Come tutti, anch'io spesso mi sono posto la domanda fatidica: "Dov'è Dio?". Dov'è quando la nostra vita è oppressa dalla sofferenza e dall’ingiustizia? Perché tace, perché non risponde alle nostre invocazioni? Io penso di aver trovato una risposta in questo brano del libro "La Notte" di Elie Wiesel, brano in cui l'autore, un ebreo sopravvissuto alla tragedia della Shoah, racconta l'episodio dell'impiccagione di un ragazzino che agonizza tra la rabbia e lo sgomento dei propri compagni.
"I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi.
- Viva la libertà - gridarono i due adulti.
Il piccolo, lui, taceva.
- Dov'è il buon Dio? Dov'è? - domandò qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte. Silenzio assoluto. All'orizzonte il sole tramontava.
- Scopriteli - urlò il capo del campo. La sua voce era rauca.
Quanto a noi, noi piangevamo.
- Scopriteli! -
Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora...
Più di una mezz'ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
- Dov'è dunque Dio? -
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca..."
Chiedo scusa a tutti se vi ho annoiato o sono stato inopportuno, ma davvero sentivo di scrivere questo mio pensiero.