L'argomento è quello sempre attuale del conflitto tra Israele e Palestina.
Parla dell'invasione degli ebrei nel territorio palestinese a partire dal 1948, quando gli inglesi se ne andarono, e una risoluzione ONU approvò la spartizione della Palestina.
Racconta questi fatti con gli occhi di una donna palestinese Amal, che vede la propria famiglia sterminata e le proprie terre espropriate.
Amal vede la madre impazzire per i continui lutti e per la perdita di Ismael, uno dei suoi figli, rapito da un soldato ebreo, che vuole finalmente dare a sè stesso e alla moglie l'opportunità di essere genitori (la donna non poteva avere figli a causa delle sofferenze patite in un campo di concentramento tedesco).
Rimasta orfana, Amal ha l'opportunità, grazie ad una borsa di studio, di trasferirsi in America, dove si inserisce freddamente nella società capitalista.
Ma il richiamo alla terra natìa è forte, e durante una visita al fratello Yousef in Libano, conosce Majid colui che presto diventerà suo marito e le darà una figlia, Sara.
Ma in Libano siamo all'interno di una guerra civile, e Amal è costretta a fuggire dal paese e a fare ritorno negli Stati Uniti.
Nel massacro di Sabra e Chatila Amal perde anche il marito e la cognata, trucidata insieme alla figlioletta.
Yousef, scampato alla morte, giura vendetta, e si immola alla guida di un camion contro l'Ambasciata Usa di Beirut provocando una strage.
Sarà sua figlia Sara a voler tornare a tutti i costi nella terra dei padri per rivendicare il rispetto dei diritti umani, entrando fatalmente in un ciclo senza fine.
Con uno stile appassionante che varia dal lirismo alla fredda cronaca, l’autrice racconta una storia vera in cui la tragedia di una famiglia si mescola a quella di due popoli in perenne lotta