stessi prima di trovare l’amore, o è forse proprio l’amore stesso a farci uscire dalla situazione stagnante, e a favorirci l’elaborazione? Ognuno ha forse un suo modo di affrontare la cosa? A volte si dice…con il tempo passerà. A volte se ne può parlare con una persona amica, con la quale si possa parlare a quattr’occhi in un clima di sincerità e comprensione. A volte si fanno apposta degli errori, necessari, per venirne fuori, guardando in faccia il male, per conoscerlo a fondo ecc... A volte si va da un terapeuta anche solo per trovare un po’ di armonia. Ecc… Ciao.
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